Napoli è una città che si arrampica, è la sua morfologia, dal mare alle colline, a caratterizzarla: dal centro, da Piazza Plebiscito, si gira un angolo e sono le stradine ed i vicoli a ispirare. Insomma, Napoli è una città verticale ed è da questa percezione che nasce “Napoli Obliqua”, un evento, una pedalata in mountain bike, in gravel per i più esperti, per quelle stesse stradine alla scoperta di un’altra dimensione. Senza maschere, senza filtri, affidandosi alla realtà e mostrandola per quella che è, lasciando poi a ciascuno il compito di trarre pensieri ed idee: «Lo chiamo-racconta Luca Simeone di “Napoli pedala”- viaggio antropologico nella città perché saranno le persone l’elemento chiave, ma, allo stesso tempo, sarà una pedalata lontano dal traffico, in zone pedonali dove saranno i gradini, talvolta gradoni, a segnare l’ascesa o la discesa. Una vasta letteratura sulla “città verticale” aggiunge qualcosa a questa interpretazione, non solo in senso geografico: anche in un condominio, solitamente, c’è una differenza, di posizione sociale talvolta, tra chi vive al piano terra e chi all’attico del piano superiore. La bicicletta è il “fil rouge” ideale per osservare, addentrarsi e comprendere: veloce quanto un pedone in salita, un poco più veloce in discesa. Certamente connessa all’essere umano più di un’automobile».

L’importante, il 27 ottobre, sarà soprattutto non nascondere nulla perché Napoli è stata spesso raccontata attraverso il suo fascino da cartolina, però serve un passo in più visto che Napoli è una città che cambia: basta guardare al Rione Sanità e alle sue domeniche, dove una volta era solo il ragù a bollire nelle pentole sin dal primo mattino, mentre, ora, anche le spezie orientali, quelle del curry, lasciano il loro profumo nell’aria. Storie di migrazioni e di una città che, anche dal punto di vista sociale, si arricchisce.

Non ci sarà alcun ordine d’arrivo, non un podio alla fine della giornata. Anzi, Simeone commenta: «Probabilmente, chi la percorrerà più lentamente potrà guardare meglio, vedere più particolari. La “lentezza” farà più bella l’esperienza, più intensa». L’autunno vivrà il suo pieno in quelle settimane e a Napoli l’autunno significa una temperatura mite, sentieri ripuliti dall’effervescenza della primavera e dell’estate che, talvolta, li scompiglia, alberi che si spogliano delle proprie foglie rendendo le fronde un altro squarcio da cui godere del paesaggio, mentre, nelle giornate nitide, si vede il Golfo, ci si affaccia sulle catene montuose del Matese e del Partenio e si esplora anche la zona interna della Campania. Periodo in cui i visitatori diminuiscono, ci sono più camere libere negli alberghi, ovvero maggiore opportunità di vivere questa esperienza, ultimo anello del Napoli Bike Festival che, quest’anno, è “sparso” nei vari mesi al fine di permettere di partecipare a quanti più eventi si desideri.

«I luoghi non si censurano, ma si indagano, semmai, con cura, soprattutto in sella, provando a portare all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni anche ciò che non va, i problemi, oppure ciò che si potrebbe conoscere meglio. Questo è il ruolo sociale della bicicletta, il motivo per cui è più che mai necessario credere alla bicicletta in questa società. Faccio l’esempio del rione Materdei, dei quartieri enclave, che si perdono in un dedalo di strade, tra scale e gradoni: tanti pezzettini di città che, come in un gioco, mentre i pedali frullano, si uniscono e diventano un unicum pur con le loro differenze. Guardiamo anche al Petraio, sulla collina del Vomero, ma in generale a Napoli nella sua interezza, ai giardini, ai parchi, a Posillipo, alla casa di Pino Daniele, da cui transiteremo, ed ai principali hotspot della città, sino a Piazza del Plebiscito. Qualche salita più dura, un poco di fatica, ma immagino la bellezza della scoperta per chi viene da fuori ed è alla sua prima volta da queste parti».

Sono due i percorsi studiati dagli organizzatori per questa manifestazione giunta alla quinta edizione, rispettivamente di 70 e 40 chilometri: il primo di circa mille metri di dislivello, il secondo tra i settecento e gli ottocento metri di dislivello. Si pedalerà, quindi, verso zone di cui non si parla abbastanza, promuovendo aree di pregio paesaggistico: la zona di Capodimonte, le sue abitazioni storiche, la natura bella e rigogliosa. Ci si inoltrerà nei boschi di Napoli, con le colline che cingono e circondano la città partenopea: «Basti pensare che da Piazza Plebiscito ad uno dei punti più alti della città, l’Eremo di Camaldoli, ci sono non più di otto chilometri e lì si apre un mondo di opportunità legate al trekking. Chi conosce davvero bene via del Serbatoio dello Scudillo? Lì sotto transita l’acquedotto napoletano, da lì si diramano le vie dell’acqua in città: un altro tesoro nascosto».

La cultura è anche cultura dei profumi e dei sapori, la loro storia: i dolci, il celebre Fiocco di neve, il ristoro presso il Parco Giugliano e successivamente l’area Flegrea, un’area vulcanica in cui il bradisismo è realtà, nonostante tutto sembri tranquillo. La leggenda racconta che l’ultimo tra i tanti crateri emersi, che hanno alleviato questa ferita, sia stato il Monte Nuovo, formatosi nel 1538, pare in una sola notte: probabilmente sarà servito più tempo, lo sappiamo, ma così si racconta ed è bello ascoltare. «Chissà, forse per porre fine al bradisismo dovrà emergere un altro cratere, magari in mare, dove non farà danno a nessuno». Una storia obliqua, dal basso verso l’alto, tra salite e discese, dove ci si perde e ci si ritrova: comunque in bicicletta, a Napoli. A Napoli Obliqua.

Foto in evidenza: Giuliano Montieri (da Napoli Pedala)
Tutte le altre foto: Antonello Naddeo (da Napoli Pedala)