Fondendo Design e Performance Cinelli ha dato il via, negli anni Ottanta, ad un nuovo modo di vivere la bicicletta con valori creativi, anticonformisti e controcorrente e sicuramente Milano ha influenzato il posizionamento dell’azienda in quest’ottica alternativa ed innovativa.  L’azienda infatti non potrebbe essere così se non fosse milanese.

Avere fabbrica e polo creativo a pochi chilometri dal centro cittadino riesce a tenere Cinelli al passo con tutto ciò che accade e gravita nel capoluogo lombardo, ma non solo.

Il background di Antonio Colombo è estremamente legato e connesso al mondo dell’arte, della musica e del design italiano e internazionale.
Entrando negli uffici del team Cinelli si respira subito un’atmosfera cosmopolita in cui periferia, camion e capannoni diventano un ricordo lontano.
Quadri, oggetti artistici, cycling caps e poster coloratissimi accolgono il visitatore meglio che in una galleria d’arte. Dico meglio perché qui si respira la storia del ciclismo in ogni angolo e si vede quanto sia la passione a muovere ogni singola persona che vi lavora.

Usare l’espressione lavoro mi sembra quasi fuori luogo, ma probabilmente accecata dall’emozione del momento e delle immagini di Bruce Springsteen accanto a Bartali, Coppi, Keith Haring e della Bauhaus tutte assieme, non riesco bene a cogliere nei volti delle anime di Cinelli quell’aria sottotono tipica del mondo della produzione. Mi sembra che ci siano più che altro menti in fermento, vogliose di comunicare la loro passione e conoscenza del fare bici, di trasmetterlo offrendo qualcosa di sempre nuovo, bello e funzionale a tutti coloro che, come loro, non vedono l’ora di inforcare la propria bici e andare.
Che sia in giro per la città, su strade gravel, in velodromo o per una più giorni in montagna, la gamma di biciclette Cinelli ha tutto quello che avreste sempre sognato in una bici con il surplus di un design e di una ricerca grafica di qualità che non  lascia nulla al caso.

Arte,cultura e design: in Cinelli e tutto è estremamente connesso, dai modelli, materiali e nomi delle biciclette come in riferimento alla musica, grande passione di Antonio Colombo.

La bici gravel Zydeco, con il suo utilizzo pensato per i terreni più accidentati, richiama infatti la musica saltellante dai ritmi veloci, e dominata dall’accordion diatonico e dal caratteristico strumento ritmico a sfregamento conosciuto col nome di rub-board o frottoir, in origine pensata per le sale da ballo.

Cinelli è stata la prima azienda a portare l’arte nel mondo della bicicletta. Negli anni si moltiplicano le collaborazioni sempre fertili con i più importanti designers e artisti da tutto il mondo: dalla Laser di Keith Haring, al logo Cinelli disegnato da Italo Lupi, fino alla Supercorsa in edizione limitata realizzata da Barry McGee, o agli accessori di Mike Giant e all’attuale Art Program, la bici d’artista è la più autentica ed esclusiva espressione del marchio Cinelli.

Il capitale umano in un simile progetto è fondamentale.

Oltre a regalare alla comunità ciclistica oggetti di un innegabile valore, Cinelli ha anche il pregio di aver dato il proprio contributo al tessuto della bicicletta, italiano e non, credendo in un ciclismo comunitario che coinvolgesse svariate fette di mercato soddisfacendo le richieste più diverse: dal pedalatore urbano, all’atleta di gare criterium, allo stradista domenicale incallito.

La missione di Cinelli parte dalla città di Milano per andare oltre, seguendo l’evoluzione dei modi di pedalare e dei diversi modi di fare ciclismo.
La gamma di bici Cinelli offre prodotti per ogni tipologia di utente: per chi voglia farsi un giro nel fine settimana, scalare iconiche salite, accompagnare i bambini a scuola, raggiungere il luogo di lavoro, studio, trasportare pacchi o semplicemente fare la spesa.

I valori comunitari della bici restano sempre alla base del linguaggio utilizzato dall’azienda per comunicare con un orecchio sempre all’ascolto delle esigenze di chi va e vive la bicicletta ogni giorno.

Milano è una città molto europea e questo sicuramente aiuta i suoi abitanti ad avere una visione internazionale per quello che riguarda le tendenze che la abitano e così è Cinelli: un business che ha nel DNA l’attitudine a intercettare e interpretare ciò che accade all’estero, pur restando fortemente milanese nell’anima, restituendo ai cittadini molto di ciò che carpisce fuori confini, come un hub – un catalizzatore di tendenze e connessioni – come farebbe un profeta di tendenze.

Antonio Colombo, ancora oggi Presidente di Cinelli, entra nell’azienda di famiglia negli Anni Settanta. L’azienda, A.L. Colombo, era dagli anni venti un colosso specializzato nella produzione di tubi speciali d’acciaio, utilizzati per la fabbricazione di biciclette, automobili, motociclette, aeroplani; leader, negli anni trenta, col marchio Columbus, nella produzione di mobili razionali in tubolare di acciaio, in collaborazione con l’eccellenza internazionale del design e dell’architettura: Breuer, Terragni, Bottoni, Figini e Pollini, tra gli altri.

Il marchio Columbus viene dedicato nel 1977 all’esclusiva produzione di tubi speciali in acciaio per biciclette e si conferma leader di settore fino all’avvento del carbonio. Con la successiva acquisizione del marchio Cinelli da Cino Cinelli (professionista negli anni trenta e quaranta e poi geniale inventore e artigiano che ha regalato al ciclismo moderno il primo manubrio in alluminio e il primo pedale a sgancio rapido, l’M71) si crea un vero e proprio polo milanese della bicicletta: tubi, biciclette e componenti, che prende il nome, che conserva tutt’oggi, di Gruppo.

La visionaria mente di Colombo vede oltre il presente e trasforma l’azienda facendo viaggiare le invenzioni del “design made in Cinelli”.
La bicicletta era cambiata e così il suo modo di concepirla.

Si inizia a parlare di progetto totale grazie alla nascita del modello Laser che abbandona le congiunzioni introducendo la saldatura tubo su tubo nei telai da strada.

Cinelli e il suo modo di fare ciclismo sono estremamente radicati nel tessuto urbano: design, arredamento, grandi nomi del design e lifestyle sono vivi nell’azienda.

Ogni anno ad aprile, durante il Salone del Mobile, i dipendenti vengono invitati a visitare il Fuorisalone, facendo incetta di stimoli e tendenze creative in voga nel mondo della creatività legata al disegno di interni ma non solo.

Entrando nella sezione Columbus dell’azienda si respira un inconfondibile odore di acciaio e si vedono macchinari in continua funzione accanto ad un piccolo ma incredibile “museo” del design che raccoglie una nicchia della produzione di mobili razionalisti, sedie e poltrone create a cavallo degli anni Trenta e Quaranta con i tubi Columbus.

Per raccontare le tante storie presenti in questa vicenda imprenditoriale unica, è stato organizzato il ciclo di mostre dedicate al centenario, dal titolo “Columbus Continuum”. Il ciclo ha raccolto in tre mostre cento anni di storia dell’azienda milanese: dai mobili in tubolare metallico ai telai delle biciclette raccontati attraverso le serie tubi più rappresentative e innovative nella storia del ciclismo, per arrivare a Traguardo Volante, la mostra inaugurata il 24 settembre e dedicata alla stretta relazione tra Columbus, Cinelli e l’arte.

Columbus oggi produce quello che in azienda piace denominare “artigianato industriale”: tubi speciali sia per piccoli telaisti sia per grandi marchi. A questa produzione ha affiancato negli ultimi vent’anni quella di forcelle in carbonio.

L’importante è essere sempre al passo con le tendenze vivendo Milano come una porta verso il mondo e non in maniera autoreferenziale: questo approccio può far fare il salto di qualità nel modo di fare azienda, ma anche ad ognuno di noi nel suo modo di approcciarsi alla città e al ciclismo.
Non possiamo lamentarci che le cose non sono come le vorremmo e non facciamo nulla per cambiarle, ma ci limitiamo a guardare nostalgicamente e in maniera delusa e disillusa, le altre città europee.

Senza suonare banali e propagandisti, dovremmo davvero cercare di essere il cambiamento che vogliamo vedere attorno a noi. L’essere esterofili, sia a livello umano che lavorativo, non deve venir visto come una denigrazione del nostro essere italiani e milanesi, ma un modo per cercare di capire il valore aggiunto di ciò che abbiamo e trasformarlo tenendoci sempre al passo con i tempi, dando il nostro contributo unico e peculiare alle dinamiche di trasformazione in atto.

Possiamo citare qui il grande esempio del Rampichino o della linea Hobootleg prodotti da Cinelli. Rampichino è stata la prima MTB italiana, forse europea. Ispirata alle MTB americane ma reinterpretata secondo lo spirito e il DNA di Cinelli e distribuita nella sua prima edizione attraverso la rivista Airone – si compilava un tagliando d’ordine inserito nella rivista e si acquistava solo così. Per non dire della più recente linea di biciclette da viaggio Hobootleg, riferita per vocazione e letteratura agli Hobo americani e al loro spirito libero e avventuroso.

Cinelli è sempre stata un’azienda attenta alle necessità non solo dei ciclisti, ma anche della sua città, come ricorda la  presenza nella campagna per salvare il Velodromo Vigorelli, la collaborazione a diverse edizioni del  Bicycle Film Festival, l’aver attratto a Milano le Red Hook Criterium, gare a circuito per biciclette da pista organizzate a seguito delle edizioni newyorkesi nate per l’appunto a Brooklyn sotto il grande gancio rosso di Red Hook, zona iconica della periferia urbana.

L’impegno dell’azienda è molto forte anche per quello che riguarda il sostegno al cicloturismo, a partire dai modelli della gamma Hobootleg per arrivare al sostegno al Politecnico di Milano nei progetti per la creazione di itinerari ciclabili come VENTO o alla valorizzazione di itinerari ciclistici nelle zone del Parco Agricolo Sud Milano, supportando l’associazione sportiva Turbolento.

Da più di 70 anni Cinelli è una garanzia nella produzione di telai e biciclette: nonostante abbiano visto cambiare il modo di andare in bici degli italiani e degli abitanti di una città in continua evoluzione come Milano, sono riusciti a capirne le richieste, anticipandole e offrendo prodotti in linea con la domanda.
Un esempio potrebbe essere il mondo del gravel che risuona come una commistione di stili e di macro comportamenti del ciclista, oppure la grande riscoperta dell’acciaio anche nei telai più moderni.

Non possiamo quindi che apprezzare il ruolo catalizzatore di Cinelli nel riversare a Milano stimoli e ispirazioni prese da fuori, anche se paradossalmente, parlando con i vari protagonisti dell’azienda, il suo nome è ancora molto più conosciuto all’estero che in Italia sottovalutando spesso l’aspetto tecnico e performante dei suoi prodotti abbagliati da colori, grafiche e accessori non convenzionali.

Si sa che preziosità, hand-made, ricercatezza, leggerezza, customizzazione sono valori che non sempre vengono capiti da chi si sofferma a guardare solo la superficie delle cose, ma basta prendere in mano un tubo Columbus e fare un paio di pedalate su una bicicletta Cinelli, per capire di cosa stiamo parlando.
Gli standard creativi sono alti e l’impegno è quello di continuare nel solco di questa tradizione, sviluppando sempre nuovi prodotti.

Foto: Valeria Rossini