Buone corse Diego Rosa

Al Giro d'Italia 2022 ci aveva fatto emozionare. Lo abbiamo cercato spesso, con gli obiettivi delle fotocamere per immortalare un momento, con la nostra penna per raccontarne un gesto, un'azione, per farci descrivere un'impressione, due battute, e alla fine delle tre settimane gli abbiamo riservato uno spazio all'interno della nostra rivista per raccontarne l'attitudine di un Giro corso all'attacco.
«Attacchi magari un po' senza senso, ma come quelli che piacciono a me» ha raccontato.
Oggi Diego Rosa ha annunciato il ritiro dalle corse o meglio dal ciclismo su strada perché dopo dieci anni tornerà alla sua vecchia vita quella da biker.
Lascia il ciclismo dopo aver sfiorato il successo al Giro di Lombardia del 2016, quello che segnò la prima grande classica vinta da un colombiano. Passò per primo Chaves, lui arrivò a tanto così da quella vittoria.
Lascia il ciclismo con 3 successi in carriera, il primo alla Milano-Torino del 2015, l'ultimo alla Coppi & Bartali del 2018, in mezzo il successo più bello in una tappa del giro dei Paesi Baschi, al termine di una lunghissima fuga tagliò il traguardo da solo alzando di peso la sua bicicletta.
«La fine di un capitolo non è sempre la fine di una storia» ha annunciato sul canale YouTube che ha appena aperto con l'obiettivo di raccontare quello che combinerà nelle ruote grasse.
«Il prossimo anno correrò in Mountain Bike - ha detto Diego Rosa - su strada sono stati dieci anni divertenti dove ho conosciuto un casino di persone che mi sono state vicino e mi hanno aiutato. Sono nato biker e morirò biker... ritornerò a fare quello che so fare meglio».
Noi lo vogliamo ricordare su strada con un'immagine scattata mentre era in fuga nella tappa del Blockhaus al Giro 2022.
Buone corse Diego Rosa, goditi la Mountain Bike!


Conoscere Corbin Strong

Intanto il nome: c'è qualcosa di evocativo dietro al nome Corbin Strong, che non è altro che Corvino Forte. Dove corvino, come spiegato dal sito Behind the Name, deriva dal francese Corbeau, corvo.
Dove corvino in italiano sta per "di un bel nero intenso" solitamente associato al colore dei capelli. Pare che il nome debba la sua diffusione nel mondo anglosassone a un attore americano, Corbin Bernsen (se non vi viene in mente chi è, appena cercherete la sua foto direte: “ah ma è lui”), celebre per aver interpretato l'avvocato Arnold Becker nel telefilm L.A. Law, ma caratterista in decine e decine di produzioni televisive e cinematografiche.
Stiamo perdendo il filo, scusate, torniamo alle due ruote: dove sta la verità o il romanzato poco importa; c'è quel cognome, Strong, ed è inutile specificare significhi forte. E lui, Corbin Strong, forte è forte davvero.
Poi c'è la nazionalità: la Nuova Zelanda. Tra flessioni e picchi si affaccia al ciclismo (su strada) come una nazione minore, ma non di nicchia: senza voler scomodare pionieri come Dalton o Tabak (quest'ultimo fu anche campione olandese davanti a Zoetemelk!), ricordiamo tutti la maglia “all black” con felce argentata del velocista e pesce pilota Julian Dean che spiccava notevolmente nelle volate di gruppo (soprattutto nel momento di lanciarle); un movimento che vede attualmente punte come George Bennett - scalatore da piazzamento nei dieci nei grandi giri e riciclatosi gregario di Pogačar - corridori completi come Patrick "Paddy" Bevin capaci di andare forte a cronometro, dotati di spunto veloce e una certa resistenza, oppure chi, a proposito di telefilm, porta il nome di Jack Bauer, che ha passato un periodo nel quale si imponeva come gregario di primo rango in gruppo. Ma sono quelli in arrivo a destare più attenzione: i fratelli Niamh e Finn Fisher-Black, per esempio. Niamh si è appena laureata campionessa del mondo Under 23, più per particolare circostanza che altro, ma è una ragazza dall'indiscutibile valore. Nell'ultimo biennio si sono fatti conoscere soprattutto Reuben Thompson e Laurence Pithie - ma non solo. Reuben Thompson è stato uno dei migliori scalatori della categoria Under 23 con un Giro della Val d'Aosta nel suo palmarès e tante prove di altissimo valore, spesso in appoggio a capitani che portano il nome di Grégoire e Martinez. Entrambi i due neozelandesi passeranno professionisti nel 2023 con la maglia della Groupama.
Nel 2023 una delle novità più interessanti che porterà il ciclismo sarà proprio la presenza nella categoria Professional di un team neozelandese: la Black Spoke capitanata da Aaron Gate, che ha già calcato terreni importanti su strada, ma è soprattutto in pista che ha vissuto il suo apogeo. Sarà un importante sbocco nel ciclismo professionistico per i diversi talenti di quelle parti.
Se ci spostiamo dal rugoso asfalto alla turbolenta pista, il movimento mostra capacità di sfornare corridori e risultati: il già citato Gate, l'inseguitrice Bryony Botha, lo specialista delle prove di endurance Campbell Stewart, senza dimenticare un quartetto dell'inseguimento da diversi anni costantemente in lotta per le medaglie tra Giochi Olimpici e rassegne iridate, e tra i talenti nati dalla pista c'è appunto l'oggetto del discorso, Corbin Strong, biondo, a dispetto del nome, ma come suggerisce il cognome, forte.
Classe 2000, pistard di primissimo livello nonostante la giovanissima età, Strong nasce e cresce letteralmente in pista - arriva da un paesino di contadini vicino Invercargill dove si trova uno dei due velodromi al coperto della Nuova Zelanda- ed è nei velodromi che scopre la sua vocazione: specialista dell'endurance, tanto da conquistare, escludendo i diversi titoli nelle categorie giovanili e nelle corse del suo continente, l'oro mondiale a Berlino 2020 in una delle gare simbolo degli ovali, la corsa a punti, l'argento sempre a Berlino nell'inseguimento a squadre e, poche settimane fa, l'argento nella corsa a eliminazione nella rassegna iridata di Saint-Quentin-en-Yvelines battuto solamente da Elia Viviani. Strong è stato capace da ragazzo di misurarsi con buoni risultati anche nel settore della velocità.
Su strada, da neoprofessionista, ha effettuato il primo salto di qualità negli ultimi mesi della stagione 2022 in maglia Israel-PremierTech dopo aver anche concordato una crescita della forma in chiave Mondiale su pista: in poche settimane vince una tappa al Tour of Britain, chiude 5° il GP di Vallonia battuto solo da grandi nomi (tra cui van der Poel e Girmay), 13° alla Agostoni, ma vincendo la volata del gruppo, 2° alla Bernocchi, qui battuto solo da Ballerini ma dopo aver tentato la fuga vincente con Alaphilippe e Hirschi, e infine ha chiuso 7° il Gran Piemonte. Una campagna italiana nella quale è mancato solo il successo.
C'è quello che dicono di lui: Zak Dempster, suo direttore sportivo, ha definito le sue gambe: «perfette, grazie anche alla sua attività in pista», e recentemente Michael Woods ha raccontato: «Ci stavamo allenando e un giorno avevamo deciso di fare le cose sul serio. Stavo affinando il mio scatto: ci provo una volta e Corbin rientra. Ci provo una seconda e lo stacco: “ok”, ho pensato “ mi sono sbarazzato di lui”. Mi giro e vedo 'sto ragazzo che mi torna sotto con una forza incredibile, mi supera ed è lui che si sbarazza di me e se ne va. Avevo sentito fosse forte, ma non avevo mai immaginato avesse tanta fame».
Mentre Luca Saugo su Cycling Chronicles ne fa una dettagliata recensione: "è un corridore molto particolare, profondamente diverso, nella sua incarnazione da stradista, rispetto anche a molti altri pistard che alternano le due discipline. Corbin non è particolarmente possente, è alto 173 cm e pesa 63 kg. Nonostante ciò, però, ha nello spunto veloce uno dei suoi punti di forza. Su questo, molto probabilmente, incide una conformazione fisica particolare e il background ciclistico molto variegato. Ha il baricentro basso e cosce voluminose, retaggio dell’esperienza nella velocità. Nonostante sia un po’ scomposto in bicicletta, quando mette le mani sulla parte bassa del manubrio e sfoga tutta la sua potenza sui pedali, Strong riesce a prodursi in accelerazioni devastanti. È un fascio di muscoli sgraziato che dà l’impressione di poter spaccare la bicicletta da un momento all’altro tanta è la forza che riesce a sprigionare. E ha nelle gare in linea dal profilo tortuoso il suo areale".
Che sia forte, lo ribadiamo, lo dicono gli esperti, lo si capisce guardandolo come si muove in gruppo, lo confermano i suoi compagni di squadra. Che sia forte non c'è alcun dubbio e nel 2023 lo seguiremo con ancora più attenzione, avendo ormai bene in mente pure il significato del suo nome.