Come osate toglierci l'utopia
Un giorno, Gianfranco Mascia, giornalista e scrittore, ha chiesto ad alcuni ragazzi cosa significasse secondo loro il titolo del suo libro, quel “Come osate” pronunciato da Greta Thunberg. Qualcuno ha detto: «Vuol dire: Come osate toglierci l'utopia? Come osate non provarci nemmeno e dirci che il mondo che immaginiamo non è possibile?». In quel momento Mascia ha avuto la consapevolezza di aver fatto bene ad allenarsi un mese e poi partire in bicicletta per il Clima Tour: ventitré città e quindici giorni in giro per l'Italia a incontrare persone, per parlare di quel libro, di clima, di ecologia e di futuro. «Servono le piazze, serve l'incontro e lo scambio di idee per conoscersi e capire. La bicicletta non è solo un mezzo di trasporto, è un mezzo di comunicazione».
Gianfranco ha conosciuto quel giardiniere di ottant'anni, figlio di un innestatore, che vent'anni fa ha deciso di smettere di irrorare pesticidi alle piante e si è convertito al biologico «perché parte di un ecosistema che non lo avrebbe più sopportato».
Ha visto mariti che aspettavano mogli e fidanzate che aspettavano fidanzati affaticati in salita e sulla sua bicicletta a pedalata assistita ha fatto posto a nuove consapevolezze. «Sono cresciuto in Romagna, ma da tempo non percorrevo più la riva di un fiume, non guardavo più la natura con quello sguardo. Quando mi chiedono perché è necessario cambiare direzione, racconto anche questo e poi chiedo: perché no? Che c'è di male?» Perché Mascia può spiegarlo bene. «Se andiamo verso l'ecologia non perdiamo nulla. Nessuno ci perde, tutti guadagniamo qualcosa. Stiamo meglio e sta meglio il pianeta. È così illogico non provare. Avevano ragione quei ragazzi».
Non ci si prova perché manca un'intelligenza collettiva che agisca di conseguenza e ognuno va per la sua via. Così non si prova nemmeno a immedesimarsi nelle scelte degli altri. «I camionisti che mi sfioravano lungo il percorso non pensavano minimamente a come potessi sentirmi, protetti da quel gigantesco involucro che rende forti. Un esempio fra i tanti. Questo vale anche per il clima e per lo scontro generazionale che il dibattito scatena. I giovani che si battono per l'ambiente lo fanno perché hanno ascoltato gli scienziati, perché sanno che è necessario. Fra sei anni e mezzo non finirà il mondo, ma, se il surriscaldamento globale si alzerà più di un grado e mezzo, ci sarà un punto di non ritorno e bisognerà limitarsi ad azioni di mitigazione. I ragazzi ci rimproverano di non avere ascoltato prima la scienza. I risultati si vedono tutti i giorni: i disastri e gli allagamenti ne sono una triste testimonianza».
Mascia lo dice forte e chiaro: «Siamo solo fortunati a non essere noi i diretti interessati di questi fatti, un giorno, però, potrebbe capitarci. Poteva capitare a me, mentre pedalavo per qualche città». A Gianfranco Mascia piace raccontare il linguaggio della bicicletta: «Quel linguaggio fatto di conoscenze spontanee, fra persone che non si conoscono, non si sono mai viste e forse non si rivedranno più, ma si fermano per strada a parlare come fossero amici di infanzia. Tutto è nel modo in cui leggiamo la realtà. Non ci si priva della macchina, si ha in regalo la bicicletta con tutte le sue infinite possibilità».