Abbiamo intervistato Marta Castronuovo, ideatrice del progetto Yoga à porter. Cosa accomuna yoga e bicicletta? Leggetelo…
Com’è nato il progetto Yoga à Porter? Perché la scelta di fermarsi a Milano e qual è il ruolo della bici nella comunicazione e insegnamento dello yoga?
Mi piace pensare che il progetto YàP sia la necessaria e naturale risposta sia al mio modo di essere e di pensare la vita metropolitana, sia una naturale conseguenza al sempre maggiore bisogno di imparare un nuovo modo di vivere la realtà.
Marta Castronuovo: sei un’antropologa, insegnante di yoga, massaggiatrice Ayurveda, appassionata di trekking e arrampicata ma soprattutto grande ciclista: forse il progetto di Yoga à Porter è un po’ come la naturale evoluzione del tuo percorso di vita e lavorativo?
Fare Yoga non significa passare 60 minuti su un tappetino, ma è uno stile di vita che si fonda sulla responsabilità universale che insegna a tutti a vivere in modo armonico con la natura e i suoi ritmi. Per questo la scelta della bici, la scelta di essere noi a raggiungere le esigenze dei nostri allievi e la scelta di usare spazi “di riciclo”, ovvero dedicati ad altre attività dove ci piace portare lo Yoga e mischiare le energie.
Avete di recente sviluppato una collaborazione con un noto marchio di bici, qual è stata la ragione che vi ha spinto a contattare proprio loro e come mai la scelta della bicicletta?
Perché credo fortemente nel bisogno che tutti noi abbiamo di innamorarci del prenderci cura di noi stessi e gli sportivi lo sanno bene. Praticare Yoga non significa fare sport: lo Yoga è uno stile di vita, una lente di ingrandimento che ci fa sentire, vedere e osservare meglio prima di tutto noi stessi e di regala gli strumenti di cui abbiamo bisogno per mantenere (o ristabilire) il nostro equilibrio personale.
Passare molte ore in sella è una delle cose più belle che possiamo desiderare, specialmente dopo i mesi di lockdown, ma non basta a prenderci cura del nostro corpo, dobbiamo imparare a riportare sempre l’equilibrio sia nel corpo che nella mente.
Che tipo di bici avete scelto per muovervi in città?
Abbiamo iniziato con una normale bici single speed da città per poi passare a una piccola cargo, onmium mini. Decisamente una scelta felice! Comoda, stabile, facile da trasportare e ci permette di caricare blocchetti, tappetini e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per le nostre lezioni!
E quando avete numerosi tappetini o materiali per le lezioni da trasportare, come vi siete organizzati?
Sulla mia bici cargo ho caricato l’equivalente dei props (mattoncini, elastici, tappetini, olii essenziali) che si trovano in una qualsiasi scuola di yoga: veloce, facile e soprattutto sostenibile!
Pensate davvero che la bicicletta sia il mezzo migliore e più efficiente per muoversi in città?
Ho vissuto quasi sei anni a Dublino e sono da cinque anni a Milano; non ho mai posseduto una macchina o un mezzo di locomozione a motore; mi sono sempre e solo spostata in bici e non mi sono mai sentita limitata. La bici è il mezzo del futuro!
Come risolvete le problematiche legate al traffico e cattivo tempo?
A Dublino mi dicevano sempre: “there is no bad weather, there’s only bad equipment”
Per quanto riguarda il traffico devo essere onesta e dire che pedalare a Milano è diventata un’attività tutt’altro che piacevole. I rischi sono tanti (troppi!) e le tutele pochissime. Spero vivamente che chi amministra questa città sappia sensibilizzare i cittadini verso la mobilità dolce.
Ci sono itinerari migliori che scegliete per spostarvi rapidamente da un luogo all’altro?
Ovviamente privilegiamo strade senza pavé, evitiamo le arterie più congestionate.. per fortuna la bici ha mille risorse e passa ovunque!
I vostri studenti sono appassionati ciclisti?
L’80% dei nostri allievi si muove per la città rigorosamente in bici. Come si dice? La mela non cade mai troppo lontana dall’albero!
Fate classi a tema ciclistico, sull’onda del sempre più popolare “yoga for cyclists”?
Decisamente sì. Sono sempre online le nostre lezioni per il progetto “Cinelli Cares” e da settembre abbiamo già calendarizzato diverse sorprese!
Come pensate che la bici possa cambiare (si spera migliorandola) la vita delle persone?
La risposta è semplice: l’uso delle macchine fa male a noi, all’ambiente, alla natura e al portafogli! È una questione di cura e di attenzione: se teniamo a noi stessi, al nostro futuro e a quello di chi ci sta intorno, non possiamo non scegliere la bici.
C’è forse una linea sottile che accomuna la filosofia dello yoga all’andare in bici?
Certo. Non entro troppo nel dettaglio, ma cerco di spiegarmi: tutto ciò che fa bene al corpo e all’anima è Yoga. Quando ti parlo del senso di libertà, sintonia con la natura, benessere che si prova esplorando il mondo su una bici ho già detto tutto.
Qual è stata la reazione dei milanesi ad un progetto di yoga diffuso?
Ottima direi. Sono orgogliosa di essere stata la prima ad avere questa idea e dopo di me sono nate tante altre realtà a noi ispirate. Più persone fanno Yoga, più speranza ci può essere per il futuro.
Pensi che Milano abbia le carte per mettersi in gioco in un progetto più ampio e ambizioso di mobilità ciclistica a tutto tondo che coinvolga i più diversi strati sociali spaziando dall’accompagnare i bambini a scuola, al commuting quotidiano per raggiungere lavoro o università fino ad arrivare il mezzo prescelto per trasportare cose o persone o semplicemente fare la spesa?
Devo essere onesta e dirti che non sono ancora molto ottimista per Milano. Non vedo una politica di incentivo all’uso della bici, ma, ancor peggio, non vedo in atto una politica di difesa del ciclista e questo è un mio grande rammarico nei confronti dell’attuale giunta di Palazzo Marino. Chi pratica ciclismo urbano a Milano è quotidianamente vittima di prepotenze e pericoli operati dagli automobilisti, che spesso – troppo spesso – avvengono sotto gli occhi delle forze dell’ordine che avallano questi comportamenti irresponsabili. Non sto qui a fare l’elenco degli esempi perché sarebbe semplicemente troppo lungo. Devo dire, però, che, girando un po’ la Lombardia in bici, ho notato persone di tutte le età muoversi in bicicletta, senza l’apprensione e l’aggressività di chi deve muoversi a Milano. Forse quello che a noi manca è godere della nostra città: temo che le finte comodità e velocità delle automobili ci abbiano completamente fatto dimenticare come vivere e respirare il sapore di una città: entrare nei vicoli, attraversare i parchi, scoprirne i monumenti e luoghi speciali.