Laudato si', mi' signore, per sorella nostra bicicletta
Sono convinto di questa cosa. Se ai tempi di Francesco d’Assisi – XIII secolo – fosse già stata inventata la bicicletta, il Santo Poverello l’avrebbe scelta per compagna di viaggio e il “cavallo di san Francesco” non sarebbero stati i piedi scalzi e il bordone del pellegrino, ma una semplice, essenziale macchina a pedali.
Credo che ne siano convinti anche gli amici de La Francescana Ciclostorica, di cui si è conclusa domenica la VII edizione, quattro giorni di sole, luce, nuvole in corsa e qualche acquazzone, a Foligno, nel cuore della valle Umbra, anzi: ne lu centru de lu mundu, come vuole una tradizione locale (a dire il vero, fino a non molti anni fa, c’era uno storico caffè del centro, giustappunto, che sosteneva che l’umbilicus urbis coincidesse con il birillo centrale del suo tavolo da biliardo: oggi il locale è stato dismesso e al suo posto, purtroppo, c’è il negozio di una catena di prodotti cosmetici).
A come Arnaldo Caprai
Alle cantine di Arnaldo Caprai, sotto il crinale di Montefalco, s’imbottigliano poesie. Del resto, lo diceva già Robert Louis Stevenson che «wine is a bottled poetry»: il vino è una poesia messa in bottiglia. Per questo c’è una linea di produzione per la quale su ogni tappo di sughero compaiono citazioni letterarie diverse intorno al mondo del vino. Al ristoro di ieri non c’era tempo di stapparle tutte le bottiglie, per il gusto “letterario” di assaggiarle. Ma lo chef Salvatore Denaro ha fatto preparare una gustosissima zuppa di lenticchie: praticamente un’Isola del tesoro.
B come Bevagna
Bevagna è uno dei meravigliosi borghi che si attraversano lungo i tracciati della Francescana, che ora, grazie a un accordo intercomunale sul territorio, stanno per diventare permanenti e quindi fruibili per tutto l’anno. Bevagna è un tesoro e il suo scrigno è piazza Silvestri. Due chiese affacciate, S. Michele e S. Silvestro, il palazzo dei Consoli e di fianco la scalinata che porta al piccolo, delizioso Teatro Torti; in mezzo una fontana. Tutt’intorno decine e decine di matrimoni: tutte le volte che ci sono passato c’è sempre qualcuno che si sposa. Ieri pomeriggio il vento alzava le gonne delle invitate, che si erano “messe giù da parata”. Ai tavolini della Bottega di Assù ho bevuto un ottimo grechetto. Dentro, tra gli scaffali pieni di libri e di illustri bottiglie di vino, facevano capolino, spiritose, Alda Merini e Maria Callas.
C come Carapace
Tra Montefalco e Bevagna, alla Tenuta di Castelbuono, in cima a una collina ricoperta di vigneti di Sagrantino, il Carapace è un gran premio della montagna. Per arrivarci, sono sceso di sella e ho spinto. In cima, all’ombra della grande cupola ricoperta di lastre di rame, dalla forma di una preistorica testuggine rugosa – come le crepe dei crinali vitati dei dintorni – mi aspettavano, a ricompensa dello sforzo di quella sessantina di chilometri che mi ero lasciato alle spalle, una memorabile porchetta speziata, morbida al taglio e croccante di cotenna, e un vigoroso bicchiere Rosso di Montefalco. I suddetti integratori hanno svolto poco dopo la loro funzione calorica sotto il temporale di incazzoso stravento che per mezz’ora ci accompagnati al ritorno verso Foligno.
E come Elia
Francesco era un Campionissimo e aveva i suoi gregari. Frate Rufino, frate Leone, frate Masseo… Ma il frate che avrebbe potuto essere un campione in proprio, per capacità e talento – come quando a Indurain toccava fare il gregario a Delgado o Froome a Wiggins – fu frate Elia da Cortona, che di fatto succedette a Francesco, dopo la sua morte, nella leadership dei Francescani Banesto o Sky. Finché, troppo vicino all’imperatore Federico II – in realtà, come già Francesco, Elia tentò invano di conciliare i due grandi poteri medievali di papato e impero – subì la scomunica. A Elia si deve, pochi anni dopo la morte del santo, l’edificazione di quella meraviglia della Basilica di Assisi. Secondo Luca Radi, uno dei motori creativi de La Francescana, saper scrivere un romanzo su Frate Elia, chiave di volta di tante vicende di politica e di cultura ancora poco note intorno alla metà del Duecento, sarebbe un colpo da best-seller. Spero tanto che lo scriva lui, un giorno.
F come Fioretti e Fiorelli
I luoghi che tocca La Francescana sono quelli della vita o della leggenda di san Francesco e che rievocano gli atti, le prediche e i miracoli del poverello d’Assisi. Ad esempio, tra Cannara e Bevagna, nella campagna di Piandarca, si trova il luogo della predica agli uccelli, una delle più celebrate scene degli affreschi di Giotto. Passando di lì anch’io ho ascoltato un concerto di pigolii, di cinguettii, di trilli e gorgheggi. Ma provenivano tutti dal movimento centrale della mia bicicletta, una Fiorelli Coppi del 1959, che ha la sua età e soprattutto un padrone che la trascura. Del resto dai Fioretti alla Fiorelli è un attimo.
G come Grazie
Le Grazie, figure della mitologia romana e simbolo della perfezione leggiadra a cui l’umanità dovrebbe tendere, sono tre: Aglaia, ovvero lo splendore; Eufrosine, la letizia; e Talia, la prosperità. E tre sono anche le Grazie della Francescana: Giada, Daniele e Pamela, e per di più sono intercambiabili in quanto a splendore, letizia e prosperità. Che volete di più? Grazie davvero.
I come Itinerari permanenti
La Francescana è una ciclostorica sui generis. Nata sette anni fa sull’onda della moda del vintage ciclistico, si è da tempo saputa intelligentemente smarcare dalle stanche e poco sensate emulazioni dell’Eroica. In questi anni ha portato a termine un sapiente e paziente lavoro di costruzione di reti e relazioni sul territorio e, grazie a questa attività che culmina nell’evento di settembre, ma che tesse tutto l’anno la sua tela, oggi l’Umbria si presenta come uno dei più interessanti e versatili territori ad alta vocazione ciclabile. Basta andare a vedere, sul sito lafrancescana.it, i cinque Percorsi permanenti tracciati di vario chilometraggio e di diversa tipologia in termini di caratteristiche altimetriche e di fondo stradale (strada, mtb, gravel): facendo perno su Foligno, si va dalla semplice passeggiata in pianura verso Bevagna (35 km), fino alle escursioni collinari verso Trevi (74 km), Montefalco (71 km) e Assisi, Spello e i borghi di pietra rosa (55 km), fino al grande anello della Valle Umbra (165 km) che unisce il territorio di dodici comuni e abbraccia una straordinaria offerta paesaggistica, storico-architettonica ed enogastronomica della regione.
M come maglie
Mi diverto sempre a leggere le storie e le geografie che posso immaginare guardando le coloratissime maglie dei partecipanti alle ciclostoriche. Dal Velo Club Pianello al Gruppo Sportivo I Maggio C. (Corte? Civita? Costa?) Maggiore; dal Diss. C.C. Huret al G.S. Cicli Caldaro; dal Mugello alla Idraulica Mirandola.
N come Next Generation
Quest’anno alla Francescana ho pedalato con mio figlio, Pietro, detto il Pepe. Gli ho dato la corroborante soddisfazione di aspettarmi sempre, e non per pochi minuti, in cima alle salite. Ovviamente senza farlo apposta. Bontà sua, ai ristori mi ha sempre lasciato qualcosa.
O come Osteria Ciclabile
Invece all’Osteria Ciclabile di via Gramsci, in centro a Foligno, non ho fatto prigionieri. Di lumache in umido, che amo tanto quanto le detestava il Barone Rampante – e del resto non sono Barone né tanto meno Rampante sulle salite, in bicicletta – ne ho mangiati ben due piatti: il mio e quello rifiutato da Guido P. Rubino, per il quale ritengo già un imperituro successo avergli fatto assaggiare, anni fa, un panino al lampredotto.
P come pesche all’alchermes
Sempre all’Osteria Ciclabile di Foligno ho assaggiato le pesche all’alchermes. Ma non erano nella lista del menu. Le ha tirate fuori come strepitoso bonus track della cena francescana Angela Guerra, che le ha preparate con le sue mani. W Angela Guerra! W le pesche all’alchermes. W il Baracca Lugo.
R come Rubbagalline
Sulla strada da Bevagna al Carapace ho attaccato bottone con un ciclista che pedalava su un improbabile condorino e indossava sopra i pantaloni lunghi e sotto un cappellino da pescatore della domenica, una maglietta rossa con scritto sopra RUBBAGALLINE. È stato uno degli incontri più piacevoli dei tanti fatti durante la giornata in sella. Il Rubbagalline è Gianluca Torpedine, aquilano, appassionato cultore di cose ciclistiche e di montagna. Abbiamo parlato di Abruzzo e di salite, di alpinismo e di Primo Levi. Alla prossima Rubbagalline!
S come Sfizio
Stava per iniziare a scatenarsi l’acquazzone, ma come rinunciare al banchetto con la pizza bianca alla cipolla di Cannara? E come non farsi raccontare dalla signora del banchetto che la “morte sua” della cipolla di Cannara è lo sfizio, una specie di “parmigiana di cipolle” che, non so come Francesco si è dimenticato di inserire nelle sue Laudes Creaturarum.
T come torchi
Foligno, come mi ha raccontato Luca Radi – che ho eletto a mia personale Treccani de lu centru de lu mundu – è un importante capitale della stampa. C’è infatti anche un bel museo che racconta questa secolare tradizione artigianale folignate. Qui, nel 1472, nella bottega di Evangelista Angelini, assistito da Johann Numeister, che veniva da Magonza dove aveva lavorato con Johann Gutenberg, venne stampata l’editio princeps, ovvero la prima edizione della Divina Commedia di Dante. Non solo: per vie avventurose e traverse, in una tipografia di Foligno è conservato il torchio speciale con cui Alessandro Manzoni fece stampare le copie dell’edizione del 1840, quella illustrata da Francesco Gonin, dei Promessi Sposi. Insomma da queste parti, con ottimi risultati, si torchiano uve e pure libri.
U come Umbria Bike Festival
Alle pedalate del sabato e della domenica, il programma della Francescana 2021 ha affiancato una vera e propria rassegna di eventi: presentazioni di libri (quello di Flavio Maria Tarolli, Il passe-partout del Novecento. 100 anni del mondo visti della bicicletta, Reverdito Editore, 2021, un viaggio nella storia e cultura del Novecento dalla prospettiva, culturale, sociale e tecnologica della “macchina a pedali”); e quello di Alessandra Schepisi e Pier Paolo Romio, 24 storie di bici (Il Sole24 Ore Edizioni) e di eventi teatrali come l’incontro con gli attori di Stravagante. Festival del paesaggio, introdotti da Marco Pastonesi, Andrea Satta e Marco Scarponi, della Fondazione Michele Scarponi; le tavole rotonde sul tema del cicloturismo e delle nuove frontiere della ciclabilità sostenibile – con Giancarlo Brocci, il padre dell’Eroica, Antonio Della Venezia, presidente del Comitato tecnico scientifico di FIAB, Ludovica Casellati, di Viagginbici, Guido P. Rubino di Cyclinside.it – fino a vari workshop sulla meccanica ciclistica e sulla medicina sportiva.
V come Velodromo Canapé
A Foligno c’è anche uno dei più antichi velodromi d’Italia, oggi trasformato in un bel parco pubblico. Si trova nel tratto di mura tra porta Todi e la torre del Seminario e venne realizzato come area di pubbliche manifestazioni alla fine del Settecento. Nel secolo successivo ospitò diverse manifestazioni ippiche, circensi, di voli con pallone aerostatico, fino a quando, a partire dal 1899, il Veloce Club folignate lo utilizzò per ospitare corse velocipedistiche. Nei primi anni del Novecento al Canapè corsero campioni come Ganna e Galetti, il francese Petit-Breton, fino ad arrivare agli anni Venti, per la precisione il 15-16 agosto 1925, quando in una riunione si cimentarono i più forti pistard-routier del momento, da Girardengo a Belloni a Pietro Linari. Al Canapé corse anche Alfonsina Strada, unica donna a prendere parte, insieme agli uomini, a un Giro d’Italia nel 1924.
Z come zecchiere
Di fronte alla facciata del Duomo di Foligno, c’è un’osteria. Si chiama Bacerotti e fin dal nome (Bacerotti, “ti bacerò”) è una bella promessa. Promessa mantenuta dopo aver apprezzato un’originalissima interpretazione della panzanella, con croccanti verdurine fresche accompagnate da croccante fiore di zucca, una tiepida insalata di faraona con quenelle di patate viola e una crême brulée al rosmarino che meritava di vincere la Giostra della Quintana. L’osteria sta nel luogo dove un tempo sorgeva la zecca pontificia: nel 1514 papa Leone X, il papa Medici, il grande committente di Raffaello, concede licenza di battere moneta a Giovanni Bacerotti. Il nome dello zecchiere folignate è tenuto alto da questa piccola preziosa osteria.
Luca Radi, gran tartufaio di storie, pare abbia scovato questi versi apocrifi del Cantico delle creature di san Francesco. Non giuriamo sull’autenticità filologica. Ma ci sentiamo di condividerne l’autenticità dello spirito.
«Laudato si', mi Signore,
per sorella nostra bicicletta,
ispecialmente se va' piano,
et nullo omo te mette fretta».