Di ritorni e multidisciplinarità
Non saranno, forse, le due gare più importanti del mondo, nemmeno l'acme della loro carriera, ma vincere ieri è stato importante. Un ritorno in piena regola e nello stesso giorno, a distanza di poche ore, ma che diciamo, di pochissimi minuti e nemmeno troppi chilometri.
Sulle strade di casa sua, in Danimarca, vince l'ex campione del mondo Mads Pedersen, che sostenere arrivi da un momento difficile è un eufemismo, come racconta a fine corsa lui stesso e senza troppi giri di parole: «Al Tour ho sofferto e lottato per raggiungere un buon livello: ma non è un segreto che lì sia stata tutta una merda».
Volata che pareva infinita, gestita splendidamente come ogni tanto gli capita, in quelle giornate di grazia che a volte lo prendono e lo fanno sembrare imbattibile: sconfitti Groenewegen e Nizzolo, di certo non due che si avventuravano lì davanti per caso. Ora che il suo nome torna in voga, sarà un avversario per tutti in ottica Europeo.
In Polonia, invece, passano pochi minuti quando a vincere è Fernando Gaviria. Se Pedersen, in una stagione difficile il segno lo aveva comunque lasciato (Kuurne-Brussels-Kuurne a inizio stagione), il velocista colombiano non vinceva da quasi un anno esatto, due se parliamo di World Tour.
Per farlo si è dovuto inventare un guizzo da cavalletta per mettere il proprio copertoncino davanti a quello di Kooij. Giovanissimo (2001) che fino a un paio di anni fa faceva speed skating a buon livello e che tutt'ora d'inverno continua a praticarlo. Esaltazione della multidisciplinarità.