Dispacci dal World Tour #3
Prima di ripartire dal medio oriente (dal 17 febbraio con l'UAE Tour, quel giorno farà anche l'esordio stagionale Pogačar) il World Tour scrive l'ultimo capitolo del racconto australiano della stagione 2025, una lunga premessa ai discorsi che si svilupperanno lungo l'arco della stagione. Gli spunti sono rimasti soltanto abbozzati, ciò che abbiamo visto al Tour Down Under non è stato rivelatorio per la Cadel Evans Great Ocean Road Race (le corse cambiano nome, molto spesso e in realtà non ho capito se si chiama ufficialmente ancora così, ma credo possa andare bene lo stesso), che piaccia o no, la prima corsa di un giorno del massimo calendario mondiale del ciclismo maschile. In una giornata caldissima e selettiva ne esce fuori Mauro Schmid avvezzo alle montagne russe in fatto di continuità, che si lasciò male qualche stagione fa con la Quick Step entrando anche lui nel lungo elenco di corridori svergognati da Lefevere a mezzo stampa nei tanti anni in cui l'ex Team Manager belga, andato in pensione quest'anno, ha usato i microfoni nel tentativo da una parte di stimolare, dall'altra di screditare il lavoro dei suoi corridori.
Fatto sta che Schmid è un mastino, gli manca la continuità, ma nonostante tutto si sta costruendo una bella carriera, considerando la giovane età (25 anni) e i diversi periodi persi tra infortuni, lo scorso anno, separazioni improvvise (per l'appunto con la Quick Step) o momenti complicati (vedi la chiusura della Qhubeka nel 2021). Ha vinto una tappa al Giro, primo successo in carriera da professionista, una vittoria tutt'altro che semplice a dimostrazione della sua duttilità: sua la tappa degli sterrati di Montalcino, dominando in uno sprint a due Covi, dopo una lunga fuga. Ha vinto tre brevi corse a tappe: nel 2022 il Giro del Belgio, nel 2023 la Coppi & Bartali, nel 2024 il Giro di Slovacchia. Va forte a cronometro, si difende nelle salite brevi, è veloce, si esalta con condizioni di meteo complicate. Corridore trasversale, che dove lo metti sta, alla costante ricerca di quel risultato che lo possa proiettare ai vertici assoluti.
Sono state difficile le condizioni con cui è andato a vincere alla Cadel Evans Road Race, prima corsa di un giorno vinta a parte il campionato svizzero lo scorso anno: avverse per il grande caldo che lui non teme e difatti è emerso, grazie anche all'aiuto di una squadra che, perso Plapp (ne avrà per un po' causa operazione a un polso), ha puntato tutto su di lui che ha potuto contare sull'aiuto di Harper e Durbridge, ancora una volta tra i migliori gregari al mondo. E puntare su Schmid alla fine è valso un successo "in casa" importante, dopo un Tour Down Under più complicato del previsto per la squadra di matrice australiana al momento sponsorizzata da un distretto saudita che vuole promuovere il turismo in quella zona. Schmid, sfruttando anche l'immenso lavoro di Harper, anticipa, infila e precede un gruppetto molto ben assortito che nell'ordine gli finisce dietro così: Aaron Gate, Laurence Pithie, Javier Romo, Andrea Bagioli, Corbin Strong, Magnus Sheffield, Remy Rochas, Oscar Onley.
C'entra solo in parte con il World Tour, ma spendo due parole sul ritiro dall'attività agonistica di Karel Vacek, avvenuto nei giorni in cui suo fratello Mathias continua a progredire in maglia Lidl Trek facendo presagire sempre di più un futuro da grandissimo corridore, sia come uomo squadra che come capitano su diversi terreni (in particolare le gare di un giorno). Karel Vacek annuncia il ritiro e da un punto di vista strettamente agonistico o riflessioni riguardanti i risultati ottenuti ne lascia pochi, da professionista un solo momento brillante, tra l'altro venuto fuori in una delle più brutte tappe della storia del Giro d'Italia, ovvero quella del Gran Sasso nel 2023 quando il gruppo dei migliori quasi scioperò lasciando alla fuga la possibilità di giocarsi il successo. Lui arrivò secondo battuto da Davide Bais.
Karel Vacek condivide con pochi altri un singolare primato, ovvero quello dell'aver relegato Remco Evenepoel al secondo posto in una corsa del 2018. Anzi lui ha fatto meglio perché c’è riuscito due volte, come nessun altro e all'epoca prometteva di diventare un buonissimo corridore - non di certo un talento generazionale, sia chiaro. Questo, anche per farci capire come le cose possono cambiare quando si va forti nelle categorie giovanili: non sempre si riescono a mantenere le promesse e l'elenco è infinito anche a partire da i nomi che arriveranno a breve.
Vacek vinse davanti a Evenepoel la quinta tappa della Course de la Paix Juniors un arrivo in salita in cui relegò allo sprint, oltre a Evenepoel, Tiberi, il norvegese Aasheim e Samuele Rubino. Anche questi ultimi due non hanno avuto poi molta fortuna nel ciclismo finendo uno per ritrarsi nel 2021 e l'altro al termine della scorsa stagione. Vacek di nuovo finì davanti a Remco poche settimane dopo nella crono del Lunigiana.
Gli altri corridori con cui condivide questa statistica il buon Karel Vacek: Luca de Meester (ovvero Luca il Maestro), era il Trofeo Serge Baguet di Sint Maria Lierde. Dopo essere stato all'attacco tutto il giorno, de Meester vinse lo sprint a tre contro Remco e Vandenabeele. Oggi de Meester corre con la Wagner Bazin e insegue il primo successo tra i professionisti.
Joe Laverick nel prologo della Ster van Zuid-Limburg, stesso tempo di Remco, vinse per una questione di centesimi. Oggi Laverick, che è stata una buona promessa del ciclismo britannico e internazionale, fa il giornalista.
Søren Wærenskjold, di nuovo a cronometro, e di nuovo per un'incollatura, stavolta non sono centesimi ma un secondo: il norvegese, che tutti conosciamo perché va forte sia come velocista, che come specialista delle crono brevi e come pesce pilota, lo superò nella seconda tappa del Trophée Morbihan - Remco poi vinse la classifica finale davanti ad Andrea Piccolo.
Bini Girmay alla Aubel Stavelot Juniors superò Evenepoel allo sprint dopo che i due avevano anticipato il gruppo partendo lontani dal traguardo. Evenepoel quel giorno indossava la maglia da campione europeo ed era grande favorito, Girmay era ancora uno sconosciuto che correva con la maglia del Centre Mondial du Cyclisme. Bini è stato anche il primo classe 2000 a imporsi in una gara tra i professionisti (23 gennaio 2019) anticipando di qualche mese proprio Evenepoel.
Infine Fredrik Thomsen, danese, il quale, sempre alla Aubel Stavelot Juniors, si prese il lusso di battere Evenepoel in uno sprint a due dopo una tappa dura e ricca di salitelle che decise la classifica finale, vinta da Evenepoel. La carriera del danese durò poco: dopo qualche apparizione tra i dilettanti, esclusivamente in corse di casa sua, si ritira nel 2023.
Dispacci dal World Tour #2
Se fosse una canzone sarebbe, molto banalmente, Johnny B. Goode, singolo scritto e interpretato nel 1958 da Chuck Berry che fece la storia del rock and roll. Johnny B. Goode racconta un sogno, in quel caso il sogno americano, ma è forma universale, di talento e riscatto.
Se fosse un animale sarebbe una lucertola, anzi lo è, perché Jhonatan Manuel Narváez Prado, all'anagrafe, è soprannominato El Lagarto, la lucertola per l'appunto e tutto ciò è semplicemente perfetto. Viene da chiedersi, visto il suo modo di interpretare le corse, cos'è nato prima: il corridore o il soprannome? In realtà ci pensa lui a sgomberare il campo da ogni fraintendimento: «arriva da mio padre e poi da mio fratello - raccontava qualche tempo fa il corridore ecuadoriano - anche loro correvano in bici, li chiamavano così e il nomignolo si è tramandato». Studi scientifici ci raccontano di come la lucertola sia un animale lento (ok, non è proprio il caso di Narvaez, ma non facciamo i pignoli), ma particolarmente intelligente. Secondo due etologi della Duke University, infatti, la lucertola ha dimostrato di usare astutamente quello di cui madre natura l'ha graziata per raggiungere scopi ben definiti. Per la lucertola si tratta di trovare il cibo, la sopravvivenza, per El Lagarto Narvaez, cercare la vittoria o, come abbiamo visto finora in carriera, aiutare i suoi capitani a focalizzarsi e poi raggiungere l'obiettivo prefissato.
Narvaez, in gruppo, si muove bene, si vede poco, a volte scivola, ma in bici ci sa andare. Rappresenta quello che nel ciclismo chiamano tuttofare. Se non facesse il ciclista probabilmente sarebbe capace di risolvere enigmi e allo stesso tempo sistemarti ogni problema a casa. Se fosse il personaggio di un film, sarebbe il Mr Wolf di Pulp Fiction. Narvaez, quando vede un traguardo, si alza sui pedali e sa che può vincere. Ha raccolto, forse, persino meno di quello che poteva finora. Sostiene di essere il primo ecuadoriano a vincere in Europa, accadde quando era un ragazzino vincendo una tappa alla Vuelta al Besaya Juniors, in Spagna, davanti a Juanpe Lopez. Solo poche settimane fa faceva man bassa di traguardi nel velodromo di Aguascalientes ai campionati di categoria panamericani, su pista.
Ha sangue freddo e, come quasi tutti i corridori che arrivano da quelle latitudini, ama le basse temperature e non si infastidisce se fuori piove: il primo grande successo in carriera arrivò al Giro d'Italia del 2020, quello corso a ottobre. Fu una giornata terribile che portava il gruppo a Cesenatico. Sullo sfondo il mare grigio come solo il mare sa essere grigio in certi momenti del suo ciclo vitale; il contorno era, più che uggioso, stantio, di quella grigia fermezza di una giornata tipicamente invernale. Fredda, che intorpidisce. Attaccò e nessuno lo rivide più fino al traguardo. Vestiva, come ha vestito fino a pochi mesi fa, la maglia della INEOS.
Ora è passato in UAE Team Emirates, la squadra numero del mondo in cui corre il numero al mondo, Pogacar. Lo aiuterà al Nord e porbabilmente non slolo, facilmente, come fatto in passato con la squadra inglese, scalerà le gerarchie. Ha vinto al tour Down Under la sua prima classifica generale di una corsa World Tour e salirà, salirà, salirà, proprio come fanno le lucertole.
Dispacci dal World Tour #1
Tour Down Under è i suoi "verdetti" (?). Il punto di domanda è enfatizzato ed enfatizzante, perché ciò che accade in Australia è sempre da prendere con le pinze: siamo a gennaio, ciclismo che spesso vuol dire poco in chiave cuore della stagione, ma per chi corre e magari vince o cerca le migliori sensazioni, resta una corsa attesa, importante, da verdetti, sì.
Ci sono state le volate di Welsford - con tanto di scorrettezze di un paio di compagni di squadra che, non per fare i moralisti, ma non ci sono per nulla piaciute. Welsford ne ha vinte tre su... tre fra quelle disputate. Una l'ha conquistata Coquard, quando non c'era Welsford a rompere le scatole. Coquard ha esultato nella quarta tappa, c'è stata più selezione, e la cosa non è che gli capiti molto spesso. A noi fa piacere vederlo così, a braccia alzate. C'è stata la vittoria ottenuta con forza, tigna, furbizia, tempismo, di Javier Romo, con quella faccia da Jacob Elordi, tutt'altro che banale, la vittoria, non la somiglianza. È stato, per una volta, più concreto che bello: è al primo successo in carriera e fa gioire la Movistar (Team), squadra che, come si dice in questi casi, soprattutto in casi di scarsa prolificità, non è proprio una vincitrice seriale.
C'è stato Jay Vine che ha il vizio tremendo di farci spaventare, di cadere e farsi male: ragazzo, fai qualcosa, perché così non va bene. Arriva lo stesso al traguardo, ma sembra più una citazione da La Mummia. Un suo compagno di squadra, Jonathan Narvaez, invece, cambia casacca (dal rossonero Ineos, al bianconero, o quello che, è UAE), ma non il sano vizio intrapreso nelle ultime stagioni. Sa come si vince, lo sa fare bene e in modo differente, poi, certo, se sono tappe in cui la strada tira all'insù, lui, nato e cresciuto in altura, ci va a nozze. Tappa vinta a Willunga Hill e classifica generale. È la terza corsa a tappe in carriera, la più importante, dopo Coppi e Bartali e Giro dell'Austria. Piccoli passi portano lontano. Oltre alle vittorie, degli altri, inizia a brillare la stella di Albert Withen Philipsen. Settembre 2006, vuol dire che non ha ancora 19 anni. Lo avevamo detto un paio di anni fa di avere sensazioni particolari su di lui, quelle sensazioni lui le sta già tramutando in realtà, quel polline magico delle fiabe sta già entrando in una dimensione più concreta. Sì, ci sbilanciamo: questo è uno di quelli che diventerà forte ma di quelli di categoria o dimensione superiore.
Gli italiani? Brava gente, parafrasando l'abusato modo di dire reso celebre da un film di Giuseppe De Santis. La campagna australiana è desolante in tutti i sensi: si è raccolto nulla pur avendo al via corridori di livello (c'erano i Bettiol, Vendrame, Busatto, tanto per fare tre nomi), ma siamo solo all'inizio, magari non andrà peggio di così.
Guida alle squadre World Tour 2025
La stagione si è aperta da pochi giorni in Australia, ma deve ancora entrare nel vivo e per far sì che siate pronti vi offriamo qui la guida più completa che potete trovare su tutti i corridori e le squadre del World Tour.

[Alpecin-Deceuninck]
🆕NUOVI ARRIVI
Ramses Debruyne 🇧🇪, Simon Dehairs 🇧🇪, Tibor del Grosso 🇳🇱, Gal Glivar 🇸🇮, Johan Price-Pejtersen 🇩🇰 , Emiel Verstynge 🇧🇪
🔐UOMINI CHIAVE
Mathieu van der Poel🇳🇱 , Jasper Philipsen 🇧🇪
‼️ DA SEGUIRE
Tibor del Grosso🇳🇱 , Kaden Groves 🇦🇺
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Luca Vergallito
💪PUNTI DI FORZA
Il solito duo, MdvP/JP, che assieme punta a fare bottino pieno di grandi classiche e con loro i gregari, che tra Nord e volate restano di livello eccellente.
👎PUNTI DEBOLI
Di nuovo nessun nome per i grandi giri almeno nell’immediato - per il futuro ci stanno lavorando su.
✍️COMMENTO
Tutto, di più, anche quest’anno, gira intorno ai fenomenali quadricipiti di Mathieu van der Poel e Jasper Philipsen, al loro estro, alla loro voglia di primeggiare nelle corse di un giorno - almeno fino alla Roubaix. Difficile, ma non impossibile ripetere il bottino del 2024 (filotto Sanremo-Fiandre-Roubaix), la squadra dei Roodhooft lavora per questo. Importante il contorno per le volate del belga con i “soliti” Robbe Ghys, Edward Planckaert, Jonas Rickaert, Oscar Riesebeek, Fabio Van Den Bossche, che si divideranno con l’altro velocista di punta, Kaden Groves, elemento sottovalutato ma che difficilmente delude anche ad alto livello.
A questi vanno aggiunti corridori veloci, seppure per il momento utilizzati in gare di secondo e terzo piano, come Jenson Plowright e Henri Uhlig, il nuovo arrivato Johan Price-Pejtersen, il quale farà tanto lavoro sporco in pianura puntando a diventare una delle locomotive di riferimento del gruppo negli inizi tappa, Simon Dehairs, promosso dalla Devo ma già capace di piazzarsi, proprio in volata, in mezzo ai professionisti, Tobias Bayer, anche lui importante pedina di supporto nelle fasi interlocutorie così come Juri Hollman. Attorno all’ex iridato olandese troviamo i fedelissimi Silvan Dillier e Gianni Vermeersch che con Timo Kielich rappresenta un trio fondamentale su cui appoggiarsi nelle corse del Nord.
A questi andrà aggiunto anche Tibor del Grosso che - nonostante sia un neopro - cerca da subito spazio per far vedere le sue grandi qualità nelle corse impegnative di un giorno sia sulle pietre che quelle vallonate - profilo perfetto per questo tipo di corse. A proposito di nuovi arrivi, si uniscono Gal Glivar, sloveno ex UAE - da capire cosa potrà diventare, sembra corridore da gare di un giorno, ha spunto veloce, ma potrebbe dire la sua anche in brevi corse a tappe non troppo dure ed Emiel Verstrynge, un futuro importante come uomo squadra per i grandi giri e chissà che, crescendo, non possa diventare il primo corridore di riferimento per i grandi giri della Alpecin - di certo non quest’anno. Lo vedremo sicuramente nelle brevi corse a tappe e nelle gare di un giorno vallonate, stesso destino per Xandro Meurisse, Luca Vergallito, ultimo italiano superstite della squadra belga e soprattutto Quinten Hermans corridore, quando in giornata, capace pure di giocarsi un posto importante nelle corse in stile Liegi.
Infine, a chiudere: Stan Van Tricht e Lars Boven, alla ricerca della propria dimensione nelle tantissime corse di un giorno di cui è disseminato il calendario, Boven cerca anche quella continuità che è mancata nel 2024 quando, a un inizio folgorante, hanno fatto seguito cocenti delusioni; Michael Gogl corre per ritrovarsi, sarà supporto per le gare di un giorno di ogni genere, Ramses Debruyne, neoprofessionista, anche lui adatto ai percorsi impegnativi, ha un futuro da gregario mentre Samuel Gaze rappresenta la quota biker del team.
📑VOTO FINALE 7,5

[Arkéa - B&B Hotels]
🆕NUOVI ARRIVI
Giosuè Epis 🇮🇹, Victor Guernalec 🇫🇷, Léandre Lozuet 🇫🇷, Louis Rouland 🇫🇷, Embret Svestad-Bårdseng 🇳🇴, Martin Tjotta 🇳🇴
🔐UOMINI CHIAVE
Luca Mozzato 🇮🇹 , Kévin Vauquelin 🇫🇷
‼️ DA SEGUIRE
Jenthe Biermans🇧🇪 , Ewen Costiou 🇫🇷, Embret Svestad-Bårdseng 🇳🇴, Pierre Thierry 🇫🇷
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Giosuè Epis, Luca Mozzato, Alessandro Verre
💪PUNTI DI FORZA
Corridori che possono fare molti punti nelle corse di un giorno tra Francia e Belgio
👎PUNTI DEBOLI
Squadra in difficoltà economica tanto che si parla di squadra che chiude a fine stagione: come reagiranno i corridori?
✍️COMMENTO
Il fatto che dei sei nuovi arrivi cinque siano promossi dalla squadra Devo e il sesto, Victor Guernalec, arrivi da uno dei vivai regionali della squadra, lascia intendere molto sul possibile destino dei rossoneri bretoni. A scanso di equivoci: a noi questa squadra piace moltissimo e in un mondo ideale la forbice non dovrebbe essere così ampia tra prime e ultime della classe, soprattutto a livello di budget, ma questi sono tempi bui e duri per chi non fa suonare moneta pesante e l’Arkea rischia grosso, non solo in termini sportivi - la retrocessione dal WT alla fine non sarebbe poi così un male, anzi - quanto in termini economici: nubi scure all’orizzonte.
Dopo la premessa, i fatti. Squadra che cercherà punti salvezza trasformando ogni corsa di un giorno - ma anche le tante brevi corse a tappe di inizio stagione - in scontri per la permanenza nel World Tour e avrà i corridori giusti per provarci. Luca Mozzato, Amaury Capiot, Jenthe Biermans, Florian Sénéchal, Clément Venturini, se messi nelle condizioni giuste (leggasi anche calendario adeguato) sono corridori resistenti, veloci quindi capaci persino di vincere a ripetizione. Se si alza il livello, poi, Mozzato, podio al Fiandre 2024, ha dimostrato di stare benissimo anche nel ciclismo d’élite assoluto. Sempre per le corse di un giorno: Ewen Costiou ha già dimostrato di essere un cagnaccio, di quelli che possono vincere o piazzarsi con corsa dura, magari bagnata, tipologia di gare adatta anche a Mathis Le Berre che attendiamo in crescita nelle corse del Nord. Arnaud Démare ha i suoi anni migliori alle spalle e le sue volate non sono più quelle di una volta, ma magari un colpo di coda può sempre arrivare - a patto però quest’anno di abbassare le aspettative e scegliere gare meno prestigiose dove provare a vincere lasciando ad altri il compito di primeggiare in volata.
In generale la squadra ha perso molto per i piazzamenti allo sprint e questo è un segno delle difficoltà economiche, ma con Kevin Vauquelin, Cristian Rodriguez e Raul Garcia proverà a piazzarsi nei grandi giri o a fare molto bene nelle brevi corse a tappe. Miles Scotson è uno dei superstiti di un ipotetico treno veloce, Laurens Huys dovrebbe dare una mano in salita insieme a Simon Guglielmi e Michael Ries; Elie Gesbert cerca il riscatto dopo una stagione molto opaca e condizionata da problemi fisici, mentre Pierre Thierry, classico bucaniere da corse francesi, è uno dei giovani da seguire con maggiore interesse, insieme a un altro nuovo arrivato dalla squadra Under 23, Louis Rouland, corridore con le corse a tappe nel futuro e al norvegese Embret Svestad-Bårdseng. Quest’ultimo, con il connazionale Martin Tjøtta, punta alle corse dai profili impegnativi, anche se verosimilmente dovrà crescere dando supporto ai compagni di squadra. Chiudono la rosa i fratelli Guernalec, Thibault e Victor, il primo è un buon cronoman, il secondo è più completo, il più giovane in squadra, Léandre Louzet, classico puncheur transalpino, il pistard Donovan Grondin, veloce, ma a corto di risultati di rilievo in carriera su strada e due italiani, Giosuè Epis, che può sfruttare l’occasione della vita potendo correre nel World Tour dopo un’onesta carriera tra gli Under 23 - anche lui caratteristiche da puncheur, e Alessandro Verre atteso da diversi anni a un salto di qualità tra i professionisti che ancora non arriva.
📑VOTO FINALE 5

[Cofidis]
🆕NUOVI ARRIVI
Alex Aranburu 🇪🇸, Emanuel Buchmann 🇩🇪, Simon Carr 🇬🇧, Valentin Ferron 🇫🇷, Clément Izquierdo 🇫🇷, Jan Maas 🇳🇱, Sam Maisonobe 🇫🇷, Sylvain Moniquet, Paul Ourselin 🇫🇷, Sergio Samitier 🇪🇸, Dylan Teuns 🇧🇪, Damien Touzé 🇫🇷
🔐UOMINI CHIAVE
Alex Aranburu🇪🇸 , Milan Fretin 🇧🇪, Bryan Coquard 🇫🇷, Dylan Teuns 🇧🇪
‼️ DA SEGUIRE
Sam Maisonobe🇫🇷 , Benjamin Thomas 🇫🇷, Jesus Herrada 🇪🇸, Ion Izaguirre 🇪🇸
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Stefano Oldani
💪PUNTI DI FORZA
Squadra completa per ambire a piazzamenti in (quasi) ogni tipo di corsa
👎PUNTI DEBOLI
Manca un corridore di prima fascia per i grandi giri
✍️COMMENTO
Iniziamo da chi c’era già: Milan Fretin nel 2024 ha dato segnali del suo talento da velocista , ma non solo, da corridore adatto anche alle corse del Nord non troppo impegnative. Quest’anno la Cofidis punterà molto su di lui e lo diciamo: anche noi lo consideriamo una delle scommesse più interessanti di questo 2025.
Si parla di volate e allora non si può escludere dal discorso Bryan Coquard, garanzia di piazzamento, più che di vittoria, ma il veterano francese può dire la sua anche nelle semiclassiche del Nord e poi c’è Stanislaw Aniolkowski forse quello con la punta di velocità maggiore dei tre seppure ancora all’inseguimento del primo successo con la squadra francese. Nuovi arrivi: Alex Aranburu è uno dei movimenti di mercato più interessanti dell’inverno, con lui la Cofidis si è garantita uno dei corridori più continui e completi del gruppo, capace di piazzarsi praticamente in ogni tipo di corsa di un giorno e tappe varie, corridore però che come i sopracitati non è proprio un vincente, chissà se con la nuova squadra riuscirà in qualche modo a ottenere qualche successo in più. Per il momento è fermo a quota 8 a fronte di oltre un centinaio di piazzamenti dal 2° al 10° posto.
Tanti nuovi innesti, ben dodici, e tra loro anche Dylan Teuns, da tempo oggetto del mistero del ciclismo mondiale, uno capace di brillare in salita e giocarsi piazzamenti a ridosso dei dieci nei grandi giri o brevi corse a tappe o anche piazzamenti importanti e vittorie nelle classiche dure più blasonate, ma capace allo stesso tempo di scomparire per lunghi periodi.
Emanuel Buchmann è stato preso per fare classifica nei grandi giri: corridore poco appariscente, ma affidabile, Valentin Ferron e Simon Carr per le fughe, sia da lontano che nei finali di corsa, il francese cerca il riscatto dopo una stagione deludente, l’inglese arriva da una delle migliori coronata con il successo di tappa al TotA dopo una lunga fuga. Sam Maisonobe, strappato al vivaio della Total, ex triatleta, è il più giovane in rosa ed è stata una delle sorprese della scorsa stagione tra gli Under 23, con diverse vittorie e piazzamenti. Corridore completo, anche lui amante della fuga soprattutto nelle tappe di media o alta montagna. Oltre a un triatleta, c’è un ex biker, Clément Izquierdo, classico puncheur francese, uno dei migliori dilettanti del calendario nazionale dove ha ottenuto una serie impressionante di vittorie e piazzamenti nel 2024. Fatto importante in quanto è stato il suo primo anno su strada dopo 14 anni in mountain bike. Tra i nuovi arrivi segnaliamo anche Jan Maas, Paul Ourselin, Damien Touzé e Sergio Samitier che avranno il compito di dare una mano alla squadra rispettivamente in pianura, volata, al Nord e in salita. Infine Sylvain Moniquet, il belga ex Lotto, veloce negli sprint ristretti, scattante e resistente in salita può conquistare punti pesanti nelle brevi corse a tappe.
La vecchia guardia Cofidis vede in prima fila Ion Izagirre che correrà per la prima volta in 14 anni senza il fratello, Gorka, che si è ritirato, senza fratello già dallo scorso anno è Jesus Herrada, i due spagnoli restano fra i corridori migliori della squadra così come Benjamin Thomas che dopo essersi tolto lo sfizio dell’oro olimpico può tornare ad ambire a risultati di spicco anche su strada, forte anche del successo di tappa al Giro nel 2024. Resta il contorno: Anthony Perez cerca il riscatto dopo stagioni complicate fatte di alti e bassi, causa anche problemi fisici, Stefano Oldani cercherà qualche vittoria parziale, magari di nuovo al Giro. Ci sarebbe Jonathan Lastra, ma da quando è passato in Cofidis si è visto poco, Alexis Renard, altro che prometteva bene, ha solo qualche buona giornata all’anno, ma nulla più, così come Aimé De Gendt, perlopiù gregario e fugaiolo, come Oliver Knight, Eddy Finé e Hugo Toumire, seppure con caratteristiche diverse, mentre Nicolas Debeaumarché ha poco da dare e dire a questa categoria. Infine Ludovic Robeet e Nolan Mahoudo arrivati lo scorso anno con aspettative ben diverse, nel 2024 hanno, per usare un eufemismo, combinato ben poco.
📑VOTO FINALE 6,5

[Bahrain-Victorious]
🆕NUOVI ARRIVI
Roman Ermakov 🇷🇺, Zak Erzen 🇸🇮, Alfonso Eulalio 🇵🇹, Lenny Martinez 🇫🇷, Mathijs Paaschens 🇳🇱, Daniel Skerl 🇮🇹, Oliver Stockwell 🇬🇧, Max van der Meulen 🇳🇱, Vlad Van Mechelen 🇧🇪
🔐UOMINI CHIAVE
Pello Bilbao 🇪🇸, Lenny Martinez 🇫🇷, Matej Mohoric 🇸🇮, Antonio Tiberi 🇮🇹
‼️ DA SEGUIRE
Santiago Buitrago 🇨🇴, Max van der Meulen 🇳🇱, Fred Wright 🇬🇧
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Alberto Bruttomesso, Nicolò Buratti, Damiano Caruso, Andrea Pasqualon, Daniel Skerl, Antonio Tiberi, Edoardo Zambanini
💪PUNTI DI FORZA
Capitani di ottimo livello per tutti i percorsi.
👎PUNTI DEBOLI
Il velocista di punta non vale il meglio in circolazione.
✍️COMMENTO
Squadra che, stagione dopo stagione, si sta ringiovanendo e che mette a segno uno dei colpi più interessanti di tutto il mercato 2024/25: Lenny Martinez. Il francese, più che puntare alle classifiche dei GT, andrà a caccia di vittorie parziali, ma si attende anche un salto di qualità nelle corse impegnative di più alto livello. Pello Bilbao, Santiago Buitrago e Antonio Tiberi sono i tre nomi di peso per i grandi giri e non solo: tutti e tre hanno le caratteristiche per provare a vincere brevi corse a tappe o dare fastidio ai big sulle Ardenne - magari cogliendo pure un podio nei dieci giorni tra Brabante e Liegi con Amstel e Freccia in mezzo.
Matej Mohorič sarà il capitano nelle classiche più importanti del calendario dove sarà una delle maggiori alternative ai favoriti assoluti; Fred Wright avrà compiti simili in corse dello stesso livello. Damiano Caruso, all’ultima stagione in carriera, Torstein Traeen e Jack Haig fungeranno da luogotenenti soprattutto nelle corse a tappe e magari cercheranno qualche soddisfazione personale. Se Phil Bauhaus è il velocista di punta, e Nikias Arndt il suo fedele ultimo uomo, Matevz Govekar, negli sprint, non solo a ranghi compatti, è atteso al definitivo salto di qualità dopo le ottime cose intraviste nell’ultima stagione. Alfonso Eulalio, portoghese, è uno dei nuovi arrivi, acquisto suggestivo di un corridore da scoprire, ma veloce e resistente, adatto alle corse di un giorno anche più impegnative e magari con arrivo che tira all’insù.
Andrea Pasqualon per il supporto in volata e nelle corse di un giorno sulle pietre, Mathijs Paaschens per quelle vallonate, Rainer Kepplinger, in salita, Fran Miholjevic e Kamil Gradek in pianura, sono gregari affidabilissimi, mentre Robert Stannard, corridore da gare vallonate, dopo lo stop per doping prova a riprendere il cammino interrotto anni fa quando è stato uno dei migliori Under 23 del mondo.
Infine, tantissimi i giovani interessanti della squadra bahreinita, quattro sono italiani: Daniel Skerl, neoprofessionista, è un velocista quasi puro e vecchio stampo, Alberto Bruttomesso è un po’ più resistente e al secondo anno è chiamato a farsi notare di più negli arrivi di gruppo dopo aver fatto intravedere qualcosa sul finire del 2024. E a proposito di farsi notare di più: Nicolò Buratti, corridore molto adatto a ogni tipo di corsa di un giorno, cerca risultati dopo due stagioni di assestamento in cui non ha fatto di certo gridare al miracolo. Con loro c’è Edoardo Zambanini, lui sì che nella scorsa stagione ha dimostrato di valere i migliori, almeno in Italia, per quanto riguarda le gare di un giorno, sia quelle più semplici che quelle dal profilo altimetrico più impegnativo. Riuscirà a crescere ulteriormente? Ci sono poi Zak Erzen, figlio d’arte e tra i più giovani corridori in gruppo, non ha nemmeno 20 anni e arriva col marchio di garanzia del Cycling Team Friuli. Corridore che ha un futuro da cacciatore di tappe e corse di un giorno di ogni genere. Roman Ermakov, russo, è corridore che vedremo in fuga nelle corse dure, Oliver Stockwell e Finaly Pickering sono due britannici scalatori (quasi) puri, mentre Vlad Van Mechelen dal Belgio e Max van der Meulen dall’Olanda, dopo essere stati fra gli juniores classe 2004 più forti e avere avuto qualche difficoltà successivamente, cercano la consacrazione tra i professionisti. Il primo nelle corse di un giorno, ma diventerà anche un bel gregario, il secondo nelle corse a tappe.
📑VOTO FINALE 7

[DECATHLON AG2R LA MONDIALE]
🆕NUOVI ARRIVI
Léo Bisiaux 🇫🇷, Stefan Bissegger 🇨🇭, Oscar Chamberlain 🇦🇺, Tord Gudmestad 🇳🇴, Noa Isidore 🇫🇷, Rasmus Sojberg Pedersen 🇩🇰, Callum Scotson 🇦🇺, Paul Seixas🇫🇷 , Johannes Staune Mittet 🇳🇴
🔐UOMINI CHIAVE
Benoit Cosnefroy🇫🇷 , Sam Bennett 🇮🇪, Felix Gall 🇦🇹
‼️ DA SEGUIRE
Pierre Gautherat🇫🇷 , Leo Bisiaux 🇫🇷, Paul Seixas 🇫🇷
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Andrea Vendrame
💪PUNTI DI FORZA
Se tutto fila come nel 2024, hanno i corridori per vincere a ripetizione soprattutto nel calendario francobelga. In più alcuni talenti giovani fra i più interessanti del gruppo
👎PUNTI DEBOLI
Perso O’Connor, resta solo Gall per le grandi corse a tappe: forse un po’ poco?
✍️COMMENTO
Chissà, potrebbe essere una scelta, ma di cosa parliamo? Partendo dall’addio a O’Connor, sostituito da nessuno, a meno che non si pensi che Johannes Staune-Mittet, uno dei nove nuovi arrivi, non abbia già le capacità di prendere il posto a livello di risultati di un corridore che lo scorso anno ha conquistato il podio alla Vuelta e al Mondiale sfiorandolo anche al Giro, ci chiediamo: che scelta è stata fatta? Far crescere i giovani, puntare di meno alle corse a tappe, anche se in realtà la chiave della stagione della Decathlon, al di fuori di nomi e calendario, è un’altra: sarà capace di confermare il livello visto nel 2024, autentica sorpresa della stagione, a prescindere da quali corse e quali obiettivi? Vedremo. L’impressione è che in un altro momento storico, quello senza i Pogi, Remco o MvdP, avrebbero raccolto corse ancora più pesanti e vederli ripetersi sui fasti del 2024 sarà uno dei temi della stagione.
Molto passerà da Benoît Cosnefroy, Paul Lapeira e Dorian Godon caratteristiche simili, se non sottili differenze, ma un punto in comune - oltre alla velocità - l’incostanza. Nel 2024, invece, sembravano afflitti da tutt’altra rabbia, quella della vittoria. I tre saranno pericolosi non solo nelle corse di Francia, ma punteranno al bersaglio grosso anche nel World Tour - già nella passata stagione sono andati a segno - corse di un giorno e tappe gli obiettivi. Sam Bennett è il velocista di punta, ma non è più di primo pelo, e gli hanno preso uno dei leadout in divenire più interessanti in assoluto, Tord Gudmestad.
A gettarsi nella mischia anche Pierre Gautherat e Oliver Naesen, ma lo faranno in situazioni meno affollate e in corse più selettive, il francese è una delle maggiori speranze dei nostri cugini pure per le corse del Nord dove il belga porterà quintali di esperienza.
Bastien Tronchon, Nicholas Prodhomme, Nans Peters, Jordan Labrosse, Clément Berthet, andranno a caccia di risultati soprattutto nelle corse di casa, quelle dal profilo altimetrico impegnativo, Andrea Vendrame al solito incentrerà il cuore della sua stagione al Giro.
Al Giro chissà se vedremo di nuovo Aurélien Paret-Peintre che insieme a Felix Gall e al già citato Staune-Mittet sarà l’uomo per le corse a tappe. Bruno Armirail è quello che porta esperienza e come lui Dries De Bondt, entrambi hanno le crono dalla loro, ma non solo, il primo può anche cercare un buon piazzamento nelle corse a tappe, il secondo affermazioni nelle classiche con meno concorrenza.
A proposito di crono: si cerca di recuperare Stefan Bissegger, uno che prometteva (e promette) di diventare tra i più forti in circolazione, occhio a lui anche nelle corse del Nord vista la capacità di andare forte quando il tempo è brutto. Caratteristiche e speranze di ripresa che lo accomunano a Stan Dewulf, qualche stagione fa il miglior Under 23 belga, ora perso in un mare di problemi fisici, ma lui è corridore da gare del nord senza distinzioni.
Poi ci sarebbe un certo Victor Lafay, arrivato lo scorso anno con le potenzialità di diventare il leader di questa squadra, un problema fisico gli ha fatto perdere quasi interamente la stagione: come lo ritroveremo è un'altra domanda che è lecito porsi. Se Geoffroy Bouchard, scalatore, è all’ultima chiamata per allungarsi la carriera dopo una stagione costellata di problemi fisici, Callum Scotson rappresenta la categoria gregario su cui contare in salita, in pianura, ma occhio a quando è libero di fare la sua corsa, può piazzarsi nelle brevi corse a tappe.
Infine ci sono tanti giovani tutti con potenzialità enormi. Quelli veloci, Gianluca Pollefliet, Noa Isidore e Rasmus Sjoberg Pedersen per le volate più o meno ristrette, ma anche per provarci, soprattutto Isidore e Pedersen, in percorsi più selettivi; ci sono quelli che vanno forte sul passo, l’australiano Oscar Chamberlain, tra i cronoman più forti al mondo da juniores, il suo è profilo da corridore da gare di un giorno anche vallonate o da aiutante in pianura e a chiudere ci sono due dei talenti francesi, ma non solo, più interessanti in assoluto: Leo Bisiaux e Paul Seixas. Giovanissimi (2005 e 2006), entrambi forti nel ciclocross, entrambi neoprofessionisti, entrambi con le corse a tappe nel futuro. Li aspettiamo, ma li vogliamo pure vedere crescere con pazienza. Quella che la Decathlon non ha avuto facendoli passare così prematuramente - Seixas saltando pure la categoria Under 23 - per timore che gli squadroni potessero strapparglieli di mano.
📑VOTO FINALE 6,5

[EF Education - EasyPost]
🆕NUOVI ARRIVI
Vincenzo Albanese 🇮🇹, Kasper Asgreen🇩🇰, Samuele Battistella🇮🇹, Alex Baudin🇫🇷, Alastair Mackellar🇦🇺, Madis Mikhels🇪🇪, Max Walker🇬🇧
🔐UOMINI CHIAVE
Richard Carapaz🇪🇨 , Ben Healy 🇮🇪, Neilson Powless 🇺🇸
‼️ DA SEGUIRE
Madis Mikhels🇪🇪 , Kasper Asgreen 🇩🇰, Archie Ryan 🇮🇪, Vincenzo Albanese 🇮🇹, Marijn van den Berg 🇳🇱
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Vincenzo Albanese, Samuele Battistella
💪PUNTI DI FORZA
Gente forte su tutti i terreni
👎PUNTI DEBOLI
Manca un vero velocista da gruppo compatto
✍️COMMENTO
Squadra tra le più complete del gruppo e piena di corridori di talento, se fosse una squadra di calcio sarebbe una zeppa di giocatori che danno del tu al pallone. Richard Carapaz se ha ancora intenzione di provare a fare classifica nei grandi giri bene, altrimenti ci piace lo stesso nella sua versione cacciatore di tappe e maglia. Lo vedremo al Giro. Processo inverso per Ben Healy: nel 2024 ha avuto una fase di assestamento dopo il magnifico ‘23, ma resta tra i corridori più forti in gruppo nelle corse dure - e chissà se lo diventerà anche nei GT.
A proposito di stagione difficile ecco Neilson Powless che, se ritrova la condizione giusta, è uno dei pochi corridori capaci di brillare in ogni tipo di corsa di un giorno, esclusa la Roubaix, e di dire la sua anche nelle gare a tappe.
Nuovi arrivi che si dividono tra chi è in cerca di riscatto dopo stagioni opache, Kasper Asgreen, Samuele Battistella, chi conferme dopo un grande 2024, Alex Baudin, chi la definitiva maturazione, Vincenzo Albanese, chi invece, tra i più giovani, è in cerca di conferme, Madis Mikhels, che può diventare tra i più forti interpreti al mondo sulle pietre, Roubaix compresa. Si parla di giovani: Archie Ryan si può distinguere sui percorsi in stile Ardenne, nelle brevi corse a tappe, su arrivi che tirano all’insù; discorso simile per Lukas Nerurkar, che ha un’indole più fugaiola e meno resistenza su dislivelli da scalatori.
Georg Steinhauser lo abbiamo conosciuto bene al Giro: ha forza, carattere e resistenza, non ha paura di andare in fuga in montagna e punta a crescere per fare classifica nei grandi giri. Caratteristiche simili per un altro irlandese (sono ben tre in squadra), Darren Rafferty, dotato di fondo e adatto a corse dure, che ancora deve mostrare tutto il suo talento. Ci sono Rui Costa ed Esteban Chaves a portare esperienza e qualità in salita, Harry Sweeny è uomo da fughe in percorso duri e Michael Valgren, se la salute lo assiste, uomo da corse di un giorno di ogni genere.
Marijn van der Berg è il velocista, ma da tradizione della squadra di Vaughters, non troppo puro, anzi, è corridore perfetto per gare come Brabante o Amstel. Tra i più giovani non va dimenticato il figlio d’arte Markel Beloki, al secondo anno da professionista deve crescere con calma, l’australiano neo pro Alastair Mackellar e gli inglesi Jack Rootkin-Gray, corridore da corse di un giorno vallonate, e Max Walker, all rounder forte soprattutto sul passo.
Concludono la colonia britannica tre corridori esperti come Hugh Carthy, che arriva da stagioni difficili, James Shaw e Owain Doull, gregari utili per le corse di un giorno. Se Mikkel Frølich Honoré sarà un’altra delle tante punte da corse di un giorno, Sean Quinn è un uomo squadra affidabilissimo anche se chiamato a mettersi in proprio. Infine concludono il roster il neerlandese Jardi van der Lee e il giapponese Yuri Todome, poco più che comprimari.
📑VOTO FINALE 7

[GROUPAMA-FDJ]
🆕NUOVI ARRIVI
Clément Braz Afonso 🇫🇷, Rémi Cavagna 🇫🇷, Tom Donnewirth 🇫🇷, Johan Jacobs 🇨🇭, Guillaume Martin 🇫🇷, Brieuc Rolland 🇫🇷
🔐UOMINI CHIAVE
Stefan Küng🇨🇭 , Romain Grégoire 🇫🇷, Valentin Madouas 🇫🇷, David Gaudu 🇫🇷
‼️ DA SEGUIRE
Thibaud Gruel🇫🇷 , Clément Braz Afonso 🇫🇷, Guillaume Martin 🇫🇷
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Lorenzo Germani
💪PUNTI DI FORZA
Nelle corse di un giorno, anche di alto livello, hanno diverse garanzie di risultato
👎PUNTI DEBOLI
Non aver trattenuto (e sostituito adeguatamente) Martinez e Pithie può risultare un problema in termini di peso specifico al Nord e di vittorie nel calendario francese, ma su questo Madiot è stato chiaro, non si può combattere con certe squadre, certi budget o certe richieste
✍️COMMENTO
Altra squadra che sembra appartenere a un’altra epoca, non una corazzata, ma pochi capitani e tutti capaci di giocarsela con i migliori, vedremo a fine stagione, invece, quanto avrà pesato l’aver perso due dei migliori ragazzi usciti dal vivaio: Lenny Martinez e Laurence Pithie. Non hanno bisogno di presentazioni in pompa magna né Stefan Küng né Valentin Madouas, garanzia assoluta di risultati e piazzamenti di peso in ogni corsa di un giorno a cui prenderanno parte, lo faranno sempre con la tigna che li caratterizza. Studia per diventare un corridore di quel genere Romain Grégoire il quale, però, dalla sua, rispetto ai due citati, oltre alla giovane età, ha anche un notevole spunto veloce: il 2024 è parso un anno di assestamento dove si è testato a più alti livelli, il 2025 potrebbe essere quello che lo vedrà sbocciare definitivamente. Non ha bisogno di sbocciare Guillaume Martin, l'acquisto di maggior prestigio della squadra di Madiot e che rappresenta, insieme a David Gaudu, l'arma per i grandi giri. Se Gaudu però può mirare anche in alto - vedi podio al Giro - Martin cercherà perlopiù spazio in fuga per poi piazzarsi nelle posizioni tra l’8° e il 15° posto in classifica finale. Brieuc Rolland è l’unico nuovo arrivo dal vivaio. Il francese, che da giovane correva con Martinez e Grégoire, è esploso un po’ più tardi ma ha qualità per le corse a tappe e in salita. Restando ai nuovi arrivati: chi segue il calendario francese sono anni che segnala Clément Braz Afonso, (come scrive la squadra sui social: “senza la lettera elle”), giovane, non più giovanissimo, corridore da gare di un giorno, nelle ultime stagioni è stato tra i più forti nel calendario francese, spesso giocandosela anche con corridori del World Tour.
Questa sarà la sua grande occasione ed è la dimostrazione che si può ancora salire di categoria a 25/26 anni. Un solo velocista e nemmeno così puro, non un male, perché Paul Penhoet è un corridore che sa sprintare in un gruppo compatto, ma che può raccogliere risultati anche in corse un po’ più selettive.
Ruota veloce è anche Matthew Walls, ma il corridore britannico ha imboccato un tunnel di scarsi risultati, a causa di problemi di varia natura da cui sembra non riuscire a vedere la luce, già dall’ultima stagione (2023) in BORA.
Il contorno è sempre di qualità, soprattutto quando si tratta di correre in Francia o avere corridori capaci di vincere o inserirsi nel più disparato tipo di corse sia di un giorno che a tappe: Quentin Pacher, Rudy Molard, Kevin Geniets, Remy Rochas danno garanzie sia in appoggio ai capitani che in termini di risultati personali, soprattutto nelle corse vallonate. Johan Jacobs, tra i nuovi arrivi, insieme a Sven Erik Bystrøm, Clément Russo e Lewis Askey, sono corridori da gare del Nord, per lo più in appoggio agli altri, ma alcuni di loro avranno anche la possibilità di rincorrere risultati personali, soprattutto Jacobs e Askey adattissimi a corsacce in stile Roubaix. Enzo Paleni, Eddy Le Huitouze, l’italiano (l’unico e solo) Lorenzo Germani, Clement Davy, oltre a essere ancora giovani e fra i superstiti del team di sviluppo interno, sono corridori forti sul passo e utili alla causa, così come alla causa si immolerà Olivier Le Gac. E forte sul passo è uno dei nuovi arrivi, Remi Cavagna, che, dopo un po’ di stagioni difficili e scelte professionali sbagliate, cerca di tornare in quota con la squadra di Marc Madiot. Per il corridore francese, più volte anche campione nazionale a cronometro, è la prima volta con una squadra di casa dal 2015, secondo anno tra gli Under 23. Infine chiudono la rosa, Thibaud Gruel, fra i prodotti più interessanti del mondo giovanile francese e nonostante la giovane età (2004) già capace di districarsi bene tra i professionisti. Corridore adattissimo alle corse di un giorno di ogni genere e molto veloce allo sprint. Tom Donnewirth, arrivato dalla Decathlon sembra invece più per fare numero che altro, anche se le buone qualità in salita non gli mancano. Infine, Lars van den Berg è ancora in rosa nonostante non corra da quasi un anno a causa di un malore in gara e una lunga riabilitazione che ancora non gli ha permesso di ritornare ufficialmente in sella.
📑VOTO FINALE 6,5

[INEOS]
🆕NUOVI ARRIVI
Lucas Hamilton 🇦🇺, Bob Jungels 🇱🇺, Victor Langellotti 🇲🇨, Axel Laurance 🇫🇷, Samuel Watson 🇬🇧
🔐UOMINI CHIAVE
Filippo Ganna 🇮🇹 , Carlos Rodriguez 🇪🇸, Joshua Tarling 🇬🇧
‼️ DA SEGUIRE
Egan Bernal 🇨🇴 , Magnus Sheffield 🇺🇸, Axel Laurance 🇫🇷
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Filippo Ganna, Salvatore Puccio
💪PUNTI DI FORZA
Competitivi un po’ ovunque, ma è evidente come non sia più la corazzata di qualche stagione fa
👎PUNTI DEBOLI
Manca un velocista di riferimento - da tradizione. Squadra ridimensionata in diversi settori , ma i tanti giovani potrebbero risollevarla
✍️COMMENTO
L’ultima stagione è stata la peggiore della storia Sky/INEOS sia in termini numerici (si è passati dalle 39 e 38 vittorie del 2022 e 2023 alle 14 del 2024), sia in termini di qualità: i successi più importanti sono state le due tappe al Giro (Narvaez e Ganna) e la classifica finale al Romandia conquistata da Carlos Rodriguez. Niente male se fosse una squadra normale, ma i britannici hanno dominato per anni e il loro declino - che si vede anche dal mercato in entrata e soprattutto in uscita - sta facendo rumore. Senza entrare nel merito, ne parleremo ampiamente sulla rivista, partiamo proprio dagli ultimi due citati che, senza ombra di dubbio, saranno il sole intorno a cui girerà il pianeta britannico.
Filippo Ganna, messa in disparte la pista, punterà a riprendere il filo nelle grandi classiche: Sanremo e Roubaix nel mirino. Il corridore piemontese ha la classe per potersele giocare entrambe fino in fondo.
Carlos Rodriguez è alla ricerca del salto di qualità, volo improvvisamente annullato nel 2024 a causa di tante cadute - il suo tallone d’Achille - lui che è capace, grazie anche alle doti di fondo, di potersi giocare classiche dure e grandi giri.
Il terzo corridore da cui ci si aspetta molto è Joshua Tarling, ancora giovanissimo, ma ha già dimostrato di avere le stimmate non solo nelle cronometro, dove è uno dei più forti al mondo, ma anche nelle classiche del Nord. Tanti giovani interessanti, giovani, ma già esperti: vedi Magnus Sheffield, osso duro su ogni terreno, altro corridore che, quando non cade, sa dire la sua nelle brevi corse a tappe, nelle fughe, anche in montagna, e nelle corse di un giorno di ogni genere. All rounder su cui la Ineos punta forte quest’anno.
Cercherà di ritrovarsi Egan Bernal, ma non sappiamo al momento quale sia il suo programma, dovesse venire al Giro potrebbe riprovare a riprendere il discorso interrotto nei grandi giri con una concorrenza meno agguerrita e meno pressione che al Tour.
Il parco gregari è di assoluta qualità, quel che mancano sono le certezze sopra di loro: Bob Jungels e Laurens De Plus sono uomini squadra di assoluto valore sia nelle corse a tappe che in quelle di un giorno, capaci anche di togliersi, soprattutto Jungels, soddisfazioni personali, di tanto in tanto. A proposito di supporto: Omar Fraile, Jonathan Castroviejo, Ben e Connor Swift, Salvatore Puccio, garantiscono grande supporto ai capitani, Michal Kwiatkowski ha le migliori primavere alle spalle, ma il talento non è in discussione e ogni tanto ha quei colpi che in pochi riescono a trovare, praticamente su ogni terreno.
Oltre ai già citati Bernal e Rodriguez, la Ineos punta, per i Grandi Giri, anche su Thymen Arensman, ma l’olandese pare quel classico diesel da quarta settimana che fatica a trovare lampi vittoriosi, un buon regolarista e poco più. Restando alle corse a tappe: Tobias Foss non si è mai ripetuto sugli standard intravisti qualche anno fa né nelle corse a tappe né a cronometro, ma con una Ineos ridimensionata potrebbe avere il suo spazio in diverse corse. Geraint Thomas, quasi 39 primavere, resta in sella per portare esperienza e buonumore al gruppo, Victor Langellotti, nuovo arrivo, monegasco, è un nome esotico che si difende in salita, ma da capire a un livello superiore quale potrà essere l’impatto con una maglia così pesante. Oscar Rodriguez è spendibile per le brevi corse a tappe, così come Lucas Hamilton, altro corridore in cerca di riscatto. Ci sono, poi, i giovanissimi Andrew August, Michael Leonard e Artem Shmidt: i primi due studiano per diplomarsi nelle corse a tappe, il terzo, resistente e dotato di spunto veloce, è corridore da classiche vallonate. Il reparto gare di un giorno, oltre ai capitani già citati, può contare su uno dei diamanti più preziosi del ciclismo francese, Axel Laurance, che dovesse crescere ancora potrebbe diventare una sorta di “nuovo Alaphilippe”, mentre Ben Turner al momento è un’eterna promessa spesso utilizzato come gregario, ma con le qualità per provare a imporsi al Nord anche in corse importanti. C’è poi, tra i nuovi arrivi, un altro britannico, Samuel Watson. Corridore veloce e resistente anche lui è adatto alle tante corse di un giorno del calendario - e anche qui, dipenderà, però, dal calendario che gli faranno fare. Infine Kim Heiduk, corridore veloce che non ha ancora dimostrato di valere una maglia prestigiosa come quella della Ineos.
📑VOTO FINALE 6

[INTERMARCHÉ-WANTY]
🆕NUOVI ARRIVI
Huub Artz🇳🇱, Louis Barré 🇫🇷, Kamiel Bonneu 🇧🇪, Alexander Kamp 🇩🇰, Jonas Rutsch 🇩🇪, Luca Van Boven 🇧🇪
🔐UOMINI CHIAVE
Biniam Girmay
‼️ DA SEGUIRE
Laurenz Rex, Georg Zimmermann, Francesco Busatto, Gerben Thijssen, Louis Meintjes
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Francesco Busatto, Kevin Colleoni, Simone Petilli, Lorenzo Rota
💪PUNTI DI FORZA
Tanti corridori arrembanti e capaci di chiudere davanti le corse di un giorno - qualcuno pure di vincerle.
👎PUNTI DEBOLI
Basterà Bini Girmay a rendere felice la squadra belga?
✍️COMMENTO
Basterà Bini Girmay? E che Bini Girmay sarà? Quello in affanno del 2023? Quello del 2024 al Tour a tratti imbattibile? La stella nascente della Gand 2022? Noi speriamo pure qualcosa di meglio, ovvero un corridore capace di giocarsi le grandi classiche come per altro ha già fatto vedere in passato. Comunque il capitano pressoché unico e forse unico corridore di grande livello in squadra punterà a volate e (alcune tipologie di) corse di un giorno ed è uno di quelli che può giocarsele davvero fino in fondo. E le classiche saranno il focus dei belgi, in questo senso vanno lette le presenze di Laurenz Rex, Hugo Page, Vito Braet, il nuovo acquisto Jonas Rutsch, Dries De Pooter, uno dei talenti belgi più forti in circolazione e che anno dopo anno sta migliorando, lo aspettiamo prima o poi alla consacrazione, e poi ancora Adrien Petit, il mitico Taco van der Hoorn, ritornato in sella nel finale di stagione 2024 dopo oltre un anno dal grave incidente al Fiandre tornando in bici abbastanza competitivo. Tutti questi corridori rappresentano lo zoccolo duro per le pietre del Nord, fiamminghe o simil Roubaix non c’è differenza, mettiamoci dentro pure gli sterrati.
Per le corse vallonate, invece, si attende una risposta, dopo una stagione difficile, da Francesco Busatto che due anni fa, da Under 23, ha promesso benissimo e forse ha sofferto un 2024 di assestamento e da Lorenzo Rota, tra i migliori corridori in Italia per un certo tipo di percorsi. Anche Louis Barré, tra i nuovi acquisti, può dire la sua nelle corse di un giorno di ogni genere, così come sulla carta potrebbe farlo Alexander Kamp, ma il danese in carriera ha sempre vissuto di alti e bassi, con punte di grande qualità in poche corse l’anno - vedi l’Amstel Gold Race dove ha ottenuto due top ten - in arrivo dalla Tudor. Per le gare di un giorno ci sono anche Luca Van Boven, corridore veloce, affidabile e resistente e Kamiel Bonneu, entrambi pescati dalle professional belghe, uno dalla Bingoal, l’altro dal Team Flanders, entrambi portatori di punti di cui la squadra ha bisogno; c’è poi Kobe Goossens, il quale però sta soffrendo da tempo di grossi problemi fisici che ne hanno bloccato la crescita agonistica e Georg Zimmermann, dotato di coraggio e furia agonistica a cui spesso però non riesce a dare i connotati giusti in termini di risultati finali. Gerben Thijssen è l’altro velocista della squadra - un gran bel velocista - adattissimo alle tante semiclassiche del Belgio non troppo complicate, mentre Gijs Van Hoecke può sprintare se libero di fare la propria gara o perlopiù avrà il compito di sostituire Teunissen nel treno dei velocisti. Tom Paquot, Simone Petilli e Kevin Colleoni sono corridori di supporto, in montagna e su percorsi mossi. I due italiani potrebbero essere all’ultima chiamata di una carriera che finora ha faticato a decollare, il primo anche a causa di gravi incidenti in corsa, mentre il secondo è un talento mai sbocciato e su cui si riponeva molta fiducia. A chiudere la rosa il belga Arne Marit, terzo velocista per importanza e qualità, Gerben Kuypers, ciclocrossista con pochi risultati su strada, e tre prodotti della squadra Devo di sicuro avvenire. Huub Arzt, all rounder, capace di battagliare nelle corse di un giorno di ogni genere e bravo a difendersi anche su salite non troppo lunghe, Roel van Sint Maartensdijk, che oltre al nome complicato è corridore da cronometro brevi, è passistone utile alla causa e anche abbastanza veloce -per caratteristiche può diventare un grande lead out - e infine Alexey Faure Prost che, dopo una stagione di grande livello nel 2023 al primo anno tra gli under, ha faticato, tra i professionisti, come prevedibile: si tratta pur sempre soltanto di un 2004, è il più giovane in squadra e bisognerà portare pazienza. Nel frattempo lui studia per diventare un bel corridore da corse a tappe e classiche dure, il profilo è quello lì.
📑VOTO FINALE 5,5

[LIDL-TREK]
🆕NUOVI ARRIVI
Lennard Kämna 🇩🇪, Søren Kragh Andersen 🇩🇰, Tim Tom Teutenberg 🇩🇪, Albert Withen Philipsen 🇩🇰
🔐UOMINI CHIAVE
Mads Pedersen 🇩🇰, Jonathan Milan 🇮🇹, Mattias Skjelmose 🇩🇰
‼️ DA SEGUIRE
Toms Skuijns🇱🇻 , Giulio Ciccone 🇮🇹, Thibau Nys 🇧🇪
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Andrea Bagioli, Giulio Ciccone, Simone Consonni, Jonathan Milan, Jacopo Mosca
💪PUNTI DI FORZA
Possono vincere un po’ ovunque, ma soprattutto nelle volate e al Nord
👎PUNTI DEBOLI
Le è preclusa la possibilità di vincere un grande giro, almeno per il momento, ma anche per meriti altrui
✍️COMMENTO
Una delle squadre più forti del World Tour. La squadra di matrice americana quest’anno ha investito nelle entrate poco, ma molto bene, riuscendo anche a trattenere tutti i suoi uomini più forti. Che sono Mads Pedersen, volate e corse del Nord, Jonathan Milan, con obiettivi simili e che quindi verranno divisi o condivisi, Mattias Skjelmose Jensen, classifiche delle corse a tappe, ma anche le classiche più dure del calendario. Questi i tre capitani. Ma le seconde linee fanno invidia a quasi tutte le squadre del World Tour: Toms Skuijns è stata una sorpresa solo per un lettore distratto: in realtà la sua crescita è maturata stagione dopo stagione ed è culminata nel 2024 quando è stato uno dei corridori più forti nelle gare di un giorno di ogni genere, oltre a essere un preziosissimo uomo squadra, volata, salita, collina, sul passo. Mathias Vacek potrebbe ambire a qualcosa di simile in futuro, forse meno adatto ai percorsi vallonati, ma di più alle corse sulle pietre, Thibau Nys è uno dei giovani più attesi nel 2025. Veloce, resistente, capace di vincere a ripetizione, al momento i suoi dubbi sono sulla tenuta e i difetti sono nella continuità: da vedere, tuttavia, il rendimento alzando l’asticella nel calendario, quest'anno lo vedremo sulle Ardenne. Giulio Ciccone, per esperienza, domina l’ala moderata dei corridori per corse dure: andrà a caccia di tappe un po’ ovunque e proverà a difendersi anche sulle Ardenne o corse molto simili, mentre Andrea Bagioli è un corridore tanto forte quanto discontinuo e a tratti misterioso: che versione di lui avremo il prossimo anno? Patrick Konrad ogni tanto avrà licenza di uscire, ma perlopiù starà di fianco ai suoi in salita, Jasper Stuyven è backup di Pedersen e Milan, ma anche vagone del treno, in più sarà anche uomo capace di provare a vincere corse di peso al Nord, non gli manca nulla per farlo. Simone Consonni sarà l’ombra di Milan con licenza di prendersi qualche giornata in proprio, sorte simile per Edward Theuns, vagone del treno, ma anche uomo capace di piazzarsi in qualsiasi semiclassica da ranghi ristretti al Nord. Bauke Mollema è corridore (molto) esperto che a volte trova quei periodi magici in cui riesce ancora a piazzarsi bene in corse dure e importanti, Julien Bernard è un gregario da salita, così come lo sono Carlos Verona e Sam Oomen. Juan Pedro Lopez e Tao Geoghegan Hart proveranno a fare classifica nelle brevi e grandi corse a tappe, Dan Hoole è uno dei tanti vagoni del treno - a cui vanno aggiunti anche Ryan Gibbons e Alex Kirsch, corridori veloci e scaltri, ma anche importanti gregari come lo sono Otto Vergaerde, Jacopo Mosca e Tim Declercq. Tra i nuovi acquisti: Søren Kragh Andersen, voluto fortemente da Pedersen del quale è grande amico da una vita, è una preziosa pedina in aggiunta alla squadra per il Nord, corridore discontinuo, ma quando in giornata tra i più forti del gruppo, mentre Lennard Kämna, dovesse aver recuperato dal grave incidente dello scorso anno, resta fra i corridori più spettacolari in salita, per attitudine e resistenza. Infine altri tre giovani. Quinn Simmons cerca continuità a una carriera che ha promesso molto e mantenuto poco finora, ma ha grandi colpi, Tim Torn Teutenberg avrà il suo spazio in volate con gruppo selezionato, ma non solo, Albert Withen Philipsen, invece, lo lasciamo crescere con calma e poi ci divertiamo.
📑VOTO FINALE 7,5

[MOVISTAR TEAM]
🆕NUOVI ARRIVI
Orlis Aular 🇻🇪, Pablo Castrillo 🇪🇸, Jefferson Cepeda 🇪🇨, Michel Hessmann 🇩🇪, Diego Pescador 🇨🇴, Natnael Tesfatsion 🇪🇷
🔐UOMINI CHIAVE
Enric Mas🇪🇸 , Orlis Aular 🇻🇪
‼️ DA SEGUIRE
Ivan Romeo 🇪🇸 , Pelayo Sanchez 🇪🇸, Pablo Castrillo 🇪🇸, Jon Barrenetxea 🇪🇸
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Davide Cimolai, Davide Formolo, Lorenzo Milesi, Manlio Moro
💪PUNTI DI FORZA
Diversi corridori resistenti e veloci che possono andare a caccia di traguardi parziali, spesso anche in fuga
👎PUNTI DEBOLI
Il solo Mas è un po’ poco in chiave corse a tappe per una squadra che tradizionalmente ha sempre puntato a quel genere di contesti
✍️COMMENTO
Basso budget, alto rischio, potremmo definire così la campagna acquisti della squadra spagnola uscita di nuovo indebolita dal mercato invernale: Lazkano e Aranburu sono due gravissime perdite e sulla carta non ben sostituiti per essere competitivi nelle grandi classiche e l’anno prima se ne andò pure Jorgenson . Si punta alle scommesse. Orlis Aular, in categoria inferiore, è stato, nell’ultima stagione, corridore forte e costante, grazie anche al boost Caja Rural che ha vissuto una delle stagioni migliori della propria storia. Il venezuelano, l’unica volta che si è misurato in una volata di un grande giro (Vuelta 2023), non ci fece strappare i capelli, finendo per essere battuto in volata da Geoffrey Soupe, non propriamente detto il nuovo Cipollini, ma sul finire della scorsa stagione ha fatto suo il Matteotti, classica prestigiosa del calendario italiano e in generale ha corso un 2024 di grande qualità. Salendo di categoria, però, per incidere con le sue caratteristiche, veloce e resistente, bisogna anche salire di colpi. Dopo tanti anni in cui ci ha girato intorno, anche Jefferson Cepeda fa il suo esordio nel WT e anche lui dopo la miglior stagione in carriera in maglia Caja Rural, ma è una scommessa, così come lo è Pablo Castrillo, passista scalatore, che si testerà anche nelle classifiche dei grandi giri, si difende anche a cronometro, cresciuto a dismisura la scorsa stagione, finendo per portarsi a casa persino due tappe di montagna alla Vuelta.
Non pescano solo in Spagna e nelle Professional, ma anche in giro per il mondo e dal WT: preso Natnael Tesfatsion anche lui possibile macchina da punti, essendo corridore capace di piazzarsi in svariate corse del calendario. C’è poi Michel Hessmann, in uscita dalla Visma e fermo da luglio 2023 per un caso di doping. Lui è un regolarista che si difende anche in salita e può diventare - come già fece vedere al Giro vinto da Roglič, un ottimo gregario. Infine, Diego Pescador, tra i giovani colombiani in assoluto il più interessante, in un momento in cui la Colombia cerca un nuovo grande talento su cui puntare. Scalatore, ma ancora da leggere bene sulle salite lunghe, sarà l’uomo giusto per il futuro? Restando a chi c’era: Enric Mas punterà alla solita doppietta Tour-Vuelta, dove per doppietta si intende caduta con ritiro-podio o giù di lì, ma se è nell’annata buona può dire la sua in tutte le brevi corse a tappe del calendario e in qualche classica dura. Einer Rubio è uno scalatore duro e puro che cerca successi in montagna in qualsiasi livello di corse, mentre Pelayo Sanchez è un corridore che scalda per caratteristiche - fugaiolo, veloce, bravo in montagna - e cerca conferme dopo l’ottimo 2024. Fernando Gaviria è il velocista da gruppo compatto, Albert Torres la sua ombra, Davide Cimolai uno dei componenti di un possibile trenino. Nelson Oliveira è garanzia di piazzamenti nelle crono - soprattutto quelle “one shot” in stile europeo o mondiale, ma è anche un affidabilissimo gregario, così come sono gregari, ma con licenze di provare colpi personali, Davide Formolo, Javier Romo, Gregor Muhlberger, Jon Barrenetxea (occhio a lui perché sta crescendo) e Antonio Pedrero, abili soprattutto in salita. Will Barta, Lorenzo Milesi, Jorge Arcas e Manlio Moro in pianura. Carlos Canal e Gonzalo Serrano possono essere cacciatori di tappe soprattutto quelle mosse, con il primo che sulla carta può provare a crescere anche al Nord, come può solo crescere Ivan Romeo, guastatore, forte su diversi terreni e uno dei corridori più interessanti in assoluto della squadra spagnola. Ruben Guerreiro è da recuperare, ma il portoghese in passato ha dimostrato di valere i migliori in certi contesti come arrivi impegnativi delle brevi corse a tappe. Ivan Garcia Cortina ritornerà a essere punto di riferimento nelle gare del Nord per provare a inseguire i suoi solidi piazzamenti tra la decima e la venticinquesima posizione e magari spuntare di tanto in tanto nelle volate di gruppo. Infine, Nairo Quintana lo conosciamo benissimo, il meglio è alle spalle, ma chissà se un colpo di coda lo riuscirà a dare.
📑VOTO FINALE 5

[RED BULL-BORA-HANSGROHE]
🆕NUOVI ARRIVI
Finn Fisher-Black 🇳🇿, Oier Lazkano 🇪🇸, Gianni Moscon 🇮🇹, Giulio Pellizzari 🇮🇹, Laurence Pithie 🇳🇿, Jan Tratnik 🇸🇮, Mick van Dijke 🇳🇱, Tim van Dijke 🇳🇱, Maxim Van Gils 🇧🇪
🔐UOMINI CHIAVE
Primož Roglič 🇸🇮 , Maxim Van Gils 🇧🇪
‼️ DA SEGUIRE
Aleksandr Vlasov 🇷🇺 , Jai Hindley 🇦🇺, Daniel Felipe Martinez 🇨🇴, Laurence Pithie 🇳🇿, Oier Lazkano 🇪🇸, Roger Adrià 🇪🇸, Giulio Pellizzari 🇮🇹
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Giovanni Aleotti, Gianni Moscon, Giulio Pellizzari, Matteo Sobrero
💪PUNTI DI FORZA
Le corse a tappe, brevi o grandi che siano
👎PUNTI DEBOLI
Provano a colmare le distanze anche nelle corse del Nord, quindi non ne troviamo.
✍️COMMENTO
C’è tanta attesa intorno alla Red Bull, struttura che, per investimenti, potrebbe cambiare il volto del ciclismo e che nel frattempo si pone l’obiettivo da realizzare, passo dopo passo, di provare a contrastare la UAE sia per numero che per qualità di vittorie.
Mercato importante - e non poteva essere altrimenti - incentrato principalmente alle grandi classiche: in quest’ottica vanno letti gli acquisti di Oier Lazkano, Mick e Tim van Dijke, Jan Tratnik e Laurence Pithie, corridori che proveranno, se ben diretti, a far saltare il banco nelle corse sul pavè, ma non solo.
Si andranno ad affiancare a quelli che c’erano già, su tutti Jordi Meeus, belga, velocista, che non ha ancora mostrato tutte le sue qualità al Nord e a Danny van Poppel, signor pesce pilota, ma quando chiamato in causa capace di ottenere buoni risultati anche a livello personale. Restando alle corse di un giorno: Maxim van Gils, forse l’acquisto più importante, sarà uno dei capitani nelle corse dure, Strade Bianche, Ardenne, ma anche negli arrivi mossi o in salita di piccoli e grandi giri, mentre i due italiani Giulio Pellizzari e Gianni Moscon arrivano con compiti differenti: il primo rappresenta il futuro delle corse a tappe per la squadra e per l’Italia, si troverà catapultato in una situazione del tutto nuova, ma sembra avere il carisma giusto per diventare qualcuno; sul secondo, invece, inutile rimuginare ancora a proposito di quello che è stato e non potrà mai essere, sarà, piuttosto, pedina importante nei primi chilometri di corsa per la squadra sia nei grandi giri che nelle gare di un giorno.
Tra i nuovi acquisti, infine, c’è Finn Fisher-Black che va a rinforzare il già notevolissimo parco corridori per le gare a tappe. Troverà: Primož Roglič, che punta a vincere di nuovo il Giro e poi a ben figurare al Tour, Jai Hindley, che sarà di fianco al leader sloveno in Italia e come lui Daniel Felipe Martinez, un trio che rischia di monopolizzare la Corsa Rosa. Tutti e tre avranno però l’obiettivo di fare bene (che per la Red Bull vorrà dire provare a vincere), anche le brevi corse a tappe e qualche classica dura, un obiettivo che ha bene in mente anche il sempre sottovalutato Aleksandr Vlasov, corridore di grande qualità sia per le prove di un giorno che per quelle a tappe, ma capace anche di lavorare bene per i capitani. E non è che vada male a livello di contorno: Giovanni Aleotti è già ora uno dei gregari più affidabili in salita del gruppo, Florian Lipowitz ha già dimostrato di poter fare classifica nei grandi giri pur agendo da luogotenente, Ben Zwiehoff e Fredrik Wandahl daranno perlopiù una mano, ma avranno anche il loro spazio in corse di secondo piano. Destino simile per Matteo Sobrero che a sprazzi vale i migliori al mondo, ma quegli sprazzi li vediamo sempre troppo poco per quelle che sono le sue qualità, mentre per il futuro - sia nelle corse a tappe che nelle prove di un giorno più impegnative, si punta forte su un prodotto “locale” come Emil Herzog che, superati i problemini fisici, ha già dimostrato di essere pronto nonostante la giovane età. Roger Adrià è veloce, resistente, se sta bene va forte pure in salita e avrà carta bianca in alcune corse dal profilo altimetrico mosso e dove potrà far valere il suo notevole sprint al termine gara dura; Ryan Mullen è locomotiva, in pianura, a crono e in volata dove sarà uno dei fedelissimi dell’altro velocista in squadra, Sam Welsford, corridore che alterna, negli sprint, picchi notevoli e controprestazioni - per il momento è partito forte al Tour Down Under. Infine, il polacco Filip Macejuk e i tedeschi Jonas Koch, Anton Palzer e Nico Denz, si alterneranno nel lavoro di gregariato, i primi due in pianura, il terzo in salita, il quarto dove serve con il focus sugli obiettivi di squadra. Anche se non va dimenticato che quando Denz sta bene ed è libero di correre, è uno capace di vincere tappe nei grandi giri come ha già dimostrato.
📑VOTO FINALE 8

[SOUDAL-QUICKSTEP]
🆕NUOVI ARRIVI
Pascal Eenkhoorn 🇳🇱, Gianmarco Garofoli 🇮🇹, Ethan Hayter 🇬🇧, Valentin Paret-Peintre 🇫🇷, Andrea Raccagni Noviero 🇮🇹, Maximilian Schachmann 🇩🇪, Dries Van Gestel 🇧🇪
🔐UOMINI CHIAVE
Remco Evenepoel🇧🇪 , Tim Merlier 🇧🇪
‼️ DA SEGUIRE
Paul Magnier🇫🇷 , Luke Lamperti 🇺🇸, Ethan Hayter 🇬🇧
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Mattia Cattaneo, Gianmarco Garofoli, Andrea Raccagni Noviero
💪PUNTI DI FORZA
Oltre a Remco, possono diventare un punto di riferimento nelle volate
👎PUNTI DEBOLI
Al Nord non sono più nemmeno lontanamente quelli di una volta.
✍️COMMENTO
Finisce l’epoca Alaphilippe (e quella Lefevere), prosegue quella di Remco Evenepoel, che, nonostante il brutto infortunio invernale, punta a rientrare forte già sulle Ardenne - speriamo che quell’incidente non gli precluda una competitività ad altissimi livelli, perché un intoppo così, quando tutto è legato ad elementi che si muovono alla perfezione l’uno collegato all’altro, può anche significare non riuscire a competere con uno che si chiama Tadej Pogačar. Tim Merlier a suon di cazzotti dati a destra e a manca in volata finalmente raggiunge lo status in squadra che si merita, dopo stagioni di tira e molla tornerà al Tour, sarà velocista di punta della squadra e in più ha anche rinnovato (come lui il suo fedelissimo pesce pilota Bert Van Lerberghe) quando sembrava persino vicino il divorzio. SI dividerà in stagione i compiti, in volata, con i due ragazzi prodigio saliti nel World Tour lo scorso anno e che poco ci hanno messo a mettersi in mostra: Paul Magnier e Luke Lamperti, del primo si conoscono già i programmi e proverà a far paura a tutti, nonostante i suoi 21 anni ancora da compiere, in alcune classiche (Sanremo e alcune del Nord) e poi pure al Giro. Tutti e due, tuttavia, hanno dimostrato di potere essere competitivi non solo nelle semplici volate. Da vedere se, come si è visto lo scorso anno qualche volta, Lamperti si stia trasformando persino nell’ultimo uomo di Magnier: ne verrebbe fuori una coppia potenzialmente capace di monopolizzare in futuro determinati arrivi, certo è che Magnier, per quello dimostrato nell’ultima stagione, può essere il nuovo nome capace di inserirsi nelle battaglie a ranghi compatti e pure ristretti, in mezzo al gotha mondiale.
La trasformazione in squadra da Ardenne e grandi giri è ormai completa, così va letto l’acquisto di Valentin Paret Peintre che sarà una spalla preziosissima di Remco Evenepoel in salita andando ad affiancarsi a quelli che sono i suoi pretoriani: Mattia Cattaneo, Louis Vervaeke, James Knox, Pieter Serry che si alterneranno in testa al gruppo non appena la strada salirà. Compito che avranno anche Mikel Landa (capitano al Giro) e Ilan van Wilder. I due, però, avranno libertà di fare spesso la propria corsa, nei GT, nelle brevi corse a tappe, ma anche in qualche corsa di un giorno dura e senza Evenepoel. Se William Junior Lecerf deve ancora crescere e capiremo, magari già in stagione, se potrà diventare un capitano intanto nelle brevi corse a tappe e poi chissà, oppure un ottimo gregario, Mauri Vansevenant, anche lui scalatore, adatto ai GT, alle brevi corse a tappe, alle corse di un giorno dure, facciamo ancora fatica a leggere cosa potrà diventare: di sicuro lui un paio di volte all’anno si regala azioni da lontano che restano impresse anche per il suo modo unico di affrontare stilisticamente la pedalata. Discorso simile - non riguardo allo stile, ma per caratteristiche e obiettivi - che coinvolge Maximilian Schachmann, cavallo di ritorno, corridore che in passato ha avuto picchi notevoli ma che si è un po’ perso. In Soudal Quick Step cerca nuovi stimoli e, oltre a sostenere quei capitani che di volta in volta si alterneranno, avrà spesso le possibilità di fare la sua corsa, magari in brevi corse a tappe, oppure provando a vincere le tappe con azioni da lontano.
Passiamo al reparto corse del Nord, quelle che una volta rappresentavano il fiore all’occhiello della squadra, quelle che una volta venivamo dominate da questo gruppo sportivo. La vecchia volpe Yves Lampaert è, a tutti gli effetti, la punta, ma occhio a sottovalutare l’innesto di Dries Van Gestel, corridore che a quasi 31 anni ha finalmente l’occasione che meritava in una squadra di primissima fascia e da anni è uno dei più presenti negli ordini d’arrivo, ma spesso anche nelle azioni decisive. Saprà fare un’ulteriore salto di qualità e provare a risollevare le sorti del wolfpack? Detto di Lamperti e Magnier che potranno crescere anche in questo tipo di corse, c’è curiosità intorno a Warren Vangheluwe, velocista di riserva che ha già vinto nel World Tour, seppure in Cina e a fine stagione, ma si trova a proprio agio anche lui nelle battaglie tra stradine e lastricato. Casper Pedersen è altro uomo veloce, che farà parte di un treno, avrà qualche occasione libera e potrà dire la sua ogni tanto nelle gare di un giorno, c’è spazio, così come cerca il suo spazio Andrea Raccagni Noviero, neo professionista, molto veloce e resistente, bravo a cronometro, e che sembra avere il fisico del ruolo di pesce pilota. Può crescere anche al Nord e magari un giorno diventare un corridore in stile Matteo Trentin (magari!). Restando ai tanti giovani in squadra: Pepijn Renderink è un tuttofare amante della fuga, che si difende un po’ ovunque, Gil Gelders, a proposito di fughe, ha costruito così una brillante carriera tra gli Under 23 e cerca ancora il primo risultato di peso tra i professionisti. Nelle sue corde soprattutto le gare vallonate, un po’ come Martin Svrcek, che ha messo a segno negli ultimi due anni un singolare filotto: bronzo e argento al Mondiale Under 23. Ci sono poi Jordi Warlop, corridore veloce, anche lui adatto alle classiche del Belgio di ogni tipo e uomo da treno, ma il suo passaggio in Quick Step è stato minato da problemi fisici, mentre Antoine Huby è un altro ardennista che al momento non ha lasciato il segno, ma è comunque giovane. Ayco Bastiaens è dentro più per fare numero, mentre gli ultimi tre della lista rappresentano nuovi innesti di assoluta qualità. Pascal Eenkhoorn può fare quasi tutto, anche il caffè: sa vincere, sa andare in fuga, sa dare una mano alla squadra su diversi terreni in particolare nelle corse tra Francia e Belgio, Gianmarco Garofoli è da anni una delle speranze del nostro ciclismo, è veloce, tiene bene su salite brevi, deve solo trovare fiducia e risultati. Infine, Ethan Hayter, forse il colpo mediaticamente più interessante, è alla ricerca di una dimensione dalla quale sembra essere stato estromesso nelle ultime stagioni. Uno dei più forti corridori su pista nel settore endurance, su strada, nonostante sia veloce e resistente anche su salite di media lunghezza, quando sta bene, ha mostrato tanti limiti, soprattutto nel saper correre in gruppo. Fatto non da poco a questi livelli. Resta, tuttavia, una delle scommesse più intriganti della stagione 2025.
📑VOTO FINALE 6,5

[TEAM JAYCO ALULA]
🆕NUOVI ARRIVI
Koen Bouwman 🇳🇱, Robert Donaldson 🇬🇧, Paul Double 🇬🇧, Patrick Gamper 🇦🇹, Alan Hatherly 🇿🇦, Asbjorn Hellemose 🇩🇰, Jelte Krijnsen 🇳🇱, Ben O’Connor 🇦🇺, Jasha Sutterlin 🇩🇪
🔐UOMINI CHIAVE
Ben O’Connor🇦🇺 , Michael Matthews 🇦🇺, Dylan Groenewegen 🇳🇱
‼️ DA SEGUIRE
Filippo Zana 🇮🇹 , Davide Pretto 🇮🇹, Luke Plapp 🇦🇺, Eddie Dunbar 🇮🇪
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Alessandro De Marchi, Davide De Pretto, Filippo Zana
💪PUNTI DI FORZA
Matthews è una garanzia e le salite sembrerebbero essere il loro pane
👎PUNTI DEBOLI
Poca consistenza nelle corse del Nord
✍️COMMENTO
Dopo 11 anni con almeno uno Yates in squadra, lo storico gruppo GreenEdge stacca il cordone anche da Simon e per sostituirlo prende un australiano, Ben O’Connor, tra i corridori più forti nel 2024. Podio al Mondiale e alla Vuelta, quarto posto al Giro, il 29enne di Subiaco andrà al Tour convinto di poter salire sul podio. La squadra cambia molto e perlopiù si rinforza nel reparto salita e corse a tappe. Tra i volti nuovi: Asbjorn Hellemose torna a correre tra i professionisti dopo una piccola parentesi nel mondo amatoriale. Il danese potrà dare il suo contributo in salita ai capitani prescelti in ogni determinata gara, basta sia salita. Discorso simile per Koen Bouwman, che dalla sua, grazie al piglio e lo spunto veloce, ha anche qualche cartuccia da spendere per ambizioni personali come già dimostrato in Jumbo/Visma. Paul Double arriva dalla Polti di Basso dopo aver dimostrato di essere potenzialmente uno scalatore di grande qualità. Tutti questi corridori saranno utili in montagna e andranno ad affiancarsi ai vari Filippo Zana, che punta a fare bene al Giro, ma non solo, a Eddie Dunbar, lo scorso anno, nonostante problemi fisici, ha chiuso alla grande vincendo due tappe alla Vuelta e da quando ha lasciato INEOS ha dimostrato consistenza e regolarità in montagna nelle gare a tappe, Luke Plapp, che si dividerà tra ambizioni personali nelle brevi corse a tappe e gregariato nelle grandi, Chris Harper, tra i migliori aiutanti in montagna in circolazione, Welay Behre, ottimo scalatore di cui ancora sono da definire i margini, e il più esperto del gruppo australiano, Alessandro De Marchi, che lo immaginiamo dare una mano al Giro ai suoi e magari inseguire quella vittoria di tappa più volte sfiorata.
Per le corse di un giorno un solo e unico capitano, ma che capitano! Michael Matthews. Nonostante le ormai quasi 35 primavere “Bling” resta tra i corridori più costanti in ogni tipo di corsa di un giorno, saprà ancora una volta confermarsi ai suoi livelli? Al Nord, in generale, fatta eccezione per l’appena citato Matthews, la squadra appare ben poca cosa e si affiderà soprattutto a Mauro Schmid, il quale non disdegna neppure le brevi corse a tappe, magari con crono e poca salita e le gare vallonate. Occhio anche a Max Walscheid, quando sta bene è da piazzamento sulle pietre è dotato di un buono sprint, anche in gruppo, e può dare il suo contributo ai capitani in volata e in pianura. Ma il nome che stuzzica di più è decisamente quello di Jelte Krijnsen. 24enne olandese in arrivo dal mondo Continental, è una scommessa che potrà rivelarsi oltremodo vincente. Lo scorso anno ha conquistato cinque corse tra cui la Druivenkoers Overijse in maniera spettacolare, quest’anno è chiamato a farsi vedere ai massimi livelli. Kelland O’Brien è un altro che ogni tanto ha colpi sulle pietre e vista la situazione di rosa avrà probabilmente carta bianca. Anders Foldager potrà avere anche lui le sue chance ma lo vediamo più da corse vallonate e terreni mossi, veloce anche in uno sprint ristretto, amante della fuga a lunga gittata, un vincente, anche se a volte incostante, occhio alla sua crescita pure sulle pietre. Le corse vallonate, gli arrivi mossi, a ranghi ristretti, a gruppo molto selezionato, saranno il pane per Davide De Pretto, uno dei corridori più interessanti del panorama italiano. Il suo approccio con il professionismo al primo anno è una rarità di questo periodo: si è messo in mostra in mezzo ai grandi e lo ha fatto pure con una certa continuità. Ora però arriva il bello e difficile, più che confermarsi, salire ulteriormente di colpi, innalzando il tiro e puntare pure a qualche bella vittoria nel WT, magari qualche tappa o semiclassica. Anche Robert Donaldson risponde al profilo da ardennista, il giovane inglese è un neopro, veloce e resistente, caratteristiche simili a De Pretto, ma ci auguriamo per entrambi un calendario diverso in modo da poter ottenere entrambi gli obiettivi preposti: alzare le braccia al cielo, come si confà a talenti di questo tipo. Caratteristiche che accomunano i due citati a Felix Engelhardt veloce e resistente, ma già nel 2024 si attendeva una crescita che non è arrivata del tutto. Dylan Groenewegen è il velocista di punta della squadra e uno dei più forti del gruppo e potrà contare sull’aiuto del fedelissimo Luka Mezgec, di Elmar Reinders e Campbell Stewart, mentre Jasha Sutterlin nuovo arrivato, Luke Durbridge, Patrick Gamper, Cristopher Juul Jensen e Michael Hepburn saranno locomotive del treno, ma soprattutto gregari in pianura per i capitani nei grandi giri. Infine molta curiosità intorno ad Alan Hatherly, sudafricano, uno dei più forti biker in circolazione, che si misurerà di tanto in tanto anche su strada ad alti livelli: dove potrà arrivare?
📑VOTO FINALE 6

[TEAM PICNIC POSTNL]
🆕NUOVI ARRIVI
Robbe Dhondt 🇧🇪, Bjoern Koerdt 🇬🇧, Guillermo Juan Martinez 🇨🇴
🔐UOMINI CHIAVE
Oscar Onley🇬🇧 , Max Poole 🇬🇧, Kevin Vermaerke 🇺🇸
‼️ DA SEGUIRE
Fabio Jakobsen 🇳🇱 , Casper van Uden 🇳🇱, Frank van den Broek 🇳🇱, Tobias Lund Andresen 🇩🇰
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
-
💪PUNTI DI FORZA
Le volate. I giovani, se esplodono in modo definitivo, possono farci divertire
👎PUNTI DEBOLI
Se quegli stessi giovani faticheranno, la squadra si troverà scoperta nelle gare a tappe e nelle corse di un giorno
✍️COMMENTO
Unica squadra nel World Tour ad aver cambiato del tutto nome - ovvero sponsor principale - quindi tocca memorizzare “Team Picnic PostNL” al posto di dsm, ma allo stesso tempo è quella che ha anche cambiato di meno a livello di organico inserendo tre nomi perlopiù da scoprire, ma riuscendo a tenere in rosa i migliori corridori. Partiamo dai giovanissimi (2002 e 2003 rispettivamente) britannici Oscar Onley e Max Poole. Divisi da solo un anno di età, i due sono corridori molto simili: forti in salita, sia brevi che lunghe, già competitivi nelle brevi corse a tappe e con le grandi nel mirino. Onley, che nell’ultimo anno e mezzo si è rotto per tre volte la clavicola, è più esplosivo, Poole più scalatore, ma da entrambi passano molte speranze di fare bene della squadra neerlandese.
Kevin Vermaerke, puncheur, è corridore salito di colpi nell’ultima stagione, e punta ad andare forte in ogni tipo di classica vallonata.
Restando ai giovani - ce ne sono tanti - Pavel Bittner è un velocista non troppo puro, anzi, in evidenza all’ultima Vuelta, dove ha conquistato una tappa, sa difendersi anche sui tipici percorsi delle corse in Belgio, Frank van den Broek ha mostrato a tratti il suo grande motore nella passata stagione vincendo, da neoprofessionista, un paio di corse, mettendosi in luce in fuga, molto spesso, e sfiorando la tappa di Rimini al Tour, arrivando in passerella col suo capitano Bardet, risultando decisivo in quella memorabile azione. Corse di un giorno, dure e brevi e corse a tappe sono il suo pane, ma abituiamoci a vederlo spesso e volentieri all'attacco un po’ ovunque. Tobias Lund Andresen e Casper van Uden, sono altre due ruote molto veloci, sia da gruppo compatto che selezionato, ma possono anche essere pedine del treno di Fabio Jakobsen il quale ha bisogno di ritrovarsi. Bram Welten e Julius van den Berg formano due vagoni del treno per il velocista nerlandesee come loro anche Alex Edmondson.
Tra i meno giovani non va dimenticato John Degenkolb, una volta si lanciava anche in volata, ora magari quelle volate le tira agli altri, ma resta sempre corridore da piazzamenti importanti in ogni tipo di classiche del Nord e anche quest’anno punta forte alla “sua” Roubaix. Romain Bardet non ha bisogno di presentazioni, il veterano francese lo vedremo al Giro, punterà alle tappe di montagna, e infine al Delfinato, dove chiuderà la sua carriera. Un altro veterano francese, Warren Barguil, sembra in calo, ma ha le qualità per provare a piazzarsi di tanto in tanto negli ordini d’arrivo su terreni mossi più che in montagna. Sempre dalla Francia arriva Romain Combaud, gregario da salita e percorsi mossi, così come corridori d’appoggio - o magari da fuga - sono l'australiano Chris Hamilton e il neerlandese Enzo Leijnse. Matthew Dinham, dopo aver sorpreso tutti al Mondiale 2023, in fuga tutto il giorno e poi capace di piazzarsi in top ten, lo scorso anno non si è visto, solo 3 corse con 3 ritiri. Un mistero la natura dei suoi problemi. Niklas Märkl è veloce e resistente, uomo da corse di un giorno, come lo è Sean Flynn, che di tanto in tanto spunta negli ordini d’arrivo, Patrick Eddy, invece, è corridore molto forte sul passo, darà una mano al treno dei velocisti e punta a fare esperienza anche al Nord. Se l’esperto Timo Roosen può dare una mano soprattutto nelle corse di un giorno, Tim Naberman sarà supporto in salita, magari anche per Gijs Leemreize, scalatore e uomo da corse a tappe, anche se fin qui, tra i professionisti, si è visto poco. C’è poi Nils Eekhoff, altro corridore che si accende a intermittenza, bel talento fin qui non del tutto espresso, oltre a essere una pedina per il treno in supporto ai tanti velocisti in squadra, sarebbe, almeno sulla carta, corridore da corse di un giorno non troppo impegnative e magari punta della squadra al Nord. Infine i tre nuovi arrivi: Bjoern Koerdt è un prospetto molto interessante per le salite, e con una storia interessante alle spalle, così come da seguire è il colombiano Guillermo Juan Martinez, messosi in luce lo scorso anno al Val d’Aosta. Chiude l’organico Robbe Dhondt, 2004, come i due appena citati, anche lui con un futuro da scalatore. A che livello lo scopriremo.
📑VOTO FINALE 5

[VISMA | LEASE A BIKE]
🆕NUOVI ARRIVI
Niklas Behrens 🇩🇪, Matthew Brennan 🇬🇧, Victor Campenaerts 🇧🇪, Tijmen Graat 🇳🇱, Menno Huising 🇳🇱, Daniel McLay 🇬🇧, Jorgen Nordhagen 🇳🇴, Simon Yates 🇬🇧, Axel Zingle 🇫🇷
🔐UOMINI CHIAVE
Jonas Vingegaard🇩🇰 , Wout van Aert 🇧🇪, Matteo Jorgenson 🇺🇸, Olav Kooij 🇳🇱
‼️ DA SEGUIRE
Christophe Laporte🇫🇷 , Per Strand Hagenes 🇳🇴, Simon Yates 🇬🇧, Niklas Behrens 🇩🇪
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Edoardo Affini
💪PUNTI DI FORZA
Si fa prima a dire dove non sono forti
👎PUNTI DEBOLI
Forse, ma lo diciamo a bassa voce, si sono indeboliti un po’ al Nord almeno numericamente
✍️COMMENTO
Uno squadrone e che squadrone, una delle tre formazioni più forti del gruppo. Vero che perdono qualcosa nelle corse del Nord (i van Dijke e Tratnik), e forse lì, pur avendo mantenuto i capitani, manca un po’ di profondità nella rosa, ma chi resta, ha un anno in più o chi arriva dal mondo Under 23, alza ulteriormente il livello della squadra.
Partiamo proprio dalle solide realtà: Jonas Vingegaard, Tour e Vuelta nel mirino e poco altro, peccato, vorremmo vederlo più spesso uscire dalla sua comfort zone, ma comprendiamo l’ossessione Tour e non vediamo l’ora di goderci l’ennesimo scontro con Pogačar. Wout Van Aert, lo abbiamo scritto sull’ultimo numero di alvento e ora aspettiamo che quel desiderio possa diventare realtà. A caccia di Fiandre e Roubaix e poi, finalmente, al Giro. Sfortuna permettendo. Matteo Jorgenson, cresciuto ulteriormente nell’ultima stagione, il corridore americano è uno dei più completi in assoluto in gruppo, capace di spaziare dalle classiche di ogni genere alle corse a tappe e sempre con qualità e la ricerca costante della vittoria. Sarà pedina fondamentale nelle grandi classiche del Nord e poi al Tour. Olav Kooij, che non nasconde qualche malumore (sarà di nuovo al Giro e non al Tour e ha già detto che si sta guardando intorno per il 2026, nel caso la squadra non gli dovesse dare garanzie di partecipazione nemmeno l’anno prossimo), resta uno dei velocisti più forti al mondo, garanzia di successi anche pesanti.
Christophe Laporte sogna di vincere la Roubaix, in generale sarà uno dei capitani al Nord con Jorgenson e van Aert, ma non solo, lo scorso anno andò forte anche alla Strade Bianche e ci riproverà, così come lo vedremo alla Sanremo. A completare un pacchetto di enorme qualità per le grandi classiche ecco Tiesj Benoot, regolare e utile come pochissimi altri in gruppo e Dylan van Baarle, che arriva da una stagione abbastanza disgraziata per via di malanni e cadute (ed è caduto, di nuovo, pronti, via, al Tour Down Under, rimediando una frattura alla clavicola), ma è uno che sa vincere qualsiasi corsa sul pavè. Più portati per le Ardenne, invece, Attila Valter e uno dei nuovi acquisti, Axel Zingle, in maglia Visma per esplodere definitivamente. A metà del guado sta, invece, Per Strand Hagenes, grande talento e motore, capace di andare forte sia in un tipo di corsa che nell’altra. Veloce, resistente, quest’anno potrebbe essere il nome “nuovo” della Visma nelle classiche del Nord. Per le corse a tappe, oltre a Vingegaard, anche qui l’imbarazzo della scelta. Simon Yates va al Giro per vincerlo, Wilco Kelderman dove lo metterai starà, Sepp Kuss lo conosciamo, fedele gregario in salita, ma capace anche di togliersi grandi soddisfazioni personali, Cian Uijtdebroeks è uno dei giovani più interessanti a livello assoluto per le grandi corse a tappe e quest’anno lo vedremo sin da subito, come calendario, cercare uno spazio che al momento potrebbe essere chiuso dal più esperto Yates.
Se parliamo di talenti assoluti per le corse a tappe non possiamo dimenticare la presenza in squadra di Jorgen Nordhagen, motore con pochi eguali in prospettiva, seppur acerbo, curiosi di capire l’impatto che avrà nel World Tour, vista anche la giovane età e la "poca" esperienza. I tanti giovani promossi avranno chance di farsi vedere? Forse sì, forse no, l’impressione è che molti di loro siano destinati a fare grandi cose ma in aiuto ai capitani: ci riferiamo a Menno Huising, Tijmen Graat e Loe van Belle. I tre, in arrivo dalla squadra Devo, hanno tuttavia le qualità per ritagliarsi uno spazio magari in qualche breve corsa a tappe. Cercano il riscatto Ben Tulett, mai esploso dal passaggio in Visma e Thomas Gloag, stagione buttata via quella scorsa, a causa di problemi fisici. Entrambi avrebbero le qualità per essere dei fattori sia nelle corse di un giorno impegnative che nelle gare a tappe, Tulett più esplosivo e forte a cronometro, Gloag più a suo agio in alta montagna.
Tra i giovani nominiamo a parte Niklas Behrens e Matthew Brennan perché a nostro parere sono fra i due più interessanti da seguire in questo 2025. Il primo ha avuto un’annata eccezionale e sorprendente tra gli Under 23, fu un’intuizione favolosa dello scouting Lidl Trek, ma ha preferito, a un’altra stagione nel team Devo nella squadra americana, passare subito professionista. Uomo da vento in faccia, veloce, scaltro, potente, resistente, adatto a diverse tipologie di corsa e ancora con margini da capire, curiosi dell’impatto che potrà avere nella massima categoria. Matthew Brennan è una sorta di van Aert in piccolo, quando è al meglio tiene bene in salita e può pure sprintare in un gruppo affolato. Lo vedremo da subito al Tour Down Under e ci faremo un’idea migliore di un corridore che quando ha corso in mezzo ai professionisti si è già messo in mostra con buoni risultati, nonostante la giovane età.
Ultime menzioni, ma non per questo meno importanti per uomini squadra di assoluto spessore: Bart Lemmen va forte in salita e spesso verrà chiamato anche a ruoli importanti in qualche breve corsa a tappe, Steven Kruijswijk in alta montagna, Julien Vermote in pianura nelle prime fasi, Edoardo Affini un po’ ovunque, al Nord e nelle corse a tappe per gli altri, a crono per se stesso, sono gregari di assoluto livello.
Tosh van der Sande è veloce, può andare forte nelle semiclassiche del Belgio, ma è soprattutto un importante supporto per i compagni, infine Daniel McLay andrà presumibilmente a farsi qualche volata in proprio o a rimpolpare di cavalli il treno di Olav Kooij.
📑VOTO FINALE 8,5

[UAE TEAM EMIRATES - XRG]
🆕NUOVI ARRIVI
Rune Herregodts 🇧🇪, Julius Johansen 🇩🇰, Jhonatan Narvaez 🇪🇨, Pablo Torres 🇪🇸, Florian Vermeersch 🇧🇪
🔐UOMINI CHIAVE
Tadej Pogačar🇸🇮 , Brandon McNulty 🇺🇸, Juan Ayuso 🇪🇸, Jhonatan Narvaez 🇪🇨
‼️ DA SEGUIRE
Antonio Morgado🇵🇹 , Adam Yates 🇬🇧, João Almeida 🇵🇹, Jan Christen 🇨🇭, Isaac Del Toro 🇲🇽
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Filippo Baroncini, Alessandro Covi
💪PUNTI DI FORZA
I grandi giri, in generale le corse a tappe, e con Pogačar possono vincere tutte le corse a cui partecipa, film già visto.
👎PUNTI DEBOLI
Le volate non sono il loro, seppure Molano è un ottimo corridore, ma se ci sono i grossi calibri difficile competere per lui
✍️COMMENTO
Squadra che domina in lungo e largo da anni non si cambia, anzi, va a puntellare qua e là e sentirà poco la mancanza di quelle che sono le uscite più importanti. Squadra che, logicamente, girerà intorno a Tadej Pogačar: Tour, Vuelta, le grandi classiche a cui parteciperà sono tutti segnati come obiettivi vittoria.
Non che i compagni di squadra staranno a guardare. Il reparto corse a tappe è gonfio e tronfio: Adam Yates, Brandon McNulty, Juan Ayuso, João Almeida, Pavel Sivakov, Jay Vine, farebbero le fortune di (quasi) tutte le altre squadre del World Tour. Quando non saranno chiamati a correre per il campione del mondo sloveno, potranno vincere in lungo e largo, tappe, classifiche generali, ma anche corse di un giorno impegnative, da un paio di stagioni altro terreno di conquista della squadra emiratina.
I giovani non saranno da meno, anche negli obiettivi a breve termine: Isaac Del Toro ha già dato saggio del suo talento nelle brevi corse a tappe e per la conquista di traguardi di giornata, il prossimo che attendiamo è Pablo Torres, scalatore rivelazione dell’ultima stagione tra gli Under 23. Tra i nuovi acquisti uno dei più interessanti è sicuramente Jhonatan Narvaez, cresciuto moltissimo nelle ultime stagioni fino a diventare uno dei corridori più forti su certi percorsi, perlopiù mossi, ma senza disegnare le pietre del Nord. Dove, oltre al capitano Pogačar e al corridore ecuadoriano, ci saranno Tim Wellens, grandi classiche di ogni genere nel mirino e darà man forte anche in salita, Nils Politt, con il sogno Roubaix e Florian Vermeersch, preso appositamente per aumentare il peso specifico sulle pietre.
Quasi tutti i corridori di questa squadra hanno dimostrato, tra le maggiori caratteristiche, la duttilità. Possono giocarsi traguardi personali sui (diversi) terreni preferiti, ma sono fondamentali per gli obiettivi di squadra: Mikkel Bjerg lo conosciamo, può tirare il gruppo in una qualsiasi tappa dal profilo altimetrico più differente e magari piazzarsi in una crono che conta o in una classica del Nord; Filippo Baroncini è uomo veloce, da piazzamento in un gruppo ristretto, ma può andare forte anche in diverse tipologie di corse di un giorno e sa lavorare per gli altri. Se la sfortuna (vedi cadute-fratture) lo dovesse abbandonare lo vedremo competitivo al Nord. Rafal Majka e Felix Grossschartner sono due gregari per la salita, ma potranno dire la loro in qualche corsa a tappe, Alessandro Covi darà una mano ovunque, quando necessario, Damen Novak è uno dei fedelissimi di Pogačar, utile su tutti i terreni, salita, collina o pianura, mentre Julius Johansen è un forte passista capace di stare in treno per la volata o, come Vegard Stake Laengen, a riparare i capitani dal vento nelle prime fasi di gara. Juan Sebastian Molano è l’unico vero e proprio velocista in organico, ma quando sta bene si difende anche al Nord nelle semiclassiche tra Belgio e Francia non troppo impegnative. Rui e Ivo Oliveira sono fondamentali in volata e in pianura, con il primo capace pure di distinguersi in qualche corsa di un giorno, grazie a sprint e resistenza, il secondo forte a cronometro. Marc Soler è un ex cavallo pazzo, da quando corre in UAE è corridore che, seppure tra alti e bassi, sa essere utilissimo alla squadra in salita, anche con azioni da lontano se la tattica lo richiede.
Igor Arrieta è giovane, ma sembra già instradato verso il lavoro per la squadra in salita, mentre tra i nuovi acquisti Rune Herregodts è corridore che finora si è distinto per risultati a cronometro, per attacchi dalla lunga o anche dalla breve distanza a volte andati a buon fine. Probabilmente avrà un ruolo di aiuto alla squadra in pianura, ma potrà togliersi pure cercare qualche vittoria - un po’ come praticamente tutti in UAE - in qualche corsa di un giorno. Infine due fra i diamanti più preziosi della UAE Team Emirates: Antonio Morgado e Jan Christen. Il portoghese può quasi tutto, Nord, inteso come pavé e corse vallonate, sprint ristretti, magari anche brevi corse a tappe. Se il tempo è brutto, meglio. Jan Christen non è da meno e pure lui ha le corse di un giorno nel mirino, soprattutto quelle in stile Ardenne. Entrambi lo scorso anno hanno avuto un grande impatto col professionismo e se dovessero crescere e gestiti bene - arriverà il momento in cui reclameranno il loro spazio in corse importanti - sarà un problema soprattutto per gli altri. Banalmente: il potere logora chi non ce l’ha.
📑VOTO FINALE 9

[XDS ASTANA]
🆕NUOVI ARRIVI
Clément Champoussin 🇫🇷, Nicola Conci 🇮🇹, Aaron Gate 🇳🇿, Sergio Higuita 🇨🇴, Florian Kajamini 🇮🇹, Matteo Malucelli 🇮🇹, Fausto Masnada 🇮🇹, Wout Poels 🇳🇱, Alessandro Romele 🇮🇹, Haoyu Su 🇨🇳, Mike Teunissen🇳🇱, Davide Toneatti 🇮🇹, Darren van Bekkum 🇳🇱
🔐UOMINI CHIAVE
Alberto Bettiol 🇮🇹 , Diego Ulissi 🇮🇹, Lorenzo Fortunato 🇮🇹, Sergio Higuita 🇨🇴
‼️ DA SEGUIRE
Mike Teunissen 🇳🇱, Wout Poels 🇳🇱, Christian Scaroni 🇮🇹, Clément Champoussin 🇫🇷
🇮🇹 ITALIANI IN SQUADRA
Davide Ballerini, Alberto Bettiol, Nicola Conci, Lorenzo Fortunato, Michele Gazzoli, Florian Kajamini, Matteo Malucelli, Fausto Masnada, Alessandro Romele, Christian Scaroni, Davide Toneatti, Diego Ulissi, Simone Velasco
💪PUNTI DI FORZA
Se trovano la quadra possono ambire a tanti traguardi parziali un po’ su tutti i tipi di percorsi
👎PUNTI DEBOLI
Non solo le eccellenze ce le hanno gli altri, ma loro rischiano di dover contare su corridori forti, ma discontinui e su molte scommesse
✍️COMMENTO
La squadra più italiana del World Tour - per fortuna ci sono loro, viene da dire, partigianamente - è anche una delle meno forti: segno dei tempi per il settore strada maschile italiano che non vive il momento migliore della sua storia. XDS-Astana cambia profondamente l’organico oltre allo sponsor principale e ce l’aspettiamo da subito a caccia di risultati parziali: squadra che pare impostata proprio per questi obiettivi. A caccia di tappe e corse di un giorno Alberto Bettiol, uno dei più rappresentativi in squadra, seppur non proprio un vincente seriale, sarà spesso il capitano, in lungo e in largo, per una buona fetta di 2025. Chi invece ha spesso alzato le braccia al cielo al traguardo in tutta la sua carriera è Diego Ulissi che abbandona dopo 15 anni il gruppo Lampre/UAE in cui ha sempre corso da professionista e con il quale ha vinto almeno una gara ogni stagione: l’obiettivo è prolungare questa striscia. La squadra sarà spesso per lui a differenza di quello accaduto negli ultimi anni in UAE.
A caccia di tappe e magari corse di un giorno ci sono Clément Champoussin, scalatore, ma non solo, corridore esplosivo adatto pure a percorsi tortuosi e salite brevi. Tanti alti e bassi in carriera, ogni tanto ha colpi da corridore di primissimo livello salvo poi scomparire per mesi. Sembra un po’ un pattern, quasi una perversione dello scout della squadra che nel mercato invernale si assicurano altri due profili di questo tipo, da corse di un giorno impegnative, da percorsi tortuosi e magari arrivi su salite brevi o lunghe, non fa differenza, corridori forti, ma che non hanno mai fatto della continuità di prestazioni, non solo di risultati, l’arma migliore. Parliamo di Sergio Higuita e Nicola Conci: anche per loro la speranza è che il cambio di squadra possa dare gli effetti sperati. Il colombiano punta pure alle brevi corse a tappe, l’italiano alle fughe un po’ ovunque. Da fughe un po’ ovunque, ma soprattutto in montagna, Christian Scaroni, lo scorso anno fino al Giro d’Italia uno dei migliori in squadra, cerca ancora una vittoria di peso in carriera che, agendo con perseveranza, prima o poi arriverà. Tra i tanti nuovi arrivi c’è Wout Poels, oltre a portare tanta esperienza, porta peso in montagna, punterà a successi parziali, a qualche corsa di un giorno più dura, a qualche breve corsa a tappe soprattutto a inizio stagione e poi si affiancherà a Lorenzo Fortunato e Harold Tejada, capitani per i grandi giri.
L’italiano e il colombiano, scalatori quasi puri, inseguiranno piazzamenti di prestigio nelle classifiche finali e di fianco a loro, oltre a Poels, troveremo la grande esperienza e voglia di rivalsa di Fausto Masnada e assisteremo alla crescita di Florian Kajamini, passista scalatore, neo professionista che vuole ritagliarsi in futuro uno spazio da uomo di classifica.
Così come uomo di classifica è Harold Martin Lopez, ecuadoriano, ancora lo attendiamo all’esplosione, ne ha le qualità come mostrato in altre categorie. Esplosivo, veloce, a caccia di piazzamenti nelle brevi corse a tappe è Anton Charmig, che non disdegna per nulla arrivi che tirano all’insù, brevi salitelle, mentre tra i nuovi arrivi segnaliamo tre neo professionisti da seguire con interesse. Alessandro Romele, corridore estremamente versatile; profilo perfetto da corridore che ama prendere vento in faccia, in fuga o davanti al gruppo, che si difende su salite brevi e dotato di un discreto spunto veloce, Davide Toneatti, cresciuto nel ciclocross, nell’ultima stagione ha finalmente fatto vedere le sue qualità che potrebbero valergli in futuro anche la lotta per le classifiche delle brevi corse a tappe e Darren van Bekkum, olandese arrivato dalla Visma Devo, anche lui con l’ambizione di poter esprimere il suo meglio nelle gare a tappe. Vediamo entrambi fino a che livello sapranno spingersi.
Per le corse di un giorno, oltre a Bettiol, meritano attenzione alcuni corridori veloci, ma capaci di misurarsi con ambizione anche al Nord. Questo è il caso di Mike Teunissen, atleta da top ten alla Roubaix, capace in carriera di conquistare allo sprint tappa e maglia al Tour davanti ai migliori velocisti, sarà vagone di un treno, co-capitano al Nord, velocista in prima persona, insomma profilo su cui in casa “cinese” si punta molto. C’è Michele Gazzoli, che risolti problemi di altra natura è tornato a mostrarsi a buon livello, anche lui può provare a crescere nelle corse di un giorno in Belgio, ma non solo, anche in qualche arrivo tortuoso delle brevi corse a tappe. Davide Ballerini è uno dei leader della squadra, per capacità ed esperienza. Al trentenne lombardo sembra sempre mancare qualcosa per ottenere risultati o piazzamenti di peso. Negli anni ha dimostrato anche di essere un valido vagone di un treno, oppure di sprintare per se stesso. In carriera ha ottenuto un paio di successi di peso, quando sta bene è capace pure di andare in fuga in montagna nei tapponi dei grandi giri, ma troppe volte è stato fermato da problemi fisici. Gli sprint in casa Astana li faranno anche (o soprattutto) Cees Bol, Max Kanter e Matteo Malucelli. Il primo, olandese, libero dell'ingombrante presenza di Cavendish può tornare a far valere la sua velocità, soprattutto in sprint che tirano all’insù. Il secondo, tedesco, è uno che tiene bene anche su percorsi mossi, mentre il corridore italiano, a trentuno anni, ha la chance della carriera, meritata per quello fatto nelle ultime stagioni, di testarsi contro i migliori velocisti al mondo in corse di alto livello. Per le gare vallonate presenti anche Ide Schelling, arrivato lo scorso anno dopo ottime stagioni in maglia BORA, lo scorso anno non si è visto praticamente mai, Aaron Gate è corridore che si è costruito fama e palmarès soprattutto in pista e nelle gare extra europee, ma non solo, attenzione, è veloce e adatto a finali impegnativi, ma non troppo. Ci sono, poi, Simone Velasco, ex campione italiano che ha nelle corse in stile Ardenne i tipi di gara preferiti ed Henok Mulubrhan che, quando sta bene, è capace di tenere su salite un po’ più lunghe e magari provare a fare classifica in qualche breve corsa a tappe. Quella che una volta era una colonia kazaka ora si è ristretta a soli tre corridori: Yevgeniy Fedorov, ex campione del mondo Under 23 è corridore da classiche di un giorno impegnative, Nicolas Vinokurov è figlio d’arte, anche lui predilige tracciati impegnativi, come Anton Kuzmin, questi ultimi due sembrano più dei riempitivi. Come riempitivo è chi chiude il roster, il cinese Haoyu Su, aggregato in squadra più per questioni di nazionalità e sponsor che per effettiva qualità, la sua promozione ha fatto scivolare in squadra Devo Gleb Sirytsa uno che aveva dimostrato di meritare ampiamente la categoria.
📑VOTO FINALE 5,5
I quindici trasferimenti del 2025 di cui è necessario parlare
A CURA DI CARLO GIUSTOZZI
Gennaio è un mese frenetico per noi appassionati di ciclismo. I campioni di ciclocross si sfidano affrontando non solo i propri avversari, ma anche percorsi sfacciatamente avversi e condizioni meteo a volte disastrose. Sui social circolano le foto delle nuove divise, indossate spesso dai nuovi volti delle squadre. In questo articolo proviamo a vedere, tra i tanti movimenti che ci sono stati, alcuni dei trasferimenti più interessanti e indicativi per la prossima stagione su strada.
Prima di iniziare, tre note:
- nel titolo ho parlato di quindici trasferimenti, ma i nomi citati saranno di più;
- oggi trattiamo solo di ciclismo al maschile, i trasferimenti del femminile arriveranno la prossima settimana;
ho cercato di evitare la parola ciclomercato, che non è tra le mie preferite nel vocabolario ciclistico.
Tibor Del Grosso (Alpecin-Deceuninck Dev. Team ➡ Alpecin-Deceuninck)
Se a inizio gennaio vi trovate a leggere un articolo sui trasferimenti più importanti dell’inverno ciclistico, è probabile che conosciate già Tibor Del Grosso. Per chi non sapesse di chi stiamo parlando: Del Grosso è un olandese classe 2003 dal fisico longilineo (supera il metro e novanta), specialista soprattutto nel ciclocross, dove è il campione del mondo under 23 in carica. Questo inverno sta dominando la stagione di categoria e ha fatto anche diverse buone prestazioni tra gli élite, posizionandosi sempre tra i primi.
La Alpecin-Deceuninck è la squadra giusta per sviluppare i migliori talenti multidisciplinari e dopo un anno nella squadra Under 23, nel 2025 lancerà Del Grosso tra i professionisti. Non sappiamo bene quali possano essere le sue potenzialità su strada, a livello di caratteristiche soprattutto, ma può diventare un ottimo cacciatore di tappe. Lo scorso anno ha disputato una buona Course de la Paix U23 con due piazzamenti sul podio ed è sembrato a suo agio nelle gare ProSeries a cui ha preso parte. I punti di domanda sono parecchi, ma sarà interessante seguirne l'evoluzione.
Giulio Pellizzari (VF Bardiani CSF-Faizanè ➡ Red Bull-BORA-hansgrohe)
Il mercato della Red Bull di questo inverno sembra ricordare le recenti sessioni di calciomercato del Chelsea: acquisti compulsivi di ottimi talenti, con la certezza che almeno alcuni di loro sapranno confermarsi tra i migliori al mondo. L’aumento di budget iniettato dal gigante austriaco ha portato a nove nuovi arrivi e sono tutti nomi interessanti.
Ci sono Finn Fisher-Black e Oier Lazkano: il primo avrà più spazio dopo l’inizio carriera in UAE, il secondo è pronto a un ulteriore salto di qualità dopo un ottimo 2024. Ci sono gli esperti Moscon e Tratnik, presi per le classiche del nord. Ci sono i gemelli Tim e Mick van Dijke, dotati di un buono spunto. Hanno preso Laurence Pithie, fortissimo neozelandese in uscita dalla Groupama. Corridore completo, ha un spunto veloce, ma corre bene anche sul pavé e nei percorsi mossi. Ed è arrivata anche la firma di Maxim Van Gils, tra i protagonisti delle classiche collinari, arrivato dopo il litigio con la Lotto.
In ottica italiana, pensando al futuro oltre che al presente, la presa più importante è quella di Giulio Pellizzari. Dopo l’ottimo Giro con cui si è fatto conoscere in maglia Bardiani, Pellizzari passerà nel World Tour con la Red Bull-BORA. Sul Monte Pana è stato battuto solo dal cannibale Pogačar, ma la stella dello scalatore camerte sembra aver appena iniziato ad emettere luce. Nel 2025 non ci aspettiamo che corra da capitano - è in una squadra affollata di talento -, ma che continui a migliorare e raccogliere esperienza per il futuro.

Lenny Martinez (Groupama-FDJ ➡ Bahrain Victorious)
Per i francesi, che non vincono la Grande Boucle dal 1985, la quête del successore di Hinault sembra un’impresa irrealizzabile. Negli anni, tutti quelli chiamati dal popolo a rompere il digiuno non sono riusciti a sopportare la pressione. Con Thibaut Pinot ritirato da un anno e Bardet che appenderà gli scarpini al chiodo nel prossimo giugno, il più grande talento francese per le corse a tappe è Lenny Martinez.
Figlio d’arte - il papà Miguel è stato campione olimpico di cross country, mentre il nonno Mariano ha vinto due tappe e una classifica scalatori al Tour -, Lenny ci ha messo davvero poco a far vedere il suo talento. Ha solo 21 anni, ma ha già sei vittorie tra i professionisti ed è tra i migliori del gruppo, quando la strada sale.
La gestione del suo 2024 da parte della Groupama ha lasciato tanti dubbi. Doveva correre la Vuelta, ma all’ultimo è stato chiamato a esordire al Tour, dove, fuori forma, è passato senza lasciare traccia. E a fine anno ha deciso di lasciare la compagnia di Marc Madiot, unendosi alla Bahrain con un ricco contratto triennale.
Questo inverno ha detto a Le Monde che l’obiettivo della sua carriera è “vincere il Tour”, anche se è consapevole della concorrenza. Certo è che se ci dovesse riuscire, sarebbe un grande rimpianto per la Groupama-FDJ.
Diego Ulissi (UAE Team Emirates ➡ Astana)
In Astana si percepisce una certa tensione per questo 2025. Questo è l’ultimo anno del triennio in cui si assegnano le licenze per il World Tour e al momento l’Astana è lontana dal rimanere nel livello più alto del professionismo. C’è bisogno di fare tanti punti, anche e soprattutto nelle gare di secondo piano e la XDS Astana si è mossa sul mercato. Ha pescato tanti corridori in grado di fare buoni piazzamenti, a partire dal campione italiano Bettiol, arrivato già nello scorso agosto.
I volti nuovi in Astana sono ben 14 e sarebbe inutile citarli tutti. I più interessanti sono Clément Champoussin, Sergio Higuita, Fausto Masnada e Wout Poels, tutti nomi da mandare in fuga nei grandi giri e da far correre da capitani nelle brevi corse a tappe. In ottica futuro, sono interessanti le firme dei 21enni Florian Kajamini e Alessandro Romele.
Il ciclista più interessante da seguire a nostro avviso sarà però Diego Ulissi, che ha lasciato la UAE in cui ha sempre corso fin dagli inizi, quando è passato al professionismo con la Lampre. A 34 anni, Ulissi è ancora in grado di vincere sui traguardi mossi e gli arrivi in pendenza. È dal 2010 che vince almeno una corsa all’anno ed è anche per questa garanzia di successo che l’Astana lo ha voluto fortemente come capitano per un 2025 di lotta e di governo.
Gli Under 22 della Decathlon AG2R
Dopo l’addio di Ben O’Connor, passato alla Jayco-AlUla, la Decathlon AG2R ha deciso di ripartire dai più giovani. Per la squadra savoiarda sarà difficile riconfermarsi dopo un 2024 di altissimo livello, in cui sono arrivate 30 vittorie, il miglior risultato nella storia della squadra. Il leader per le corse a tappe sarà l’austriaco Felix Gall, ma sono particolarmente interessanti i volti nuovi della squadra.
Il nome più noto è Johannes Staune-Mittet. Norvegese di 22 anni, Staune-Mittet ha vinto il Giro Next Gen nel 2023, ma non è riuscito a trovare spazio nella Visma già piena di talenti. Deve ancora migliorare a cronometro, ma è molto giovane e a Chambéry sanno sviluppare gli scalatori. Per le volate ci sarà Rasmus Søjberg Pedersen, 22enne danese che ha battuto Kasper Asgreen negli ultimi campionati nazionali.
Tra i giovani francesi, passano professionisti il 2005 Léo Bisiaux e il 2006 Paul Seixas, cresciuti nel sistema giovanile della Decathlon. Bisiaux è un ottimo scalatore ed è arrivato quarto nella classifica generale dello scorso Tour de l’Avenir. Paul Seixas nel 2024 ha vinto tra gli juniores i mondiali e i campionati francesi a cronometro, la Liegi-Bastogne-Liegi di categoria e il Giro della Lunigiana. Sono ancora giovanissimi e ci sarà bisogno di tempo prima che riescano a brillare tra i professionisti. Ma sono nomi da segnare per il futuro, soprattutto quello di Seixas.
Vincenzo Albanese (Arkea-B&B ➡ EF Education-EasyPost)
Dopo l’addio di Alberto Bettiol a metà dello scorso agosto, in EF arriva un altro italiano in grado di lottare per le corse di un giorno. Vincenzo Albanese è un ottimo puncheur, dotato di un buono spunto e in grado di lottare sui percorsi mossi. Dà il suo meglio nelle classiche italiane autunnali, dove anche nel 2024 ha raggiunto diverse top 10, senza però mai riuscire ad alzare le mani al cielo.
Nel primo anno in World Tour si è ambientato subito bene e in EF avrà carta bianca nelle gare ProSeries “di secondo livello”. Ha solo due vittorie tra i professionisti, ma è appena entrato nel suo prime e ha tempo per levarsi soddisfazioni.

Victor Langellotti ( Burgos-BH ➡ INEOS Grenadiers)
Per quale motivo la INEOS, fino a qualche anno fa al centro dell’ecosistema ciclistico, sta vivendo un’involuzione da cui non sembra trovare la via d’uscita? Il problema più grande è quello identitario: la INEOS non è più la squadra dominatrice delle corse a tappe, ma ancora non riesce a esprimersi nelle classiche e nelle gare di un giorno. Raccoglie ancora alcuni ottimi risultati, soprattutto grazie a Ganna e Carlos Rodriguez, ma è lontana dai vertici del World Tour a cui vorrebbe aspirare.
In questo inverno hanno perso due dei corridori migliori presenti in rosa: Narvaez, l’ecuadoriano atipico che dà il meglio nelle corse del nord e l’inglese Tom Pidcock. Pidcock non sarà mai al livello dei Van Aert o Van der Poel, ma le sue vittorie in carriera sono di assoluto spessore, ed è un gallo che sa cantare nei giorni più importanti.
Al loro posto, la dirigenza INEOS ha deciso di far firmare Jungels (che ha alle spalle gli anni migliori), Axel Laurance e Sam Watson - due ottime prese -, Lucas Hamilton e Victor Langellotti. La scelta dello scalatore monegasco lascia più di qualche dubbio. Nel 2024, con la maglia della Burgos BH, ha colto dei buoni piazzamenti al Tour du Jura e alla Classic Grand Besançon Doubs. È sicuramente un ottimo professionista, ma non è quello che serve a una squadra con le ambizioni maggiori. O forse è un insegnamento per la nostra vita: bisogna saper lasciare andare i ricordi del passato e accettare che pure le cose belle, quelle che pensavamo perfette, finiscono.
Lennard Kämna (Red Bull-BORA-hansgrohe ➡ Lidl-Trek)
Abbiamo imparato a conoscere Lennard Kämna al Tour del 2019, nella 18esima tappa. Nella durissima Embrun-Valloire, 208 km con due salite HC, un giovane scalatore tedesco del Team Sunweb si inserisce nella maxi fuga di giornata, come sempre affollata di talento, e coglie il quarto posto precedendo nomi ben più noti. Il passaggio alla Bora ha permesso a Kämna di dare il suo meglio come cacciatore di tappe di alta montagna. Il tedesco di Wedel, la città dove morì il poeta Johann Rist (che scrisse Dio è morto!), ha vinto una tappa in tutti i grandi giri, aiutando pure i suoi capitani quando chiamato a compiti di gregariato.
Il 2024 doveva essere il suo anno, ma dopo l’ottavo posto alla Tirreno-Adriatico ha subito un gravissimo incidente a Tenerife, mentre si stava preparando per il Giro. L’ultima corsa risale allo scorso marzo, ed è fisiologico che Kämna ci metterà del tempo per tornare al suo livello. Ma alla Lidl-Trek sanno essere pazienti, e sono consci del talento che hanno tra le mani.
Pablo Castrillo (Equipo Kern Pharma ➡ Movistar)
Il giovane eroe della scorsa Vuelta, vincitore di due tappe con arrivo in solitaria e sempre in fuga, non poteva che scegliere la squadra spagnola per eccellenza per il suo esordio nel World Tour. A soli 24 anni, Castrillo può ancora migliorare dopo un anno in cui ha dimostrato di non temere la concorrenza di nomi più blasonati. Come accade per tanti scalatori del suo livello, sarebbe un bene che si continuasse a concentrare sui successi di tappa. Le classifiche generali lasciano più soddisfazioni, ma richiedono sacrifici e doti naturali di cui non tutti dispongono. Il suo più grande rimpianto potrebbe però essere quello di aver lasciato la Kern Pharma nell’anno in cui indossano le migliori divise del circuito professionistico.
Ben O’Connor ( Decathlon AG2R ➡ Team Jayco-AlUla)
Sono pochi i ciclisti del panorama mondiale che possono vantare un 2024 migliore di Ben O’Connor. In un anno monopolizzato dai fenomeni assoluti, O’Connor ha saputo ritagliarsi un ruolo da coprotagonista che vale un Oscar. Ha fatto quarto al Giro d’Italia, e poi ha corso in modo spregiudicato alla Vuelta. La sua fuga nella prima settimana gli ha fatto indossare la maglia rossa per 13 giorni, e solo il miglior Roglič ha potuto levare lui la soddisfazione più grande della carriera. Per non farsi mancare niente, è arrivato secondo ai Mondiali di Zurigo.
Abbiamo ormai capito che per le grandi corse a tappe dobbiamo considerare anche il suo nome. Nel 2025 correrà per la prima volta con la sua squadra di casa, la Jayco-AlUla, dove sarà il capitano assoluto nei grandi giri.

Niklas Behrens (Lidl-Trek Future Racing ➡ Visma-Lease a Bike) e Jørgen Nordhagen (Visma-Lease a Bike Dev. ➡ Visma-Lease a Bike)
Negli ultimi anni, la Visma-Lease a Bike si è tolta diverse soddisfazioni pescando corridori nel nord Europa. Con Vingegaard è andata estremamente bene, e dopo il tentativo fallito di Staune-Mittet (a cui sono mancati gli spazi per crescere in Visma) ci riprova con Jørgen Nordhagen. Dopo un anno nel team di sviluppo, il norvegese Nordhagen diventerà professionista nel 2025. A settembre ha dominato il Giro della Regione Friuli, dove ha vinto tutte le classifiche precedendo due talenti come Pellizzari e Pablo Torres. Che sia stato il primo capitolo di sfide a venire?
Insieme a Nordhagen, passa professionista anche Niklas Behrens, che proviene dal settore giovanile della Lidl-Trek. Il tedesco ha vinto gli ultimi Mondiali Under 23, e anche la gara di categoria dedicata ai migliori talenti di Germania, Lussemburgo, Svizzera e Austria (evidentemente non deve essere facile organizzare competizioni nazionali). Behrens ha una storia sportiva particolare: era un triatleta, e si dedica esclusivamente al ciclismo solo da pochi anni. Con la Visma ha un contratto triennale, e in Olanda riusciranno a sviluppare bene uno con le sue doti fisiche.
Pablo Torres (UAE Team Emirates Gen Z ➡ UAE Team Emirates)
Nel ciclismo di oggi, in cui tutto si evolve a una velocità mai vista prima, neanche la squadra migliore al mondo, e con il ciclista migliore del mondo, può permettersi di rimanere ferma. Per la UAE, il colpo più importante è stato non perdere i tanti talenti già presenti, e che potrebbero volere più spazio per correre in autonomia. La conferma di Juan Ayuso è stata preziosa e per certi versi inaspettata, da capire se e quanto peseranno gli addii di Hirschi, Ulissi e Fisher-Black.
Tra i volti nuovi, il corridore più interessante è lo spagnolo Pablo Torres, che passa professionista dopo gli anni nella squadra di sviluppo (che a nomi banali come Future o Development preferisce l’attributo Gen Z).
Torres è stato protagonista in tutte le corse a tappe dedicate agli under 23 e in cui partecipava da sotto età. Ha fatto secondo al Giro Next Gen e al Tour de l’Avenir, dove ha infiammato la corsa vincendo due tappe e la classifica di miglior giovane. Dà il suo meglio nelle salite lunghe e difficili, come ha dimostrato nell’ultima frazione del Tour de l’Avenir. Quel giorno ha dato quasi quattro minuti al secondo arrivato e ha fatto registrare il nuovo record assoluto di scalata del Colle delle Finestre, migliorando di parecchio il primato appartenente a José Rujano. A 19 anni abbiamo visto pochi scalatori con il suo motore e l’affiancamento dei migliori tecnici al mondo gli permetterà di migliorare ancora.

Tom Pidcock (INEOS Grenadiers ➡ Q36.5 Pro Cycling)
La notizia di una particolare disarmonia tra Pidcock e lo staff della INEOS era nell’aria da tempo, ma il suo addio ha comunque lasciato a bocca aperta. Solo due anni fa, sembrava certo che Pidcock fosse stato eletto a volto per il futuro della squadra britannica, che dopo il bruttissimo infortunio di Bernal era alla ricerca di un nuovo protagonista.
Scorrendo il palmares di Pidcock, vediamo come in questi anni siano arrivate poche vittorie, ma tutte di peso. La tappa del Tour con arrivo sull’Alpe d’Huez, la Strade Bianche e l'ultima Amstel Gold Race. Quanti corridori oggi sono in grado di raggiungere risultati simili?
Dopo il divorzio inaspettato, Pidcock ha firmato un contratto triennale con il Q36.5 Pro Cycling Team. Sulla scelta di scendere a livello Pro Tour ha pesato sicuramente la libertà che Q36.5 gli lascerà per concentrarsi anche sull’attività off-road, in particolare il cross country in cui si è laureato campione olimpico. Sarà anche il capitano indiscusso in tutte le corse a cui prenderà parte e il centro per il progetto a lungo termine del patron Ivan Glasenberg. Il punto interrogativo più grande riguarda però il calendario della Q36.5, che partecipa agli eventi World Tour solo su invito. La partecipazione alle classiche del nord dipenderà dalla capacità della squadra di attrarre inviti. Basterà la presenza di Pidcock?
Marc Hirschi (UAE Team Emirates ➡ Tudor Pro Cycling) e Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step ➡ Tudor Pro Cycling)
Il progetto della Tudor Pro Cycling, che ha un forte sponsor alle spalle e Fabian Cancellara come fondatore, è molto ambizioso e l’obiettivo è il passaggio al World Tour. Se lo scorso anno si era già alzato il livello con le firme di Trentin e Storer, in questo inverno sono arrivati altri due nomi ancora più di impatto.
Il primo è Julian Alaphilippe, che riparte dal Pro Tour dopo una carriera al Wolfpack. Al francese recentemente è sembrata mancare quella libertà di correre e di attaccare che gli ha permesso di alzare le mani al cielo decine e decine di volte. Libertà che dovrebbe ritrovare in maglia Tudor.
Il capitano per il 2025 sarà però lo svizzero Marc Hirschi, che in UAE rimpiangeranno dopo una seconda parte di anno spettacolare. La scorsa stagione ha vinto per nove volte e la sua firma è una situazione win-win per il corridore e per la squadra. Hirschi può permettersi di non dover più correre da gregario, come spesso era costretto a fare alla UAE, mentre la Tudor ha trovato una stella su cui puntare in ottica punti per guadagnare una licenza World Tour. Al momento sono abbastanza indietro in classifica, dove occupano la 23esima posizione, ma la lotta per la promozione è ancora apertissima.
Simon Yates (Team Jayco AlUla ➡ Visma-Lease a Bike)
Come accaduto qualche anno fa al gemello Adam, anche Simon Yates ha scelto di lasciare la Jayco per passare in una delle migliori squadre del World Tour. Simon sarà il supergregario della Visma per Vingegaard, che potrà contare su uno dei migliori scalatori del gruppo nelle tappe più difficili.
Ma anche per il britannico questo passaggio potrebbe portare a un salto di qualità. Da quando è arrivato alla UAE, Adam non ha potuto correre da capitano, ma si è levato parecchie soddisfazioni personali. Ha vinto una tappa alla Vuelta e una al Tour indossando la maglia gialla e ha trionfato a Montreal, al Giro di Romandia a quello di Svizzera.
Come abbiamo capito bene, le differenze di budget di UAE e Visma rispetto alle altre squadre permettono di investire non solo sulla rosa, ma anche sugli allenatori all’avanguardia, in grado di far rendere al meglio i propri corridori. Simon Yates ha già una Vuelta in bacheca, ma potrebbe migliorare con l’aiuto dello staff olandese? Staremo a vedere, anche perché a 32 anni Simon Yates ha almeno un paio di buone stagioni davanti.
Un altro record, forse due: l'annuncio di Vittoria Bussi
A settembre, Vittoria Bussi, dopo aver ottenuto quel 3'20", durante la sua rincorsa al record del mondo dell'inseguimento individuale, aveva scritto: «Appenderò il cartello del record italiano sui 3 km accanto ai due record del mondo sull'ora, forse con ancora più orgoglio, per il coraggio, per accettare il dolore, per non aver rimpianti». Doveva essere quella la parola fine alla sua carriera, pur se amara, perché uno sportivo cerca sempre di lasciare che il sipario si chiuda all'apice della gloria, quando più di così non si può fare ed il futuro perderebbe comunque il confronto con il passato. Qualcosa che ha a che fare con il dramma, nel senso greco del termine, ovvero una forma letteraria, una rappresentazione con elementi significativi di conflitto. Sturm und drang, se volete chiamarlo in altro modo, tempesta ed impeto proprio mentre il sipario si chiude e la gente, i più, coloro che conoscono l'essere umano solo come atleta se ne vanno, perché non c'è più niente da vedere. Il resto è vita privata, è quotidianità più simile alla nostra di quanto si creda, a tratti noiosa: «Avevo bisogno di vivere quel mancato obiettivo, di assaporarlo, anche se il suo gusto non mi piaceva nemmeno un poco. Quando sbagli qualcosa a cui tieni, l'analisi può arrivare solo nel momento in cui ritrovi lucidità e questo momento giunge per ciascuno in tempi differenti. A quel punto, mettendo sul tavolo ciò che non ha funzionato, si capisce se riprovarci è possibile oppure è proprio la strada a non fare per te e intestardirsi non ha alcun senso, causa solo dolore, sofferenza, frustrazione. Quando ho scritto quelle parole, questa razionalizzazione non era ancora possibile per me, considerando come stavo, come mi sentivo». Spiega Bussi che il tarlo che perseguita ogni atleta di fronte alle sconfitte di qualsiasi tipo è: ho fatto veramente tutto ciò che mi era possibile fare per il traguardo che mi sono posto? Se la risposta è sì, la deduzione è la più naturale per uno sportivo: gli altri, i rivali, sono più forti ed a questo chi fa sport è sempre pronto ad inchinarsi. Il problema si manifesta quando, nonostante tutto, la risposta è no.
«A livello fisico, atletico, sapevo di essere serena con me stessa. Il dubbio era sulla parte di analisi scientifica, relativa all'aerodinamica in un'accelerazione fino a sessanta chilometri orari da ferma. Ricordo che, presso le strutture dello World Cycling Center, restavo a osservare queste partenze e facevo domande: il problema di applicazione, nel momento in cui i punti d'impatto visti in galleria del vento dovevano essere utilizzati nella pratica, era un fatto che riguardava solo me oppure tutti gli atleti fronteggiano questa questione? Se fosse così, in ottica futura sarebbe interessante fare chiarezza e credo che il dovere di un atleta, almeno per quanto concerne la mia visione di atleta, sarebbe quello di andare avanti, pur correndo il rischio di non farcela, per lo studio, la ricerca. Non siamo gladiatori nell'arena, vincere piace a tutti, ma lo spettacolo conta fino ad un certo punto, l'atleta dovrebbe avere un ruolo ben più importante nella società. Quando ho avuto chiaro di trovarmi in questa seconda situazione, ho capito che dovevo tornare in sella». A nulla sono servite le voci di chi, ad esempio suo marito Rocco, le diceva: «Il tuo messaggio l'hai già trasmesso: sei uscita dalla comfort zone, il risultato non è arrivato, ma ci hai provato. Hai trasmesso un ideale, un valore, hai sempre detto che a questo sono chiamati gli sportivi. Ora fermati». Per questo, ora può dirlo, ci sarà un altro record (almeno un tentativo). Forse due, perché se riuscirà nel record del mondo dell'inseguimento, vorrebbe chiudere, questa volta davvero, come ha iniziato, con un altro record dell'ora. «Ero stremata perché tenere i sessanta orari per tre minuti è sfinente per il fisico, ma quel che avevo fatto per "una vita" mi mancava troppo. Quando sono tornata a casa, mia madre si aspettava di trovarmi provata, invece ero stranamente più riposata che nei tentativi di record dell'ora. Il mio fisico aveva recuperato velocemente, mi ritrovavo con tanta energia e con la parola fine. La bicicletta, fedele alla promessa, l'avevo ritirata. Ero diventata nervosa, maggiormente "aggressiva" anche nella vita di tutti i giorni. Non mi piacevo più, trattavo male anche me stessa, quasi mi punissi». Bussi torna al velodromo, solo mezzo giro e un'esclamazione: «Come ho potuto pensare di rinunciare di colpo a tutto questo?».
Ci riproverà nel prossimo mese di maggio, perché non riprovarci vorrebbe dire lasciare un lavoro incompiuto: al primo tentativo di record nell'inseguimento individuale aveva applicato lo stesso metodo del record dell'ora. Dapprima l'altura e, successivamente, dopo una prova in cui era riuscita a scendere sotto i 3'20", in Messico, la scelta di investire in una finitura aerodinamica di buon livello sull'attrezzatura, sul body e sul casco. A settembre anche un 3'18", mai però il 3'15" a cui puntava perché il metodo, spiega, non era corretto in quanto «si creano delle turbolenze con l'accelerazione iniziale e l'aerodinamica non funziona come sul record dell'ora». Se l'inseguimento fosse rimasto sulla distanza dei tre chilometri, afferma, probabilmente, per quanto già detto, non ci avrebbe ritentato, ma i quattro chilometri sono un'opportunità che non vuole perdere, su uno sforzo differente, sui cinque minuti anziché sui tre, con una curva di potenza che varia: tra febbraio e marzo avrà modo di capire dove si posizionerà l'asticella del record e da lì gestirà la propria prestazione. La celebrazione potrebbe essere un ulteriore record dell'ora, su cui pende soprattutto un'incognita legata al riconoscimento UCI oppure no. Affinché questo avvenga sarà necessaria la presenza di cronometristi Tissot, allo stesso tempo, però, le nuove regole UCI implicano un significativo aumento dei costi per una prova che, in ogni caso, ha sempre richiesto fondi ingenti.
«La mia sconfitta è questa. Ho sempre ripetuto che il record dell'ora dovrebbe essere accessibile a chiunque abbia doti e meriti, tutte le persone con cui mi sono interfacciata mi hanno sempre detto di sì: ora ho scoperto che si sta percorrendo la direzione opposta, correndo il rischio che questa prova sia soprattutto un'occasione di business. Ho scritto una lettera ad Alessandra Cappellotto con cui ho sempre avuto ottimi rapporti spiegando che è un passo indietro per il ciclismo, non per Vittoria Bussi. La sconfitta è di tutti gli atleti che, a mio avviso, rischiano sempre più di essere gladiatori con l'unico compito di fare spettacolo e divertire, se non si inverte la rotta. Ho proposto che ci siano due punti di riferimento, diversi ma paralleli ed ugualmente da valorizzare: quello di Filippo Ganna, ovvero dell'estrema ricercatezza del materiale, di un ampio entourage a supporto, del professionismo. L'altra via è quella artigianale "à la Bussi", per chi non fa parte di una squadra, per chi non avrà mai la diretta televisiva e sul volo per il Messico sale solo con una persona perché non può coprire più costi. I due modelli devono stare in piedi assieme. Basta che ne cada uno perché si crei una frattura, un vulnus. Perché il ciclismo si faccia male». La notte del 25 dicembre sarà "un'altra notte delle cose concesse", come sono tutte le notti che portano a Natale e lo sarà proprio a causa di questa sconfitta, di questo ciclismo che va in direzione ostinata e contraria rispetto all'auspicio che tante volte ha fatto. Sarà una notte di magia per tutti, talvolta di nostalgia, e per Vittoria Bussi ancor di più perché si aprirà il crowdfunding a sostegno di questo nuovo record, come due anni fa: «Non sono mai stata capace di chiedere e, ancora oggi, penso che scegliere di farlo a Natale sia un modo per perdonarmi una cosa che non farei mai. Però da bambini a Babbo Natale abbiamo chiesto tutti qualcosa, anche i più timidi. Le persone mi hanno capita, anzi, mi hanno sentita come si sente ciò che ci assomiglia e, per lo scorso record dell'ora, ho raccolto ben più di quanto avessi chiesto. Non avrei voluto trovarmi nella stessa situazione e ho parlato ovunque affinché non capitasse. Ho raccontato le mie difficoltà a sostenere il record perché altri non dovessero passarle. Non è servito. Questa notte di Natale in cui il crowdfunding si aprirà nuovamente sarà anche una notte di denuncia, una luce su quel che non va, Un grido. L'ennesimo. Perché non è giusto».
L'approccio di Vittoria Bussi resta quello scientifico, del resto, lei viene dalla scienza: «Credo gli atleti debbano diventare sempre più consapevoli, studiare sempre di più, altrimenti le cose non cambieranno mai. Però deve essere uno studio sincero, interessato, non solo legato al risultato a breve termine. Altrettanto reale deve essere la curiosità: ci dicono che è meglio la forcella larga, si chieda sempre il perché, si scavi, non ci si accontenti di spiegazioni generiche. In Italia, a mio avviso manca la figura del Data Analyst, le università non sono coinvolte, ci sono dottorandi sull'intelligenza artificiale che potrebbero aiutarci e nessuno se ne occupa. Certe volte abbiamo anche dieci ore di dati da analizzare, queste professionalità potrebbero essere un supporto fondamentale. Credo che le atlete e gli atleti possano essere il più grande stimolo per il cambiamento». Per lo stesso motivo, Bussi partecipa a conferenze di scienziati presentando la possibilità che le due anime, atletica e scientifica, convivano nella stessa persona: lo racconta affinché anche la comunità scientifica si faccia sempre più parte di questo processo di consapevolezza e condivisione, di atleti ambasciatori di valori.
A maggio, dopo uno, forse due, record davvero tutto finirà. Sarà difficile, ma in misura inferiore rispetto a quest'anno, perché non sarà la prima volta e perché ora sa che è impossibile smettere all'improvviso e del tutto, per quella mancanza viscerale della bicicletta. Probabilmente inizierà a pedalare un giorno sì e due no, ma continuerà a correre. Smetterà gradualmente, dice così. «Sempre complicato familiarizzare con quel che finisce, anche se è il momento, anche se l'hai scelto, voluto, cercato. Io, però, non posso scordare di aver vissuto la mia carriera. Ho un'età in cui è legittimo scegliere di smettere, perché non si può essere ciclisti per sempre. Diverso è il caso di chi smette non volendo smettere, di chi smette per scelta altrui, per circostanze che nulla c'entrano con la propria volontà. Diverso è il caso di chi smette giovane, molto giovane. A vent'anni, magari. Le scelte forzate, purtroppo, non trovano mai pace, per quante storie ci si possa raccontare. A me è capitato quando ho smesso di fare atletica ed ero giovanissima: una fine violenta, ingiusta. Vorrei dire a chi si trova in questa condizione di non dimenticarsi di quel cassetto chiuso male. Non vi prometto che riuscirete a riprendere, non solo perché non posso saperlo, ma perché non sarebbe giusto e perché, spesso, non è vero, si dice solo per consolare. Però una cosa può accadere se salvaguardate quella passione e continuate a coltivarla: si ripresenterà sotto altre forme, in altri tempi ed in altri luoghi. Non sarà sprecata, non sarà più un cassetto chiuso male. Questo può succedere».
10 nomi da seguire al Tour de l'Avenir
È una delle corse più attese del calendario Under 23, è quella che chiude il trittico delle gare a tappe più blasonate e qualificanti della categoria a cui appartengono i ragazzi con meno di 23 anni* – per questa stagione quelli nati tra il 2002 e il 2005 – dopo Giro (Next Gen) e (Giro Ciclistico della) Valle d’Aosta, ecco, dal 18 al 24 agosto il Tour de l’Avenir.
Il Tour dei giovani, così detto, e che noi amiamo particolarmente non tanto per gli spunti che può dare verso il futuro – ormai la maggior parte dei corridori che partecipano a questi eventi sono praticamente dei professionisti, anzi, in alcuni casi lo sono a tutti gli effetti e di loro sappiamo “tutto” – quanto per il fascino incredibile che trasmette il vederli correre, non con le maglie di club, ma con quelle della propria nazionale. Quindi niente squadroni Devo delle WT (ben rappresentati lo stesso), ma nazionali, in alcuni casi molto forti, come vedremo a breve.
*Ricordiamo che possono partecipare anche i professionisti del World Tour, anche chi ha già disputato dei Grandi Giri.
Prima di raccontare i dieci corridori che potranno essere protagonisti di questa edizione, qualche numero.
Sessantesima edizione del Tour de l’Avenir, la prima è nel 1961 quando a vincere fu un italiano: Guido De Rosso, l’ultima, nel 2023, l’ha conquistata Isaac Del Toro, da sabato impegnato alla Vuelta. L’Italia ha vinto 4 volte: dopo De Rosso, c’è stato Gimondi nel 1964, Denti nel 1966 e infine Baronchelli, 1973, Baronchelli che detiene un record che quest’anno potrebbe cadere: la doppietta Giro/Tour nello stesso anno, obiettivo fallito nelle ultime stagioni da Ayuso (2021) e Staune Mittet (2023) - anche se, come vedremo, Jarno Widar potrebbe fare pure meglio.
Negli anni, la corsa ha cambiato nome, organizzatori e anche modalità di partecipazione ed è stata vinta da corridori che hanno scritto alcune pagine importanti della storia di questo sport: da Zoetemelk (1969), a Lemond (1982), continuando poi con Ludwig (1983) Mottet (1984), Indurain (1986), Madiot (1987), Fignon (1988), Bruyneel (1990) e venendo poi agli anni 2000, Menchov (2000), Mollema (2007), Quintana (2010), Chaves (2011), Barguil (2012), Miguel Angel Lopez (2014), Soler (2015), Gaudu (2016), Bernal (2017), Pogačar (2018), Foss (2019) Tobias Halland Johannessen (2021), Uitdebroeks (2022) e Del toro (2023). Nomi noti, vero? In poche parole: l’Avenir dice spesso la verità sul futuro dei corridori.
Una corsa che è stata anche vinta da uno dei personaggi più di culto della disciplina delle due ruote: Sergei Sukhoruchenkov, unico corridore ad averla vinta due volte, oltretutto, nel 1978 e nel 1979.
L’Italia, qui, è bene o male sempre stata protagonista, di recente sia con i successi di tappa - nel 2016 c’è riuscito Albanese, poi Covi nel 2018, Milesi nell’ultima tappa del 2022 e Pellizzari nell'ultima del 2023 - che in classifica generale. Oltre ai vincitori già citati spiccano, più di recente, i podi di Pellizzari e Piganzoli lo scorso anno, di Zana nel 2021, di Aleotti nel 2019 e di Ravasi nel 2016. Mattia Cattaneo è stato terzo per ben due anni di fila, 2011 e 2012, e non sono moltissimi, anzi, i corridori a vantare più di due podi. C’è appunto il sovietico Sukhoruchenkov, due primi e due secondi posti, mentre proprio a quota due podi: l’olandese Den Hertog (1° nel 1972 e 2° nel 1971), il francese Laurent Roux, vincitore nel 1997 dopo essere stato sul podio, 3°, nel 1995, i sui connazionali Bezault (due secondi posti) e Bourreau, l’austriaco Steinmayer, e lo spagnolo, José Gomez.
È una corsa che, bene o male, basta vedere l’albo d’oro recente, segnala chi ha qualità per poi imporsi tra i professionisti, e visti i favoriti per quest’anno, dovrebbe essere così anche per il futuro.
Infine due conti sulle nazioni plurivittoriose: la Francia, con 19 vittorie, comanda nettamente l’albo d’oro, segue la Spagna a 12, la Colombia a 6, Russia (o ex Urss) a 4 come Italia e Belgio, Olanda è ferma a quota 3 mentre la Norvegia è a 2 - ha vinto due delle ultime quattro edizioni. Lo scorso anno, con Del Toro, c'è stata la prima vittoria di un messicano.
Ma ora ecco dieci nomi da seguire al Tour de l'Avenir 2024
ANTONIO MORGADO
Che cosa ci fa uno così ancora a correre tra gli Under 23 dopo aver ottenuto un quinto posto in una delle gare più dure della stagione, il Giro delle Fiandre, resta un mistero o meglio, nemmeno troppo, è qualcosa di legato al regolamento che permette a corridori di questa età (Morgado è un classe 2004, sarebbe un secondo anno tra gli Under 23), nonostante siano già ben inseriti in contesti superiori, di scendere di categoria - lo vedremo anche al Mondiale dove rischia di essere il favorito. Il suo nome al Tour de l’Avenir è più interessante per le frazioni singole che per la classifica generale, anche se il suo livello è così alto che non mi stupirei di vederlo in alto a fine corsa. Vedremo, forse il grande caldo previsto rischia di non favorire lui che col freddo e la pioggia si trova a meraviglia, ma giorno dopo giorno il rischio concreto di vedere il baffuto portoghese davanti c’è, seppure dodici mesi fa fu una delle delusioni della corsa.
BRIEUC ROLLAND
Capitano - o uno dei capitani - di una Francia che si presenta al via con una formazione fortissima e che punta a riportare in Francia la corsa otto anni dopo la vittoria di David Gaudu. Non ha disputato il Giro Next Gen dove, gioco forza, sarebbe stato uno dei favoriti pure lì, ma la sua squadra, la Groupama, non era stata invitata; ha saltato il Valle d’Aosta e si presenta tirato a lucido (terzo di recente in una gara in linea in Francia, battuto solo da Lapeira ed Eenkhoorn) per l’evento cerchiato in rosso da inizio stagione. Va forte in salita e quest’anno lo ha dimostrato anche in alcune uscite con i professionisti, è cresciuto con Lenny Martinez e Grégoire e con loro era uno dei leader delle selezioni francesi giovanili, i due, però, sono maturati prima di lui, ma questo non vuol dire che Rolland non sia un corridore di valore assoluto o che non possa togliersi grandi soddisfazioni anche nella massima categoria. Prima però c’è un Avenir da provare a vincere e per la Francia può andare bene sia con lui che con Rondel o perché no pure con Bisiaux.
JARNO WIDAR
Ma chiunque voglia vincere questa corsa se la deve vedere con Jarno Widar che insegue un trittico mai realizzato finora: Giro-Valle d’Aosta e Avenir nello stesso anno, o provare a togliere a Baronchelli quel record di Giro e Avenir vinti entrambi nel 1973. Di recente ci hanno provato Ayuso e Staune Mittet, ma entrambi si sono dovuti inchinare più che agli avversari alla cadute e questo ci fa pensare quanto sia un tabù che prima o poi andrà sfatato. Widar, dominatore in stagione della categoria, non pensa a entrare negli annali per la doppietta ma semplicemente a vincere quella corsa che in Belgio, di recente, ha conquistato Cian Uijtdebroeks. È vero, la strada è costellata di pericoli, ma per quello visto in stagione, il piccolo belga mi pare, in questo momento, imbattibile.
JOSEPH BLACKMORE
Se Morgado è già lanciato tra i professionisti anche Joe Blackmore non scherza e ha pure un anno in più. Ma se Morgado passava quest’anno in UAE come astro baffuto destinato a illuminare il ciclismo, il rendimento nella prima parte di 2024 di Joe Blackmore, se non è da catalogare come un'autentica sorpresa, poco ci manca. Una certezza quasi assoluta è diventato il biker inglese che in stagione ha trionfato tra i professionisti in giro per tutto il mondo: primo al Tour of Rwanda e al Tour de Taiwan, prima di conquistare il Circuit des Ardennes, corsa .2, concludendo una parte iniziale di stagione da mezzo fenomeno con la vittoria alla Liegi di categoria. Dopo una parentesi in mountain bike è tornato a macinare buoni risultati, senza vittorie però, chiudendo al decimo posto l’Arctic Race of Norway, ma pare con una preparazione mirata all’Avenir. Va forte in salita, lunga o corta non fa differenza, è veloce, gli piace attaccare. Se cercate il principale rivale di Widar per la classifica generale ecco il nome.
MATTHEW BRENNAN
Restiamo in Gran Bretagna per parlare di Matthew Brennan, altro classe 2005, dunque un primo anno, che non ha per nulla subito il salto di categoria, anzi, si è pure messo in luce tra i professionisti. Prodotto della Fensham Howes Junior Team, squadra che sta lanciando diversi talenti in questi ultimi anni, Brennan non è un semplice velocista, tutt’altro, ma come caratteristiche potrebbe ricordare un suo possibile compagno di squadra nel 2025, quando il 19enne passerà con la squadra World Tour della Visma, ovvero Wout van Aert. Tiene bene su salite brevi e ripide ed è estremamente veloce, ma sono ancora da cogliere i suoi margini. In stagione è partito fortissimo con il successo nell’ultima tappa del Giro Next Gen come fiore all’occhiello di una crescita continua e di una grande costanza di rendimento. All’Avenir ha cerchiato di rosso la tappa 1, quella con arrivo a Ronchamp-Champagney.
LUDOVICO CRESCIOLI
In un Avenir così montagnoso Ludovico Crescioli, che da ragazzo ha fatto proprio dell'andare forte in salita la sua massima vocazione, sarà la carta più importante della spedizione azzurra di Marino Amadori il quale non ha nascosto di aver provato a riportare in Francia uno tra Pellizzari e Piganzoli, sul podio nel 2023 di fianco al vincitore Del Toro. Il talentuoso corridore della Team Technipes #InEmiliaRomagna sta finalmente vivendo una stagione (quasi) senza malanni fisici e ha un doppio obiettivo in Francia: chiudere in una posizione di classifica tra i primi dieci e strappare ufficialmente un contratto per il prossimo anno tra i professionisti. L’Italia si presenta con una squadra interessante, ma sulla carta appare difficile ripetere le imprese delle ultime stagioni, ma mai porre limiti alle selezioni di Amadori. Oltre a Crescioli, li nominiamo tutti quelli al via: Edoardo Zamperini, uno dei migliori italiani nell’ultimo biennio, fermato in stagione da un brutto infortunio che ne ha compromesso il rendimento al Giro, punterà alle tappe, ma proverà a tenere duro anche per la classifica; Pietro Mattio, una delle realtà del nostro ciclismo giovanile, cresciuto stagione dopo stagione in maglia Visma, anche lui sarà una carta interessante da buttare in fuga e provare a scompigliare le carte. Di sicuro sarà un importante uomo squadra, ruolo che ricopre con qualità anche in Visma; Simone Gualdi, il migliore 2005 italiano per risultati quest’anno, a suo agio anche tra i professionisti, e infine Alessandro Pinarello e Florian Kajamini, anche loro chiamati a provare a tenere duro in salita e a dare anche qualche risposta dopo un periodo non del tutto facilissimo a livello di risultati. Chissà che qualcuno di questi non cerchi gloria e consacrazione l’ultimo giorno con l’arrivo in Italia, sul Colle delle Finestre. Occasione ghiotta.
JAKOB SÖDERQVIST
Lo svedese della Lidl-Trek punta tutto sul prologo iniziale e proprio come al Giro Next gen è il favorito a vestire la maglia di leader per un giorno. Un giorno solo, perché poi già dalla frazione successiva probabilmente perderà terreno appena la strada salirà, ma al momento è il corridore, nella categoria, nettamente più forte a cronometro e potrà usare la corsa francese oltre che per riportare alla Svezia un successo di tappa che manca dal 2004 (Lofqvist primo su Le Grand Bornard), anche per affinare la condizione in vista del mondiale di Zurigo.
AJ AUGUST
Altro corridore che si sta facendo già tra i professionisti è il giovanissimo americano AJ August, in forza alla Ineos e qui leader di una compagine che schiera anche Artem Shmidt, suo futuro compagno di squadra con i britannici e Colby Simmons, che punterà tutto sulla prima tappa e sulle fughe. AJ August, sosia di Miles Teller, l’attore protagonista del film Whiplash, potrebbe essere un nome un po’ a sorpresa a fine Avenir nei piani alti della classifica, perché le lunghe salite ancora non sembra gli si addicano molto, ma chissà. Ci rivediamo a fine corsa per vedere dove sarà arrivato.
ROBIN ORINS
Premio alla regolarità per il 2002 belga che il prossimo anno sarà a tutti gli effetti tra i professionisti in maglia Lotto Dstny. In stagione ha un ruolino di marcia impressionante soprattutto nelle gare di un giorno dove spiccano su tutti i podi alla Roubaix e alla Liegi e le vittoria nel campionato belga a cronometro e nella Omloop Het Nieuwsblad. Insieme a Verstrynge, altro corridore regolarissimo, ma più forte in salita, sarà fondamentale per i sogni di gloria del capitano Widar.
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MAX VAN DER MEULEN
Tanti alti e bassi in carriera dopo un inizio scoppiettante, quasi folgorante, tra gli juniores. Tanti alti e bassi anche in stagione per il giovane corridore del CTF Victorious e futuro Bahrain, vincitore quest’anno di una tappa alla Ronde de l’Isard, ma spesso anche vittima di malanni e controprestazioni. Lo si vede spesso allenarsi con due mostri sacri come van der Poel ed Evenepoel e lui, che è soprattutto scalatore, andrà a caccia di un posto sul podio che all’Olanda all’Avenir manca dal 2018, quando Arensman chiuse alle spalle di un certo Pogačar. Sulla carta uno forte così in salita, in Olanda, non lo vedevano da anni.
Foto: Sprint Cycling Agency
Appunti sul Tour de France
Il Tour è terminato qualche giorno fa, andiamo in pace. Più o meno. Il Tour è terminato pochi giorni fa e proietta in maniera definitiva Pogačar nella storia di questo sport. Stando larghi, andando a naso, a sensazione, senza che tutto ciò sia suffragato da numeri - e i numeri in ogni caso suffragherebbero, eccome se suffragherebbero - la stagione 2024, che sta trascorrendo veloce come veloce affrontano le salite i corridori, lo inserisce (almeno) tra i dieci più grandi che questo sport abbia mai visto. La doppietta Giro-Tour dopo 26 anni è simbolo di ciò che è lo sloveno e di ciò che resterà delle sue gesta in questo sport negli anni a venire.
NON SOLO POGI
Il Tour appena trascorso, però, non è soltanto lo sloveno. C’è la resistenza - la volta che userò il termine resilienza abbattetemi - del suo più forte rivale, Jonas Vingegaard, che rientra alle corse proprio al Tour dopo aver rischiato perlomeno la carriera un paio di mesi prima ai Paesi Baschi. Il danese, tanto grintoso in sella quanto sfuggente e introverso nel dopo corsa - e adoro questo suo volto contraddittorio - è stato l’unico, a sprazzi, a provare a tenere la ruota di Pogačar, tanto da farci pensare, a un certo punto, come il Tour 2024 potesse avere una sfida da raccontare in chiave maglia gialla. Ma troppa, esagerata, la superiorità dello sloveno in versione 2024. Un Pogačar che ha raggiunto la maturità agonistica, fisiologico vista l'età, e pare che sul suo periodo di forma stia avendo un certo peso il cambio di allenatore e di allenamenti.
Il podio lo chiude Remco Evenepoel, sorpresa, ma fino a un certo punto. Fino a un certo punto perché in quanto a talento il corridore belga appartiene a quel gruppo lì, dei Pogačar e pochissimi altri. C’era qualche dubbio sulla tenuta, in alta montagna, soprattutto in tappe con salite ripetute, ma si è gestito benissimo e a questo punto, con una vittoria alla Vuelta nel 2022, un dodicesimo posto lo scorso anno sempre in Spagna (uscì di classifica a causa di una giornata di crisi dalla quale comunque si riprese benissimo, una giornata no) dove arrivarono, però, tre vittorie di tappa e la maglia a pois, un ritiro al Giro nel 2023, quando era in piena lotta per vincerlo e un podio al Tour, si può dire come sia attualmente uno dei più forti interpreti anche delle corse di tre settimane. Margini? Da scoprire, da capire quali e se ci saranno. Argomento interessante per il 2025 dove, molto probabilmente, lo rivedremo in corsa in Francia, stavolta, però, con la pressione di dover per forza salire sul podio se non addirittura trasformare il duello in una lotta a tre. Poi se magari, per mettere pepe, gli organizzatori aggiungessero cinquanta, sessanta chilometri a cronometro ci si potrebbe divertire ancora di più.
E ci sono tante altre cose da dire, partendo dal regolarista Almeida (quarto) che non sbaglia una corsa a tappe che sia una, con un ritiro al Giro per un malanno quando era lì a giocarsi il successo e poi tanti risultati di rilievo, uniti ad una certa costanza di rendimento ne fanno uno dei corridori più forti al mondo nelle corse di tre settimane, Tutto questo oltre a una grande capacità di svolgere, a livelli importanti, il ruolo di uomo-squadra.
C’è poi il ritrovato Landa che a quasi 35 anni firma un notevole quinto posto in classifica, migliorando anche lui ogni prestazione in ogni singola tappa di montagna rispetto a quello che era il suo meglio almeno a livello di età. Ci sono le difficoltà della Ineos, vittima di malanni in serie e che non va al di là del settimo posto di Carlos Rodriguez: per lui un passo indietro rispetto al 2023 ma con l’attenuante di aver corso mezzo malato, per l’appunto, dopo aver corso mezzo incidentato lo scorso anno: ancora da capire quale sia il suo vero volto e in questo caso da scoprire quali sono i margini. Per motivi legati anche alla giovane età non ho ancora capito molto del corridore spagnolo se non che è uno che va forte un po’ ovunque e quando sta bene non ha paura di attaccare.
C’è Adam Yates (sesto posto) che, senza strafare, chiude ancora in alto in classifica, anche se non tanto quanto il 2023, ma lavorando con profitto per il suo capitano; c’è Matteo Jorgenson, completo come pochi altri in gruppo, dotato di fondo e recupero, capace anche lui di svolgere al meglio il lavoro di gregario, ma anche di ritagliarsi spazio personale. Chiude ottavo al Tour dopo aver vinto una classica delle pietre questa primavera: ecco, in questo è stato persino superiore a Tadej Pogačar che quest’anno la campagna fiamminga l’aveva saltata a piè pari. C’è Derek Gee che toglie spettacolarità al suo modo di correre, ma si testa per la classifica: nono al Tour è un risultato enorme e chissà che nel 2025 non gli venga in mente di provare a venire al Giro e magari cercare pure di vincerlo o di salire sul podio.
Un accenno alle tre settimane strepitose di Carapaz. Veste la maglia gialla, vince quella a pois, conquista una tappa e ne sfiora altre due. Corridore spettacolare, esaltante, quando scatta fa male (quasi) a tutti. Si deve inchinare in un paio di circostanze soltanto alla rimonta di quel diavolo vestito in giallo che porta il nome di Tadej Pogačar. Due righe anche sul Tour di Bini Girmay che porta a casa la maglia verde, fa pari e patta come numero di vittorie di tappa con Jasper Philipsen e questa è stata una grande sorpresa: alzi la mano chi si sarebbe mai immaginato di vederlo così competitivo in volate di gruppo. Certo, voglio fare il rompiscatole: il livello di queste volate, una volta tanto, non era così alto, anzi, rispetto a quello che il 2024 sa offrire. Mancavano due dei tre più forti al mondo, Milan e Merlier, oltre a Groves e Kooij, tutti questi ce li siamo goduti al Giro. E in più è come se a Philipsen fosse mancato qualcosa in termini di brillantezza. A lui e al suo treno.
Altri spunti: le vittorie di tappa di Bardet, Vauquelin e Turgis, tre corridori francesi appartenenti a tre mo(n)di differenti. Il primo, all’ultimo Tour, che questa corsa pareva potesse vincerla un giorno e a volte c’è davvero andato vicino, ma l’avversario si chiamava Froome. All'ultimo Tour vince una tappa dopo sette anni dall'ultima volta e veste per la prima volta la maglia gialla. Il secondo avanza senza essere mai stato uno di quei talenti da strapparsi i capelli (e in Francia ne hanno, di talenti non solo di capelli) ma ogni stagione ha messo un piccolo mattoncino finendo per costruire un palazzo che si fa guardare, piazzando all’entrata la vittoria di tappa di Bologna dopo essere stato in fuga tutto il giorno. Va forte a cronometro, è veloce, apprezza le brevi corse a tappe: non sarà colui che sfaterà il tabù Tour per i francesi, ma è corridore da seguire. Nazione sempre più prolifica, grazie alla programmazione e al sistema che permette a un numero altissimo di corridori di esprimersi restando competitivi anche una volta passati professionisti - a differenza di quello che succede da noi in italia. La terza vittoria di tappa francese porta la firma di Anthony Turgis che invece appartiene agli incompiuti, di quelli che le grandi vittorie le hanno soltanto sfiorate. Vive una giornata di gloria incredibile nella tappa degli sterrati salvando il Tour, e in parte la stagione, di una (mezza) disastrosa, sin qui, TotalEnergies. Ci sarebbe da parlare di quanto è forte Jonas Abrahamsen che ha trasformato completamente il suo fisico per diventare un corridore vero alla soglia dei 30 anni e un giorno potrà giocarsi pure qualche classica del Nord. Al Tour non vince, ma veste la maglia a pois per diversi giorni, è il corridore con più chilometri in fuga, avrebbe meritato il premio di supercombattivo, ma gli viene preferito Carapaz. E a proposito di trasformazioni: Campenaerts, che da un po’ di anni si occupa meno delle crono e più delle fughe, trova il successo più importante della carriera dopo averne sfiorati anche lui diversi. Tre parole sui due van: Aert e der Poel. Entrambi a secco anche se il primo più volenteroso del secondo, oltre ad esserci arrivato molto più vicino. Per i due l’obiettivo sarà fra pochissimi giorni e si chiama Parigi 2024.
AZZURRO TENEBRA
Infine e in breve: quanto è messo male il ciclismo italiano che, tolti i due campioni di cui possiamo vantarci (Ganna e Milan), ormai è ben poca cosa? Ciccone fa classifica chiudendo undicesimo alle spalle di Buitrago: il duello con il colombiano, anche in un post tappa, è uno dei pochissimi momenti in cui l’Italia si fa vedere, anche se nella seconda settimana, quando arriva al quinto posto in due tappe di montagna, mi aveva illuso potesse lottare per qualcosa di meglio in classifica, ma al Tour il livello è troppo alto per pensare di entrare nei primi sei, sette, otto. L’anno prossimo lo aspettiamo al Giro e magari nelle classiche delle Ardenne.
Può bastare il suo undicesimo posto senza guizzi a salvare la spedizione? Assolutamente no, ma se Ciccone, pur bravo sia chiaro, non esalta, gli altri che fanno? Sobrero, dopo il ritiro dei due uomini di classifica della Red Bull, fatica a riciclarsi in un altro ruolo e si vede a malapena in un paio di fughe dove aiuta i compagni di squadra (da gregario per la classifica a gregario per i compagni in fuga, siamo questi); Moscon è l’emblema di ciò che sempre più spesso diventano i ciclisti italiani: ottimi compagni di squadra, valorosi aiutanti, dopo aver vestito i panni delle speranze, dopo averci illuso.
Bettiol, non pervenuto, ritirato per stanchezza; Ballerini e Mozzato hanno fatto l’uno guardia del corpo a Cavendish e con buoni risultati (tappa vinta dal corridore britannico), l’altro apripista di un velocista che da un anno a questa parte è diventato un ex. Gazzoli è stato il primo a ritirarsi al Tour, Formolo si è visto un paio di volte tirare il gruppo per qualche centinaia di metri. A memoria non ricordo un Tour così insipido corso dagli italiani e succede proprio nell’anno in cui la corsa parte dall’Italia. Ma, come detto, siamo questi: senza squadre di livello nella massima categoria, con talenti che passano professionisti dopo aver fatto buone cose nelle categorie giovanili e in un modo difficile da spiegare e comprendere o scompaiono dai radar o diventano gregari. Senza ottenere risultati di vertice nelle corse che contano e stanno scomparendo pure i risultati che contano nelle gare di secondo piano, fateci caso. Stiamo entrando in quello che forse è uno dei peggiori momenti della storia del ciclismo italiano. Problemi? Tanti, diffusi in maniera capillare in tutto il sistema. Soluzioni? Nessuno le conosce o ne parla, anzi, spesso alcuni buoni risultati vengono usati per nascondere ciò che non va. Vedremo il futuro cosa riserverà a questo sempre più evidente azzurro tenebra che ultimamente sta bene con tutto.
Foto: Sprint Cycling Agency
Il Monumentale del Tour de France 2024
Densa di fascino, come una di quelle gelatine che Jim Halpert, il cattivo della serie TV americana The Office, usava per fare impazzire alcuni suoi colleghi. Attesa, come il giorno più importante nella vita di un bambino. Discussa, perché se non parlassimo di Tour de France allora tanto varrebbe chiudere baracca. Il Tour de France 2024 sta per iniziare - 29 giugno-26 luglio - e lo farà dall’Italia per la prima volta nella sua storia, avrà (le consuete) 21 tappe e si snoderà lungo circa 3.500 chilometri. La corsa partirà dall’Italia per chiudersi a Nizza invece che a Parigi: i Giochi Olimpici nella capitale francese a fine luglio hanno imposto un cambio epocale che si tramuta anche in cronometro all’ultimo giorno, al posto del tradizionale sprint che vale una carriera, sui Campi Elisi.

I temi principali - le domande che mi e vi pongo - sono almeno quattro e coinvolgono i favoriti alla classifica finale, li accenno qui prima di addentrarmi nello specifico raccontando come di consueto vita, caratteristiche e miracoli sportivi dei presenti al Tour de France 2024 e delle loro squadre di appartenenza.
1) Riuscirà Tadej Pogačar a completare la doppietta Giro-Tour ? (E poi, intanto la butto lì, anzi qui: poi lo sloveno pensi al Mondiale perché non succederà spesso di averne uno così favorevole alle sue caratteristiche e lasci perdere la Vuelta).
2) In che stato di forma sarà Jonas Vingegaard Hansen, dopo lo spavento che ci ha fatto prendere ai Paesi Baschi? Sarà un avversario credibile?
3) Riuscirà Remco Evenepoel a fare quel salto di qualità per giocarsi un posto sul podio in una corsa con (quasi) tutti i migliori al mondo per le gare a tappe di tre settimane?
4) Potrà essere Primož Roglič, nonostante i quasi 35 anni l’avversario da cui Pogačar si dovrà guardare?
UN FAVORITO (CON UNO SQUADRONE)
Complesso per tutti sconfiggere Tadej Pogačar, soprattutto quello visto nel 2024, la migliore versione di se stesso, quello all’apice della sua maturità agonistica e che alla vigilia dice di non essresi mai sentito così forte. Come può non essere lui il favorito numero uno di questa corsa? Anche per via dei noti problemi del suo più accreditato - fino a qualche mese fa - rivale per la maglia gialla finale. Lui è il più forte - al mondo - la sua squadra è la più forte - al via e al mondo - e potrebbe, sulla carta, ma stando sempre attenti a non pastrocchiare con l’inchiostro, piazzarne pure altri due sul podio, un altro nei cinque e un altro ancora nei dieci. Mi piace questa cosa? Sinceramente, nemmeno un po’, ma tant’è. Di squadre forti al via del Tour ne abbiamo viste - e ne vedremo anche quest’anno - ma una così faccio fatica a ricordarla. Adam Yates e João Almeida, mantenessero lo standard visto al Tour de Suisse, potrebbero tranquillamente essere i rivali più accreditati dello sloveno; Juan Ayuso, nonostante fisiologici alti e bassi per via dell’età e qualche caduta di troppo, è il nuovo che avanza nei grandi giri. Pavel Sivakov, in poche stagioni, è passato da “prossima grande cosa” nelle corse a tappe a uomo di alta classifica, finendo per diventare gregario extra lusso di capitani che possono vincere le corse. C’è poi Marc Soler, cavallo pazzo a cui Matxin è riuscito a dare un senso, almeno per loro, a me piaceva di più la versione illeggibile dei tempi Movistar e, infine, Nils Politt e Tim Wellens, che in altre squadre andrebbero a caccia di tappe, mentre qui saranno utilissimi alla causa, soprattutto in pianura il primo e nelle prime fasi di salita il secondo.
GLI AVVERSARI

Per via dell’incidente accorso a Vingegaard, il primo rivale dello sloveno è un altro sloveno: Primož Roglič. Difficile, però, immaginare come un corridore che fa del calcio volante assestato nei finali di tappa la sua arma migliore, quasi l'unica, possa trovare terreno per battere questo Pogačar che più dei suoi rivali dovrà temere il caldo. La Red Bull-BORA-Hansgrohe, però, va al Tour con una squadra niente male e un nuovo sponsor, di peso, forse il più importante e conosciuto, a livello globale, per ciò che concerne lo sport. Darà motivazioni in più. Una squadra con Aleksandr Vlasov: uno dei corridori più continui ad alti livelli quest’anno in salita mentre Jai Hindley è uno che ha pur sempre vinto un Giro d’Italia due stagioni fa anche se come aiuto di un capitano è ancora tutto da vedere - e al recente Delfinato non ha rubato l’occhio. A completare una squadra davvero forte per la salita presenti Bob Jungels e Matteo Sobrero, mentre Marco Haller, Nico Denz e Danny van Poppel si divideranno tra lavoro sporco in pianura, tirando, difendendo, coprendo, e gloria personale: Haller a supporto di van Poppel in volata, Denz in fuga.

Parte più defilato il vincitore uscente: quali conseguenze per il suo rendimento la caduta ai Paesi Baschi? Probabilmente lo scopriremo già nelle prime, impegnative, tappe italiane. E allora, oltre a Jonas Vingegaard, in casa Visma | Lease a Bike sarà da seguire con attenzione Matteo Jorgenson, rendimento altissimo quest’anno nelle brevi corse a tappe, da verificare la capacità di tenere lungo l’arco delle tre settimane, anche se va detto, intanto, che il percorso di questo Tour potrebbe favorirlo, oltre al fatto che l’americano ha poco da invidiare alla concorrenza per un piazzamento in altissima classifica. Completano lo squadrone olandese - più vario, completo e all'apprenza compatto rispetto a quello emiratino - Wilco Kelderman, uno che potrebbe fare il capitano d’ alta classifica in almeno 18 delle 22 squadre al via, Bart Lemmen, chiamato all’ultimo per sostituire un Kuss che quest’anno non va, Wout van Aert, il coltellino svizzero del gruppo: lavorerà in salita, potrà inserirsi in fuga su ogni terreno, si butterà nelle volate di gruppo compatto, proverà a vincere quelle a plotone sgranato, mentre Christophe Laporte cercherà risposte dopo una stagione altamente negativa e sfortunata, quasi come se stesse vivendo una sorta di crisi di rigetto a un irripetibile 2023. Jan Tratnik e Tiesj Benoot sono due corridori affidabilissimi e sui quali la squadra si appoggerà per ricevere aiuto su ogni terreno.
TUTTI (PROPRIO TUTTI) GLI ALTRI

Quasi tutte le squadre mettono in campo il meglio possibile, poche le assenze di peso, ma d’altra parte il Tour de Netflix impone al via il miglior cast possibile. E così che vista la forza di UAE, Visma e Red Bull, constato come anche la INEOS Grenadiers non voglia essere da meno. Carlos Rodríguez Cano, il più giovane della compagine britannica, guida un gruppo formato da Egan Bernal, Geraint Thomas, Thomas Pidcock, Michał Kwiatkowski, Ben Turner, Jonathan Castroviejo e Laurens De Plus. Pensare che questa squadra non sia la più forte al via lascia senza parole. Carlos Rodríguez ha ottime credenziali per salire pure sul podio finale. Continuo, forte in salita, forte a cronometro, forte in discesa, sa pure cogliere l’attimo giusto per provare a vincere una tappa visto che non ha nemmeno paura ad attaccare. L'unica incognita è legata alle cadute: spesso, nonostante la capacità di guidare il mezzo, ha bruciato risultati importanti a causa di incidenti in corsa. Egan Bernal insegue la rinascita, si gioca la top ten anche se sogniamo qualcosa in più, magari pure una tappa: da troppo tempo non si concede il gusto di alzare le braccia al traguardo. Geraint Thomas, dopo il podio al Giro, sarà completamente a disposizione dei suoi, così come lo sono tre fra i più forti “gregari” in circolazione per le tappe di montagna e non solo: Laurens De Plus, Jonathan Castroviejo e Michal Kwiatkowski i quali potrebbero, insieme a Thomas Pidcok, inseguire fughe e successi di tappa. E a proposito di Pidcock: dopo due tentativi di fare classifica e conclusi con un 16° e 13° posto abbastanza dimenticabili, proverà a fare classifica per una terza volta o lo vedremo libero di dare spettacolo in qualche tappa come due anni fa nel giorno dell’Alpe d’Huez? Se dovessi indovinare e fossi costretto a scegliere direi la seconda, ci sono anche i Giochi a Parigi con cui fare i conti pochi giorni dopo la fine del Tour, sprecare troppa energia per un piazzamento nei 20, potrebbe rivelarsi controproducente. Lui intanto dice di puntare alla prima maglia gialla. Chiude il gruppo Ben Turner, successore di Luke Rowe quasi a 360 gradi, dal corridore gallese eredita principalmente il ruolo di mulo delle prime fasi di gara.

Capitolo Soudal-Quick Step, o meglio Remco Evenepoel. Cosa aspettarsi dall’ imprevedibile ex campione del mondo, al suo esordio al Tour de France? Dovesse finire nei primi cinque sarebbe grasso che cola, considerando anche per lui l’incidente ad aprile che gli ha tolto qualche settimana di preparazione; nei dieci sarebbe un piazzamento auspicato, quasi chiamato tutto il resto, che non sia una vittoria di tappa o magari due, un risultato finale deludente. Le aspettative su di lui sono sempre enormi, così come è sembrato enorme - forse troppo? - il suo fisico, per pensare di poter infastidire i migliori in salita. Squadra forte al suo fianco: Mikel Landa può pensare persino di andare più forte di lui in salita e di conseguenza curare anche una buona classifica, anche se i due, almeno nelle foto, per quanto possano assumere un significato di verità assoluto immagini postate sui social, sembrano, sin dal ritiro invernale, avere instaurato un certo feeling che poi in corsa si è intravisto alla Volta ao Algarve. Gianni Moscon sarà il gregario per eccellenza in squadra, definito sin dai primi mesi in maglia Quick Step come l’erede di un altro trattore, Tim Declercq, anche se quegli standard sono decisamente lontani. Louis Vervaeke, Ian Van Wilder e Jan Hirt, saranno altre tre pedine preziose per la salita, e magari, soprattutto gli ultimi due, “riserve” per fare classifica, ma non escluderei di vederli anche cercare di vincere una tappa di montagna. Yves Lampaert, sorprendente prima maglia gialla al Tour di due anni fa, potrà giocarsi le sue chance in fuga, darà una mano in pianura a Evenepoel e una in volata a Casper Pedersen, seppure quest’ultimo non si possa considerare un velocista di prima fascia, quanto piuttosto corridore da soluzioni alternative alla volata di gruppo.

Movistar Team per la classifica punta su Enric Mas. Nel Power Ranking che ho stilato tempo fa, Mas è, a conti fatti, e grazie soprattutto alla regolarità che trova nella “gara di casa”, ovvero la Vuelta, al quarto posto assoluto tra i corridori in attività per le grandi corse a tappe. Dietro i tre che potete immaginare. Questo non significa che lo spagnolo, spesso sin troppo criticato, come sin troppo criticata è la Movistar, autentica squadra meme del ciclismo internazionale, a volte se la vanno a cercare non c’è dubbio, sia la quarta forza in campo, ma è uno dei nomi che ambiscono a un piazzamento in alta classifica. Regolarista in salita, forse avrebbe apprezzato di più un Tour da sfinimento e per fondisti, ma l’ultima settimana montagnosa può sorridergli. Interessante la squadra che gli viene costruita intorno: Davide Formolo sarà la sua guardia del corpo in salita, Javier Romo in alta quota può stupire, Oier Lazkano, a suo agio nelle tappe più dure al Delfinato, dove è riuscito spesso e volentieri ad arrivare davanti a scalatori più quotati, cercherà una vittoria di tappa andando in fuga. Presenti anche l’eterno Nelson Oliveira che potrebbe pure cercare piazzamenti nelle due crono, Fernando Gaviria, scelta un po’ sorprendente vista la sua stagione (le sue ultime stagioni) finora e infine Alex Aranburu. Il corridore basco va forte su diversi terreni ed è veloce oltre che resistente, si è laureato campione di Spagna pochi giorni fa e nell’ultimo mese, tappa vinta anche al Giro del Belgio, è riuscito a sbloccarsi dopo due stagioni a secco e un’infinità di piazzamenti. Che c’abbia preso gusto?

Quartetto da classifica anche per la Bahrain-Victorious, altra squadra in forma nell'ultimo mese. Viste le qualità espresse in salita, quello con le quotazioni maggiori potrebbe essere Santiago Buitrago, il quale, oltre a essere uno degli scalatori più forti al via, può anche puntare a vincere una tappa. Pello Bilbao, che fa parte di quella particolare categoria di corridori “da quarta settimana” potrebbe anche lui giovare di un Tour che si indurisce nel finale: obiettivo, per il corridore basco: vincere una tappa e chiudere in top ten. Con loro proveranno a tenere duro Jack Haig e soprattutto Wout Poels, quest’ultimo mette assieme un pacchetto di esperienza, qualità e regolarità con pochi eguali in gruppo. Se dovesse uscire a mani vuote da questa corsa, si potrebbe parlare di fallimento sportivo vista anche la presenza di corridori come Matej Mohorič e Phil Bauhaus, Nikias Arndt e Fred Wright, fughe e volate chiamano a gran voce i loro nomi.

Veniamo alle squadre francesi. La Cofidis per la classifica punta su Guillaume Martin pronto a giocarsi la sua mossa preferita: entrare in tutte le fughe possibili e in quel modo ottenere un piazzamento di rilievo, magari tra l’ottava e la dodicesima posizione, e chissà, se ci scappa pure una tappa non si storce il naso. Difficile che Simon Geschke possa ripetere l’impresa fatta al Giro: 14° posto finale, suo miglior risultato in carriera in un Grande Giro, a 38 anni, mentre Jesús Herrada e Ion Izagirre sono uomini da fughe che arrivano al traguardo e vittorie di tappa. Bryan Coquard è il velocista, c’è concorrenza, ma non esagerata, magari dopo aver vinto al Tour de Suisse di recente - 2 vittorie in carriera nel WT su 52 successi totali da professionista - può provare a sbloccarsi al Tour. Piet Allegaert e Alexis Renard il suo supporto, quest’ultimo cerca anche piazzamenti nelle tappe mosse o magari andando in fuga. Infine, presente Alex Zingle, inizialmente, visto che il prossimo anno lascerà la compagnia, pareva potesse rimanere fuori dal Tour. Zingle è uno dei profili da tenere maggiormente d’occhio nelle volate a ranghi ridotti oppure, dovesse trovare la forma e formula giusta, potremmo vederlo spesso in fuga, magari quella buona.

Bella squadra la Groupama - FDJ di Madiot che cala i cinque assi e ce n’è per tutti i gusti - tranne che per le volate. Stefan Küng per le due crono con vista Parigi 2024 dove inseguirà una medaglia, ma non è da escludere trovarlo spesso in fuga. Lenny Martinez rappresenta il nuovo che avanza a livello mondiale. Il classe 2003, ancora acerbo per fare classifica, nella tappa secca, se in giornata, in salita può essere imbattibile. Viste anche le doti di esplosività una tappa in cui misurarsi con i migliori potrebbe essere quella di Bologna, magari attaccando sul San Luca, il secondo giorno. Valentin Madouas, uomo buono per tutti i percorsi, darà una mano, come faranno anche Kevin Geniets e Quentin Pacher, in salita, e lo vedremo in fuga dove la sua presenza lo metterà tra gli uomini da battere. Difficile per lui, come per Gaudu, ripetere il Tour d’alta classifica del 2022, ma ha le qualità pure per provare a tenere duro in montagna o magari vincere proprio una tappa tra quelle più impegnative, soprattutto nell’ultima settimana, lui che viene fuori alla distanza. Dicevo di David Gaudu: fino a 2 anni fa sarebbe stato il capitano designato, ma ora gliene succedono di ogni e si è pure ammalato alla vigilia di questo Tour. Dai sogni di podio si è passati a una realtà che potrebbe vederlo “solamente” provare a vincere una tappa o a conquistare la maglia a pois. Destino che lo accomuna a tantissimi suoi predecessori e connazionali. Presente al via anche Clément Russo che darà una mano in pianura e sarà anche utile nella tappa degli sterrati di Troyes. Tenuto per ultimo Romain Grégoire. Attesissimo a un ulteriore salto di qualità, nonostante sia anche lui giovanissimo (2003), potrebbe essere tra i corridori da battere nelle tappe più mosse e nelle numerose fughe che mi aspetto arrivino al traguardo.

La Decathlon AG2R vuole continuare a macinare successi e nel farlo, selezionando la squadra per il Tour, si dimentica del suo uomo faro: Benoit Cosnefroy. Perché non è stato chiamato al Tour? Si va per la classifica di Felix Gall, il quale però sembra un po’ sotto gli standard del 2023, ma magari sta tenendo il meglio per la corsa francese. Si punta alle volate di Sam Bennett, altro corridore trasformato dalla cura Decathlon/Van Rysel. Ad aiutare l’irlandese in volata c’è uno dei corridori più esperti del gruppo: Oliver Naesen. Nans Peters e Nicolas Prodhomme sono sia uomini da fuga in montagna che i compagni più vicini che potrà avere Gall nelle tappe più impegnative, oltre all’esperto della compagnia, Bruno Armirail. L’ammiraglio francese punterà a un buon piazzamento nelle crono e magari anche a una top 20 in classifica finale. Il neo campione francese Paul Lapeira è uno dei corridori maggiormente migliorati in questo 2024 e vorrà continuare a stupire, magari vincendo una tappa al Tour in maglia tricolore. Ultimo francese a riuscirci, Arnaud Démare nel 2017, vincitore a Vittel davanti a Kristoff e Greipel. Dorian Godon, invece, sarà l’uomo, almeno come caratteristiche, preferito a Cosnefroy, darà una mano a Bennett in volata, andrà all’attacco delle tappe mosse e si lancerà negli sprint a ranghi ridotti.

Arkéa -B&B Hotels squadra bretone, ma senza bretoni al via, avrà come leader Arnaud Démare per le volate, lui che al Tour ne ha vinte due, ma l’ultima nel 2018. A dargli una mano Daniel Mclay, Luca Mozzato e Amaury Capiot, ma soprattutto gli ultimi due proveranno anche a mettersi in proprio se la strada glielo consentirà. Il corridore italiano, secondo quest’anno al Fiandre, lo scorso anno al Tour ha chiuso 4 volte nei 10 di tappa risultando, insieme a Ciccone, il migliore della risicata spedizione italiana in terra di Francia. Chissà che in una delle prime tre tappe “casalinghe” la squadra non gli dia la possibilità di giocarsi le sue carte - penso soprattutto alla frazione di Torino - le altre due frazioni, invece, lo dovrebbero vedere tagliato fuori dalla contesa. Squadra francese perfettamente divisa in due, detto delle quattro ruote veloci, gli altri quattro sono uomini che si faranno vedere in montagna e proveranno pure a fare classifica. Clément Champoussin cerca un po’ di continuità. Ha grandi numeri e una discreta precocità - vinse una tappa alla Vuelta nel 2021 in quella che fu la prima vera e propria stagione completa tra i professionisti. I due spagnoli, Cristian Rodríguez e Raúl García Pierna, sono due regolaristi, ma sono convinto che li vedremo spesso in fuga, infine mi sono tenuto per ultimo Kévin Vauquelin. Il 23enne normanno di Bayeux, dopo un’ottima prima parte di stagione (nei dieci tra Etoile de Besseges, Tirreno e Paesi Baschi) culminata con il secondo posto alla Freccia Vallone, ha sofferto al recente Tour de Suisse e ha perso il campionato francese a cronometro per pochissimi secondi. È al suo primo Tour e nel 2023 all’esordio in un grande giro (Vuelta), corse a lungo ammalato finendo per ritirarsi dopo due settimane di corsa. Quello che verrà sarà tutto di guadagnato, farà esperienza, ma le qualità sono quelle di un corridore che a fine Tour potrebbe pure lambire la top ten. Ultima squadra “di casa”, TotalEnergies. una delle quattro Professional al via. Steff Cras per la classifica, vicino a lui in salita troveremo Jordan Jegat, da tenere d’occhio, così come da seguire Thomas Gachignard, grande protagonista in questo 2024 nel calendario franco-belga, ha pure sfiorato la vittoria al campionato nazionale francese. Lo troveremo spesso in fuga e chissà che prima o poi la vittoria arrivi proprio al Tour de France. Il gruppo sportivo guidato da Bernaudeau non conquista una tappa al Tour dal 2017 (vittoria in fuga di Calmejane): ci proveranno anche Anthony Turgis o Sandy Dujardin, entrambi veloci, anche se non così tanto da volata di gruppo compatto, ma in fuga possono creare diversi grattacapi, così come Mathieu Burgaudeau. Il sosia di Alaphilippe non sta vivendo una grande stagione e cerca le risposte giuste sulle strade francesi. Al via anche Mattéo Vercher e Fabien Grellier, principalmente per cercare fughe da lontano o dare una mano ai compagni di squadra.

Introdotto con la TotalEnergies il discorso relativo alle squadre che hanno usufruito delle wild card, lo proseguo parlando di Israel Premier Tech, Uno X Mobility e Lotto Dstny. Tre squadre che difficilmente cureranno l’alta classifica, ma che molto probabilmente daranno vita a tante fughe con l’obiettivo di arrivare al traguardo. Israel-Premier Tech in realtà, un po’ a sorpresa, un uomo per la classifica potrebbe averlo: Derek Gee. No, non sto dando i numeri, il canadese al Delfinato ha impressionato in salita. Sono convinto che inizialmente proverà a tenere duro, e al Giro 2023 ha dimostrato di non soffrire, andando in fuga in quasi ogni tappa di montagna, le fatiche ravvicinate nei giorni. Quota canadese in squadra che aumenta con le presenze di Hugo Houle, vincitore di una tappa nel 2022 e Guillaume Boivin, entrambi specialisti della fuga. Difficile, se non impossibile, immaginare Jakob Fuglsang competitivo ad alti livelli, ma magari un colpo di coda lo potrà dare. Pascal Ackermann, con Jake Stewart a supporto, proverà a inserirsi nelle volate, Krists Neilands vorrà essere nuovamente protagonista in fuga come già accaduto lo scorso anno, mentre Stevie Williams, corridore da alti e bassi, punterà a vincere una tappa e magari essere protagonista da subito, nelle prime due tappe italiane. La Lotto Dstny incentra la propria corsa sulle volate di Arnaud De Lie e sulla qualità di Maxim Van Gils. Se il primo spesso ha picchi altissimi - a livello di talento, dato da forza, esplosività e spunto veloce, è colui che può battere Pedersen e Philipsen in volata - ma a volte è suscettibile a controprestazioni, il secondo fa della regolarità ad alti livelli la sua arma migliore. Veloce e resistente, Van Gils avrà diverse tappe in cui provare a lasciare il segno, soprattutto quelle con il traguardo che punta all’insù. Certo, la concorrenza è folta e forse sarà meglio cercare gloria in fuga, piuttosto che sfidare i big su un certo tipo di finali. Victor Campenaerts fungerà da battitore libero in una corsa in cui ha sempre faticato a trovare spazio, Harm Vanhoucke sarà l'uomo in fuga nelle tappe di montagna, difficile pensarlo in classifica, discorso simile per Jarrad Drizners, mentre Brent Van Moer, Sebastian Grignard e Cedric Beullens saranno i pretoriani di De Lie, ma con la possibilità di giocarsi le proprie carte in fuga. Ultima squadra invitata: Uno X Mobility. La compagine norvegese, dopo una prima parte di stagione troppo anonima per essere vera, arriva al Tour al massimo della forma e punterà quasi esclusivamente a vincere una o più tappe. Sorprende in almeno una scelta: il giovanissimo (e prospetto molto interessante) scalatore Johannes Kulset preferito ad Andreas Leknessund, ritornato in squadra quest’inverno dopo la parentesi in DSM per curare la classifica al Tour e invece escluso. I capitani, tuttavia, saranno diversi, squadra solida, buona per tutti i terreni. Alexander Kristoff, aiutato da Søren Wærenskjold, sarà il velocista di punta e proprio con il suo giovane "erede" potrà dividersi il ruolo di capitano negli sprint di volta in volta a seconda della situazione. Magnus Cort, già vincitore di due tappe al Tour, si getterà nelle volate a ranghi ristretti - se ci saranno - ma non disdegnerà la fuga giusta su ogni terreno. Rasmus Tiller e Jonas Abrahamsen, oltre a essere solide pedine per il treno dei due velocisti, proveranno a entrare nelle fughe e quelle fughe le proveranno a portare fino al traguardo. Il primo grazie alle doti veloci può regolare un gruppetto, il secondo ha motore e tempismo per provare azioni solitarie nei finali di corsa. Odd Christian Eiking e Tobias Halland Johannessen saranno i punti di riferimento nelle tappe di montagna. Il forte corridore classe ‘99, vincitore del Tour de l’Avenir ormai tre anni fa, punta deciso a vincere una tappa di montagna.

Capitolo Alpecin-Deceuninck. Si rivede in corsa Mathieu van der Poel, ma con quali credenziali? Lo immagino provare un Tour quasi fotocopia di quello dello scorso anno. In aiuto a Jasper Philipsen, il velocista di riferimento, sulla carta solo Mads Pedersen lo potrà impensierire in volata a questo Tour, cerca la condizione senza strafare con l’obiettivo Parigi 2024 e magari un finale di corsa in crescendo cerchiando di rosso un paio di tappe nell’ultima settimana. Certo, con una buona condizione, potrà provarci magari già sul San Luca. San Luca, che però potrebbe essere il terreno ideale per Axel Laurance, quanto di più vicino ad Alaphilippe la Francia ha prodotto in queste ultime stagioni, che fa il suo esordio in un grande giro meritando la convocazione a suon di risultati. Di Philipsen abbiamo già detto, sarà il velocista faro della corsa, sei tappe vinte al Tour nelle ultime due stagioni, e con lui, oltre a Robbe Ghys e Jonas Rickaert, tornano in voga quelli delle classiche: Søren Kragh Andersen, Silvan Dillier e Gianni Vermeersch, che oltre a essere fondamentali uomini squadra, potrebbero contribuire a trasformare alcune tappe in vere corride.

Dal velocista principe al suo principale rivale: Mads Pedersen che guida una Lidl-Trek orfana di Tao Geoghegan Hart, ammalatosi all’ultimo momento. Il danese, come al suo solito, non solo si getterà in volata, ma proverà a dire la sua andando in fuga e provando a piazzarsi in alcune tappe impegnative, ma non troppo e terrà accesa la lotta per la maglia verde. A proposito di maglie: Giulio Ciccone mette in palio la pois: che Tour sarà il suo? Non lo so, ma so che finora la sua stagione è stata alquanto sfortunata. Un problema al soprasella gli ha fatto saltare tutta la prima parte di stagione, Giro compreso. È tornato, si è dimostrato in buona forma e si è ammalato poco prima del Tour. Può darsi che provi a fare classifica, altrimenti il suo bagaglio è pieno di piani alternativi: fughe, tappe, classifica dei gran premi della montagna. Di sicuro con lui non ci annoieremo mai. Terza punta di una squadra nel complesso più debole di quello che ci si poteva aspettare è Toms Skujiņš, che si dividerà tra le fughe e il supporto al treno di Pedersen. A proposito di treno: lo completano Ryan Gibbons e Jasper Stuyven e se Tim Declercq è il lavoratore per eccellenza nelle prime ore di gara, Carlos Verona e Julien Bernard li vedremo all’opera in salita.

L’Astana Qazaqstan Team punta forte, ma non esclusivamente, sulle volate di Mark Cavendish, supportato da un treno di buona fattura: Davide Ballerini, Michele Gazzoli, Cees Bol e Michael Mørkøv. Yevgeniy Fedorov cerca gloria in fuga e nelle tappe impegnative, Harold Tejada e Alexey Lutsenko proveranno a fare classifica e/o a vincere una tappa di montagna, andando in fuga. Da seguire con interesse la selezione del Team Jayco AlUla. Simon Yates torna per fare classifica: difficile migliorare il 4° posto del 2023, oltretutto dopo una stagione, questa, costellata di tanti piccoli problemi e un rendimento al di sotto delle aspettative. Se dovesse mancare l'appuntamento con l’alta classifica, di sicuro proverà in ogni modo a vincere la sua terza tappa in carriera al Tour. Dylan Groenewegen, fresco di titolo olandese, è il velocista di punta per le volate a gruppo compatto e si contenderà il titolo di terzo incomodo degli sprint, mentre Michael Matthews lo vedremo in azione in altri situazioni, a gruppo sgranato oppure in fuga. Uno degli obiettivi del corridore australiano è quello di crescere di condizioni in vista dei Giochi Olimpici. Chris Harper è l’alternativa a Yates per la classifica, Luke Durbridge, Christopher Juul Jensen ed Elmar Reinders i lavoratori spesso oscuri, nonché parte del treno dei velocisti che vedrà nel solito Luka Mezgec l’ultima ruota da cui si potrà lanciare Groenewegen.

A proposito di volate: il Team dsm-firmenich-PostNL ci riprova con Fabio Jakobsen, del tutto impalpabile al Giro e saranno ben quattro le chance fino alla prima giornata di riposo per provare a riemergere per l’ennesima volta. Bram Welten, Nils Eekhoff e John Degenkolb gli tireranno la volata, ma questi ultimi due magari avranno anche chance personali in altre tappe. Frank Van Den Broek è uno dei nomi che potrà diventare noto anche ai meno attenti: grande motore, il suo soprannome, Wattage Bazooka, è tutto un programma. È estroso, fantasioso, va forte ovunque e si infilerà in diverse fughe. Sarà l’ultimo Tour per Romain Bardet, farà classifica o proverà a vincere una tappa? Credo più alla seconda ipotesi. Sempre per le tappe ci sarà un altro francese ormai appartenente alla vecchia guardia: Warren Barguil. I suoi anni migliori sono passati, ma WaWa è uno di quelli che può stupire in fuga. Menzione finale per Oscar Onley, giovane e interessantissimo britannico che può dire la sua sugli arrivi adatti a corridori esplosivi, ma anche sulle salite non troppo lunghe. Finora, la sua ancora breve carriera tra i professionisti è stata un'alternanza di bei risultati e brutti infortuni. Al Tour per trovare la quadra.

L'Intermarché Wanty porta Louis Meintjes per la classifica, magari non troppo vicino al podio, ma nemmeno così lontano da una top ten. Regolare come pochi, il sudafricano potrebbe anche centrare la fuga buona in montagna per provare a vincere una tappa. Il resto della compagnia è composta da corridori che strizzano l’occhio perlopiù alle corse di un giorno: l’obiettivo principale sarà quello di provare a vincere tappe. Bini Girmay e Gerben Thijssen in volata, ma come gestiranno la convivenza? Mike Teunissen, Hugo Page e Laurenz Rex formeranno un ottimo trio di vagoni veloci e potenti, ma potranno anche entrare in fughe numerose, infine Georg Zimmermann e Kobe Goossens sono due profili di corridori fantasiosi, quasi selvaggi, amanti delle scorribande da lontano: occhio anche a loro due per un possibile successo di tappa.

Chiudiamo con una delle squadre più interessanti di questo Tour de France seppure, almeno all’apparenza, senza uomini che possono puntare al podio, ma con la presenza del corridore italiano più forte del momento, che pochi giorni fa ha dominato il campionato nazionale e porterà, in giro per il Tour, il tricolore. Alberto Bettiol partirà con motivazioni extra dalla sua toscana, con indosso il rossobiancoverde e chissà, potrebbe pure puntare alla prima tappa e a vestire la maglia gialla. Richard Carapaz sarebbe l’uomo designato per la classifica generale, ma l’ex vincitore del Giro d’Italia, oltre a non aver ancora mostrato in stagione il meglio, in questo 2024 è finito spesso a terra. Di sicuro lui è un altro che ha pronta l’alternativa alla classifica: andare in fuga gli piace e quando va all’attacco sa pure concludere. In alternativa, per fughe e classifiche, altri tre elementi di grande qualità: Rui Costa, Ben Healy e Neilson Powless. Il primo è reduce dal successo al campionato portoghese, il secondo da una stagione inferiore a quella del 2023, ma si è sbloccato a modo suo, con una fuga, al recente Giro di Slovenia, il terzo, invece, arriva da un’annata complicata per problemi al ginocchio, ma se dovesse trovare la forma potrebbe stupire. Chiudono la selezione EF Education-Easy Post, Sean Quinn, veloce e resistente, di recente laureatosi campione nazionale statunitense, Marijn van den Berg, uno che sembra sempre sul punto di esplodere e che ha avrebbe le qualità pure per giocarsi le tappe con i migliori velocisti resistenti - quelle adatte ai van Aert o Pedersen, per intenderci - e Stefan Bissegger, un po’ cronoman, un po’ attaccante, ancora alla ricerca della sua dimensione.
PERCORSO
Sarà un Tour anomalo e ricco di novità, ritorni e cambiamenti. La partenza dall’Italia, le Alpi, subito, e poi nuovamente alla fine. Gli sterrati, due crono, i Pirenei alla fine del secondo weekend, la tappa finale a Nizza.
Dall’Italia per tre tappe, di cui due davvero frizzantine e che potrebbero già mettere in fila gli uomini di classifica. Il primo giorno, Firenze-Rimini, senza considerare quello che potrà succedere nelle ultime ore con possibili cambi di percorso a causa di strade allagate e smottamenti, ci sono pur sempre sei GPM, Barbotto e San Leo sono impegnativi, anche se lontani dal traguardo, e i chilometri più di 200: insomma, si parte col botto. Dipende da come approcceranno il primo giorno del Tour, ma, tolta una possibile azione dei big e magari un gruppetto sgranato, difficile immaginare che arrivino più di 30/40 corridori a giocarsela.
A Bologna, sul San Luca, che verrà affrontato due volte in tutto, sarà, invece, un testa a testa tra i migliori. Che siano uomini di classifica o “semplici” cacciatori di tappa non importa, di sicuro bisogna stare bene sin da subito, come ormai la corsa francese ci sta abituando.
Piacenza-Torino, il terzo giorno, invece, segnerà la prima delle tante volate di questo Tour de France, in una giornata dal punto di vista chilometrico tutt’altro che banale: 231 km è una lunghezza che non si vede più così spesso nelle corse a tappe. La quarta tappa sarà la prima di montagna. Partenza da Pinerolo e arrivo a Valloire: 139,6 km con quasi 4.000 di dislivello. Infinita la salita per arrivare al Sestriere, poi si sconfina con il Monginevro e infine, passanti tra i Giganti, si sale verso il Galibier dal Lautaret, prima di scendere a Valloire. La classifica verrà disegnata in maniera precisa e siamo solo al quarto giorno.
Quinta e sesta tappa, arrivi di Saint Vulbas e Digione, sono due volate che precedono la prima delle due crono di questo Tour. La Nuits Saint George - Gevrey Chambertin di soli 25 km sorride agli specialisti, anche se, pur sempre breve, potrebbe non creare esagerati distacchi tra gli uomini di classifica.
Il giorno dopo ancora volata (e siamo a 4), prima di una delle frazioni più attese: la Troyes-Troyes significa tappa degli sterrati. 199km per passare una domenica sulla carta estremamente spettacolare. 14 settori, per un totale di circa 32km di sterrato potranno completamente ribaltare la classifica, renderla rischiosissima per gli uomini di classifica, speriamo solo non venga condizionata dalle cadute, un azzardo che gli organizzatori si sono presi e speriamo che paghi. Le strade bianche diventano dunque una novità per la corsa, escludendo il finale a LPDBF, ma non lo è per nulla Troyes che ha visto, tra i vari arrivi, nel 2017 e nel 2000 due vittorie tedesche in volata: Marcel Kittel ed Erik Zabel. Il giorno dopo riposo e poi si riparte con la Orléans-Saint Amand Montrond: quinta volata in programma. Tappa da fuga invece quel di Le Lioran, o tutt’al più qualche fuoco d’artificio nel finale se qualcuno si sentisse particolarmente voglioso tra gli uomini di classifica, prima, nuovamente, di altre due frazioni per velocisti, Villeneuve sur Lot e Pau, (Tour omologato) e arriviamo a sette volate, sulla carta, nelle prime tredici tappe. Mica poco.
È il preludio di ciò che avverrà nei due giorni successivi, due tappe decisive poste, intelligentemente, il sabato e la domenica e tra le più dure in programma a questo Tour 2024. La Pau-St Lary Soulan (Pla d’Adet), misura 152 km, vede soprattutto la scalata del Tourmalet con cima posta a 63 chilometri dall’arrivo che sarà su una salita impegnativa: il Pla d’Adet da Vielle Aure, quasi 10km oltre l’8% di media. con alcuni tratti in doppia cifra.
Il giorno successivo, tappa 15, 14 luglio e quindi non serve aggiungere altro, si parte da Loudenvielle e si arriva di nuovo in salita, con un classico del ciclismo francese: Plateau de Beille, affrontato poche settimane fa alla Ronde de l’Isard - ha vinto van Bekkum - e l’ultima volta al Tour nel 2015: primo fu Purito Rodriguez. Peyresourde subito in partenza, poi Col de Mente, Portet d’Aspet, lungo giro a valle prima di affrontare il Col d’Agnes e lanciarsi verso Les Cabannes da dove iniziano gli ultimi 15 chilometri verso Plateau de Beille, salita non impossibile, ma, sulla falsariga delle classiche vette pirenaiche, lunga che sembra non finire più.
Dopo i Pirenei si riposa e a Nimes, martedì 16 luglio, tappa 16 - rara e perfetta armonia - potrebbe arrivare l’ottava volata: frazione quasi interamente pianeggiante. Il giorno dopo c’è scritto fuga in tutti i modi, verso Superdévoluy, e qualcosa di simile a Barcellonette, sempre che non ci sia qualche velocista col dente avvelenato (e se fosse la tappa proprio con i velocisti in fuga?).
Sarà il preludio a quelli che saranno gli ultimi tre giorni i quali, se ce ne fosse ancora bisogno e noi speriamo di sì, decideranno la classifica. Si torna sulle Alpi con gli arrivi a Isola 2000 (dopo aver scalato Vars e Bonette) e sul Col de la Couillole da Saint Sauver sur Tinée. Salita lunga, non durissima ma è l’ultima prima della fine. Salita conosciutissima dai corridori e dove Pogačar, nel 2023 alla Parigi Nizza, vinse su Gaudu e Pogačar. Il giorno dopo gran finale, non a Parigi, ma a Nizza con una crono di 34 chilometri che potrebbe ancora cambiare la classifica.
I FAVORITI DI ALVENTO

Come sempre, per chi non volesse sciropparsi migliaia di battute, ecco qui una sintesi di quello che potremmo vedere al Tour, con nomi e stellette
MAGLIA GIALLA
⭐⭐⭐⭐⭐Pogačar
⭐⭐⭐⭐Roglič
⭐⭐⭐Vingegaard, A. Yates
⭐⭐Evenepoel, Jorgenson, Almeida, Vlasov, Buitrago, Ca. Rodriguez, Mas, Landa, S. Yates
⭐ Hindley, Gaudu, Gall, Vauquelin, Bilbao, Poels, Ayuso, Bernal, Martin, Carapaz, Healy, Meintjes, Gee, Cras, Kelderman, Kuss, Haig
MAGLIA VERDE
⭐⭐⭐⭐⭐Philipsen
⭐⭐⭐⭐ M.Pedersen
⭐⭐⭐ De Lie
⭐⭐Van den Berg, van Aert, Aranburu
⭐ Pogačar, Roglič, Evenepoel, Coquard, Groenewegen, Matthews, Zingle, Grégoire, Cort
MAGLIA A POIS
⭐⭐⭐⭐⭐ Ciccone
⭐⭐⭐⭐Pogačar
⭐⭐⭐ Roglič, Buitrago, Gee
⭐⭐ Bernal, Johannessen, A. Yates, S. Yates
⭐ Bilbao, Poels, Ca. Rodriguez, Vauquelin, Martin, Meintjes
MAGLIA BIANCA
⭐⭐⭐⭐⭐Jorgenson
⭐⭐⭐⭐Evenepoel, Ca. Rodriguez
⭐⭐⭐Buitrago, Ayuso
⭐⭐ Johannessen
⭐Pidcock, Van Gils, Van Wilder, Healy, Vauquelin, Onley, Martinez
Foto in copertina: ASO/Pauline Ballet
Appunti sul Giro Next Gen 2024
Sull’onda di quei corridori un po’ cheerleader, vedi Pogačar o Pidcock, Jarno Widar dà spettacolo sulle strade del Giro Next Gen 2024. Vince due tappe e la maglia rosa finale e, come avrete letto in ogni dove, è il più giovane nella storia della corsa a conquistare la classifica generale: compirà 19 anni soltanto a novembre. Stravince e forse questa è la vera notizia: il suo comando non è mai stato in discussione. Gli organizzatori pensano a un percorso meno selettivo che possa restare aperto persino fino all’ultima tappa, ma il piccolo belga, di cui ancora non si comprendono bene limiti e caratteristiche definitive, va forte fin dal primo giorno quando si piazza nono nella cronometro di apertura.
Widar, classe 2005 e quindi al 1° anno da Under 23, così piccolo fisicamente da ricordare proprio Pidcock, da junior andava forte un po’ ovunque, salite e salitelle, sprint ristretti e arrivi per puncheur, pietre, colline, di tutto, si prendeva il lusso di vincere per distacco, attaccando in qualsiasi momento della corsa, forte ovunque, a parte le volate che non ama, per usare un eufemismo. Carattere forte, vincente, chiedere a chi gli è stato vicino in due cocenti - per lui - sconfitte, come quelle del Lunigiana e del mondiale lo scorso anno. Ha stravinto, lo merita, e dice che l’anno prossimo tornerà per vincere di nuovo - mai accaduto un bis nella storia di questa corsa. Ci credo poco, ma chissà: in un ciclismo così folle mi aspetterei di vederlo a pieno titolo tra i professionisti - campo che ha già calcato in stagione - già dal 2025. Piedi per terra, però, come detto è un corridore giovanissimo, che ha già grandi numeri, ma è ancora acerbo.

Sul podio salgono due spagnoli, due vere sorprese. Sì, perché Albert Torres (altro 2005, UAE Gen Z) e Pau Martí (2004, Israel PT Academy) non erano assolutamente accreditati della possibilità di chiudere così in alto, soprattutto il corridore della Israel. Parole dello stesso Pau Martí, che dopo essere arrivato con i migliori a Pian della Mussa, si era detto stupito di aver trovato un certo livello in salita. Torres beneficia di un’attività svolta in stagione tra i professionisti (ben quattro corse a tappe disputate tra “i grandi”) che gli permette di avere un motore già ben rodato per figurare con i migliori in salita. Pau Martí fa valere anche il suo spunto veloce andando a conquistare grazie ai piazzamenti all’arrivo il terzo posto davanti a Rondel - ci torno a breve.
Restando alle sorprese in classifica, cito anche l’australiano Tuckwell decimo nella generale dopo aver corso bene in stagione anche alla Ronde de l’Isard: da definire limiti e caratteristiche. È un classe 2004 che ha fatto l’esordio in Europa solo due anni fa con la maglia del Team Bike Terenzi, squadra con la quale conquistò, proprio nel 2022, la sua prima vittoria nella sua prima corsa in assoluto al di fuori dell’Oceania.

In mezzo: 4° Rondel, per molti, compreso il sottoscritto, il favorito del Giro. Rondel ha difettato in maniera palese di acume tattico. Nella tappa di Fosse ha tirato per quasi tutta la salita senza chiedere cambi, aprendo il gas quando all’arrivo mancavano ancora diversi chilometri, tratto più duro compreso, e quando Widar, perfettamente a suo agio a ruota per diversi chilometri, è partito nel finale, non solo Rondel ha perso la ruota del corridore belga, ma anche dei due spagnoli poi finiti davanti a lui sul podio. Secondi che si riveleranno preziosi. L’altro pasticcio di Rondel è datato 16 giugno, l'ultimo giorno, arrivo di Forlimpopoli. Gli sarebbe bastato arrivare in volata davanti a Pau Martí o tutt’al più dietro di una sola posizione per conservare il terzo posto sul podio. Nello sprint di gruppo il corridore della Israel ha chiuso 20°, il francese della Tudor , pur dotato di esplosività e buon spunto veloce, 25°, piazzamento che lo faceva scivolare dal 3° al 4° posto. Qui, però, da definire dove finisce il capolavoro di Martí e inizia quel pasticciaccio brutto de Rondel. Corridore il quale, però, potrà prendersi la sua rivincita al prossimo Tour de l’Avenir. Qualora lo avesse in programma diventerebbe in automatico uno dei favoriti alla maglia gialla finale.

Al 5° posto chiude Pavel Novak, primo corridore di una squadra non Development, il Team MBH Bank Colpack Ballan, tra i migliori in salita come il regolare Kajamini, 7° e migliore degli italiani, questo passa il ciclismo di casa nostra al momento. Ottimo, in generale, il Giro della squadra italo ungherese che dall’anno prossimo dovrebbe - ma non ci sono ancora conferme definitive - diventare Professional: oltre ad essere stata l’unica capace di mettere due uomini tra i primi 10 in classifica, risultato non da poco vista la presenza di quasi tutti i top team della categoria, ha messo in luce Christian Bagatin e Lorenzo Nespoli. Il primo, partito forte, 10° nella crono d’apertura e poi in fuga con i big il giorno dopo, il secondo capace di conquistare la maglia dei gran premi della montagna, fra le poche soddisfazioni del ciclismo italiano in questa corsa. Nei 10 troviamo Leo Bisiaux, sesto posto finale per uno dei miei corridori preferiti di quella che è un’incredibile annata, la 2005. Bisiaux sta correndo poco e prima o poi arriverà: se non dovesse esagerare saltando subito tra i professionisti, nel 2025 potrebbe essere uno dei corridori da battere nelle corse a tappe e anche in quella di un giorno più impegnative. Intanto la Francia tra lui, Rondel e Rolland (assente come tutta la Groupama, ingiustamente esclusa per favorire la presenza di squadra italiane fantasma, sarebbe stato forse il favorito assoluto), si gode un possibile terzetto di fuoco per l’Avenir. La Decathlon ci ha provato, anche con Kevin Verschuren, 11° in classifica, ma raccogliendo alla fine un po’ poco. 8° in classifica è Mats Wenzel, Lidl-Trek Future Racing, il lussemburghese, da quando ha iniziato a farsi vedere in campo internazionale, sin dagli juniores, ha spiccato per regolarità. 9°, invece, Alessandro Pinarello, VF Bardiani Group CSF Faizanè, in un Giro per lui e la sua squadra senza infamia e senza lode, con qualche acuto come piazzamenti di tappa di Lorenzo Conforti, classico profilo all’italiana di corridore veloce e resistente, peccato per lui essersi dovuto scontrare negli sprint con un corridore che quest’anno ha battuto alcuni tra i migliori velocisti del World Tour e dintorni.
Fuori dai dieci, invece, i corridori della Visma Lease a Bike, che perde subito Nordhagen (uno dei tre favoriti della vigilia) e Huising per un malanno, che vede Graat sottotono e 12°, con van Bekkum 16° e che viene salvata da Brennan - altro 2005 già in evidenza in mezzo ai professionisti - nell’ultima tappa, vittoria a Forlimpopoli e da un Mattio extra lusso - ci torno a breve anche qui.
In generale è stato un Giro Next Gen che ha espresso quello che è a oggi la categoria: a livello internazionale c'è poco spazio per le squadre che non sono quelle di sviluppo del World Tour e quindi come nel 2023, anche nel 2024 raccogliere risultati se non appartenenti a una certa area sportiva, diventa sempre più difficile - lo scorso anno Trinity, Colpack e Biesse portarono comunque a casa quattro tappe. Quest’anno le vittorie sono state suddivise tra cinque squadre, praticamente le top della categoria presenti e tutti vivai, se così possiamo definirli, di formazioni World Tour. Un edizione spartiacque, per me, di quello che è il futuro o meglio il presente della categoria. Su otto tappe, quattro sono andate ai 2005, due ai (anzi a un) 2004, una a un 2003 e a un 2002. A parte Teutenberg, sempre piazzato nelle tre volate, hanno praticamente vinto quei corridori che ci si aspettava vincessero.

Due tappe sono andate alla Soudal Quick Step, entrambe con Magnier che apre il dibattito su quello che andrebbe fatto a livello regolamentare: è possibile che un corridore del World Tour, capace di vincere volate davanti a fior di professionisti, scenda per dominare questo tipo di corse? Forse andrebbe cambiato qualcosa, magari mettendo un limite su quei corridori che ottengono un totale di punti tra i professionisti, ponendo un divieto di scendere nella categoria - valido sia per Giro, che per Avenir e poi per Mondiale ed Europeo. Ma la presenza di corridori del livello di Magnier è solo una parte del problema, se vi interessa approfondire potete ascoltare il mio intervento fatto sul podcast di 53x11.
La Lotto Dstny, da anni una se non la miglior squadra Development del mondo, vince tre tappe con corridori al primo anno: due con Widar e una con De Schuyteener in volata. Ha il piglio della dominatrice come non si era mai visto al Giro, andandosi a prendere una bella rivincita con la corsa: la sconfitta patita da Van Eetvelt nel 2022, contro un corridore che non si è mai più ripetuto nemmeno a livelli base, bruciava ancora. Donie è stato preziosissimo in salita e Giddings in pianura dove De Schuyteneer oltre al successo ha saputo dare una mano importante. Conquistano poi una tappa a testa la Lidl Trek Future Racing, con Soderqvist (2003), la Wanty ReUz technord con Artz (2002) e la Visma | Lease a Bike Development con Brennan (2005). Lo svedese della Lidl è il favoritissimo della crono d’apertura e non sbaglia, in generale la sua squadra è sempre presente, in classifica - con Wenzel - nelle fughe, nelle volate - con Teutenberg - e l’ultimo giorno sfiora il colpaccio con Behrens, secondo di un soffio dietro Brennan. La Wanty cerca il podio in classifica con Toussaint ma i suoi sogni di gloria terminano a causa di una caduta, quando era perfettamente in linea, e in forma, per giocarsela, ma riescono però il penultimo giorno, a conquistare la tappa con uno dei corridori più attesi: l’olandese Huub Artz, già forte di un contratto tra i professionisti dall’anno prossimo. Infine, nonostante la chiamata arrivata all’ultimo per sostituire Belletta, Matthew Brennan, altro talento del 2005 di cui non conosciamo bene i margini, e con caratteristiche da cacciatore di classiche moderno, veloce anche negli sprint di gruppo e molto resistente, conquista l’ultima tappa del Giro, salvando la corsa dei calabroni.
Per gli altri è stata dura.

Sempre più difficile riuscire a fare risultati, riuscire anche soltanto a mettersi in evidenza con una fuga o un piazzamento, risultati che sono solo una parte del tutto. Che futuro potranno avere alcuni team italiani, in questo caso, per provare a confrontarsi con certe realtà più ricche e di conseguenza più forti? Come talento, preparazione, avvicinamento, mezzi, soldi, tutto. Come biasimare squadre che a fine stagione decideranno che non avrà più alcun senso continuare? E sia chiaro, questo non dipende solo dai risultati ottenuti a questo Giro, o dalle scelte, sacrosante dal loro punto di vista, di RCS di invitare via via le squadre più forti - a sensazione immagino che il prossimo anno almeno due, se non tre squadre italiane viste nel 2024 non verranno confermate a discapito di team stranieri esclusi quest'anno decisamente più competitivi. La categoria Under 23 sta mutando completamente, non serve più a formare il ragazzo o il corridore, a fargli prendere poco a poco confidenza con uno sport che poi diventerà un mestiere vero e proprio, ma ormai è un momento di transizione per chi ha già quasi certamente in mano un contratto per il World Tour. Si è creato un divario enorme, tra chi fa parte dell'élite - i team devo - e tutti gli altri. Mettersi in evidenza, lasciare una breccia, sorprendere è sempre più complicato.
come se da una parte - perdonatemi il paragone azzardato - ci fossero i piloti delle driver academy o della formula due, che studiano per un posto nella massima categoria e tutti gli altri, alla guida di un'utilitaria in giro la domenica per qualche strada secondaria in collina.
Infine gli italiani.
Chi si salva? Oltre ai già citati tre del Team MBH Bank Colpack Ballan, Kajamini, Nespoli e Bagatin, nella lista entrano Luca Paletti, chiude il Giro in crescendo, 13° in classifica finale, è un 2004 su cui dover puntare in futuro, il suo compagno di squadra Lorenzo Conforti, che con un 2°, un 3° e 6° posto di tappa è certamente il migliore dopo Magnier e Teutenberg negli arrivi a ranghi compatti dove invece manca del tutto l’atteso Daniel Skerl - in generale, a parte Borgo, CTF Victorious in difficoltà, anche per alcuni malanni che hanno colpito la squadra alla vigilia. Aggiungerei anche un altro dei ragazzi di Reverberi, Alessandro Pinarello, che chiude nei 10 un Giro che per disegno forse ne favorisce le caratteristiche - ma alla fine cosa sarebbe cambiato da un 9° a un 5°/6° posto, forse massima ambizione per qualità e peculiarità? Bravo anche Samuele Privitera, come Borgo un 2005 (e come Luca Giaimi, praticamente mai visto se non nel dare una mano ai suoi compagni dell’UAE), ha corso malaticcio ma non appena è stato bene si è lanciato in fuga nella tappa con arrivo a Zocca chiudendo al 3° posto. Iniezione di fiducia per il ligure della Hagens Berman Jayco squadra vincitrice del Giro due anni fa e praticamente mai vista a eccezione per l’appunto di Privitera. Da evidenziare anche i piazzamenti nelle volate di Andrea D'Amato (2002, Biesse-Carrera), 3° e 4° di tappa a Borgomanero e Cremona e di Lorenzo Peschi (2002, General Store), 4° a Borgomanero, 6° a Zocca (era in fuga) e 10° a Cremona.
Spiccano, poi, Raccagni Noviero e Mattio. Il primo, dopo il secondo posto nella crono di apertura, è una risorsa fondamentale per le vittorie di Magnier e si prende pure il lusso di andare in fuga in una tappa con salite, non di certo il suo pane, il secondo, invece, è fondamentale per Brennan a Forlimpopoli. Qui una breve, ultima, riflessione: negli ultimi anni abbiamo avuto buoni, ottimi corridori che tra gli Under 23 emergevano riuscendo a fare i capitani, trasformandosi poi tra i professionisti in gregari, spesso e volentieri di grande qualità. Oggi, all’interno delle squadre di sviluppo straniere, i ragazzi iniziano a essere fior di uomini-squadra sin dall’ultima categoria prima di passare professionisti. Questo è. Se Mattio dopo il Giro ha firmato, come Belletta, qui assente a causa di un infortunio, per un altro anno con la squadra Development della Visma, questo Raccagni Noviero merita un posto nella Soudal dei grandi. Ha caratteristiche da uomo del nord, da uomo squadra - lo accosterei ad Asgreen - e in questo momento storico la squadra di Lefevere non si può certo permettere grossi investimenti oppure di fare la schizzinosa su un certo tipo di corridore. Oltretutto, avendo indebolito il blocco per le corse del Nord, quello del corridore friulano è un nome da cui potrebbero ripartire. Detto del CTF e del buon Giro di Alessandro Borgo - altro 2005, ribadisco, annata d’oro per il ciclismo, selezionato all’ultimo momento per sostituire Stockwell, nonostante gli esami di maturità imminenti - un peccato non aver potuto vedere al loro massimo Matteo Scalco, VF Group Bardiani CSF Faizané, ritirato per un malanno, avrebbe potuto cogliere una top ten o qualcosa di meglio, Ludovico Crescioli, anche lui condizionato da un malanno dal primo giorno, ed Edoardo Zamperini condizionato da una frattura della clavicola a poche settimane dal Giro. Chissà se uno di questi ultimi tre, insieme ai sopracitati Raccagni Noviero, Mattio e Belletta, al già confermato Kajamini, e al quasi certo Pinarello, non possano essere i 6 uomini convocati da Marino Amadori al Tour de l’Avenir. Prima, però, per il ciclismo italiano ci sarà un Val d’Aosta dove provare a ottenere qualche risultato migliore.
Foto: Lapresse