Appunti sul Tour de France

Il Tour è terminato qualche giorno fa, andiamo in pace. Più o meno. Il Tour è terminato pochi giorni fa e proietta in maniera definitiva Pogačar nella storia di questo sport. Stando larghi, andando a naso, a sensazione, senza che tutto ciò sia suffragato da numeri - e i numeri in ogni caso suffragherebbero, eccome se suffragherebbero - la stagione 2024, che sta trascorrendo veloce come veloce affrontano le salite i corridori, lo inserisce (almeno) tra i dieci più grandi che questo sport abbia mai visto. La doppietta Giro-Tour dopo 26 anni è simbolo di ciò che è lo sloveno e di ciò che resterà delle sue gesta in questo sport negli anni a venire.

NON SOLO POGI

Il Tour appena trascorso, però, non è soltanto lo sloveno. C’è la resistenza - la volta che userò il termine resilienza abbattetemi - del suo più forte rivale, Jonas Vingegaard, che rientra alle corse proprio al Tour dopo aver rischiato perlomeno la carriera un paio di mesi prima ai Paesi Baschi. Il danese, tanto grintoso in sella quanto sfuggente e introverso nel dopo corsa - e adoro questo suo volto contraddittorio - è stato l’unico, a sprazzi, a provare a tenere la ruota di Pogačar, tanto da farci pensare, a un certo punto, come il Tour 2024 potesse avere una sfida da raccontare in chiave maglia gialla. Ma troppa, esagerata, la superiorità dello sloveno in versione 2024. Un Pogačar che ha raggiunto la maturità agonistica, fisiologico vista l'età, e pare che sul suo periodo di forma stia avendo un certo peso il cambio di allenatore e di allenamenti.

Il podio lo chiude Remco Evenepoel, sorpresa, ma fino a un certo punto. Fino a un certo punto perché in quanto a talento il corridore belga appartiene a quel gruppo lì, dei Pogačar e pochissimi altri. C’era qualche dubbio sulla tenuta, in alta montagna, soprattutto in tappe con salite ripetute, ma si è gestito benissimo e a questo punto, con una vittoria alla Vuelta nel 2022, un dodicesimo posto lo scorso anno sempre in Spagna (uscì di classifica a causa di una giornata di crisi dalla quale comunque si riprese benissimo, una giornata no) dove arrivarono, però, tre vittorie di tappa e la maglia a pois, un ritiro al Giro nel 2023, quando era in piena lotta per vincerlo e un podio al Tour, si può dire come sia attualmente uno dei più forti interpreti anche delle corse di tre settimane. Margini? Da scoprire, da capire quali e se ci saranno. Argomento interessante per il 2025 dove, molto probabilmente, lo rivedremo in corsa in Francia, stavolta, però, con la pressione di dover per forza salire sul podio se non addirittura trasformare il duello in una lotta a tre. Poi se magari, per mettere pepe, gli organizzatori aggiungessero cinquanta, sessanta chilometri a cronometro ci si potrebbe divertire ancora di più.

E ci sono tante altre cose da dire, partendo dal regolarista Almeida (quarto) che non sbaglia una corsa a tappe che sia una, con un ritiro al Giro per un malanno quando era lì a giocarsi il successo e poi tanti risultati di rilievo, uniti ad una certa costanza di rendimento ne fanno uno dei corridori più forti al mondo nelle corse di tre settimane, Tutto questo oltre a una grande capacità di svolgere, a livelli importanti, il ruolo di uomo-squadra.

 


C’è poi il ritrovato Landa che a quasi 35 anni firma un notevole quinto posto in classifica, migliorando anche lui ogni prestazione in ogni singola tappa di montagna rispetto a quello che era il suo meglio almeno a livello di età. Ci sono le difficoltà della Ineos, vittima di malanni in serie e che non va al di là del settimo posto di Carlos Rodriguez: per lui un passo indietro rispetto al 2023 ma con l’attenuante di aver corso mezzo malato, per l’appunto, dopo aver corso mezzo incidentato lo scorso anno: ancora da capire quale sia il suo vero volto e in questo caso da scoprire quali sono i margini. Per motivi legati anche alla giovane età non ho ancora capito molto del corridore spagnolo se non che è uno che va forte un po’ ovunque e quando sta bene non ha paura di attaccare.

C’è Adam Yates (sesto posto) che, senza strafare, chiude ancora in alto in classifica, anche se non tanto quanto il 2023, ma lavorando con profitto per il suo capitano; c’è Matteo Jorgenson, completo come pochi altri in gruppo, dotato di fondo e recupero, capace anche lui di svolgere al meglio il lavoro di gregario, ma anche di ritagliarsi spazio personale. Chiude ottavo al Tour dopo aver vinto una classica delle pietre questa primavera: ecco, in questo è stato persino superiore a Tadej Pogačar che quest’anno la campagna fiamminga l’aveva saltata a piè pari. C’è Derek Gee che toglie spettacolarità al suo modo di correre, ma si testa per la classifica: nono al Tour è un risultato enorme e chissà che nel 2025 non gli venga in mente di provare a venire al Giro e magari cercare pure di vincerlo o di salire sul podio.

Un accenno alle tre settimane strepitose di Carapaz. Veste la maglia gialla, vince quella a pois, conquista una tappa e ne sfiora altre due. Corridore spettacolare, esaltante, quando scatta fa male (quasi) a tutti. Si deve inchinare in un paio di circostanze soltanto alla rimonta di quel diavolo vestito in giallo che porta il nome di Tadej Pogačar. Due righe anche sul Tour di Bini Girmay che porta a casa la maglia verde, fa pari e patta come numero di vittorie di tappa con Jasper Philipsen e questa è stata una grande sorpresa: alzi la mano chi si sarebbe mai immaginato di vederlo così competitivo in volate di gruppo. Certo, voglio fare il rompiscatole: il livello di queste volate, una volta tanto, non era così alto, anzi, rispetto a quello che il 2024 sa offrire. Mancavano due dei tre più forti al mondo, Milan e Merlier, oltre a Groves e Kooij, tutti questi ce li siamo goduti al Giro. E in più è come se a Philipsen fosse mancato qualcosa in termini di brillantezza. A lui e al suo treno.

 


Altri spunti: le vittorie di tappa di Bardet, Vauquelin e Turgis, tre corridori francesi appartenenti a tre mo(n)di differenti. Il primo, all’ultimo Tour, che questa corsa pareva potesse vincerla un giorno e a volte c’è davvero andato vicino, ma l’avversario si chiamava Froome. All'ultimo Tour vince una tappa dopo sette anni dall'ultima volta e veste per la prima volta la maglia gialla. Il secondo avanza senza essere mai stato uno di quei talenti da strapparsi i capelli (e in Francia ne hanno, di talenti non solo di capelli) ma ogni stagione ha messo un piccolo mattoncino finendo per costruire un palazzo che si fa guardare, piazzando all’entrata la vittoria di tappa di Bologna dopo essere stato in fuga tutto il giorno. Va forte a cronometro, è veloce, apprezza le brevi corse a tappe: non sarà colui che sfaterà il tabù Tour per i francesi, ma è corridore da seguire. Nazione sempre più prolifica, grazie alla programmazione e al sistema che permette a un numero altissimo di corridori di esprimersi restando competitivi anche una volta passati professionisti - a differenza di quello che succede da noi in italia. La terza vittoria di tappa francese porta la firma di Anthony Turgis che invece appartiene agli incompiuti, di quelli che le grandi vittorie le hanno soltanto sfiorate. Vive una giornata di gloria incredibile nella tappa degli sterrati salvando il Tour, e in parte la stagione, di una (mezza) disastrosa, sin qui, TotalEnergies. Ci sarebbe da parlare di quanto è forte Jonas Abrahamsen che ha trasformato completamente il suo fisico per diventare un corridore vero alla soglia dei 30 anni e un giorno potrà giocarsi pure qualche classica del Nord. Al Tour non vince, ma veste la maglia a pois per diversi giorni, è il corridore con più chilometri in fuga, avrebbe meritato il premio di supercombattivo, ma gli viene preferito Carapaz. E a proposito di trasformazioni: Campenaerts, che da un po’ di anni si occupa meno delle crono e più delle fughe, trova il successo più importante della carriera dopo averne sfiorati anche lui diversi. Tre parole sui due van: Aert e der Poel. Entrambi a secco anche se il primo più volenteroso del secondo, oltre ad esserci arrivato molto più vicino. Per i due l’obiettivo sarà fra pochissimi giorni e si chiama Parigi 2024.


AZZURRO TENEBRA

 

Infine e in breve: quanto è messo male il ciclismo italiano che, tolti i due campioni di cui possiamo vantarci (Ganna e Milan), ormai è ben poca cosa? Ciccone fa classifica chiudendo undicesimo alle spalle di Buitrago: il duello con il colombiano, anche in un post tappa, è uno dei pochissimi momenti in cui l’Italia si fa vedere, anche se nella seconda settimana, quando arriva al quinto posto in due tappe di montagna, mi aveva illuso potesse lottare per qualcosa di meglio in classifica, ma al Tour il livello è troppo alto per pensare di entrare nei primi sei, sette, otto. L’anno prossimo lo aspettiamo al Giro e magari nelle classiche delle Ardenne.

Può bastare il suo undicesimo posto senza guizzi a salvare la spedizione? Assolutamente no, ma se Ciccone, pur bravo sia chiaro, non esalta, gli altri che fanno? Sobrero, dopo il ritiro dei due uomini di classifica della Red Bull, fatica a riciclarsi in un altro ruolo e si vede a malapena in un paio di fughe dove aiuta i compagni di squadra (da gregario per la classifica a gregario per i compagni in fuga, siamo questi); Moscon è l’emblema di ciò che sempre più spesso diventano i ciclisti italiani: ottimi compagni di squadra, valorosi aiutanti, dopo aver vestito i panni delle speranze, dopo averci illuso.

Bettiol, non pervenuto, ritirato per stanchezza; Ballerini e Mozzato hanno fatto l’uno guardia del corpo a Cavendish e con buoni risultati (tappa vinta dal corridore britannico), l’altro apripista di un velocista che da un anno a questa parte è diventato un ex. Gazzoli è stato il primo a ritirarsi al Tour, Formolo si è visto un paio di volte tirare il gruppo per qualche centinaia di metri. A memoria non ricordo un Tour così insipido corso dagli italiani e succede proprio nell’anno in cui la corsa parte dall’Italia. Ma, come detto, siamo questi: senza squadre di livello nella massima categoria, con talenti che passano professionisti dopo aver fatto buone cose nelle categorie giovanili e in un modo difficile da spiegare e comprendere o scompaiono dai radar o diventano gregari. Senza ottenere risultati di vertice nelle corse che contano e stanno scomparendo pure i risultati che contano nelle gare di secondo piano, fateci caso. Stiamo entrando in quello che forse è uno dei peggiori momenti della storia del ciclismo italiano. Problemi? Tanti, diffusi in maniera capillare in tutto il sistema. Soluzioni? Nessuno le conosce o ne parla, anzi, spesso alcuni buoni risultati vengono usati per nascondere ciò che non va. Vedremo il futuro cosa riserverà a questo sempre più evidente azzurro tenebra che ultimamente sta bene con tutto.

Foto: Sprint Cycling Agency


Il Monumentale del Tour de France 2024

Densa di fascino, come una di quelle gelatine che Jim Halpert, il cattivo della serie TV americana The Office, usava per fare impazzire alcuni suoi colleghi. Attesa, come il giorno più importante nella vita di un bambino. Discussa, perché se non parlassimo di Tour de France allora tanto varrebbe chiudere baracca. Il Tour de France 2024 sta per iniziare - 29 giugno-26 luglio - e lo farà dall’Italia per la prima volta nella sua storia, avrà (le consuete) 21 tappe e si snoderà lungo circa 3.500 chilometri. La corsa partirà dall’Italia per chiudersi a Nizza invece che a Parigi: i Giochi Olimpici nella capitale francese a fine luglio hanno imposto un cambio epocale che si tramuta anche in cronometro all’ultimo giorno, al posto del tradizionale sprint che vale una carriera, sui Campi Elisi.

Foto: ASO

I temi principali - le domande che mi e vi pongo - sono almeno quattro e coinvolgono i favoriti alla classifica finale, li accenno qui prima di addentrarmi nello specifico raccontando come di consueto vita, caratteristiche e miracoli sportivi dei presenti al Tour de France 2024 e delle loro squadre di appartenenza.

1) Riuscirà Tadej Pogačar a completare la doppietta Giro-Tour ? (E poi, intanto la butto lì, anzi qui: poi lo sloveno pensi al Mondiale perché non succederà spesso di averne uno così favorevole alle sue caratteristiche e lasci perdere la Vuelta).

2) In che stato di forma sarà Jonas Vingegaard Hansen, dopo lo spavento che ci ha fatto prendere ai Paesi Baschi? Sarà un avversario credibile?

3) Riuscirà Remco Evenepoel a fare quel salto di qualità per giocarsi un posto sul podio in una corsa con (quasi) tutti i migliori al mondo per le gare a tappe di tre settimane?

4) Potrà essere Primož Roglič, nonostante i quasi 35 anni l’avversario da cui Pogačar si dovrà guardare?

UN FAVORITO (CON UNO SQUADRONE)

Complesso per tutti sconfiggere Tadej Pogačar, soprattutto quello visto nel 2024, la migliore versione di se stesso, quello all’apice della sua maturità agonistica e che alla vigilia dice di non essresi mai sentito così forte. Come può non essere lui il favorito numero uno di questa corsa? Anche per via dei noti problemi del suo più accreditato - fino a qualche mese fa - rivale per la maglia gialla finale. Lui è il più forte - al mondo - la sua squadra è la più forte - al via e al mondo - e potrebbe, sulla carta, ma stando sempre attenti a non pastrocchiare con l’inchiostro, piazzarne pure altri due sul podio, un altro nei cinque e un altro ancora nei dieci. Mi piace questa cosa? Sinceramente, nemmeno un po’, ma tant’è. Di squadre forti al via del Tour ne abbiamo viste - e ne vedremo anche quest’anno - ma una così faccio fatica a ricordarla. Adam Yates e João Almeida, mantenessero lo standard visto al Tour de Suisse, potrebbero tranquillamente essere i rivali più accreditati dello sloveno; Juan Ayuso, nonostante fisiologici alti e bassi per via dell’età e qualche caduta di troppo, è il nuovo che avanza nei grandi giri. Pavel Sivakov, in poche stagioni, è passato da “prossima grande cosa” nelle corse a tappe a uomo di alta classifica, finendo per diventare gregario extra lusso di capitani che possono vincere le corse. C’è poi Marc Soler, cavallo pazzo a cui Matxin è riuscito a dare un senso, almeno per loro, a me piaceva di più la versione illeggibile dei tempi Movistar e, infine, Nils Politt e Tim Wellens, che in altre squadre andrebbero a caccia di tappe, mentre qui saranno utilissimi alla causa, soprattutto in pianura il primo e nelle prime fasi di salita il secondo.

GLI AVVERSARI

Foto: Szymon Gruchalski/PN/SprintCyclingAgency©2024

Per via dell’incidente accorso a Vingegaard, il primo rivale dello sloveno è un altro sloveno: Primož Roglič. Difficile, però, immaginare come un corridore che fa del calcio volante assestato nei finali di tappa la sua arma migliore, quasi l'unica, possa trovare terreno per battere questo Pogačar che più dei suoi rivali dovrà temere il caldo. La Red Bull-BORA-Hansgrohe, però, va al Tour con una squadra niente male e un nuovo sponsor, di peso, forse il più importante e conosciuto, a livello globale, per ciò che concerne lo sport. Darà motivazioni in più. Una squadra con Aleksandr Vlasov: uno dei corridori più continui ad alti livelli quest’anno in salita mentre Jai Hindley è uno che ha pur sempre vinto un Giro d’Italia due stagioni fa anche se come aiuto di un capitano è ancora tutto da vedere - e al recente Delfinato non ha rubato l’occhio. A completare una squadra davvero forte per la salita presenti Bob Jungels e Matteo Sobrero, mentre Marco Haller, Nico Denz e Danny van Poppel si divideranno tra lavoro sporco in pianura, tirando, difendendo, coprendo, e gloria personale: Haller a supporto di van Poppel in volata, Denz in fuga.

Foto: ASO

Parte più defilato il vincitore uscente: quali conseguenze per il suo rendimento la caduta ai Paesi Baschi? Probabilmente lo scopriremo già nelle prime, impegnative, tappe italiane. E allora, oltre a Jonas Vingegaard, in casa Visma | Lease a Bike sarà da seguire con attenzione Matteo Jorgenson, rendimento altissimo quest’anno nelle brevi corse a tappe, da verificare la capacità di tenere lungo l’arco delle tre settimane, anche se va detto, intanto, che il percorso di questo Tour potrebbe favorirlo, oltre al fatto che l’americano ha poco da invidiare alla concorrenza per un piazzamento in altissima classifica. Completano lo squadrone olandese - più vario, completo e all'apprenza compatto rispetto a quello emiratino - Wilco Kelderman, uno che potrebbe fare il capitano d’ alta classifica in almeno 18 delle 22 squadre al via, Bart Lemmen, chiamato all’ultimo per sostituire un Kuss che quest’anno non va, Wout van Aert, il coltellino svizzero del gruppo: lavorerà in salita, potrà inserirsi in fuga su ogni terreno, si butterà nelle volate di gruppo compatto, proverà a vincere quelle a plotone sgranato, mentre Christophe Laporte cercherà risposte dopo una stagione altamente negativa e sfortunata, quasi come se stesse vivendo una sorta di crisi di rigetto a un irripetibile 2023. Jan Tratnik e Tiesj Benoot sono due corridori affidabilissimi e sui quali la squadra si appoggerà per ricevere aiuto su ogni terreno.

TUTTI (PROPRIO TUTTI) GLI ALTRI

Foto: Ivan Benedetto/SprintCyclingAgency©2024

Quasi tutte le squadre mettono in campo il meglio possibile, poche le assenze di peso, ma d’altra parte il Tour de Netflix impone al via il miglior cast possibile. E così che vista la forza di UAE, Visma e Red Bull, constato come anche la INEOS Grenadiers non voglia essere da meno. Carlos Rodríguez Cano, il più giovane della compagine britannica, guida un gruppo formato da Egan Bernal, Geraint Thomas, Thomas Pidcock, Michał Kwiatkowski, Ben Turner, Jonathan Castroviejo e Laurens De Plus. Pensare che questa squadra non sia la più forte al via lascia senza parole. Carlos Rodríguez ha ottime credenziali per salire pure sul podio finale. Continuo, forte in salita, forte a cronometro, forte in discesa, sa pure cogliere l’attimo giusto per provare a vincere una tappa visto che non ha nemmeno paura ad attaccare. L'unica incognita è legata alle cadute: spesso, nonostante la capacità di guidare il mezzo, ha bruciato risultati importanti a causa di incidenti in corsa. Egan Bernal insegue la rinascita, si gioca la top ten anche se sogniamo qualcosa in più, magari pure una tappa: da troppo tempo non si concede il gusto di alzare le braccia al traguardo. Geraint Thomas, dopo il podio al Giro, sarà completamente a disposizione dei suoi, così come lo sono tre fra i più forti “gregari” in circolazione per le tappe di montagna e non solo: Laurens De Plus, Jonathan Castroviejo e Michal Kwiatkowski i quali potrebbero, insieme a Thomas Pidcok, inseguire fughe e successi di tappa. E a proposito di Pidcock: dopo due tentativi di fare classifica e conclusi con un 16° e 13° posto abbastanza dimenticabili, proverà a fare classifica per una terza volta o lo vedremo libero di dare spettacolo in qualche tappa come due anni fa nel giorno dell’Alpe d’Huez? Se dovessi indovinare e fossi costretto a scegliere direi la seconda, ci sono anche i Giochi a Parigi con cui fare i conti pochi giorni dopo la fine del Tour, sprecare troppa energia per un piazzamento nei 20, potrebbe rivelarsi controproducente. Lui intanto dice di puntare alla prima maglia gialla. Chiude il gruppo Ben Turner, successore di Luke Rowe quasi a 360 gradi, dal corridore gallese eredita principalmente il ruolo di mulo delle prime fasi di gara.

Foto: Ivan Benedetto/SprintCyclingAgency©2024

Capitolo Soudal-Quick Step, o meglio Remco Evenepoel. Cosa aspettarsi dall’ imprevedibile ex campione del mondo, al suo esordio al Tour de France? Dovesse finire nei primi cinque sarebbe grasso che cola, considerando anche per lui l’incidente ad aprile che gli ha tolto qualche settimana di preparazione; nei dieci sarebbe un piazzamento auspicato, quasi chiamato tutto il resto, che non sia una vittoria di tappa o magari due, un risultato finale deludente. Le aspettative su di lui sono sempre enormi, così come è sembrato enorme - forse troppo? - il suo fisico, per pensare di poter infastidire i migliori in salita. Squadra forte al suo fianco: Mikel Landa può pensare persino di andare più forte di lui in salita e di conseguenza curare anche una buona classifica, anche se i due, almeno nelle foto, per quanto possano assumere un significato di verità assoluto immagini postate sui social, sembrano, sin dal ritiro invernale, avere instaurato un certo feeling che poi in corsa si è intravisto alla Volta ao Algarve. Gianni Moscon sarà il gregario per eccellenza in squadra, definito sin dai primi mesi in maglia Quick Step come l’erede di un altro trattore, Tim Declercq, anche se quegli standard sono decisamente lontani. Louis Vervaeke, Ian Van Wilder e Jan Hirt, saranno altre tre pedine preziose per la salita, e magari, soprattutto gli ultimi due, “riserve” per fare classifica, ma non escluderei di vederli anche cercare di vincere una tappa di montagna. Yves Lampaert, sorprendente prima maglia gialla al Tour di due anni fa, potrà giocarsi le sue chance in fuga, darà una mano in pianura a Evenepoel e una in volata a Casper Pedersen, seppure quest’ultimo non si possa considerare un velocista di prima fascia, quanto piuttosto corridore da soluzioni alternative alla volata di gruppo.

Foto: Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2024

Movistar Team per la classifica punta su Enric Mas. Nel Power Ranking che ho stilato tempo fa, Mas è, a conti fatti, e grazie soprattutto alla regolarità che trova nella “gara di casa”, ovvero la Vuelta, al quarto posto assoluto tra i corridori in attività per le grandi corse a tappe. Dietro i tre che potete immaginare. Questo non significa che lo spagnolo, spesso sin troppo criticato, come sin troppo criticata è la Movistar, autentica squadra meme del ciclismo internazionale, a volte se la vanno a cercare non c’è dubbio, sia la quarta forza in campo, ma è uno dei nomi che ambiscono a un piazzamento in alta classifica. Regolarista in salita, forse avrebbe apprezzato di più un Tour da sfinimento e per fondisti, ma l’ultima settimana montagnosa può sorridergli. Interessante la squadra che gli viene costruita intorno: Davide Formolo sarà la sua guardia del corpo in salita, Javier Romo in alta quota può stupire, Oier Lazkano, a suo agio nelle tappe più dure al Delfinato, dove è riuscito spesso e volentieri ad arrivare davanti a scalatori più quotati, cercherà una vittoria di tappa andando in fuga. Presenti anche l’eterno Nelson Oliveira che potrebbe pure cercare piazzamenti nelle due crono, Fernando Gaviria, scelta un po’ sorprendente vista la sua stagione (le sue ultime stagioni) finora e infine Alex Aranburu. Il corridore basco va forte su diversi terreni ed è veloce oltre che resistente, si è laureato campione di Spagna pochi giorni fa e nell’ultimo mese, tappa vinta anche al Giro del Belgio, è riuscito a sbloccarsi dopo due stagioni a secco e un’infinità di piazzamenti. Che c’abbia preso gusto?

Foto: Aso

Quartetto da classifica anche per la Bahrain-Victorious, altra squadra in forma nell'ultimo mese. Viste le qualità espresse in salita, quello con le quotazioni maggiori potrebbe essere Santiago Buitrago, il quale, oltre a essere uno degli scalatori più forti al via, può anche puntare a vincere una tappa. Pello Bilbao, che fa parte di quella particolare categoria di corridori “da quarta settimana” potrebbe anche lui giovare di un Tour che si indurisce nel finale: obiettivo, per il corridore basco: vincere una tappa e chiudere in top ten. Con loro proveranno a tenere duro Jack Haig e soprattutto Wout Poels, quest’ultimo mette assieme un pacchetto di esperienza, qualità e regolarità con pochi eguali in gruppo. Se dovesse uscire a mani vuote da questa corsa, si potrebbe parlare di fallimento sportivo vista anche la presenza di corridori come Matej Mohorič e Phil Bauhaus, Nikias Arndt e Fred Wright, fughe e volate chiamano a gran voce i loro nomi.

Foto: Luis Angel Gomez/SprintCyclingAgency©2022

Veniamo alle squadre francesi. La Cofidis per la classifica punta su Guillaume Martin pronto a giocarsi la sua mossa preferita: entrare in tutte le fughe possibili e in quel modo ottenere un piazzamento di rilievo, magari tra l’ottava e la dodicesima posizione, e chissà, se ci scappa pure una tappa non si storce il naso. Difficile che Simon Geschke possa ripetere l’impresa fatta al Giro: 14° posto finale, suo miglior risultato in carriera in un Grande Giro, a 38 anni, mentre Jesús Herrada e Ion Izagirre sono uomini da fughe che arrivano al traguardo e vittorie di tappa. Bryan Coquard è il velocista, c’è concorrenza, ma non esagerata, magari dopo aver vinto al Tour de Suisse di recente - 2 vittorie in carriera nel WT su 52 successi totali da professionista - può provare a sbloccarsi al Tour. Piet Allegaert e Alexis Renard il suo supporto, quest’ultimo cerca anche piazzamenti nelle tappe mosse o magari andando in fuga. Infine, presente Alex Zingle, inizialmente, visto che il prossimo anno lascerà la compagnia, pareva potesse rimanere fuori dal Tour. Zingle è uno dei profili da tenere maggiormente d’occhio nelle volate a ranghi ridotti oppure, dovesse trovare la forma e formula giusta, potremmo vederlo spesso in fuga, magari quella buona.

Foto: Luis Angel Gomez/SprintCyclingAgency©2024

Bella squadra la Groupama - FDJ di Madiot che cala i cinque assi e ce n’è per tutti i gusti - tranne che per le volate. Stefan Küng per le due crono con vista Parigi 2024 dove inseguirà una medaglia, ma non è da escludere trovarlo spesso in fuga. Lenny Martinez rappresenta il nuovo che avanza a livello mondiale. Il classe 2003, ancora acerbo per fare classifica, nella tappa secca, se in giornata, in salita può essere imbattibile. Viste anche le doti di esplosività una tappa in cui misurarsi con i migliori potrebbe essere quella di Bologna, magari attaccando sul San Luca, il secondo giorno. Valentin Madouas, uomo buono per tutti i percorsi, darà una mano, come faranno anche Kevin Geniets e Quentin Pacher, in salita, e lo vedremo in fuga dove la sua presenza lo metterà tra gli uomini da battere. Difficile per lui, come per Gaudu, ripetere il Tour d’alta classifica del 2022, ma ha le qualità pure per provare a tenere duro in montagna o magari vincere proprio una tappa tra quelle più impegnative, soprattutto nell’ultima settimana, lui che viene fuori alla distanza. Dicevo di David Gaudu: fino a 2 anni fa sarebbe stato il capitano designato, ma ora gliene succedono di ogni e si è pure ammalato alla vigilia di questo Tour. Dai sogni di podio si è passati a una realtà che potrebbe vederlo “solamente” provare a vincere una tappa o a conquistare la maglia a pois. Destino che lo accomuna a tantissimi suoi predecessori e connazionali. Presente al via anche Clément Russo che darà una mano in pianura e sarà anche utile nella tappa degli sterrati di Troyes. Tenuto per ultimo Romain Grégoire. Attesissimo a un ulteriore salto di qualità, nonostante sia anche lui giovanissimo (2003), potrebbe essere tra i corridori da battere nelle tappe più mosse e nelle numerose fughe che mi aspetto arrivino al traguardo.

Foto: Jan De Meuleneir/PN/SprintCyclingAgency©2024

La Decathlon AG2R vuole continuare a macinare successi e nel farlo, selezionando la squadra per il Tour, si dimentica del suo uomo faro: Benoit Cosnefroy. Perché non è stato chiamato al Tour? Si va per la classifica di Felix Gall, il quale però sembra un po’ sotto gli standard del 2023, ma magari sta tenendo il meglio per la corsa francese. Si punta alle volate di Sam Bennett, altro corridore trasformato dalla cura Decathlon/Van Rysel. Ad aiutare l’irlandese in volata c’è uno dei corridori più esperti del gruppo: Oliver Naesen. Nans Peters e Nicolas Prodhomme sono sia uomini da fuga in montagna che i compagni più vicini che potrà avere Gall nelle tappe più impegnative, oltre all’esperto della compagnia, Bruno Armirail. L’ammiraglio francese punterà a un buon piazzamento nelle crono e magari anche a una top 20 in classifica finale. Il neo campione francese Paul Lapeira è uno dei corridori maggiormente migliorati in questo 2024 e vorrà continuare a stupire, magari vincendo una tappa al Tour in maglia tricolore. Ultimo francese a riuscirci, Arnaud Démare nel 2017, vincitore a Vittel davanti a Kristoff e Greipel. Dorian Godon, invece, sarà l’uomo, almeno come caratteristiche, preferito a Cosnefroy, darà una mano a Bennett in volata, andrà all’attacco delle tappe mosse e si lancerà negli sprint a ranghi ridotti.

Foto: Tomas Sisk/PN/SprintCyclingAgency©2024

Arkéa -B&B Hotels squadra bretone, ma senza bretoni al via, avrà come leader Arnaud Démare per le volate, lui che al Tour ne ha vinte due, ma l’ultima nel 2018. A dargli una mano Daniel Mclay, Luca Mozzato e Amaury Capiot, ma soprattutto gli ultimi due proveranno anche a mettersi in proprio se la strada glielo consentirà. Il corridore italiano, secondo quest’anno al Fiandre, lo scorso anno al Tour ha chiuso 4 volte nei 10 di tappa risultando, insieme a Ciccone, il migliore della risicata spedizione italiana in terra di Francia. Chissà che in una delle prime tre tappe “casalinghe” la squadra non gli dia la possibilità di giocarsi le sue carte - penso soprattutto alla frazione di Torino - le altre due frazioni, invece, lo dovrebbero vedere tagliato fuori dalla contesa. Squadra francese perfettamente divisa in due, detto delle quattro ruote veloci, gli altri quattro sono uomini che si faranno vedere in montagna e proveranno pure a fare classifica. Clément Champoussin cerca un po’ di continuità. Ha grandi numeri e una discreta precocità - vinse una tappa alla Vuelta nel 2021 in quella che fu la prima vera e propria stagione completa tra i professionisti. I due spagnoli, Cristian Rodríguez e Raúl García Pierna, sono due regolaristi, ma sono convinto che li vedremo spesso in fuga, infine mi sono tenuto per ultimo Kévin Vauquelin. Il 23enne normanno di Bayeux, dopo un’ottima prima parte di stagione (nei dieci tra Etoile de Besseges, Tirreno e Paesi Baschi) culminata con il secondo posto alla Freccia Vallone, ha sofferto al recente Tour de Suisse e ha perso il campionato francese a cronometro per pochissimi secondi. È al suo primo Tour e nel 2023 all’esordio in un grande giro (Vuelta), corse a lungo ammalato finendo per ritirarsi dopo due settimane di corsa. Quello che verrà sarà tutto di guadagnato, farà esperienza, ma le qualità sono quelle di un corridore che a fine Tour potrebbe pure lambire la top ten. Ultima squadra “di casa”, TotalEnergies. una delle quattro Professional al via. Steff Cras per la classifica, vicino a lui in salita troveremo Jordan Jegat, da tenere d’occhio, così come da seguire Thomas Gachignard, grande protagonista in questo 2024 nel calendario franco-belga, ha pure sfiorato la vittoria al campionato nazionale francese. Lo troveremo spesso in fuga e chissà che prima o poi la vittoria arrivi proprio al Tour de France. Il gruppo sportivo guidato da Bernaudeau non conquista una tappa al Tour dal 2017 (vittoria in fuga di Calmejane): ci proveranno anche Anthony Turgis o Sandy Dujardin, entrambi veloci, anche se non così tanto da volata di gruppo compatto, ma in fuga possono creare diversi grattacapi, così come Mathieu Burgaudeau. Il sosia di Alaphilippe non sta vivendo una grande stagione e cerca le risposte giuste sulle strade francesi. Al via anche Mattéo Vercher e Fabien Grellier, principalmente per cercare fughe da lontano o dare una mano ai compagni di squadra.

Foto: Tommaso Pelagalli/SprintCyclingAgency©2023

Introdotto con la TotalEnergies il discorso relativo alle squadre che hanno usufruito delle wild card, lo proseguo parlando di Israel Premier Tech, Uno X Mobility e Lotto Dstny. Tre squadre che difficilmente cureranno l’alta classifica, ma che molto probabilmente daranno vita a tante fughe con l’obiettivo di arrivare al traguardo. Israel-Premier Tech in realtà, un po’ a sorpresa, un uomo per la classifica potrebbe averlo: Derek Gee. No, non sto dando i numeri, il canadese al Delfinato ha impressionato in salita. Sono convinto che inizialmente proverà a tenere duro, e al Giro 2023 ha dimostrato di non soffrire, andando in fuga in quasi ogni tappa di montagna, le fatiche ravvicinate nei giorni. Quota canadese in squadra che aumenta con le presenze di Hugo Houle, vincitore di una tappa nel 2022 e Guillaume Boivin, entrambi specialisti della fuga. Difficile, se non impossibile, immaginare Jakob Fuglsang competitivo ad alti livelli, ma magari un colpo di coda lo potrà dare. Pascal Ackermann, con Jake Stewart a supporto, proverà a inserirsi nelle volate, Krists Neilands vorrà essere nuovamente protagonista in fuga come già accaduto lo scorso anno, mentre Stevie Williams, corridore da alti e bassi, punterà a vincere una tappa e magari essere protagonista da subito, nelle prime due tappe italiane. La Lotto Dstny incentra la propria corsa sulle volate di Arnaud De Lie e sulla qualità di Maxim Van Gils. Se il primo spesso ha picchi altissimi - a livello di talento, dato da forza, esplosività e spunto veloce, è colui che può battere Pedersen e Philipsen in volata - ma a volte è suscettibile a controprestazioni, il secondo fa della regolarità ad alti livelli la sua arma migliore. Veloce e resistente, Van Gils avrà diverse tappe in cui provare a lasciare il segno, soprattutto quelle con il traguardo che punta all’insù. Certo, la concorrenza è folta e forse sarà meglio cercare gloria in fuga, piuttosto che sfidare i big su un certo tipo di finali. Victor Campenaerts fungerà da battitore libero in una corsa in cui ha sempre faticato a trovare spazio, Harm Vanhoucke sarà l'uomo in fuga nelle tappe di montagna, difficile pensarlo in classifica, discorso simile per Jarrad Drizners, mentre Brent Van Moer, Sebastian Grignard e Cedric Beullens saranno i pretoriani di De Lie, ma con la possibilità di giocarsi le proprie carte in fuga. Ultima squadra invitata: Uno X Mobility. La compagine norvegese, dopo una prima parte di stagione troppo anonima per essere vera, arriva al Tour al massimo della forma e punterà quasi esclusivamente a vincere una o più tappe. Sorprende in almeno una scelta: il giovanissimo (e prospetto molto interessante) scalatore Johannes Kulset preferito ad Andreas Leknessund, ritornato in squadra quest’inverno dopo la parentesi in DSM per curare la classifica al Tour e invece escluso. I capitani, tuttavia, saranno diversi, squadra solida, buona per tutti i terreni. Alexander Kristoff, aiutato da Søren Wærenskjold, sarà il velocista di punta e proprio con il suo giovane "erede" potrà dividersi il ruolo di capitano negli sprint di volta in volta a seconda della situazione. Magnus Cort, già vincitore di due tappe al Tour, si getterà nelle volate a ranghi ristretti - se ci saranno - ma non disdegnerà la fuga giusta su ogni terreno. Rasmus Tiller e Jonas Abrahamsen, oltre a essere solide pedine per il treno dei due velocisti, proveranno a entrare nelle fughe e quelle fughe le proveranno a portare fino al traguardo. Il primo grazie alle doti veloci può regolare un gruppetto, il secondo ha motore e tempismo per provare azioni solitarie nei finali di corsa. Odd Christian Eiking e Tobias Halland Johannessen saranno i punti di riferimento nelle tappe di montagna. Il forte corridore classe ‘99, vincitore del Tour de l’Avenir ormai tre anni fa, punta deciso a vincere una tappa di montagna.

Foto: Nico Vereecken/PN/SprintCyclingAgency©2024

Capitolo Alpecin-Deceuninck. Si rivede in corsa Mathieu van der Poel, ma con quali credenziali? Lo immagino provare un Tour quasi fotocopia di quello dello scorso anno. In aiuto a Jasper Philipsen, il velocista di riferimento, sulla carta solo Mads Pedersen lo potrà impensierire in volata a questo Tour, cerca la condizione senza strafare con l’obiettivo Parigi 2024 e magari un finale di corsa in crescendo cerchiando di rosso un paio di tappe nell’ultima settimana. Certo, con una buona condizione, potrà provarci magari già sul San Luca. San Luca, che però potrebbe essere il terreno ideale per Axel Laurance, quanto di più vicino ad Alaphilippe la Francia ha prodotto in queste ultime stagioni, che fa il suo esordio in un grande giro meritando la convocazione a suon di risultati. Di Philipsen abbiamo già detto, sarà il velocista faro della corsa, sei tappe vinte al Tour nelle ultime due stagioni, e con lui, oltre a Robbe Ghys e Jonas Rickaert, tornano in voga quelli delle classiche: Søren Kragh Andersen, Silvan Dillier e Gianni Vermeersch, che oltre a essere fondamentali uomini squadra, potrebbero contribuire a trasformare alcune tappe in vere corride.

Foto: Ivan Benedetto/SprintCyclingAgency©2024

Dal velocista principe al suo principale rivale: Mads Pedersen che guida una Lidl-Trek orfana di Tao Geoghegan Hart, ammalatosi all’ultimo momento. Il danese, come al suo solito, non solo si getterà in volata, ma proverà a dire la sua andando in fuga e provando a piazzarsi in alcune tappe impegnative, ma non troppo e terrà accesa la lotta per la maglia verde. A proposito di maglie: Giulio Ciccone mette in palio la pois: che Tour sarà il suo? Non lo so, ma so che finora la sua stagione è stata alquanto sfortunata. Un problema al soprasella gli ha fatto saltare tutta la prima parte di stagione, Giro compreso. È tornato, si è dimostrato in buona forma e si è ammalato poco prima del Tour. Può darsi che provi a fare classifica, altrimenti il suo bagaglio è pieno di piani alternativi: fughe, tappe, classifica dei gran premi della montagna. Di sicuro con lui non ci annoieremo mai. Terza punta di una squadra nel complesso più debole di quello che ci si poteva aspettare è Toms Skujiņš, che si dividerà tra le fughe e il supporto al treno di Pedersen. A proposito di treno: lo completano Ryan Gibbons e Jasper Stuyven e se Tim Declercq è il lavoratore per eccellenza nelle prime ore di gara, Carlos Verona e Julien Bernard li vedremo all’opera in salita.

Foto: Ilario Biondi/SprintCyclingAgency©2024

L’Astana Qazaqstan Team punta forte, ma non esclusivamente, sulle volate di Mark Cavendish, supportato da un treno di buona fattura: Davide Ballerini, Michele Gazzoli, Cees Bol e Michael Mørkøv. Yevgeniy Fedorov cerca gloria in fuga e nelle tappe impegnative, Harold Tejada e Alexey Lutsenko proveranno a fare classifica e/o a vincere una tappa di montagna, andando in fuga. Da seguire con interesse la selezione del Team Jayco AlUla. Simon Yates torna per fare classifica: difficile migliorare il 4° posto del 2023, oltretutto dopo una stagione, questa, costellata di tanti piccoli problemi e un rendimento al di sotto delle aspettative. Se dovesse mancare l'appuntamento con l’alta classifica, di sicuro proverà in ogni modo a vincere la sua terza tappa in carriera al Tour. Dylan Groenewegen, fresco di titolo olandese, è il velocista di punta per le volate a gruppo compatto e si contenderà il titolo di terzo incomodo degli sprint, mentre Michael Matthews lo vedremo in azione in altri situazioni, a gruppo sgranato oppure in fuga. Uno degli obiettivi del corridore australiano è quello di crescere di condizioni in vista dei Giochi Olimpici. Chris Harper è l’alternativa a Yates per la classifica, Luke Durbridge, Christopher Juul Jensen ed Elmar Reinders i lavoratori spesso oscuri, nonché parte del treno dei velocisti che vedrà nel solito Luka Mezgec l’ultima ruota da cui si potrà lanciare Groenewegen.

Foto: Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2024

A proposito di volate: il Team dsm-firmenich-PostNL ci riprova con Fabio Jakobsen, del tutto impalpabile al Giro e saranno ben quattro le chance fino alla prima giornata di riposo per provare a riemergere per l’ennesima volta. Bram Welten, Nils Eekhoff e John Degenkolb gli tireranno la volata, ma questi ultimi due magari avranno anche chance personali in altre tappe. Frank Van Den Broek è uno dei nomi che potrà diventare noto anche ai meno attenti: grande motore, il suo soprannome, Wattage Bazooka, è tutto un programma. È estroso, fantasioso, va forte ovunque e si infilerà in diverse fughe. Sarà l’ultimo Tour per Romain Bardet, farà classifica o proverà a vincere una tappa? Credo più alla seconda ipotesi. Sempre per le tappe ci sarà un altro francese ormai appartenente alla vecchia guardia: Warren Barguil. I suoi anni migliori sono passati, ma WaWa è uno di quelli che può stupire in fuga. Menzione finale per Oscar Onley, giovane e interessantissimo britannico che può dire la sua sugli arrivi adatti a corridori esplosivi, ma anche sulle salite non troppo lunghe. Finora, la sua ancora breve carriera tra i professionisti è stata un'alternanza di bei risultati e brutti infortuni. Al Tour per trovare la quadra.

Foto: Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2022

L'Intermarché Wanty porta Louis Meintjes per la classifica, magari non troppo vicino al podio, ma nemmeno così lontano da una top ten. Regolare come pochi, il sudafricano potrebbe anche centrare la fuga buona in montagna per provare a vincere una tappa. Il resto della compagnia è composta da corridori che strizzano l’occhio perlopiù alle corse di un giorno: l’obiettivo principale sarà quello di provare a vincere tappe. Bini Girmay e Gerben Thijssen in volata, ma come gestiranno la convivenza? Mike Teunissen, Hugo Page e Laurenz Rex formeranno un ottimo trio di vagoni veloci e potenti, ma potranno anche entrare in fughe numerose, infine Georg Zimmermann e Kobe Goossens sono due profili di corridori fantasiosi, quasi selvaggi, amanti delle scorribande da lontano: occhio anche a loro due per un possibile successo di tappa.

Foto: Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2024

Chiudiamo con una delle squadre più interessanti di questo Tour de France seppure, almeno all’apparenza, senza uomini che possono puntare al podio, ma con la presenza del corridore italiano più forte del momento, che pochi giorni fa ha dominato il campionato nazionale e porterà, in giro per il Tour, il tricolore. Alberto Bettiol partirà con motivazioni extra dalla sua toscana, con indosso il rossobiancoverde e chissà, potrebbe pure puntare alla prima tappa e a vestire la maglia gialla. Richard Carapaz sarebbe l’uomo designato per la classifica generale, ma l’ex vincitore del Giro d’Italia, oltre a non aver ancora mostrato in stagione il meglio, in questo 2024 è finito spesso a terra. Di sicuro lui è un altro che ha pronta l’alternativa alla classifica: andare in fuga gli piace e quando va all’attacco sa pure concludere. In alternativa, per fughe e classifiche, altri tre elementi di grande qualità: Rui Costa, Ben Healy e Neilson Powless. Il primo è reduce dal successo al campionato portoghese, il secondo da una stagione inferiore a quella del 2023, ma si è sbloccato a modo suo, con una fuga, al recente Giro di Slovenia, il terzo, invece, arriva da un’annata complicata per problemi al ginocchio, ma se dovesse trovare la forma potrebbe stupire. Chiudono la selezione EF Education-Easy Post, Sean Quinn, veloce e resistente, di recente laureatosi campione nazionale statunitense, Marijn van den Berg, uno che sembra sempre sul punto di esplodere e che ha avrebbe le qualità pure per giocarsi le tappe con i migliori velocisti resistenti - quelle adatte ai van Aert o Pedersen, per intenderci - e Stefan Bissegger, un po’ cronoman, un po’ attaccante, ancora alla ricerca della sua dimensione.

PERCORSO

Sarà un Tour anomalo e ricco di novità, ritorni e cambiamenti. La partenza dall’Italia, le Alpi, subito, e poi nuovamente alla fine. Gli sterrati, due crono, i Pirenei alla fine del secondo weekend, la tappa finale a Nizza.

Dall’Italia per tre tappe, di cui due davvero frizzantine e che potrebbero già mettere in fila gli uomini di classifica. Il primo giorno, Firenze-Rimini, senza considerare quello che potrà succedere nelle ultime ore con possibili cambi di percorso a causa di strade allagate e smottamenti, ci sono pur sempre sei GPM, Barbotto e San Leo sono impegnativi, anche se lontani dal traguardo, e i chilometri più di 200: insomma, si parte col botto. Dipende da come approcceranno il primo giorno del Tour, ma, tolta una possibile azione dei big e magari un gruppetto sgranato, difficile immaginare che arrivino più di 30/40 corridori a giocarsela.

A Bologna, sul San Luca, che verrà affrontato due volte in tutto, sarà, invece, un testa a testa tra i migliori. Che siano uomini di classifica o “semplici” cacciatori di tappa non importa, di sicuro bisogna stare bene sin da subito, come ormai la corsa francese ci sta abituando.

Piacenza-Torino, il terzo giorno, invece, segnerà la prima delle tante volate di questo Tour de France, in una giornata dal punto di vista chilometrico tutt’altro che banale: 231 km è una lunghezza che non si vede più così spesso nelle corse a tappe. La quarta tappa sarà la prima di montagna. Partenza da Pinerolo e arrivo a Valloire: 139,6 km con quasi 4.000 di dislivello. Infinita la salita per arrivare al Sestriere, poi si sconfina con il Monginevro e infine, passanti tra i Giganti, si sale verso il Galibier dal Lautaret, prima di scendere  a Valloire. La classifica verrà disegnata in maniera precisa e siamo solo al quarto giorno.

Quinta e sesta tappa, arrivi di Saint Vulbas e Digione, sono due volate che precedono la prima delle due crono di questo Tour. La Nuits Saint George - Gevrey Chambertin di soli 25 km sorride agli specialisti, anche se, pur sempre breve, potrebbe non creare esagerati distacchi tra gli uomini di classifica.

Il giorno dopo ancora volata (e siamo a 4), prima di una delle frazioni più attese: la Troyes-Troyes significa tappa degli sterrati. 199km per passare una domenica sulla carta estremamente spettacolare. 14 settori, per un totale di circa 32km di sterrato potranno completamente ribaltare la classifica, renderla rischiosissima per gli uomini di classifica, speriamo solo non venga condizionata dalle cadute, un azzardo che gli organizzatori si sono presi e speriamo che paghi. Le strade bianche diventano dunque una novità per la corsa, escludendo il finale a LPDBF, ma non lo è per nulla Troyes che ha visto, tra i vari arrivi, nel 2017 e nel 2000 due vittorie tedesche in volata: Marcel Kittel ed Erik Zabel. Il giorno dopo riposo e poi si riparte con la Orléans-Saint Amand Montrond: quinta volata in programma. Tappa da fuga invece quel di Le Lioran, o tutt’al più qualche fuoco d’artificio nel finale se qualcuno si sentisse particolarmente voglioso tra gli uomini di classifica, prima, nuovamente, di altre due frazioni per velocisti, Villeneuve sur Lot e Pau, (Tour omologato) e arriviamo a sette volate, sulla carta, nelle prime tredici tappe. Mica poco.

È il preludio di ciò che avverrà nei due giorni successivi, due tappe decisive poste, intelligentemente, il sabato e la domenica e tra le più dure in programma a questo Tour 2024. La Pau-St Lary Soulan (Pla d’Adet), misura 152 km, vede soprattutto la scalata del Tourmalet con cima posta a 63 chilometri dall’arrivo che sarà su una salita impegnativa: il Pla d’Adet da Vielle Aure, quasi 10km oltre l’8% di media. con alcuni tratti in doppia cifra.

Il giorno successivo, tappa 15, 14 luglio e quindi non serve aggiungere altro, si parte da Loudenvielle e si arriva di nuovo in salita, con un classico del ciclismo francese: Plateau de Beille, affrontato poche settimane fa alla Ronde de l’Isard - ha vinto van Bekkum - e l’ultima volta al Tour nel 2015: primo fu Purito Rodriguez. Peyresourde subito in partenza, poi Col de Mente, Portet d’Aspet, lungo giro a valle prima di affrontare il Col d’Agnes e lanciarsi verso Les Cabannes da dove iniziano gli ultimi 15 chilometri verso Plateau de Beille, salita non impossibile, ma, sulla falsariga delle classiche vette pirenaiche, lunga che sembra non finire più.

Dopo i Pirenei si riposa e a Nimes, martedì 16 luglio, tappa 16 - rara e perfetta armonia - potrebbe arrivare l’ottava volata: frazione quasi interamente pianeggiante. Il giorno dopo c’è scritto fuga in tutti i modi, verso Superdévoluy, e qualcosa di simile a Barcellonette, sempre che non ci sia qualche velocista col dente avvelenato (e se fosse la tappa proprio con i velocisti in fuga?).

Sarà il preludio a quelli che saranno gli ultimi tre giorni i quali, se ce ne fosse ancora bisogno e noi speriamo di sì, decideranno la classifica. Si torna sulle Alpi con gli arrivi a Isola 2000 (dopo aver scalato Vars e Bonette) e sul Col de la Couillole da Saint Sauver sur Tinée. Salita lunga, non durissima ma è l’ultima prima della fine. Salita conosciutissima dai corridori e dove Pogačar, nel 2023 alla Parigi Nizza, vinse su Gaudu e Pogačar. Il giorno dopo gran finale, non a Parigi, ma a Nizza con una crono di 34 chilometri che potrebbe ancora cambiare la classifica.

I FAVORITI DI ALVENTO

 

Foto: ASO

 

Come sempre, per chi non volesse sciropparsi migliaia di battute, ecco qui una sintesi di quello che potremmo vedere al Tour, con nomi e stellette

MAGLIA GIALLA

⭐⭐⭐⭐⭐Pogačar
⭐⭐⭐⭐Roglič
⭐⭐⭐Vingegaard, A. Yates
⭐⭐Evenepoel, Jorgenson, Almeida, Vlasov, Buitrago, Ca. Rodriguez, Mas, Landa, S. Yates
⭐ Hindley, Gaudu, Gall, Vauquelin, Bilbao, Poels, Ayuso, Bernal, Martin, Carapaz, Healy, Meintjes, Gee, Cras, Kelderman, Kuss, Haig

MAGLIA VERDE

⭐⭐⭐⭐⭐Philipsen
⭐⭐⭐⭐ M.Pedersen
⭐⭐⭐ De Lie
⭐⭐Van den Berg, van Aert, Aranburu
⭐ Pogačar, Roglič, Evenepoel, Coquard, Groenewegen, Matthews, Zingle, Grégoire, Cort

MAGLIA A POIS

⭐⭐⭐⭐⭐ Ciccone
⭐⭐⭐⭐Pogačar
⭐⭐⭐ Roglič, Buitrago, Gee
⭐⭐ Bernal, Johannessen, A. Yates, S. Yates
⭐ Bilbao, Poels, Ca. Rodriguez, Vauquelin, Martin, Meintjes

MAGLIA BIANCA

⭐⭐⭐⭐⭐Jorgenson
⭐⭐⭐⭐Evenepoel, Ca. Rodriguez
⭐⭐⭐Buitrago, Ayuso
⭐⭐ Johannessen
⭐Pidcock, Van Gils, Van Wilder, Healy, Vauquelin, Onley, Martinez

Foto in copertina: ASO/Pauline Ballet


Appunti sul Giro Next Gen 2024

Sull’onda di quei corridori un po’ cheerleader, vedi Pogačar o Pidcock, Jarno Widar dà spettacolo sulle strade del Giro Next Gen 2024. Vince due tappe e la maglia rosa finale e, come avrete letto in ogni dove, è il più giovane nella storia della corsa a conquistare la classifica generale: compirà 19 anni soltanto a novembre. Stravince e forse questa è la vera notizia: il suo comando non è mai stato in discussione. Gli organizzatori pensano a un percorso meno selettivo che possa restare aperto persino fino all’ultima tappa, ma il piccolo belga, di cui ancora non si comprendono bene limiti e caratteristiche definitive, va forte fin dal primo giorno quando si piazza nono nella cronometro di apertura.

Widar, classe 2005 e quindi al 1° anno da Under 23, così piccolo fisicamente da ricordare proprio Pidcock, da junior andava forte un po’ ovunque, salite e salitelle, sprint ristretti e arrivi per puncheur, pietre, colline, di tutto, si prendeva il lusso di vincere per distacco, attaccando in qualsiasi momento della corsa, forte ovunque, a parte le volate che non ama, per usare un eufemismo. Carattere forte, vincente, chiedere a chi gli è stato vicino in due cocenti - per lui - sconfitte, come quelle del Lunigiana e del mondiale lo scorso anno. Ha stravinto, lo merita, e dice che l’anno prossimo tornerà per vincere di nuovo - mai accaduto un bis nella storia di questa corsa. Ci credo poco, ma chissà: in un ciclismo così folle mi aspetterei di vederlo a pieno titolo tra i professionisti - campo che ha già calcato in stagione - già dal 2025. Piedi per terra, però, come detto è un corridore giovanissimo, che ha già grandi numeri, ma è ancora acerbo.

Matys Rondel a tutta mentre cerca di selezionare il gruppo sull'ultima salita della tappa numero 6.

Sul podio salgono due spagnoli, due vere sorprese. Sì, perché Albert Torres (altro 2005, UAE Gen Z) e Pau Martí (2004, Israel PT Academy) non erano assolutamente accreditati della possibilità di chiudere così in alto, soprattutto il corridore della Israel. Parole dello stesso Pau Martí, che dopo essere arrivato con i migliori a Pian della Mussa, si era detto stupito di aver trovato un certo livello in salita. Torres beneficia di un’attività svolta in stagione tra i professionisti (ben quattro corse a tappe disputate tra “i grandi”) che gli permette di avere un motore già ben rodato per figurare con i migliori in salita. Pau Martí fa valere anche il suo spunto veloce andando a conquistare grazie ai piazzamenti all’arrivo il terzo posto davanti a Rondel - ci torno a breve.

Restando alle sorprese in classifica, cito anche l’australiano Tuckwell decimo nella generale dopo aver corso bene in stagione anche alla Ronde de l’Isard: da definire limiti e caratteristiche. È un classe 2004 che ha fatto l’esordio in Europa solo due anni fa con la maglia del Team Bike Terenzi, squadra con la quale conquistò, proprio nel 2022, la sua prima vittoria nella sua prima corsa in assoluto al di fuori dell’Oceania.

I primi quattro di questa immagine sono anche i primi quattro della classifica del Giro Next Gen 2024.

In mezzo: 4° Rondel, per molti, compreso il sottoscritto, il favorito del Giro. Rondel ha difettato in maniera palese di acume tattico. Nella tappa di Fosse ha tirato per quasi tutta la salita senza chiedere cambi, aprendo il gas quando all’arrivo mancavano ancora diversi chilometri, tratto più duro compreso, e quando Widar, perfettamente a suo agio a ruota per diversi chilometri, è partito nel finale, non solo Rondel ha perso la ruota del corridore belga, ma anche dei due spagnoli poi finiti davanti a lui sul podio. Secondi che si riveleranno preziosi. L’altro pasticcio di Rondel è datato 16 giugno, l'ultimo giorno, arrivo di Forlimpopoli. Gli sarebbe bastato arrivare in volata davanti a Pau Martí o tutt’al più dietro di una sola posizione per conservare il terzo posto sul podio. Nello sprint di gruppo il corridore della Israel ha chiuso 20°, il francese della Tudor , pur dotato di esplosività e buon spunto veloce, 25°, piazzamento che lo faceva scivolare dal 3° al 4° posto. Qui, però, da definire dove finisce il capolavoro di Martí e inizia quel pasticciaccio brutto de Rondel. Corridore il quale, però, potrà prendersi la sua rivincita al prossimo Tour de l’Avenir. Qualora lo avesse in programma diventerebbe in automatico uno dei favoriti alla maglia gialla finale.

Kajamini con la maglia tricolore: è stato il migliore italiano in classifica generale. L'Italia non vince dal 2012 (Cattaneo) e non sale sul podio dal 2020 (Colleoni), le uniche volte in cui è stato fatto peggio del settimo posto di quest'anno sono il 2022 (10° Piganzoli) e il 2018 (8° Covi).

Al 5° posto chiude Pavel Novak, primo corridore di una squadra non Development, il Team MBH Bank Colpack Ballan, tra i migliori in salita come il regolare Kajamini, 7° e migliore degli italiani, questo passa il ciclismo di casa nostra al momento. Ottimo, in generale, il Giro della squadra italo ungherese che dall’anno prossimo dovrebbe - ma non ci sono ancora conferme definitive - diventare Professional: oltre ad essere stata l’unica capace di mettere due uomini tra i primi 10 in classifica, risultato non da poco vista la presenza di quasi tutti i top team della categoria, ha messo in luce Christian Bagatin e Lorenzo Nespoli. Il primo, partito forte, 10° nella crono d’apertura e poi in fuga con i big il giorno dopo, il secondo capace di conquistare la maglia dei gran premi della montagna, fra le poche soddisfazioni del ciclismo italiano in questa corsa. Nei 10 troviamo Leo Bisiaux, sesto posto finale per uno dei miei corridori preferiti di quella che è un’incredibile annata, la 2005. Bisiaux sta correndo poco e prima o poi arriverà: se non dovesse esagerare saltando subito tra i professionisti, nel 2025 potrebbe essere uno dei corridori da battere nelle corse a tappe e anche in quella di un giorno più impegnative. Intanto la Francia tra lui, Rondel e Rolland (assente come tutta la Groupama, ingiustamente esclusa per favorire la presenza di squadra italiane fantasma, sarebbe stato forse il favorito assoluto), si gode un possibile terzetto di fuoco per l’Avenir. La Decathlon ci ha provato, anche con Kevin Verschuren, 11° in classifica, ma raccogliendo alla fine un po’ poco. 8° in classifica è Mats Wenzel, Lidl-Trek Future Racing, il lussemburghese, da quando ha iniziato a farsi vedere in campo internazionale, sin dagli juniores, ha spiccato per regolarità. 9°, invece, Alessandro Pinarello, VF Bardiani Group CSF Faizanè, in un Giro per lui e la sua squadra senza infamia e senza lode, con qualche acuto come piazzamenti di tappa di Lorenzo Conforti, classico profilo all’italiana di corridore veloce e resistente, peccato per lui essersi dovuto scontrare negli sprint con un corridore che quest’anno ha battuto alcuni tra i migliori velocisti del World Tour e dintorni.

Fuori dai dieci, invece, i corridori della Visma Lease a Bike, che perde subito Nordhagen (uno dei tre favoriti della vigilia) e Huising per un malanno, che vede Graat sottotono e 12°, con van Bekkum 16° e che viene salvata da Brennan - altro 2005 già in evidenza in mezzo ai professionisti - nell’ultima tappa, vittoria a Forlimpopoli e da un Mattio extra lusso - ci torno a breve anche qui.

In generale è stato un Giro Next Gen che ha espresso quello che è a oggi la categoria: a livello internazionale c'è poco spazio per le squadre che non sono quelle di sviluppo del World Tour e quindi come nel 2023, anche nel 2024 raccogliere risultati se non appartenenti a una certa area sportiva, diventa sempre più difficile - lo scorso anno Trinity, Colpack  e Biesse portarono comunque a casa quattro tappe. Quest’anno le vittorie sono state suddivise tra cinque squadre, praticamente le top della categoria presenti e tutti vivai, se così possiamo definirli, di formazioni World Tour. Un edizione spartiacque, per me, di quello che è il futuro o meglio il presente della categoria. Su otto tappe, quattro sono andate ai 2005, due ai (anzi a un) 2004, una a un 2003 e a un 2002. A parte Teutenberg, sempre piazzato nelle tre volate, hanno praticamente vinto quei corridori che ci si aspettava vincessero.

Con due tappe vinte, Paul Magnier è stato il più convincente tra le ruote veloci al via e ha conquistato la maglia rossa della classifica a punti. L'Italia, invece, per la prima volta resta a quota zero vittorie di tappa.

Due tappe sono andate alla Soudal Quick Step, entrambe con Magnier che apre il dibattito su quello che andrebbe fatto a livello regolamentare: è possibile che un corridore del World Tour, capace di vincere volate davanti a fior di professionisti, scenda per dominare questo tipo di corse? Forse andrebbe cambiato qualcosa, magari mettendo un limite su quei corridori che ottengono un totale di punti tra i professionisti, ponendo un divieto di scendere nella categoria - valido sia per Giro, che per Avenir e poi per Mondiale ed Europeo.  Ma la presenza di corridori del livello di Magnier è solo una parte del problema, se vi interessa approfondire potete ascoltare il mio intervento fatto sul podcast di 53x11.

La Lotto Dstny, da anni una se non la miglior squadra Development del mondo, vince tre tappe con corridori al primo anno: due con Widar e una con De Schuyteener in volata. Ha il piglio della dominatrice come non si era mai visto al Giro, andandosi a prendere una bella rivincita con la corsa: la sconfitta patita da Van Eetvelt nel 2022, contro un corridore che non si è mai più ripetuto nemmeno a livelli base, bruciava ancora. Donie è stato preziosissimo in salita e Giddings in pianura dove De Schuyteneer oltre al successo ha saputo dare una mano importante. Conquistano poi una tappa a testa la Lidl Trek Future Racing, con Soderqvist (2003), la Wanty ReUz technord con Artz (2002) e la Visma | Lease a Bike Development con Brennan (2005). Lo svedese della Lidl è il favoritissimo della crono d’apertura e non sbaglia, in generale la sua squadra è sempre presente, in classifica - con Wenzel - nelle fughe, nelle volate - con Teutenberg - e l’ultimo giorno sfiora il colpaccio con Behrens, secondo di un soffio dietro Brennan. La Wanty cerca il podio in classifica con Toussaint ma i suoi sogni di gloria terminano a causa di una caduta, quando era perfettamente in linea, e in forma, per giocarsela, ma riescono però il penultimo giorno, a conquistare la tappa con uno dei corridori più attesi: l’olandese Huub Artz, già forte di un contratto tra i professionisti dall’anno prossimo. Infine, nonostante la chiamata arrivata all’ultimo per sostituire Belletta, Matthew Brennan, altro talento del 2005 di cui non conosciamo bene i margini, e con caratteristiche da cacciatore di classiche moderno, veloce anche negli sprint di gruppo e molto resistente, conquista l’ultima tappa del Giro, salvando la corsa dei calabroni.

Per gli altri è stata dura.

Lorenzo Nespoli conquista la maglia dei Gran premi della Montagna, classifica che negli ultimi anni era stata vinta da Staune Mittet, Martinez, Ayuso, Pidcock e Rubio. Ultimo italiano fu Edoardo Faresin nel 2018, attualmente squalificato per doping.

Sempre più difficile riuscire a fare risultati, riuscire anche soltanto a mettersi in evidenza con una fuga o un piazzamento, risultati che sono solo una parte del tutto. Che futuro potranno avere alcuni team italiani, in questo caso, per provare a confrontarsi con certe realtà più ricche e di conseguenza più forti? Come talento, preparazione, avvicinamento, mezzi, soldi, tutto. Come biasimare squadre che a fine stagione decideranno che non avrà più alcun senso continuare? E sia chiaro, questo non dipende solo dai risultati ottenuti a questo Giro, o dalle scelte, sacrosante dal loro punto di vista, di RCS di invitare via via le squadre più forti - a sensazione immagino che il prossimo anno almeno due, se non tre squadre italiane viste nel 2024 non verranno confermate a discapito di team stranieri esclusi quest'anno decisamente più competitivi. La categoria Under 23 sta mutando completamente, non serve più a formare il ragazzo o il corridore, a fargli prendere poco a poco confidenza con uno sport che poi diventerà un mestiere vero e proprio, ma ormai è un momento di transizione per chi ha già quasi certamente in mano un contratto per il World Tour. Si è creato un divario enorme, tra chi fa parte dell'élite - i team devo - e tutti gli altri. Mettersi in evidenza, lasciare una breccia, sorprendere è sempre più complicato.
come se da una parte - perdonatemi il paragone azzardato - ci fossero i piloti delle driver academy o della formula due, che studiano per un posto nella massima categoria e tutti gli altri, alla guida di un'utilitaria in giro la domenica per qualche strada secondaria in collina.

Infine gli italiani.

Chi si salva? Oltre ai già citati tre del Team MBH Bank Colpack Ballan, Kajamini, Nespoli e Bagatin, nella lista entrano Luca Paletti, chiude il Giro in crescendo, 13° in classifica finale, è un 2004 su cui dover puntare in futuro, il suo compagno di squadra Lorenzo Conforti, che con un 2°, un 3° e 6° posto di tappa è certamente il migliore dopo Magnier e Teutenberg negli arrivi a ranghi compatti dove invece manca del tutto l’atteso Daniel Skerl - in generale, a parte Borgo, CTF Victorious in difficoltà, anche per alcuni malanni che hanno colpito la squadra alla vigilia. Aggiungerei anche un altro dei ragazzi di Reverberi, Alessandro Pinarello, che chiude nei 10 un Giro che per disegno forse ne favorisce le caratteristiche - ma alla fine cosa sarebbe cambiato da un 9° a un 5°/6° posto, forse massima ambizione per qualità e peculiarità? Bravo anche Samuele Privitera, come Borgo un 2005 (e come Luca Giaimi, praticamente mai visto se non nel dare una mano ai suoi compagni dell’UAE), ha corso malaticcio ma non appena è stato bene si è lanciato in fuga nella tappa con arrivo a Zocca chiudendo al 3° posto. Iniezione di fiducia per il ligure della Hagens Berman Jayco squadra vincitrice del Giro due anni fa e praticamente mai vista a eccezione per l’appunto di Privitera. Da evidenziare anche i piazzamenti nelle volate di Andrea D'Amato (2002, Biesse-Carrera), 3° e 4° di tappa a Borgomanero e Cremona e di Lorenzo Peschi (2002, General Store), 4° a Borgomanero, 6° a Zocca (era in fuga) e 10° a Cremona.

Spiccano, poi, Raccagni Noviero e Mattio. Il primo, dopo il secondo posto nella crono di apertura, è una risorsa fondamentale per le vittorie di Magnier e si prende pure il lusso di andare in fuga in una tappa con salite, non di certo il suo pane, il secondo, invece, è fondamentale per Brennan a Forlimpopoli. Qui una breve, ultima, riflessione: negli ultimi anni abbiamo avuto buoni, ottimi corridori che tra gli Under 23 emergevano riuscendo a fare i capitani, trasformandosi poi tra i professionisti in gregari, spesso e volentieri di grande qualità. Oggi, all’interno delle squadre di sviluppo straniere, i ragazzi iniziano a essere fior di uomini-squadra sin dall’ultima categoria prima di passare professionisti. Questo è. Se Mattio dopo il Giro ha firmato, come Belletta, qui assente a causa di un infortunio, per un altro anno con la squadra Development della Visma, questo Raccagni Noviero merita un posto nella Soudal dei grandi. Ha caratteristiche da uomo del nord, da uomo squadra - lo accosterei ad Asgreen - e in questo momento storico la squadra di Lefevere non si può certo permettere grossi investimenti oppure di fare la schizzinosa su un certo tipo di corridore. Oltretutto, avendo indebolito il blocco per le corse del Nord, quello del corridore friulano è un nome da cui potrebbero ripartire. Detto del CTF e del buon Giro di Alessandro Borgo - altro 2005, ribadisco, annata d’oro per il ciclismo, selezionato all’ultimo momento per sostituire Stockwell, nonostante gli esami di maturità imminenti - un peccato non aver potuto vedere al loro massimo Matteo Scalco, VF Group Bardiani CSF Faizané, ritirato per un malanno, avrebbe potuto cogliere una top ten o qualcosa di meglio, Ludovico Crescioli, anche lui condizionato da un malanno dal primo giorno, ed Edoardo Zamperini condizionato da una frattura della clavicola a poche settimane dal Giro. Chissà se uno di questi ultimi tre, insieme ai sopracitati Raccagni Noviero, Mattio e Belletta, al già confermato Kajamini, e al quasi certo Pinarello, non possano essere i 6 uomini convocati da Marino Amadori al Tour de l’Avenir. Prima, però, per il ciclismo italiano ci sarà un Val d’Aosta dove provare a ottenere qualche risultato migliore.

Foto: Lapresse


Mini guida al Giro Next Gen 2024

Moser, Baronchelli, Corti, Ugrumov, Konyshev, Belli, Pantani, Simoni, Di Luca, Betancur, Sivakov, Vlasov, Ayuso e lo scorso anno Staune-Mittet. Sono alcuni dei corridori che hanno scritto il proprio nome nell’albo d’oro del Giro dilettanti, diventato poi Under 23, BioGiro e, dopo tanti cambi di nome, diverse peripezie, cancellazioni, ora, in mano a RCS, Giro Next Gen.

Volevo farne un monumentale o tutt’al più, su suggerimento esterno, qualcosa definibile tipo monumentalino, ma tocca stringere perché il tempo, a sua volta, per l'appunto stringe e dunque ecco qui una breve guida con percorso e favoriti del Giro Next Gen 2024 che parte da Aosta domenica 9 giugno per concludersi a Forlimpopoli il 16.

PERCORSO

Percorso che farà subito selezione in classifica con le frazioni tra Valle d’Aosta e Piemonte. Si parte da Aosta domenica 9 giugno con una breve cronometro individuale di 8,8 chilometri, breve, ma mossa, tutt'altro che semplice da interpretare, per chiudere, poi, a Forlimpopoli, la domenica successiva con una giornata adatta ai tanti puncheur al via.

In mezzo due arrivi in salita: Pian della Mussa nella terza tappa, salita lunga ma realmente impegnativa solo nel finale con alcuni tratti in doppia cifra, ma molto mossa anche nella prima parte, e l’arrivo di Fosse, tappa numero 6, finale con 9,2 chilometri all’8,3 % di media. Salita vera, frazione decisiva, anche per la sua lunghezza: 172 km a volte non li trovi nemmeno più al Tour de France.

Le altre tappe: due sono per velocisti, la Petruso-Borgomanero (tappa 4) e la Bergamo-Cremona del giorno dopo. Per velocisti, ok, ma fuga permettendo, anche se quest’anno, con sei corridori per squadra, dovrebbe essere più “semplice” tenere chiusa la corsa o almeno riuscire a organizzare un inseguimento.

Tappa 2 (arrivo a Saint-Vincent, 107 km, molto breve) e 8 sorridono agli attacchi da lontano o, come detto agli scattisti, la tappa 7 ha l'arrivo in salita, ma per modo di dire. Si va verso Zocca per un finale pedalabile dove potrebbe concludersi, anche qui fuga permettendo, con una volata a ranghi ristretti, seppure con 180 km è la frazione più lunga di questo Giro e arriverà praticamente in conclusione di corsa, quindi occhi aperti.

FAVORITI

2023 UEC Road European Championships - Drenthe - Junior Men's ITT - Emmen - Emmen 20,6 km - 20/09/2023 - Jorgen Nordhagen (NOR) - Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2023

29 squadre con alcune esclusioni eccellenti (si pensi ai team Devo di dsm, Q36.5, Groupama, Uno X, oppure ad Ara Skip e Tirol o infine, restando in Italia, a team storici come Beltrami e Hopplà) con due novità: la nazionale italiana, guidata da Amadori e Scirea, in una veste non proprio super competitiva e 6 corridori per squadra invece di 5.

⭐⭐⭐⭐⭐

Se lo scorso anno è stato facile trovare il nome del favorito assoluto, Staune-Mittet, il cerchio dei possibili vincitori a cinque stelle, nell’edizione 2024, si fa più largo. Ma ci piace restare fedeli alle tradizioni e così indichiamo, come primo nome, proprio un corridore norvegese della Visma Devo ed è quello di Jørgen Nordhagen. Talento smisurato anche in altri sport (sci di fondo in particolare), dotato di grandissimo motore, il classe 2005 è ancora - d’altra parte è un primo anno - alla ricerca della continuità non solo a lungo termine ma spesso anche nella stessa corsa. Di fianco avrà una squadra eccellente, forse la più forte del gruppo: Darren van Bekkum (⭐⭐) Tijmen Graat (⭐⭐) e Menno Huising (⭐) sono tre corridori che potrebbero tranquillamente chiudere nelle parti alte della classifica generale, Pietro Mattio e Dario Igor Belletta se liberi, ma difficile, di esprimersi, andranno a caccia di tappe, altrimenti saranno utilissimi alla causa del proprio capitano.

A cinque stelle anche Mathys Rondel, francese della Tudor Devo. Ex specialista nel pattinaggio di velocità, Rondel, passista scalatore dotato di spunto veloce e capace di muoversi anche nei finali più complicati e adatti ai puncheur, ha un biglietto da visita importante: 6° all’Avenir del 2023, vincitore quest’anno dell’Orlen Gran Prix Nations, ma soprattutto, in mezzo ai professionisti, 11° al Tour of The Alps, mentre gli altri si preparavano al Giro e lui inseguiva la migliore condizione, e 12° alla Coppi e Bartali. Con lui, da seguire per la classifica generale, lo svizzero Robin Donzé (⭐⭐).

⭐⭐⭐⭐

Andiamo in Italia, ma per parlare di Olanda: Max van der Meulen. Forse in salita non ha rivali nella categoria, gli manca solo un po’ di coscienza dei propri grandi mezzi. La squadra, CTF Victorious, è quella giusta per provare a inseguire un successo che manca al sodalizio friulano: la classifica generale del Giro Under 23. L'unico dubbio è su un avvicinamento complicato da un malanno, ma visto che sarà al via ci aspettiamo di vederlo molto competitivo.

A quattro stelle troviamo uno dei 2005 più forti al mondo, Jarno Widar, belga della Lotto Dstny e, per l’appunto, destinato a grandi cose, chissà magari già da questo Giro Next Gen. In squadra con lui un altro 2005 in forma smagliante che punta a essere uno tra i più forti in salita: parliamo di Milan Donie (⭐⭐) di recente vincitore della Flèche Ardennaise, dopo una lunghissima fuga.

⭐⭐⭐

Dopo Widar e Nordhagen altro 2005: Leo Bisiaux. Non è un caso che i tre citati siano stati anche i protagonisti dell’ultimo Giro della Lunigiana e saranno qui al Giro Next Gen a darsele di nuovo: una rivalità che potrà farci diventare matti anche la volta in cui passeranno professionisti. Bisiaux è partito a rilento, ma sta crescendo e in più guida una delle squadre più in forma in assoluto, basti vedere quello che stanno combinando tra i professionisti: la Decathlon AG2R. Di fianco a lui occhio in salita a Killian Verschuren (⭐⭐) due anni più vecchio, vincitore qualche settimana fa di una tappa all Alpes Isère Tour, con quarto posto finale in classifica, e già rodato tra i professionisti.

⭐⭐

Ecco i primi italiani, entrambi scommesse su cui punta chi vi scrive, si tratta di Luca Bagnara del Team Polti Kometa e Florian Kajamini del Team MBH Bank Colpack Ballan. Il primo è un corridore molto regolare, che, per certi versi, visto anche da dove arriva e con chi corre, può ricordare Davide Piganzoli. Ha corso perlopiù in Spagna in questi due anni tra gli Under 23 e poche settimane fa ha conquistato la Volta a Portugal do Futuro, primo italiano nella storia, dopo aver brillato alla Ronde de l’Isard. Nel suo bagaglio tante corse a tappe, a differenza di quasi tutti i suoi pari età e connazionali. Kajamini, invece, quest’anno ha fatto un salto di qualità notevole, in salita è forse il migliore in Italia e si è messo in evidenza pure correndo con i professionisti. Sarà il miglior corridore di casa al termine della corsa?

Altri italiani a due stelle: Alessandro Pinarello, capitano della VF Group Bardiani, sul quale la squadra dei Reverberi punta fortissimo tanto da vederlo persino in lotta per la maglia rosa finale. Personalmente ho qualche riserva in più, ma il ragazzo a inizio stagione è andato forte ed è un corridore molto regolare. Riuscirà a tenere il passo dei migliori in salita? La squadra ha un buon potenziale per le tappe più impegnative, soprattutto grazie a Matteo Scalco (⭐), già tra i migliori gregari, quando la strada si faceva pendente, nel 2023 per Martinelli, e terzo italiano in classifica a fine Giro (chiuse 17°). Presente pure Luca Paletti, in evidente crescita e il cileno Vicente Rojas (⭐), di recente 8° all'Alpes Isère Tour.

Restando in Italia occhi puntati su Ludovico Crescioli. Il classe 2003, toscano della Team Technipes di Coppolillo e Chicchi, molto atteso da diverse stagioni, sembra aver trovato l’anno buono per mostrare le sue qualità. Ha trovato continuità e ora si attende qualche guizzo, ma anche un'ulteriore crescita in salita dove, a oggi, la concorrenza dei corridori stranieri è nettamente superiore. A due stelle chiudiamo con Gal Glivar, sloveno, capitano della UAE Gen Z, corridore di qualità, ma anche dai tanti alti e bassi, e dal gruppo dei colombiani della GW Shimano nominiamo, per l’alta classifica, Jefferson Ruiz, classe 2002, senza dimenticare quello che potrebbero fare il coetaneo Brandon Rojas, il classe 2004 William Colorado e, soprattutto, Diego Pescador (⭐), anche lui un 2004 e attualmente il più interessante talento in arrivo dalla Colombia. Si difende in salita ed è dotato di spunto veloce, potrebbe puntare a un piazzamento in classifica ma anche a vincere una tappa mossa.

Infine, con una stella: Ilkhan Dostiyev, capitano Astana per la classifica generale, veloce e resistente, anche se pare un po’ in calo, Mats Wenzel per la Lidl-Trek, corridore molto regolare, lo scalatore danese Dennis Lock, Zalf-Euromobil Fior, il portoghese Daniel Lima della Israel, i due Novak, Pavel e Samuel, il primo della Colpack, il secondo della Polti, uno più esperto e già rodato, l’altro da scoprire. Poi ancora: Edoardo Zamperini, capitano dell’ottima Trevigiani di Rocchetti che, senza l’infortunio occorsogli alla Ronde de l’Isard (frattura della clavicola) mentre stava andando davvero forte, probabilmente sarebbe partito con almeno due stelle se non tre. Zamperini, lo scorso anno spesso in fuga al Giro, dopo il cambio squadra ha fatto un decisivo salto di qualità, importante, eccellente, e oltre a un risultato di peso nei prossimi giorni (tappa? top ten finale?), insegue anche un contratto tra i professionisti. Certo da capire quanto lo stop di qualche settimana fa peserà sul suo rendimento. Maxence Place e Samuele Privitera sono i due corridori della Hagens Berman Axeon chiamati a provare a fare classifica, non sarà facile per la squadra di Merckx non solo replicare l'exploit di Leo Hayter di qualche stagione fa, ma nemmeno avvicinare il podio di Rafferty del 2023 oppura una top ten. Da seguire soprattutto il corridore ligure che pare uno di quelli che va forte più passano i giorni. Chiudiamo con un'ultima coppia, quella anglo colombiana della Trinity, formata da Will Smith e Camilo Andres Gomez Gomez, in lotta anche per i nomi più belli al via (con loro, in questa speciale graduatoria, Alessandro Mario Dante della Arvedi). Il britannico Smith è una delle rivelazioni di questo inizio di stagione, mentre il colombiano Gomez era atteso da diverso tempo al salto di qualità che ora sembra arrivato.

CACCIATORI DI TAPPE (velocisti, puncheur, fugaioli)

Grandi sfide in arrivo nelle volate di gruppo: Daniel Skerl (CTF Bahrain) contro Tim Torn Teutenberg (Lidl Trek) è il piatto principale, ma mettiamoci dentro pure Paul Magnier, seppure il francese dirà la sua anche negli arrivi a gruppo selezionato e potrebbe puntare alla maglia rossa della classifica a punti. Restando in Francia: i due Decathlon Noa Isidore e Rasmus Pedersen, danese, così come Matis Grisel della Lotto Dstny, saranno nomi con cui fare i conti sia nelle volate a gruppo compatto che nel caso di arrivi a gruppo più sgranato. Anche l’Italia, oltre a Skerl, ha altre frecce veloci: Tommaso Dati  - lui perlopiù punterà alle tappe mosse - e Andrea D'Amato (Biesse Carrera), Alessio Menghini (General Store), Luca Giaimi (UAE) e Lorenzo Conforti (VF Group Bardiani) soprattutto, oltre al già citato Belletta (Visma Devo) e a Raccagni Noviero, seppure quest’ultimo rischia di avere la strada chiusa dalla presenza di Magnier.  Non sono tagliati fuori, poi, nemmeno il belga Steffen de Schuyteneer (Lotto), Arnaud Tendon (Tudor), Robert Donaldson (Trinity), Moritz Kretschy e Pau Marti (Israel PremierTech), Kasper Andersen (Hagens Berman Axeon) e infine Alessandro Borgo (CTF Victorious) inserito all'ultimo al posto di Stockwell che ha dato forfait. Tra i cacciatori di tappe uno dei più attesi è il fortissimo svedese Jakob Söderqvist, corridore che emana vibrazioni di un certo tipo e che potrebbe andare anche all’assalto della maglia rosa - anzi lo dico proprio: favorito assoluto! - il primo giorno, nella crono. Se la dovrà vedere, tra gli altri, con gli australiani Oscar Chamberlain (Decathlon) e Hamish Mackenzie (Hagens), con il già citato Giaimi e il suo compagno di squadra Duarte Marivoet (UAE), il duo della Tudor Fabian Weiss e Aivaras Mikutis, e magari con un altro Lidl Trek, il tedesco Louis Leidert. Da seguire anche quello che potrà fare nella crono il classe 2005 della Biesse Carrera Etienne Grimod.

A caccia di tappe, magari in fuga oppure sfruttando gli arrivi più selettivi, Alessandro Romele (Astana), Manuel Oioli e Raffaele Mosca (Italia), Federico Biagini (VF Group Bardiani), Niccolò Arrighetti (Biesse Carrera, uno dei corridori italiani più attesi in futuro come cacciatore di tappe e di corse di un giorno), Roman Ermakov (CTF Victorious), Filippo D’Aiuto e Giovanni Bortoluzzi (General Store), Niklas Behrens e Kristian Egholm (Lidl Trek), Matteo Ambrosini e Diego Bracalente (Team MBH Colpack Ballan), Ugo Fabries (Trinity), Simone Griggion (Trevigiani) e, infine, la Wanty-Re UZ. Technord, orfana di Faure Prost, inizialmente annunciato, ma che quest’anno sta facendo oltremodo fatica, e che cito in blocco. Huub Artz (⭐) è un corridore che si piazzerà ovunque, forte anche del contratto già firmato con la squadra World Tour per le prossime stagioni, avrà tranquillità e carta bianca per fare la sua corsa e chissà, magari pure per un piazzamento in classifica. Simone Gualdi è il 2005 italiano più forte in questa stagione dove ha già ottenuto piazzamenti persino tra i professionisti. Gli manca la vittoria: che possa arrivare a questo Giro? Tim Rex, fratello d’arte, ha qualità diverse rispetto a Laurenz, più a suo agio in salita, potremmo vederlo spesso in fuga, anche se, verosimilmente correrà in supporto della squadra. Victor Hannes e Zeno Moonen si butteranno nelle volate sia di gruppo che negli arrivi più selettivi e, facilmente, potremmo trovarli spesso in fuga. Infine, l'olandese Wouter Toussaint (⭐), in grande forma, potrebbe fare compagnia al connazionale Artz in salita cercando un buon risultato in classifica generale.

RIEPILOGO

Per i più pigri ecco un riepilogo a mo’ di griglia dei favoriti.

⭐⭐⭐⭐⭐ Nordhagen, Rondel
⭐⭐⭐⭐Widar, van der Meulen
⭐⭐⭐Bisiaux
⭐⭐ Van Bekkum, Graat, Donie, Donzé, Verschuren, Bagnara, Kajamini, Pinarello, Crescioli, Glivar, Ruiz
⭐ Huising, Rojas, Scalco, Artz, Toussaint, Pescador, Dostiyev, Wenzel, Lock, Lima, P. Novak, Zamperini, S.Novak, Place, Privitera, Smith e Gomez

DIRETTA TV E STREAMING

Grande novità di quest'anno sarà la diretta streaming di tutte le tappe.


Il monumentale del Giro 2024

Per qualche minuto proviamo a mettere da parte quel discorso che un po' mi annoia, ovvero il fatto che il Giro 2024, fatta eccezione per qualche nome, per uno soprattutto, sia forse uno dei più poveri che molti ricordano a livello di partecipazione. Pazienza, il Giro è il Giro ed è inutile continuare a battere quel tasto: ormai il Tour domina, il calendario è zeppo di eventi, il World Tour fa i suoi danni e quindi appare sempre più difficile vedere al via della Corsa Rosa il meglio del ciclismo mondiale. Questo è.

Il Giro 2024, piuttosto, rischia di entrare nella storia di questo sport in quanto il grande favorito, Tadej Pogačar, proverà l’impresa di vincere nello stesso anno Corsa Rosa e Grande Boucle e quindi, se non altro, forse di riflesso, forse per l’importanza capitale che questa competizione riesce ad avere nonostante tutto, sarà una corsa da seguire - banalità disarmante.

Lo sarà per i soliti spunti che ci saprà dare: perché, restando nel campo dei luoghi comuni, non sarà soltanto una competizione sportiva. Ci farà conoscere zone mai viste d’Italia, rivederne alcune conosciute; ci farà conoscere personaggi e storie alle loro spalle, anzi, più andremo avanti e più il verdetto che sembra già scritto prenderà la sua forma sempre più definitiva e più, per forza di cose, ci appassioneremo ad altri corridori. La mattina guarderemo la cartina, altimetria e planimetria, uno sguardo al Garibaldi, e inizieremo a fantasticare su chi potrà vincere la tappa, su chi andrà in fuga; ci saranno tappe in cui inizieremo a fare i conti su chi potrà guadagnare posizioni. Aspetteremo la newsletter di alvento, quotidiana, e il suo podcast. Mica poco.

In questa guida, che vi terrà compagnia, si spera buona compagnia, nelle prossime settimane, abbiamo provato a raccontarvi il più possibile sui corridori al via, i favoriti e le loro squadre, velocisti e cacciatori di tappe. In fondo troverete come di consueto una breve analisi del percorso e la griglia dei favoriti a tutto lo scibile ciclistico vestito a festa, quella festa chiamata Giro d’Italia e in cui noi ci buttiamo a capofitto.

Il FAVORITO

Tour de France 2023 - 110th Edition - 6th stage Tarbes - Cauterets Cambasque 145 km - 06/07/2023 - Tadej Pogacar (SLO - UAE Team Emirates) - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

Assoluto, uno solo, Tadej Pogačar. UAE team Emirates che non ha nemmeno bisogno di portarsi dietro chissà che squadra eccezionale, talmente è la superiorità del corridore rispetto alla concorrenza. Diciamola tutta: l’unico modo che ha Pogačar per perdere questo Giro è ammalarsi o cadere. Pure bucando più volte o bucando malamente qualche tappa può vincere la Corsa Rosa con una decina di minuti di vantaggio sul secondo. Se vuole, risparmiandosi in vista del Tour, può farla sua al piccolo trotto. Se vuole, Tadej Pogačar può prendere la maglia rosa al primo giorno e tenerla fino all’ultimo. Non vedevo una superiorità così netta dal 1999. La squadra: Rafał Majka, Felix Grossschartner e Domen Novak sono gli uomini per la salita: non mi stupirei di vederne almeno uno di questi chiudere nei primi dieci, quindici, anche in classifica generale, in particolare uno dei primi due. Vegard Staeke Laengen e Mikkel Bjerg saranno i faticatori in pianura - chissà, Bjerg proverà magari a vincere pure la crono. Infine, presente anche una coppia per le volate: Rui Oliveira a pilotare Juan Sebastian Molano.

LA LOTTA AL PODIO

Giro d'Italia 2023 - 106th Edition - 21th stage Roma - Roma 126 km - 28/05/2023 - Primoz Roglic (SLO - Jumbo - Visma) - Telemark - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

Incerta e che vede quattro corridori in prima fila: O’Connor, Tiberi, Bardet, Thomas. Ben O’Connor, capitano della Decathlon AG2R La Mondiale, squadra a dir poco sorprendente e che si è presa il lusso persino di cannibalizzare alcuni ordini d’arrivo in questo inizio di stagione, alzando il tiro anche in corse di un certo peso. Se O’Connor dovesse mantenere il livello della sua squadra è difficile immaginarlo giù dal podio. A crono si difende, in salita è tra i più forti al via, se non il secondo più forte, e, se il favorito assoluto lo permetterà, vorrà provare a vincere una tappa, cosa già riuscita in passato sia al Giro che al Tour dove, non va dimenticato quando si sminuisce tutto ciò che non è Pogačar, ha concluso al 4° posto nel 2021 inventandosi un grande numero nella tappa con arrivo a Tignes. I contro? Si ammala, cade, oppure, inspiegabilmente, abbassa le prestazioni da un giorno all’altro. Non disdegna il brutto tempo, né il freddo, e ha una squadra di assoluto valore di fianco. A cominciare dai fratelli Paret-Peintre: Valentin e Aurélien, il terzetto è stato già collaudato al Tour of the Alps, da capire quale fratello tirerà per chi: entrambi, tuttavia, hanno la chance di chiudere nei primi 10 la classifica generale. In più i due Paret-Peintre potranno ambire a qualche fuga, anche se, a differenza dello scorso anno (vittoria di Aurelien a Lago Laceno che otterrà pure il 16° posto in classifica generale finale) non si potrà più sfruttare l’effetto sorpresa. Per il resto sarà una squadra sbilanciata per provare a entrare in fuga e vincere tappe a ripetizione: Alex Baudin, Bastien Tronchon, Damien Touzé e soprattutto Andrea Vendrame, quando non verranno chiamati a difendere il proprio capitano, tra pianura e salita, si getteranno nelle fughe, ma non quelle di giornata che fanno felici gli sponsor, bensì quelle che hanno serie possibilità di andare fino all’arrivo. Chiude la lista degli otto Larry Warbasse, passista scalatore con un piazzamento al 17° posto al giro nel 2020, il più esperto della compagnia francese.

2019 Road World Championship Yorkshire - Men Junior Time Trial - Harrogate - Harrogate 28 km - 23/09/2019 - Antonio Tiberi (ITA) - Foto Luca Bettini/BettiniPhoto©2019

Il secondo nome per il podio è quello di Antonio Tiberi e fino a poche settimane fa era difficile pronosticarlo. Ha cambiato marcia nel giro delle ultime corse crescendo da metà Catalunya in poi (chiusa in top ten e risultando, dopo le difficoltà patite a Vallter 2000, uno dei migliori in salita alle spalle di Pogačar), con un Tour of the Alps corso per vincere e una Liegi-Bastogne-Liegi solida che ne ha messo in mostra anche le doti di fondo già venute fuori nella seconda parte di Vuelta 2023. Se in salita il corridore laziale se la giocherà con tutti quelli che non si chiamano Pogačar, anzi,  dalla sua potrebbe esserci persino un po' di energia messa da parte per il gran finale, molte delle sue possibilità dipenderanno dal livello nella cronometro. Non pochi 71 km di questi tempi, tutt’altro, anche se l’impressione è che i nomi fatti potrebbero più o meno eguagliarsi anche contro il tempo a eccezione di Thomas (forse il più forte) e Bardet (forse il più debole tra i pretendenti al podio, ma non è detto) - ci arriveremo. Sarà capitano Bahrain Victorious, Tiberi, e anche qui non è affatto scontato vedere un ragazzo italiano di 22 anni in questo periodo capitano di una squadra World Tour in un grande giro: la pressione su di lui sarà enorme. Di fianco, per la salita, ma anche per avere consigli su come gestire tutta questa serie di situazioni e i riflettori che inevitabilmente punteranno su di lui, Damiano Caruso: uno che sa benissimo come lavorare di fianco a un capitano. Squadra bahreinita che per le montagne potrà contare anche sull’austriaco Rainer Kepplinger e sul norvegese Torstein Traeen. Interessante anche il terzetto per le volate: Jasha Sutterlin e Andrea Pasqualon come apripista (ma anche come lavoratori in pianura per Tiberi) di Phil Bauhaus, velocista sottovalutato, ma che sa benissimo come battere allo sprint anche i più forti al mondo. Ultimo arrivato, ha sostituito Wout Poels non senza polemiche, Edoardo Zambanini. Buona promessa del ciclismo italiano, veloce e resistente, oltre a dare una mano ai suoi lo vedo bene in fuga o negli sprint a ranghi molto ridotti.

Giro d'Italia 2023 - 106th Edition - 9th stage Savignano sul Rubicone - Cesena 35 km - 14/05/2023 - Geraint Thomas (GBR - INEOS Grenadiers) - Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2023

Geraint Thomas è il terzo nome per il podio e guida una Ineos che, a livello di forza di squadra, è forse la migliore al via di questo Giro. Compirà 38 anni durante il Giro, Thomas, e avrà dalla sua i tanti chilometri a cronometro per provare a scavare un vantaggio nei confronti degli avversari diretti. Nelle ultime uscite è apparso via via in crescita e come sempre punterà sulla regolarità in salita per conquistare un altro posto sul podio in un grande giro e vista l’età sarà un fatto eventualmente da sottolineare. Dovrà guardarsi anche in casa dove Thymen Arensman, 6° nel 2023, sarà un avversario accreditato soprattutto grazie alla sua capacità di crescere nell’arco delle tre settimane. L’olandese, per la verità, non arriva da un grande Tour de Romandie, ma è evidente come abbia pagato il carico di lavoro che tornerà utile proprio al Giro. C’è Filippo Ganna che si candida a conquistare le due tappe a cronometro, Tobias Foss che, oltre a essere avversario in casa per le due prove contro il tempo, sarà la terza pedina per la classifica, ma più verosimilmente sarà uomo da tenere di fianco ai due capitani. Jonathan Narvaez lavorerà per i suoi e andrà a caccia di tappe, così come il giovane Magnus Sheffield: entrambi potrebbero anche sfruttare la loro capacità di adattarsi al maltempo, qualora, come lo scorso anno, pioggia e freddo dovessero presentarsi puntali con le tappe del Giro. Infine i cugini Swift, Ben e Connor, affidabili gregari che torneranno molto utili anche, o soprattutto, nella tappa con gli sterrati.

Tour of the Alps 2024 - 47th Edition - 5th stage Levico Terme - Levico Terme 118,6 km - 19/04/2024 - Romain Bardet (FRA - Team dsm-firmenich PostNL) - Juan Pedro Lopez (ESP - Lidl - Trek) - Foto: Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2024

Il quarto nome per il podio è Romain Bardet: anche lui come Antonio Tiberi ha scalato prepotentemente le gerarchie nelle ultime settimane di gare dopo aver destato una buona impressione al Tour of the Alps, ma soprattutto dopo essere stato il primo degli umani alla Liegi-Bastogne-Liegi. 2° alle spalle di Pogačar: ci riuscirà anche al Giro? È il suo obiettivo, come quello di una squadra che ad aprile ha ricominciato a macinare risultati e vittorie grazie soprattutto alle volate di un sorprendente Tobias Lund Andresen e di Fabio Jakobsen al Giro di Turchia. E saranno proprio loro due i velocisti di punta della squadra. Difficile, dopo aver visto gli sprint più recenti, capire quali saranno le gerarchie, dovessi scommettere direi che il giovane danese restituirà il favore visto al Turchia al più esperto olandese il quale fa l’esordio assoluto al Giro. Julius van den Berg, Timo Roosen e Bram Welten saranno i mezzi pesanti per portarli velocemente fuori dal gruppo in caso di volata, mentre Chris Hamilton, Gijs Leemreize e Kevin Vermaerke i prescelti per stare di fianco a Bardet in salita, sì, ma anche per entrare in fuga e provare a vincere una tappa. Puncheur che si difendono bene sulle pendenze più o meno impegnative, soprattutto Vermaerke, finora autore della sua migliore stagione tra i professionisti, hanno tutte le caratteristiche per provarci.

OUTSIDER, VELOCISTI, UOMINI DA FUGHE: TUTTO (O QUASI) QUELLO CHE OFFRE IL GIRO 2024

Non avere troppi nomi dal grande blasone al via di un Giro d’Italia ha il suo aspetto positivo: intanto aiuta a far conoscere a un pubblico più vasto corridori che durante l’anno starebbero nascosti negli ordini d’arrivo. Poi, visto che il ciclismo è sport all'apparenza democratico, dà proprio a questi ragazzi la possibilità di strappare un risultato che magari altrove, vedi un Tour de France, risulterebbe molto difficile da raggiungere. È una corsa che ti fa conoscere le storie, detto e ripetuto in mille e più varianti, ma anche caratteristiche, è una corsa che può essere trampolino di lancio, conferma, che può segnare graditi ritorni, dopo periodi difficili, nell’alta classifica di una corsa a tappe lunga tre settimane.

Tour of the Alps 2024 - 47th Edition - 5th stage Levico Terme - Levico Terme 118,6 km - 19/04/2024 - Juan Pedro Lopez (ESP - Lidl - Trek) - Foto Ilario Biondi/SprintCyclingAgency©2024

Juanpe Lopez in questo discorso si inserisce come corridore che arriva al Giro 2024 nel miglior momento della carriera e desideroso di migliorare il 10° posto del 2022 quando vestì la maglia rosa per diversi giorni e finì pure per conquistare a fine corsa quella di miglior giovane. Da lì non ha saputo ripetersi, ma al Tour of the Alps, vinto di recente, ha fatto vedere di avere trovato la solidità giusta in salita per ambire a migliorare il risultato di due anni fa. La squadra non sarà soltanto per lui anche se in Lidl-Trek hanno sempre dimostrato di essere sempre tutti a disposizione dei propri compagni a seconda degli obiettivi, che siano di giornata o lungo l’arco di più settimane. Jonathan Milan è il velocista di punta, non solo della squadra, ma vuole esserlo nuovamente anche del Giro, dopo aver conquistato la maglia ciclamino nel 2023 - quest’anno c’è più concorrenza, va detto. Ha un supporto che in pochi possono vantare: Dan Hoole, Jasper Stuyven, Edward Theuns e Simone Consonni sono il miglior treno del Giro, mentre Andrea Bagioli darà una mano dove potrà e Amanuel Ghebreigzabhier sarà il corridore candidato ad aiutare Lopez in salita.

Tour de Romandie 2024 - 77th Edition - 4th stage Saillon - Leysin 151,7 km - 27/04/2024 - Florian Lipowitz (GER - BORA - hansgrohe) - Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2024

Dani Martinez e Florian Lipowitz formano la coppia di mine vaganti in salita scelta per capitanare una BORA-hansgrohe che porterà però il suo meglio al Tour. Con i due ci sarà Maximilian Schachmann, che al Giro del 2018 ha conquistato uno dei successi più importanti della carriera e che di recente, dopo due stagioni di buio totale, ha ricominciato a dare qualche segnale di vita. Occhio a lui per le lunghe fughe che possono andare al traguardo. Per le volate c’è Danny van Poppel, già miglior pesce pilota del gruppo, l’olandese ha l’occasione della carriera di poter correre in proprio le volate di un grande giro. Completano la rosa per il Giro d’Italia quattro gregari: Giovanni Aleotti, che potrà dare una mano anche in salita, Ryan Mullen e Jonas Koch principalmente per la pianura e per allungare il gruppo in vista degli sprint e Patrick Gamper, quest’ultimo si prenderà spesso anche la licenza di andare in fuga.

Tour of Britain 2023 - 19th Edition - 4th stage - Sherwood Forest Newark-on-Trent 166,6 km - 06/09/2023 - Olav Kooij (NED - Jumbo - Visma) - Bora - hansgrohe - photo Peter Goding/SprintCyclingAgency©2023

Cian Uijtdebroeks e Attila Valter sono la coppia, da non sottovalutare, che mette in campo la Visma | Lease a Bike. Una stagione, per i calabroni olandesi, che finora non è filata come speravano, anzi, sta andando tutto storto. Il grave incidente di Vingegaard e l'infortunio di van Aert ha costretto la squadra a ridisegnare selezioni e obiettivi. Al Giro ci arrivano con il giovanissimo belga e il più esperto ungherese entrambi con la possibilità di entrare nei 10. L’Uijtdebroeks di questa prima parte di stagione non fa pensare a qualcosa di più di un risultato intorno al sesto o ottavo posto, troppo il divario a cronometro, non solo dagli specialisti, ma il potenziale sarebbe pure da podio. Di Valter, invece, si dice come abbia lavorato sotto traccia per sorprendere al Giro. La squadra, come nel caso di Bora e Lidl, non sarà solo per difendere gli uomini da classifica, ma le forze vengono equamente distribuite. Robert Gesink (alla 23esima partecipazione a un grande Giro), verrà chiamato a dare man forte quando la strada sale, Edoardo Affini, dopo aver tirato al Nord, riprende in Italia il suo lavoro, in pianura dividerà il suo compito con Jan Tratnik, il quale andrà anche a caccia di tappe e sarà fondamentale in salita per i propri capitani. A caccia di tappe andrà anche Christophe Laporte, la sua maglia di campione d’Europa impreziosisce la startlist, gatta da pelare nelle volate a gruppo più selezionato o anche in fuga, ma soprattutto a caccia di tappe andrà Olav Kooij, uno dei pretendenti al ruolo di velocista principe della Corsa Rosa. Di fianco a Olav Kooij una delle rivelazioni della primavera 2024, ovvero Tim van Dijke, suo fedele pesce pilota: la sua presenza, non prevista inizialmente, darà qualche vantaggio in più al giovane velocista olandese.

National Championships Italy 2023 - Comano Terme - Comano Tarme 227km - 24/06/2023 - Alessandro De Marchi (ITA - Team Jayco AlUla) - Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency@2023

Coppia per la classifica anche in casa Team Jayco AlUla con Eddie Dunbar e soprattutto Luke Plapp che cercheranno un posto nei primi dieci. L’irlandese, già 7° nel 2023, per la verità arriva da mesi da dimenticare: non ha concluso Valenciana, UAE Tour, Gp Indurain e il recente Romandia, e ha come migliore risultato il 35esimo nella classifica finale del Giro dei Paesi Baschi. Difficile sbilanciarsi, ma anche lo scorso anno arrivò al Giro a fari spenti. Plapp, invece, è al secondo grande giro della carriera, ma il primo è passato senza lasciare traccia e vista la stagione fin qui disputata potrebbe essere anche un serio candidato a un piazzamento nei primi 10 e magari anche alla lotta per la maglia bianca. Dalla sua, ci sono anche 71 km a cronometro che possono farlo esaltare. È una delle squadre più interessanti dell’intero lotto quella australiana: ai due uomini di classifica vanno infatti aggiunti Filippo Zana e Alessandro De Marchi che andranno a caccia di tappe in fuga. Personalmente tiferò affinché De Marchi possa farcela. Caleb Ewan, che a un certo punto lo scorso anno sembrava sul punto di smettere, cerca di dare una svolta a una parte di carriera che, sono buono, definirei sotto tono. Lo farà sulle strade di una corsa che lo ha visto vincere per ben cinque volte. le occasioni ci saranno, la concorrenza è folta, ma lui di fianco avrà Michael Hepburn, Max Walscheid e Luka Mezgec: un bel supporto per gli sprint, probabilmente secondo solo a quello della Lidl Trek.

 

Tra le squadre che hanno ricevuto l’invito al Giro d’Italia c’è la Tudor Pro Cycling Team e nella squadra di Cancellara c’è uno scalatore australiano che, se troverà le giornate giuste, potrà dare molto fastidio in salita. Si tratta di Michael Storer il quale andrà a caccia di tappe, magari anche della maglia dei Gran Premi della Montagna o persino di un piazzamento tra i primi dieci o quindici della classifica. L’obiettivo della squadra svizzera è quello di vincere almeno una tappa e difatti, oltre a Storer, presente uno dei migliori velocisti del gruppo Alberto Dainese. Ottimo il supporto per il velocista veneto: oltre all’eterno Matteo Trentin - che vedremo anche in fuga - presente Marius Mayrhofer, veloce anche lui, magari per una volata a ranghi ridotti e Alexander Krieger. Il ruolo da lead out vero e proprio apparterrà però allo svizzero Robin Froidevaux. Completano la selezione Alexander Kamp, cacciatore di classiche che quest’anno si è visto molto poco e Florian Stork, anche lui chiamato a dare una mano ai compagni di squadra o tutt'al più a inserirsi in qualche fuga.

UN PO’ DI ITALIA

Oltre a Tiberi per la classifica e alle volate di Milan e Dainese, l’Italia si affida a tre ragazzi dalle buone qualità che possono emergere soprattutto quando la strada sale. Si tratta di Lorenzo Fortunato, Davide Piganzoli e Giulio Pellizzari, rigorosamente in ordine di nascita dal più vecchio al più giovane. Lorenzo Fortunato sarà il co-capitano di un’Astana molto interessante. L’ obiettivo è quello di vincere di nuovo una tappa come successo nel 2021 e continuare a veleggiare intorno alla zona di classifica delle ultime stagioni: 16° nel 2021, 15° nel 2022 e 21° lo scorso anno, Giro un po’ anonimo il suo, ma dove soffrì per il tanto freddo. Con lui, al via, nel ruolo di leader, Alexej Lutsenko, che punta a un risultato finale nei primi dieci e a qualche tappa. Oltre ai due corridori da classifica (e da montagna), la squadra kazaka, ma storicamente con una forte connotazione italiana, schiera Davide Ballerini e Max Kanter per le volate, Simone Velasco e Christian Scaroni molto attesi nelle fughe anche nelle tappe più dure, Henok Mulubrhan, che finora si è visto molto poco, ma avrebbe le qualità per tenere duro nelle frazioni di media montagna e infine Vadim Pronskiy che darà una mano in salita.

Tour of the Alps 2024 - 47th Edition - 4th stage Laives - Borgo Valsugana 141,3 km - 18/04/2024 - Davide Piganzoli (ITA - Team Polti Kometa) - Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2024

Davide Piganzoli, all’esordio in una corsa a tappe di tre settimane, avrà il compito di prendere inizialmente le misure con una fatica di questo genere, ma con l’obiettivo di continuare a stupire come gli è riuscito benissimo nelle stagioni da Under 23. Regolare in salita, da capire quanto potrà perdere a cronometro - esercizio in cui si è sempre difeso nelle categorie giovanili, ma quanto c’avrà lavorato quest’anno? Da lì si potranno tirare le somme. Chiudere un Giro, all’esordio, nelle prime 20 posizioni della classifica generale sarebbe un risultato enorme da cui partire per il futuro. Con lui, la Polti-Kometa di Ivan Basso porta i fratelli Bais, Davide e Mattia, che a suon di fughe proveranno a ripetere l’impresa ottenuta da Davide nel 2023. Il capitano sarà Mirco Maestri, che porterà la sua esperienza e sicuramente guiderà i suoi a qualche bella fuga all’arrivo, mentre Giovanni Lonardi è uno degli outsider più interessanti per le volate di gruppo - pur non disdegnando nemmeno lui volate a ranghi più ridotti. Chiudono la selezione per il Giro lo spagnolo Francisco Munoz, che darà una mano ai suoi capitani e due ex corridori del Cycling Team Friuli: Matteo Fabbro, che vedremo dare il meglio in salita e Andrea Pietrobon, anche lui carne da fuga come molti suoi compagni di squadra.

Tour of the Alps 2024 - 47th Edition - 4th stage Laives - Borgo Valsugana 141,3 km - 18/04/2024 - Giulio Pellizzari (ITA - VF Group - Bardiani CSF - Faizane') - photo Roberto Bettini/SprintCyclingAgency©2024

Il più giovane dei tre, ma anche del Giro d’Italia, è Giulio Pellizzari: vent'anni appena compiuti e grande speranza per il nostro ciclismo soprattutto quando la strada sale. Se Piganzoli può essere paragonato come caratteristiche al suo mentore Ivan Basso, Pellizzari appare una sorta di Ciccone 2.0. Come Ciccone ha una certa predisposizione nel muovere le gambe in salita, ha una certa fretta nell’uscire dal gruppo, nell’inseguire la fuga buona e proprio come Ciccone, quando fece il suo esordio al Giro, cerca il successo da giovanissimo con la squadra dei Reverberi. Magari (anzi ne sono quasi certo, spero mi smentisca) non riuscirà a fare classifica fino in fondo da subito, ma al recente Tour of the Alps ha mostrato segnali incoraggianti di crescita giorno dopo giorno: dote fondamentale per chi vuole lottare per la generale. In casa VF Group- Bardiani CSF  - Faizanè c’è il più giovane al via, ma anche il più vecchio: Domenico Pozzovivo. Le sue ambizioni sono quelle di concludere la corsa nelle prime venti posizioni, come gli è già riuscito altre undici volte, ovvero tutte le undici volte in cui ha portato a termine il Giro d'Italia. Anche lui avrà dalla sua la salita, ma proprio come Pellizzari, dovrà difendersi a cronometro. Buona squadra quella dei Reverberi che per le volate pure avrà Enrico Zanoncello che proverà a infilarsi in mezzo ai più forti, mentre Filippo Fiorelli tenterà di inserirsi in quelle a gruppo sgranato o magari andare in fuga e provare a piazzarsi in un gruppetto. Votati alla fuga il solito Alessandro Tonelli, ma anche Martin Marcellusi, uno dei più positivi in questo inizio di stagione per i verde acqua, mentre Luca Covili proverà a tenere duro in salita. Infine presente Manuele Tarozzi, corridore simpatico, estroverso, uno che fa della fuga la sua vocazione, uno che se sta bene potrà entrare nel cuore dei tifosi in questo Giro d'Italia.

QUALCUN ALTRO DI CUI PARLARE ANCORA

Giro d'Italia 2023 - 106th Edition - 5th stage Atripalda - Salerno 171 km - 10/05/2023 - Kaden Groves (AUS - Alpecin - Deceuninck) - Jonathan Milan (ITA - Bahrain - Victorious) - Mark Cavendish (GBR - Astana Qazaqstan Team) - Alberto Dainese (ITA - Team DSM) - Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2023

L’Alpecin-Deceuninck ad esempio, squadra che non porta uomini per la classifica e punterà molto sulle volate di Kaden Groves, già capace di lasciare il segno al Giro - come alla Vuelta - ma bloccato di recente per un problema al ginocchio. Dovesse aver risolto l’acciacco diventerebbe in automatico uno dei maggiori outsider per le volate, alle spalle dei due, tre nomi favoriti. Senza i due grandi capitani, ma squadra che si farà sentire ugualmente: intanto proprio nella composizione del treno per le volate, ottimo il supporto composto da Tobias Bayer, Fabio Van Den Bossche, Edward Planckaert, Jimmy Janssens (lo vedremo spesso anche in fuga) e Timo Kielich. Quest’ultimo, all’esordio in un Grande Giro, sarà anche il vice sprinter e potrebbe provare pure a vincere la tappa degli sterrati. A proposito di tappa degli sterrati: difficile non pensare a Quinten Hermans per quel giorno, il belga che nel 2021 sfiorò il successo in fuga verso Gorizia, ci riproverà. Così come ci riproverà Nicola Conci, uno dei grandi talenti del nostro ciclismo giovanile, che a oggi, a 27 anni, è ancora alla ricerca del primo successo in carriera tra i professionisti. Chissà che non succeda qualcosa al Giro.

Senza Carthy, né Healy, previsti inizialmente, Ef Education EasyPost quasi esclusivamente andrà a caccia di tappe, anzi, ci aspettiamo la squadra di Vaughters come la più battaglierà tra le World Tour, come da tradizione. Jefferson Cepeda, Esteban Chaves e Simon Carr sono tre corridori che in salita hanno costruito la loro carriera e che in fuga si sono già tolti tante soddisfazioni. Mikkel Frolich Honore e Georg Steinhauser saranno due pedine importanti nelle tappe vallonate: anche loro alla ricerca della fuga giusta possono essere nomi da seguire per provare a far saltare il banco nelle giornate di media difficoltà.  Stefan De Bod, sarà un supporto alla squadra, anche nelle probabili fughe numerose, ma potrà dire la sua anche a cronometro, Michael Valgren torna in un grande giro dopo tre stagioni, ma soprattutto dopo aver superato il grave infortunio che sembrava aver messo fine alla sua carriera. All’esordio al Giro, sarà uno dei corridori da temere maggiormente se si troverà in fuga. Infine presente Andrea Piccolo, finora oggetto del mistero per il ciclismo italiano, ma dal quale ci si può aspettare tutto, anche una grande prestazione e magari pure il primo successo in carriera tra i professionisti.

Il Lombardia 2023 - 117th Edition - Como - Bergamo 238 km - 07/10/2023 - Ewen Costiou FRA - Team Arkea Samsic) - photo Roberto Bettini/SprintCyclingAgency©2023

Anche Arkéa-B&B Hotels senza uomini di classifica, ma in questo caso nemmeno una vera e propria punta per le volate nonostante la presenza di David Dekker, lo scorso anno secondo a San Salvo. Il velocista olandese vive una situazione particolare: ovvero non ha ancora vinto in carriera. Louis Barré e Ewen Costiou sono due che vedremo spesso in fuga, il secondo è un attaccante nato, che predilige le giornate con il brutto tempo e se dovessero incontrarne al Giro, fate caso al suo nome; Michel Ries, insieme ad Alessandro Verre, è il corridore che, almeno sulla carta, ha più qualità in salita, ma dai due non c’è da aspettarsi chissà che. Jenthe Biermans è quello che potremmo definire il capitano. Corridore da Nord, veloce e resistente, averlo in compagnia in fuga potrebbe riservare spiacevoli sorprese agli altri. Alan Riou e Donovan Grondin sono un riempitivo che aiuterà la squadra o che cercherà qualche giornata di gloria in fuga.

La Cofidis punterà principalmente alle fughe: nei grandi giri da sempre si sono costruiti la loro fortuna attaccando e conquistando tappe in questa maniera. Stefano Oldani e Simon Geschke rappresentano una garanzia in tal senso. mentre Stanisław Aniołkowski si getterà in volata. Benjamin Thomas, legato all’Italia, torna al Giro dopo quattro anni e cerca più fortuna rispetto al 2020 quando la sua corsa durò poco più di quattro giorni. Lo vedremo in fuga, ma anche provare qualche azione nel finale. Il Giro gli servirà anche per fare la gamba in vista del suo obiettivo stagionale: Parigi 2024, Giochi Olimpici su pista. Chiudono l’elenco dei convocati della squadra francese nomi di comprimari. Lo scalatore spagnolo Ruben Fernandez, vincitore nel 2013 del Tour de l’Avenir, non si è mai ripetuto a quel livello, i francesi Thomas Champion, spesso in fuga nel 2023 al Giro e Nicolas Debeaumarché, e infine il britannico Harrison Wood. Questi ultimi due all’esordio in un Grande Giro.

Paris Roubaix 2024 - 121st Edition - Compiegne - Roubaix 259,7 km - 07/04/2024 - Laurence Pithie (NZL - Groupama - FDJ) - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2024

Restando in Francia anche la Groupama-FDJ lascia per il Tour i suoi pezzi pregiati, ma concede al belpaese la presenza di uno dei protagonisti della primavera delle classiche, ovvero Laurence Pithie, per la verità sul pezzo da gennaio in Australia. Lo vedremo lanciarsi nelle volate, provare magari anche ad anticipare quegli sprint e chissà subito in apertura, sabato, dovesse tenere, potrebbe fare un pensierino alla maglia rosa. Come nel caso della Cofidis c’è un italiano in squadra, si tratta di Lorenzo Germani. Perlopiù chiamato in stagione ad aiutare i suoi capitani - Grégoire e Martinez, con loro sin dai tempi della squadra Continental - anche qui Germani avrà compiti di supporto, ma conoscendone l’attitudine lo vedremo spesso in fuga. Va forte su diversi terreni e non è escluso che possa raccogliere qualche grossa soddisfazione partendo da lontano. Lewis Askey è l’altra ruota veloce della squadra, mentre Cyril Barthe potrà inserirsi negli ordini d’arrivo di traguardi più impegnativi oppure, sfruttando lo spunto veloce, potrebbe essere nome capace di lasciare il segno andando in fuga. Il giovane Enzo Paleni farà esperienza, mentre Fabian Lienhard, Clément Davy e Olivier Le Gac, oltre a vederli, chissà, in qualche fuga, faranno quello che gli riesce meglio durante tutto l’anno: dare una mano ai propri compagni di squadra, soprattutto in pianura.

L’ Intermarché Wanty punta molto su Bini Girmay che al Giro ha già lasciato il segno, prima che il Giro, sotto forma di tappo di bottiglia, lasciasse il segno su di lui costringendolo al ritiro. Squadra in parte votata alle volate del corridore eritreo: Mads Mikhels, Dion Smith, Roel van Sintmaartensdijk, Dries De Pooter (segnatevi il suo nome, chi non lo avesse già fatto, per il futuro nelle corse di un giorno) ed Adrien Petit saranno un ottimo supporto, con il giovane estone Mikhels che potrà anche mettersi in proprio se ne avrà la possibilità. Lilian Calmejane sarà l’uomo delle fughe nelle tappe di media montagna, mentre chiude l’elenco Kevin Colleoni, ex grande speranza del ciclismo italiano per le corse a tappe e che in queste stagioni ha raccolto praticamente niente, ma finalmente, alla quarta stagione tra i professionisti, farà il suo esordio in un grande giro.

Tour de Romandie 2023 - 76th Edition - 5th stage Vufflens-la-Ville - Geneve 170,8 km - 30/04/2023 - Fernando Gaviria (COL - Movistar Team) - Nikias Arndt (GER - Bahrain - Victorious) - Foto Ivan Benedetto/SprintCyclingAgency©2023

Movistar porta un capitano che ormai ha fatto il suo tempo, Nairo Quintana, oltretutto fermato per una stagione, e il suo ritorno non è stato quello immaginato. Ora, a 34 anni, mi viene difficile immaginarlo ad alti livelli in questo Giro. La classe, però, quella resta e magari pedalando e pedalando, giorno dopo giorno, potrebbe anche ritrovare la gamba giusta e provare a vincere una tappa di montagna. Di fianco a lui, in salita, Will Barta, ma soprattutto Einer Rubio, già vincitore di una tappa un anno fa. Entrambi siamo sicuri li vedremo spesso e volentieri in fuga nelle frazioni di montagna. Ottimo il pacchetto per le volate: Albert Torres e Davide Cimolai aiuteranno Fernando Gaviria a sbloccarsi in un Grande Giro. L'ultimo successo del colombiano in una di tre settimane, infatti, risale al 2019, proprio al Giro d’Italia, tappa di Orbetello. A chiudere da evidenziare la presenza di Pelayo Sanchez, veloce e resistente, guai ad averlo come compagno di fuga, e Lorenzo Milesi, alla seconda stagione tra i professionisti, ancora alla ricerca della sua dimensione.

La Israel Premier Tech va esclusivamente a caccia di tappe e lo fa con una formazione di qualità. Protagonista lo scorso anno al Giro con uno dei personaggi della corsa- Derek Gee, quest’anno assente, stagione in cui si è visto pochissimo - è stata soprattutto capace di togliersi diverse soddisfazioni quest’anno, su tutte la vittoria di Williams alla Freccia Vallone. IPT porta tre velocisti, Ethan Vernon, Hugo Hofstetter e Riley Pickrell, occhio a quest’ultimo, capace di vincere nel 2022 una tappa al Giro Under 23 e nel 2023 una al Tour de l’Avenir, due fuggitivi per l’alta montagna, Marco Frigo e Michael Woods, quest’ultimo insegue il successo al Giro dopo aver vinto al Tour e alla Vuelta, e due australiani. Il primo, Simon Clarke, oltre a parlare bene l’italiano, è uno dei corridori più esperti al via, anche lui come Michael Woods insegue il successo di tappa al Giro dopo averlo conquistato al Tour e alla Vuelta, il secondo, Nick Schultz, meno esperto,  ma con caratteristiche simili, di lui non sappiamo se parla bene l'italiano ma sappiamo come poche settimane fa si è tolto la soddisfazione più grande in carriera conquistando una tappa al Catalunya battendo addirittura Pogačar. Chissà che non fossero prove generali per quello che succederà da domani…

Strade Bianche 2022 - 16th Edition - Siena - Siena 184 km - 05/03/2022 - Quinn Simmons (USA - Trek - Segafredo) - Julian Alaphilippe (FRA - Quick-Step Alpha Vinyl Team) - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2022

Chiudiamo con la Soudal Quick Step, altra squadra che non presenta corridori per la classifica generale, sempre che Mauri Vansevenant non voglia provare a tenere duro. Partiamo proprio dal giovane belga che in carriera ha vinto un Valle d’Aosta e sfiorato un Tour de l’Avenir, ma sono passati cinque anni e nel frattempo, tra i professionisti, ha fatto ben poco nelle corse a tappe di tre settimane. In salita, tuttavia, va forte e vista la concorrenza non esagerata potrebbe persino spiccare come uno dei corridori più forti. Lo immagino, però, o forse desidero che vada così, più propenso a dare spettacolo in salita con quella sua testa ondeggiante, andando all'attacco nelle tappe di montagna, magari proponendo persino azioni scriteriate, per vincere tappe o magari conquistare la classifica dei Gran Premi della Montagna. Squadra fatta proprio per i successi parziali, in quest’ottica da leggere l’esordio di Julian Alaphilippe al Giro, fino a tre stagioni fa sarebbe stato un valore aggiunto alla stratlist da leccarsi i baffi, adesso pare uno di quei calciatori che vanno a impreziosire il campionato turco a fine carriera. Speriamo che uno dei corridori più forti, completi e spettacolari degli ultimi dieci anni mi smentisca. Per la salita oltre a Vansevenant presente anche Jan Hirt. Pure lui, volendo, potrebbe anche provare a ottenere un piazzamento tra i dieci, quindici, ma lo vediamo più portato a inseguire successi di tappa in alta montagna, cosa per altro riuscitagli alla grande nel 2022. Infine il resto della spedizione sarà bello compatto attorno a Tim Merlier che si contenderà, a patto di uscire fuori sano e salvo dalle prime due tappe, lo scettro del miglior velocista del Giro con Kooij e Milan e proprio con loro si giocherà la prima volata che quest’anno arriverà al terzo giorno. Di fianco al Mago: Josef Černý, che proverà a dire la sua anche a cronometro, Pieter Serry, tuttofare, potrà essere anche un appoggio in qualche fuga dei suoi, Luke Lamperti, tra i giovani più interessanti del panorama mondiale, in caso di flessione di Merlier potrà provare anche lui a giocarsi le sue carte allo sprint, e infine Bert Van Lerberghe, fedelissimo pesce pilota del compagno di squadra belga.

IL PERCORSO

Due parole anche sul percorso che, stavolta, mi soddisfa, soprattutto nella prima parte. È presente qualche fisiologica bruttura più avanti (tappa dello Stelvio, per esempio), ormai immancabile, ma in generale, rispetto al 2023, mi pare di un'altra qualità. La prima settimana è la più interessante e questo forse non gioca a favore della corsa, ma tant’è. Le prime due tappe sono da subito fra le più interessanti della corsa. Partenza col botto quella della Venaria Reale-Torino, breve, 140km, ma che metterà già in fila il gruppo e chissà: o segnerà la prima della tante vittorie di tappa - per distacco - di Pogačar oppure vedrà la volata di un gruppetto sgranato e a quel punto i nomi in ballo saranno molti.

Il secondo giorno si arriva al Santuario di Oropa e già dopo due tappe avremo le idee molto chiare sulla classifica generale. La prima, lunga, settimana, che si chiuderà alla nona tappa con l’arrivo di Napoli, avrà altri tre momenti caldi. La tappa degli sterrati o meglio, una frazione che prevede due settori di strade bianche non troppo lunghe, il primo dei quali lontano dal traguardo una quarantina di chilometri. La mia impressione è che quel giorno andrà via la fuga e gli uomini di classifica con le loro squadre staranno belli accorti anche in vista di quello che accadrà dal giorno dopo.

Perché venerdì 10 maggio, tappa numero 7, ci sarà la crono Foligno-Perugia, ben 40,6 km e non credo ai miei occhi: esercizio vero, lungo, ok non lunghissimo, per specialisti o quasi, che metterà non solo distacchi tra i corridori, ma soprattutto fatica nelle gambe.

Altimetria/Profile stage 8 Giro d'Italia 2024

Fatica che si farà sentire il giorno successivo quando si arriva a Prati di Tivo, ascesa vera, magari senza pendenze impossibili, ma costanti, infime e per l’appunto, con le gambe ancora affaticate dal giorno prima. Ne vedremo delle belle.

Dopo il riposo si sale di nuovo: la tappa dieci, da Pompei a Cusano Mutri (Bocca della Selva) sarà una frazione da fuga, ma, seppure breve in cui stare molto attenti. L’ascesa finale è lunghissima, prima di arrivarci è un continuo su e giù su strade difficili. Si arriverà dal giorno di riposo. Insomma antenne drizzate in una tappa che potrà dire qualcosa.

Momento clou della seconda settimana ancora rappresentato dal dittico crono più tappa di montagna. Sabato 18 maggio, tappa 14, 31 km per la Castiglione delle Stiviere-Desenzano del Garda, piatta, non lunghissima ma quanto basta, dopo due settimane di corsa, per scavare altri solchi in classifica.

Il giorno dopo tappa 15: da Manerba del Garda a Livigno e che in origine era stata disegnata per essere quasi da leggenda, ma di quel tracciato originale resta solo la lunghezza, 220 km. Ordinaria fino a pochi anni fa, ora, in un ciclismo di tappe corte ed esplosive, sembra appartenere ad altri tempi. Invece che Forca di Livigno, si salirà sul Mortirolo, versante di Monno, non il più difficile, e poi lunga ascesa verso Passo di Foscagno prima degli ultimi chilometri del Passo di Eira verso il Mottolino. Sarà, nonostante il cambiamento avvenuto dopo Edolo, la tappa regina della corsa e forse quella che potrà scavare i maggiori solchi in classifica, oltre alle due cronometro.

Terza settimana che, come da ormai consolidata tradizione al Giro, alternerà tappe di montagna a volate. Queste saranno due: l'arrivo di Padova (tappa 18) e il finale di Roma. Niente cronometro, ma tappa inutile (la numero 16) con lo Stelvio a 150km dall’arrivo, mentre appare più interessante quella con arrivo sul Passo Brocon, il giorno dopo, tappa 17, dopo aver affrontato Sella e Rolle.

Tappa 19 e 20 che potranno ancora ribaltare la classifica: non sottovaluterei la frazione di Sappada. Da Tolmezzo in poi non si fa che salire e le montagne friulane nascondono trabocchetti e tratti di pendenza molto duri. L’impressione, però, è che potrebbe essere un lungo preludio a quello che accadrà nella penultima tappa..

Quando, con arrivo a Bassano del Grappa, si affronterà due volte il Monte Grappa. Salita lunga, impegnativa, affascinante, suggestiva. Ultima chiamata per gli uomini di classifica e per gli scalatori.

 

LA GRIGLIA DEI FAVORITI

Classifica Generale/Maglia rosa

⭐⭐⭐⭐⭐Pogačar
⭐⭐⭐⭐ -
⭐⭐⭐ Thomas, Bardet, Tiberi, O’Connor
⭐⭐Arensman, Caruso, D.Martinez, Valter, J.Lopez, Storer, Uijtdebroeks, Lutsenko
⭐ A.Paret-Peintre, Lipowitz, Foss, Piganzoli, Fortunato, Plapp, Dunbar, Majka, Grossschartner, Pellizzari, Rubio, Vansevenant

Volate

⭐⭐⭐⭐⭐ Milan, Merlier, Kooij
⭐⭐⭐⭐Dainese
⭐⭐⭐Girmay, Vernon, Bauhaus, Lund Andresen, D. van Poppel, Groves
⭐⭐Pithie, Gaviria, Molano, Lonardi, Ewan, Jakobsen, Lamperti, Consonni
*⭐Aniolkowski, Hofstetter, Pickrell, Zanoncello, Cimolai, Theuns, Mikhels, Askey, Dekker, Ballerini, Kanter, Kielich

Fughe

⭐⭐⭐⭐⭐Tarozzi
⭐⭐⭐⭐ De Marchi, M. Bais, D. Bais, Costiou
⭐⭐⭐Maestri, Champion, Frigo, Clarke, Scaroni, Janssens, Carr
⭐⭐ Zana, Germani, Cepeda, Velasco, Hirt, Vansevenant, Vermaerke, Steinhauser
⭐Schachmann, Vendrame, Calmejane, Rubio, Quintana, Hamilton, Barré

Classifica dei GPM/Maglia Blu

⭐⭐⭐⭐⭐ Storer
⭐⭐⭐⭐Vansevenant
⭐⭐⭐Rubio, M. Bais
⭐⭐ Fortunato, D. Bais, Tarozzi, Pogačar
⭐Zana, Bardet, Quintana, Scaroni, Velasco, Hirt

Classifica del miglior giovane (nati dopo il 1° gennaio del 1999)/Maglia bianca

⭐⭐⭐⭐⭐ Tiberi
⭐⭐⭐⭐Arensman
⭐⭐⭐Uijtdebroeks
⭐⭐Vansevenant, Plapp
⭐Lipowitz, V. Paret-Peintre, Piganzoli, Pellizzari

Classifica a punti/Maglia ciclamino

⭐⭐⭐⭐ Milan
⭐⭐⭐⭐Kooij
⭐⭐⭐ Pogačar
⭐⭐ Laporte, Kooij, Dainese,Vendrame, Girmay, Ganna
⭐Vernon, Merlier, Lamperti, Bardet, Tiberi, Groves, Scaroni, Andresen


Dieci nomi da seguire alla Liegi-Bastogne-Liegi

Ultima grande classica di questa primavera prima di tuffarci con pensieri e parole direttamente sul Giro d’Italia. Liegi-Bastogne-Liegi: la corsa delle côte che sorride a scalatori o comunque a una certa tipologia di corridori che hanno confidenza con salite di media lunghezza, e grangiristi, ma che spesso trova un punto di incontro con quei cacciatori di classiche in grande forma. Quest’anno ce n’è uno in particolare che ha la maglia iridata e che vorrebbe compiere un’impresa mai riuscita a nessuno nella storia - vi roviniamo la sorpresa: sarà molto difficile per lui, se non impossibile.

Per questa Liegi-Bastogne-Liegi abbiamo scelto 10 nomi, ma li abbiamo suddivisi in diverse categorie: abbiamo i tre favoriti, tre alternative, ma ne restano fuori altri molto interessanti, tre outsider e infine un corridore italiano il quale, probabilmente, è il più accreditato per ottenere un risultato in una classica che ci ha visto, fino a un decennio fa, autentici dominatori. Chiudere con uno o due italiani nei 20 sarebbe grasso che cola.

TRE FAVORITI

Tadej Pogačar

Il Lombardia 2023 - 117th Edition - Como - Bergamo 238 km - 07/10/2023 - Tadej Pogačar (SLO - UAE Team Emirates) - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

Partecipazioni: 4
Miglior risultato: 1°nel 2021
2023: DNF

Una volta sul podio, poi una l’ha vinta, infine ha iniziato ad accumulare credito con la sfortuna. Lo scorso anno cadde e si ruppe il polso. Stona come nemmeno in questo 2024 vedremo la sfida più attesa contro Remco Evenepoel, il vincitore delle ultime due edizioni. Alcuni già si domandano se stravincerà o si limiterà semplicemente a vincere, altri già fanno pronostici sul momento in cui attaccherà. Noi, per lo spettacolo, speriamo in una corsa aperta, ma tanto dipenderà da lui.

Mathieu Van der Poel

E3 Saxo Classic 2024 - 66th Edition - Harelbeke - Harelbeke 207,3 km - 22/03/2024 - Taaienberg - Mathieu Van Der Poel (NED - Alpecin - Deceuninck) - Foto Nico Vereecken/PN/SprintCyclingAgency©2024

Partecipazioni: 1
Miglior risultato: 6° nel 2020
2023 -

La sfida la si cercherà con Mathieu van der Poel. Ora, sulla carta, non è che il campione del mondo sia proprio del tutto portato per vincere una Liegi soprattutto considerata la presenza di Pogačar, però se c’è un corridore di classe e in forma per provare a dare fastidio allo sloveno quello è proprio lui.

Tom Pidcock

Ronde van Vlaanderen 2023 - Tour des Flandres - 107th Edition - Brugge - Oudenaarde 273,4 km - 02/04/2023 - Tom Pidcock (GBR - INEOS Grenadiers) - photo POOL Dirk Waem/SprintCyclingAgency©2023

Partecipazioni: 2
Miglior risultato: 2° nel 2023
2022: 103°

Ogni tanto vive giornate in cui tutto gli riesce bene, e fa anche divertire. L'Amstel di qualche giorno fa ne è la dimostrazione. Con la Liegi più che un conto aperto ha dimostrato di avere un certo feeling. Già sul podio nel 2023, ne prenota uno anche quest’anno.

TRE ALTERNATIVE

Marc Hirschi

Amstel Gold Race 2024 - 58th Edition - Maastricht - Berg en Terblijt 253,6 km - 14/04/2023 - Marc Hirschi (SUI - UAE Team Emirates) - Tiesj Benoot (BEL - Team Visma - Lease a Bike) - photo POOL Dario Belingheri/SprintCyclingAgency©2024

Partecipazioni: 5
Miglior risultato: 2° nel 2020
2023: 10°

Indecifrabile Marc. Non sai mai com’è posizionato in gruppo, lo trovi in coda nelle fasi calde, poi accade che sta bene e scatta. Ha fondo, ma a volte sembra gli manchi la cattiveria e questa è forse la corsa che più gli si addice in tutto il calendario. Sulla carta è in squadra con Pogačar, ma spesso ci pare corra come un isolato dei tempi che furono.

Ben Healy

Giro d'Italia 2023 - 106th Edition - 8th stage Terni - Fossombrone 207 km - 13/05/2023 - Ben Healy (IRL - EF Education - EasyPost) - Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2023

Partecipazioni: 2
Miglior risultato: 4° nel 2023
2022: DNF

Non c’è dubbio: il Ben Healy visto finora in questo 2024 è lontano da quello che dodici mesi fa, tra aprile e maggio, ci aveva fatto sognare e spesso pure saltare dalla sedia. All’Amstel ha deluso, alla Freccia ci ha provato per poi lavorare per Carapaz, qui per chiudere degnamente un trittico ardennese che lo scorso anno lo vide protagonista assoluto.

Dylan Teuns

Amstel Gold Race 2024 - 58th Edition - Maastricht - Berg en Terblijt 253,6 km - 14/04/2023 - Dylan Teuns (BEL - Israel - Premier Tech) - photo Dion Kerckhoffs/CV/SprintCyclingAgency©2024

Partecipazioni: 8
Miglior risultato: 6° nel 2022
2023 -

Alti e bassi, ma non tragga in inganno il ritiro alla Freccia Vallone. Anzi teniamolo per buono: è andato forte al Brabante, così e così all’Amstel, ritirato per l’appunto alla Freccia, in una corsa, dura, per fondisti come lui, ricca di dislivello e salite più lunghe di quelle affrontate finora nelle gare di un giorno del calendario primaverile. Si prevede freddo e pioggia e quindi può dire la sua.

Tre Outsider

Kévin Vauquelin

Strade Bianche 2024 - 18th Edition - Siena - Siena 215 km - 02/03/2024 - Kévin Vauquelin (FRA - Arkea-B&B Hotels) - Footo Ilario Biondi/SprintCyclingAgency©2024

Partecipazioni - 
Miglior risultato -
2023 -

Chi scrive stravede per il corridore francese, ma allo stesso tempo non pensava mai che il salto di qualità già visto nelle gare a tappe quest’anno (10° alla Tirreno e 8° ai Paesi Baschi) lo portasse a essere uno dei grandi protagonisti del trittico delle Ardenne. In fuga all’Amstel, secondo, a un passo dal successo, alla Freccia Vallone, Vauquelin è corridore che tiene bene sulle salite medio lunghe e ha spunto veloce. Incognita? Potrebbe pagare alla distanza come successo in Olanda.

Wout Poels

Wout Poels, qui in maglia INEOS, sarà uno dei capitani della Bahrain. Foto: ASO/Pauline Ballet

Partecipazioni 10
Miglior risultato 1° nel 2016
2023 42°

La vittoria di Poels alla Liegi appartiene a una vita fa: sua, della sua vecchia squadra, il Team Sky, della stessa Liegi che negli anni ha modificato il percorso - una volta resisi conto che la gara diventava sempre di più una lunga attesa verso il finale, hanno avuto coraggio di cambiare. In Bahrain, nonostante le quasi 37 primavere, Poels si dimostra atleta solido e affidabile, sta bene, come dimostrato al Tour of the Alps di questi giorni e in caso di gara selettiva lui è nome da tenere d’occhio.

Tiesj Benoot

Strade Bianche 2023 - 17th Edition - Siena - Siena 184 km - 04/03/2023 - Tiesj Benoot (BEL - Jumbo - Visma) - Attila Valter (HUN - Jumbo - Visma) - photo Ilario Biondi/SprintCyclingAgency©2023

Partecipazioni: 5
Miglior risultato: 7° nel 2023 e 2021
2022: DNS

Una garanzia di risultato come pochi, Tiesj Benoot, dopo essersi ben difeso sulle pietre, come ogni stagione si piazza anche sulle Ardenne. Terzo all’Amstel, nono alla Freccia nonostante si sia staccato più volte, si sia congelato le mani, abbia rischiato di tutto pur di riuscire a mettersi i guanti nelle fasi clou della gara. Se cercate un corridore per una top ten, fate affidamento sul simpatico belga.

Un italiano

Davide Formolo

Itzulia Basque Country 2024 - 63rd Edition - 6th stage Eibar - Eibar 137,8km 6/04/2024 - Davide Formolo (ITA - Movistar Team) - photo Miguel Ena/SprintCyclingAgency©2024

Partecipazioni 5
Miglior risultato 2° nel 2019
2023 -

Tempi di magra, forse il peggiore della storia del ciclismo italiano, ma non è certo colpa di Formolino. 24° alla Freccia, anche lui è uno di quelli da conto aperto alla Liegi dove spesso si è saputo esaltare chiudendo pure sul podio nel 2019. Anche lui, in caso di corsa dura, magari resa ancora più complicata da pioggia e freddo, può dire la sua per un piazzamento nei primi dieci.

Foto in evidenza: ASO/Maxime Delobel


Pagelle sulle pietre

Purtroppo, la stagione delle pietre è finita. Parte da lontano, ma dura così poco, si arriva in piena primavera con i corridori che si leccano le tante ferite, alzano trofei, si chiedono cos’è andato, cosa non è andato. La Freccia del Brabante, si è corsa questo mercoledì, fa da legame tra il Nord franco-fiammingo, che ti scombussola a suon di vibrazioni sulle pietre, e il trittico delle vicine Ardenne (Amstel, Freccia Vallone e Liegi), dove le gambe si inacidiscono a furia di su e giù.

A qualcuno è rimasto l’amaro in bocca per quello che è successo dall’opening week end di fine febbraio fino a domenica scorsa, altri hanno ottenuto ciò che cercavano: non solo vittorie o piazzamenti, ma anche sensazioni da cui trarre spunti, fatto esperienza utile per il futuro.

Visto che è finita, proviamo un po’ a tirare le somme dando i voti ai corridori protagonisti o meno delle corse del Nord. Vi avvertiamo: sarà un lungo elenco…

VAN DER POEL 10 Nessun dubbio, didascalia asciutta. Bastano le vittorie ad Harelbeke (E3), Fiandre e Roubaix, con tanto di maglia di campione del mondo. La doppietta con l’iride addosso, nelle due classiche regine del Nord, è riuscita soltanto a Van Looy prima di lui, Van Looy che nel ‘62 vinse pure la Gent-Wevelgem, van der Poel ci ha messo vicino l’E3. Voto 10 anche all'Alpecin-Deceuninck.

POLITT 9 Costante, ma non vincente, poco importa. All’UAE Team Emirates pareva, almeno sulla carta, mancasse un capitano forte e invece lo hanno trovato. Il tedesco chiude la Campagna del Nord così: 2° alla Omloop het Nieuwsblad, 3° al Giro delle Fiandre, 4° alla Parigi-Roubaix, 7° all’E3, 12° alla Dwars door Vlaanderen. Francamente chiedergli di più appare impossibile.

PEDERSEN 8 Ormai il suo modus lo conosciamo: attaccare, attaccare, attaccare. Indurire la corsa da lontano, cercare lo scontro frontale con gli altri capitani. Alla Gent-Wevelgem, vittoriosa, gli è riuscito benissimo: ha finito per cuocere, con l’aiuto di un grande gioco di squadra, van der Poel, battendolo in volata. Poi il più drammatico dei colpi di scena: la caduta alla Dwars door Vlaanderen gli toglie brillantezza, ma lui se ne frega e di nuovo va all’attacco pochi giorni dopo senza un vero e proprio criterio al Giro delle Fiandre e ci prova ancora alla Parigi-Roubaix. In Belgio salta per aria, in Francia ottiene un grande podio.

MOZZATO 8 Il podio al Giro delle Fiandre potrà anche essere, da qui a fine carriera, il suo risultato più significativo, chissà. Non importa, ci penseremo, ne vada orgoglioso: come il Gatto qual è in gruppo si muove benissimo e quando la corsa si fa dura, tra ventagli, freddo, muri, capacità estrema di limare, è sempre davanti. A impreziosire la sua primavera anche il successo alla Bredene-Koksijde e altri piazzamenti in diverse semiclassiche del Nord.

Paris Roubaix 2024 - Gianni Vermeersch - Laurence Pithie - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2024

G. VERMEERSCH 8 Tra Roubaix e Fiandre, insieme a Dillier e Riesebeek (per loro voto 7,5), il suo apporto è stato fondamentale per la causa chiamata van der Poel. In Belgio, a lungo in fuga, ha curato la ruota di Pedersen senza dargli un cambio, in Francia ha attaccato, ha marcato, ha accelerato disintegrando il gruppo e dando il via all’azione decisiva del suo capitano. Non contento va in crescendo nel finale, chiudendo al 6° posto la corsa che più gli si addice nel calendario su strada.

JORGENSON 7,5 Ha stravinto la Dwars door Vlaanderen “approfittando” della maxi caduta che è stata un po’ la svolta improvvisa della stagione delle classiche. È stato protagonista alla Omloop Het Nieuwsblad a inizio stagione, ha chiuso 5° all'E3 anche lì mostrando una gamba eccellente sui muri e sul passo. Poi è mancato un po’ a sorpresa al Giro delle Fiandre, pagando nel finale una corsa resa dura dagli attacchi a lunga gittata e dal meteo, lui che da sempre è a suo agio in questo tipo di situazioni in cui conta fondo e pelle dura.

J. PHILIPSEN 7,5 Un podio alla Parigi-Roubaix che replica quello dello scorso anno, la vittoria alla De Panne, il 4° posto alla Gent-Wevelgem, il 15° alla Dwars door Vlaanderen. Niente male per il velocista più forte delle ultime tre stagioni.

VAN AERT 7 Cosa dire? Vince la Kuurne-Bruxelles-Kuurne dopo essere arrivato 3° il giorno prima alla Omloop Het Nieuwsblad. Chiude 3°, stanco, battuto, ma carico per le prossime corse, all’E3, poi si fa male alla Dwars door Vlaanderen e con quell’incidente si frantumano ancora una volta i sogni di primeggiare nelle due classiche regine del calendario primaverile. La svolta che sta prendendo la sua carriera ci spezza il cuore.

PITHIE 7 Rivelazione ad altissimi livelli di questa primavera. Gli è sempre mancato qualcosa nei finali di gara, ma il 2002 neozelandese è indubbiamente il volto nuovo che mancava nelle sfide sulle pietre del Nord. Alla Parigi-Roubaix cade quando è in lotta per il podio, sbatte la spalla ma non molla mai e chiude 7°. È protagonista alla Kuurne-Brussel-Kuurne e alla Gent-Wevelgem. L’anno prossimo ci riproverà con la maglia della BORA?

Ronde van Vlaanderen 2024 - Antonio Morgado - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2024

MORGADO 7 Da un 2002 a un 2004. Se Pithie tra i giovani è quello che dà più continuità non tanto ai risultati quanto al modo di correre, sempre all’attacco marcando i migliori, lui è il più forte tra i neoprofessionisti. Al Fiandre chiude addirittura 5° e pensate che, a sentire lui - che per carattere ci va a nozze con certe dichiarazioni, fateci l’abitudine - nemmeno gli piace correre su quelle strade.

T. VAN DIJKE 7 Dopo un paio di anni a fare il gregario, nel senso più puro del significato, sfrutta alla grande l’occasione. In Visma si contano i feriti e le assenze e lui arriva 30° al Giro delle Fiandre - meglio di lui solo Benoot, tra i compagni di squadra - e 8° alla Parigi-Roubaix, indubbiamente il miglior risultato finora in carriera. Risultato che poi diventa un 16° posto a causa del declassamento voluto dalla giuria, ma non importa. Le gambe, come aveva dimostrato nelle categorie giovanili e nel ciclocross, ci sono, così come il piglio e le credenziali per chiedere più spazio in futuro.

ABRAHAMSEN 7 A suon di fughe, il cubico corridore norvegese si sta ritagliando un posto che conta all’interno del gruppo. Rivelatosi lo scorso anno nella diciottesima tappa del Tour chiusa al 3° posto, dopo una lunghissima fuga, allo stesso modo chiude al 12° posto l’E3 e al 2° la Dwars door Vlaanderen. Niente male anche ciò che raccoglie alla Gent-Wevelgem, 20°, al Giro delle Fiandre 32° e alla Parigi-Roubaix, 27°. Dalla Uno-X ci si aspettava Tiller, Waerenskjold, Kristoff, persino il giovanissimo Fredheim, arriva, invece, lui.

TRATNIK 7 Vince la prima gara sulle pietre dell’anno, la Omloop Het Nieuwsblad e da lì sembra iniziare il periodo magico per i gialloneri olandesi. Invece, arrivano malanni e brutte cadute che non risparmiano nemmeno lo sloveno. Lo rivedremo al Giro a fare il trattore, ma è stato un peccato non poter godere delle sue trenate al Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix.

Scheldeprijs 2024 - Tim Merlier - Foto Jan De Meuleneir/PN/SprintCyclingAgency©2024

MERLIER 7 Le due vittorie alla Nokere-Koerse e allo Scheldeprijs e il 2° alla De Panne salvano la disastrosa Campagna del Nord della Quick Step. Bene anche alla Gent-Wevelgem, 8°, mentre alla Roubaix, dove punta a una top ten, rimane coinvolto nella maxi caduta a inizio corsa e dopo un altro mezzo incidente sul pavé alza bandiera bianca.

WELLENS 7 A quasi 33 anni, Wellens ottiene quella continuità di risultati mancata fino a oggi. Sbaglia poco: chiude 2° la Kuurne-Bruxelles-Kuurne, 4° l’E3, 12° il Giro delle Fiandre e la Omloop Het Nieuwsblad; è 15° alla Parigi-Roubaix che lo vedeva al suo esordio assoluto. Vogliamo trovare un difetto alla sua campagna del Nord? Gli è mancato il successo.

TEUNS 6,5 Ha sempre difettato in continuità, un vero peccato. Corridore capace di andare forte senza distinzioni tra gare fiamminghe e ardennesi. Con Bettiol accarezza il sogno del podio al Giro delle Fiandre, ripreso sulla linea d’arrivo chiude 8°. Cattivo cliente per tutti tra Amstel, Freccia Vallone (soprattutto) e Liegi.

MILAN 6,5 Alti e bassi, ma su di lui ci si può contare. Chiude con il terzo ritiro su tre alla Roubaix, dopo una caduta, lavora molto per la squadra soprattutto alla Gent-Wevelgem dove va in fuga e alla fine sarà 5°. Ottimo anche il 7° posto in rimonta alla Dwars door Vlaanderen. Dopo Pithie e Morgado è il terzo corridore più giovane a ottenere i miglior risultati nelle corse del Nord in questo 2024 (bravi, a proposito di giovani, anche Mikhels, classe 2003 e Waerenskjold, altro 2000, entrambi nei dieci alla Roubaix.)

STEIMLE 6,5 Tutte le corse di un giorno disputate tra Francia e Belgio in questi mesi sono state vinte da squadre del World Tour. Fanno eccezione due .1 in Belgio (Gp Criquelion e Gp Monseré conquistate da Segaert, 6,5 anche per lui, corridore che in carriera si toglierà grandi soddisfazioni nelle gare di un giorno, e da van de Paar, entrambi corridori della Lotto Dstny) e una .pro in Francia, il Gp Denain, “la mini Roubaix", vinta da Jannik Steimle, ex corridore della Quick Step, protagonista della fuga del giorno. Il 28enne tedesco regala così alla Q36.5 la prima e finora unica vittoria stagionale e la più prestigiosa dalla sua nascita lo scorso anno. Chissà che penseranno nella sua vecchia squadra.

Paris-Roubaix 2024 - Jordi Meeus - Foto Rafa Gomez/SprintCyclingAgency©2024

MEEUS 6,5 Dopo la (sorprendente) tappa vinta al Tour dello scorso anno a Parigi, che resta anche la sua unica vittoria nel WT, lo si aspettava competitivo al Nord è vero, ma non così: podio alla Gent-Wevelgem, 8° alla Parigi-Roubaix e 12° alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne sono risultati di grande prestigio. Il quasi 26enne più vecchio del gruppo (non sembra un classe ‘98 a vederlo) è entrato in una nuova dimensione.

BETTIOL 6 Anche stavolta è mancato davvero poco: al Giro delle Fiandre arriva a centinaia di metri dal podio, alla Dwars door Vlaanderen propone uno scatto devastante salvo poi fermarsi per i crampi. La Parigi-Roubaix, la prima Parigi-Roubaix in carriera, dura troppo poco per poterla valutare, ma da questa primavera esce fuori un Bettiol ritrovato, diverso, maturo.

KÜNG 6 Se ne facessimo una questione di continuità, lo svizzero della Groupama-FDJ avrebbe pochi rivali, il 5° posto alla Parigi-Roubaix è di prestigio, buono il 3° posto alla Dwars door Vlaanderen. Certo è che gli manca sempre qualcosa per vincere e chissà, forse gli mancherà fino alla fine della carriera.

TARLING 6 A proposito di giovanissimi, il 2004 britannico ha tirato fuori una quattro giorni di grande livello tra Dwars door Vlaanderen (6°) e Fiandre (17°) che dimostra come lui, su queste strade, tornerà per vincere. Peccato per la squalifica (scia prolungata) alla Parigi-Roubaix, dove, dopo la caduta iniziale, sembrava prendere forma, chilometro dopo chilometro, una gara da prime venti posizioni.

MALECKI 6 Il polacco della Q36.5 è ancora alla ricerca della prima vittoria tra i professionisti, ma è anche una delle rivelazioni delle due grandi regine della classiche. Quasi dal nulla chiude 14° il Giro delle Fiandre e poi 18° la Parigi-Roubaix, quest’ultima dopo essere entrato nella fuga del mattino, strategia che paga sempre in una corsa peculiare come quella francese.

E3 Saxo Classic 2023 - Valentin Madouas - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

MADOUAS 5 Forse anche troppo teneri con il campione di Francia. Qualche avvisaglia di una condizione non eccelsa, forse anche amplificata dalla caduta all’Algarve, si era avuta dalle prime corse dell’anno: non il solito Madouas. Il 16° posto finale al Giro delle Fiandre, dopo aver preso tutti i muri in coda e aver inseguito sempre nei momenti decisivi, non può essere considerato un risultato positivo per uno che sul podio in quella corsa c’era pure salito. Ora ha le Ardenne per rifarsi.

TURNER 5 Ogni anno lo aspettiamo e anche quest’anno lo rivedremo il prossimo. Stavolta non ci sono cadute a frenarne l’evoluzione, semmai tattiche di gare che forse non ne valorizzano il talento. Il 16° posto alla Dwars door Vlaanderen è il miglior risultato della sua Campagna del Nord - Tarling e Sheffield (voto 7 all’americano che ottiene uno splendido 6° posto al Fiandre) fanno meglio di lui - ma non basta, anche se l’età è decisamente dalla sua. Siccome ci piace un sacco come corridore, lo aspettiamo di nuovo l’anno prossimo.

WRIGHT 5 La sua corsa è il Giro delle Fiandre, lui che forse è il più fiammingo tra i britannici, ma non lo vedi mai e chiude solo 50° nonostante un ottimo avvicinamento - 20° all’E3, 21° alla Gent-Wevelgem e alla Kuurne-Brussel-Kuurne, 22° alla Dwars door Vlaanderen. Stupisce, invece, alla Parigi-Roubaix, con un 12° posto di grande prestigio ottenuto nel gruppetto che si è giocato l’8° posto.

LAZKANO 4 Uno dei corridori più simpatici del gruppo non sembra essere migliorato di molto rispetto alla stagione in cui si rivelò anche a un pubblico più vasto quando chiuse sul podio, dopo essere stato in fuga tutto il giorno, la Dwars door Vlaanderen. Quest’anno sul podio in una corsa del Nord ci va di nuovo, 3° alla Kuurne-Brussel-Kuurne, ma il 73° al Giro delle Fiandre e poi il ritiro alla Parigi-Roubaix non rispecchiano le tante aspettative su di lui.

KRISTOFF 4 L’età avanza e anche se sei Kristoff non puoi sfuggire all’ineluttabilità del tempo. A quasi 37 anni arriva una delle sue peggiori campagne del Nord dove i migliori risultati sono stati il 14° posto alla Omloop Het Nieuwsblad ad aprire e il 21° alla Roubaix a chiudere. Fine della sua epoca?

Paris Roubaix 2024 - Training - Foto Jan De Meuleneir/PN/SprintCyclingAgency©2024

LAMPAERT, ALAPHILIPPE, MOSCON, ASGREEN 3 A proposito di fine di un’epoca: Quick Step e Lefevere al nord. Alaphilippe si vede in un paio di scatti senza alcuna velleità alla Dwars door Vlaanderen dove coglierà il miglior risultato della sua campagna del Nord, 26°. Asgreen va in fuga alla Parigi-Roubaix ed è il primo a staccarsi tra quelli della fuga, una volta ripresi. Miglior risultato per lui: 47° al Giro delle Fiandre. Moscon rimedia ritiri, sorte simile per Casper Pedersen. Il migliore, escluso Merlier, alla fine sarà Lampaert: 18° al Giro delle Fiandre, 36° alla Parigi-Roubaix.

HIRSCHI 2 Oggetto del mistero, sembra quasi indolente per il suo modo di farsi da parte nelle fasi calde della corsa, quando si fa spesso e volentieri sorprendere in coda al gruppo., Anni luce dal bel corridore ammirato appena nei primi anni da professionista, ci viene il dubbio che corra quasi da separato in casa.

DE LIE 1 L’origine dei suoi mali sembra essere stata svelata: le sue cattive prestazioni potrebbero essere legate alla puntura di una zecca. Il problema è che su De Lie già a inizio stagione c’erano dubbi: in Belgio parlavano di allenamenti sbagliati (troppo intensi?) ancora prima che imboccasse quel breve tunnel che lo ha portato a ottenere risultati non altezza di qualità e fama. Eppure, con il decimo posto alla Omloop Het Nieuwsblad sembrava tutto iniziare per il verso giusto, ma i risultati in fila tra Gp Denain (4°), Bredene-Koksijde 5° e poi le contro prestazioni all’E3 (51°) e alla Gent-Wevelgem (90°) alla squadra hanno fatto prendere la decisione saggia di fermarlo, a noi hanno fatto pensare che al momento, appena si alza il livello, De Lie non riesce a tenere le ruote di mezzo gruppo. Ma ha 21 anni, classe, talento, quindi lo rivedremo alla grande.

REX, MOHORIC, LAPORTE, STUYVEN, NARVAEZ, GIRMAY SV Infortuni, cadute, malanni hanno tolto di mezzo in momenti e gare diverse tutta questa serie di possibili protagonisti, alcuni di loro si sarebbero probabilmente giocati qualche vittoria o piazzamento di peso in più.

 

 


Quanto è cambiato Mathieu van der Poel

Mathieu van der Poel ha compiuto 29 anni a gennaio e da pochi giorni ha conquistato il suo terzo Giro delle Fiandre in sei partecipazioni, ottenendo come peggior risultato il quarto posto nel 2019 e salendo sul podio per cinque edizioni consecutive dal 2020 al 2024. L’olandese, nel 2019, era ufficialmente un neo professionista e quindi all’esordio nella “sua” corsa, quella che più di ogni altra sembra fatta apposta per esaltare le sue doti da equilibrista, l’esplosività, la resistenza, la velocità, oppure una delle cose che sin da quando era ragazzino amava più di tutte: correre faccia al vento. Era all’esordio e nonostante ciò era considerato uno dei grandi favoriti per la vittoria, per Tom Boonen, per Patrick Lefevere e per Roger De Vlaeminck, tanto per citare qualche nome che si espresse alla vigilia. Per il suo compagno di squadra, all’epoca, Stijn Devolder, che, oltre ad aver vinto un paio di Fiandre, aveva corso sia con Cancellara che con Boonen, era il più grande talento mai visto con i propri occhi.

Van der Poel in azione nel finale al suo primo Giro delle Fiandre: chiuderà 4° - Foto Luca Bettini/BettiniPhoto©2019

Van der Poel quella volta, però, tenne fede, più che ai pronostici, a quel suo modo un po’ naïf di interpretare le corse e che fino a un po’ di tempo fa pareva marchio di fabbrica: si dilettò nel provare ad auto sabotarsi rischiando l'osso del collo per saltare un marciapiede con la bici, finendo per rompere una ruota, cadere e inseguire il gruppo in un momento caldo della gara e restando appannato sull’attacco vincente di Alberto Bettiol.

Quanto è cambiato da quella volta? In realtà nemmeno molto, mi spiego, il suo è semplicemente un processo evolutivo naturale per un corridore considerato a tutti gli effetti, già quando muoveva i primi passi tra gli allievi, uno dei futuri dominatori del ciclismo di ogni tipo, almeno quello praticato da lui: ad esempio, parlando di ciclocross, emblematica la stagione 2010/11 quando si laureò campione nazionale allievi. Quel successo fu il ventiduesimo su ventidue gare disputate. Lasciare le briciole agli altri, fare filotti inimmaginabili diventerà un altro dei suoi modi di imporsi all’attenzione di tifosi, media e avversari. Sia tra gli junior che tra gli élite manterrà un ruolino di marcia impensabile e difficilmente battibile fino a quando, in futuro, non uscirà fuori un altro fuoriclasse di queste dimensioni.

A Tabor, 2015, Mathieu van der Poel, pochi giorni dopo aver compiuto vent'anni, conquista il suo 1° titolo mondiale nel ciclocross tra gli élite, il suo 4° in carriera (dopo i 3 fra gli juniores, due su strada e uno sul fango) - Foto Anton Vos/CV/BettiniPhoto©2015

Mathieu van der Poel, da quando ha iniziato a pedalare seriamente, quindi non valgono i racconti fatti su di lui da nonno Poulidor che ne preconizzava un futuro da campione o di papà Adri che se lo portava dietro alle gare di ciclocross quando a malapena Mathieu camminava, ha subito mostrato di avere qualcosa in più. Già quattordici, quindici anni fa in Belgio e in Olanda si parlava di lui come di quel campione che è poi diventato: aveva le stimmate, si diceva, la testa sulle spalle (“è un ragazzo che ama la bici, ma non si finisce negli allenamenti perché prima vuole finire gli studi”): è vero, spesso sono epiteti che si sprecano un po' a caso, ma chi ha seguito l’evoluzione del suo percorso o anche chi, semplicemente, in questi mesi si fosse approcciato alla materia, troverebbe in giro tracce eloquenti lasciate dal giovane van der Poel. Tracce che avrebbero fatto presagire il suo futuro, che è ora suo il presente.

C’ha messo poco a farsi capire: vincente in tutte le categorie sia su strada che nel cross, amore che non ha mai abbandonato -ha vinto 8 titoli iridati sommando tutte le categorie-, da quando è passato professionista ogni gara con lui presente è un'attesa. Negli ultimi dieci o quindici, forse anche vent'anni pochi corridori sono stati preceduti da simile fama e aspettative. Pochi, forse solo uno: Remco Evenepoel.

Amstel Gold Race 2019: poche setttimane dopo la Dwars door Vlaanderen, van der Poel vince in modo rocambolesco l'Amstel Gold Race- Foto Dion Kerckhoffst/CV/BettiniPhoto©2019

Ha limato i suoi difetti - gli attacchi scriteriati - ora quando attacca è perché si sente, lo è, il più forte. Quando vinse l’Amstel Gold Race, nel 2019, aveva da poco conquistato pure la Dwars door Vlaanderen: in quelle settimane capimmo come, dopo averlo atteso, fosse sbocciato. Era evidente come quella vittoria in Olanda sarebbe stata solo la prima di una lunga serie e che anzi, da lì in poi avrebbe provato a correre meno rischi nel conquistare i suoi successi più importanti. L’Amstel di quell’anno, tanto assurda quanto spettacolare nel suo epilogo, gli fu consegnata da un suicidio tattico dei fuggitivi, quella volata finale è spesso rimasta nell’immaginario dei tifosi come uno dei numeri più vanderpoeliani di sempre, ma in realtà ogni sua vittoria diventerà vanderpoeliana: spettacolare, veloce, fatta di fondo e di forza, di esplosività e numeri record di ogni genere: dalle punte di watt alla resistenza in avanscoperta. Come ha vinto Strade Bianche o Milano Sanremo: facendo esplodere gli avversari nel finale; come ha vinto il mondiale di Glasgow o l’ultimo Fiandre: resistendo ai tentativi di cottura a fuoco lento dei suoi avversari e poi annichilendoli, lasciandoli sul posto, rimanendo solo al vento per un tempo abbondante.

Quando vinse l’Amstel si capì benissimo cosa sarebbe diventato: un autentico bastonatore di avversari. Di lì in poi ci sono stati momenti che ne hanno costruito il bagaglio tecnico e che lo hanno aiutato a capire dove avrebbe dovuto migliorare. Ci sono state le crisi - fame e freddo al Mondiale ad Harrogate - gli attacchi folli che ci hanno fatto innamorare di lui - Castelletto alla Tirreno - attacco vincente ma che gli costò in termini di energie la Sanremo successiva; c’è la sua unica partecipazione al Giro che ancora la ricordiamo: accendevi la tv e te lo trovavi già in fuga dal mattino. Ci sono stati episodi spiacevoli come quelli alla vigilia del mondiale australiano, arrestato e poi rilasciato dopo alcuni problemi con dei vicini rumorosi.

E3 Saxo Classic 2024 - 66th Edition - Harelbeke - Harelbeke 207,3 km - 22/03/2024 - Mathieu Van Der Poel (NED - Alpecin - Deceuninck) - Jasper Stuyven (BEL - Lidl - Trek) - Wout Van Aert (BEL - Team Visma - Lease a Bike) - photo Ivan Benedetto/SprintCyclingAgency©2024

Anche in conseguenza di alcuni problemi fisici che ne hanno rischiato di compromettere la carriera, negli ultimi due anni è maturato, tatticamente, mentalmente, appare più riflessivo e deciso, sa quello che vuole. Freddy Ovett, star di Zwift, amico e compagno di allenamento di van der Poel dice di vederlo, in questo periodo, sereno, allegro, felice: questo gli permette di arrivare a ogni corsa consapevole di essere superiore alla concorrenza, coscienza che stimola poi una realtà effettiva che aumenta quando mancano Pogačar e van Aert, o con un Pedersen non al meglio (tutti e tre hanno saputo batterlo in corse importanti, anche di recente), di sapere sempre quale sia il momento giusto per affondare il colpo. La squadra, aspetto importante, è cresciuta ed è costruita a sua immagine e somiglianza; fondo ed esplosività non gli sono mai mancati: da quando ha iniziato a vincere tutto sembra non volersi fermare più.

Van der Poel è, attualmente, il corridore più fiammingo che ci sia, con buona pace di quelle brutte persone che gli lanciavano birra mescolata a buu di sdegno, lungo il passaggio sull’Oude Kwaremont e il Paterberg o di chi ancora getta ombre o di chi si chiede come sia possibile dominare in questa maniera un certo tipo di gare: van der Poel è una spanna superiore a tutti. Semplicemente.

Domenica, alla Roubaix, vorrebbe essere il primo corridore non belga di passaporto - lui è nato in Belgio, ma è olandese - né svizzero, a vincere nello stesso anno le due più importanti corse del calendario - insieme a Tour e Mondiale - ovvero Fiandre e Roubaix, una doppietta riuscita a pochi e nemmeno a tutti i più grandi. Suiter, svizzero, nel 1923, fu il primo, Cancellara, svizzero, l’ultimo, due volte: 2010 e 2013. In mezzo solo belgi: Gijssels nel 1932, Rebry nel 1934, Impanis 1954, De Bruyne 1957, Van Looy 1962, De Vlaeminck 1977, van Petegem 2003, Boonen 2005 e 2012. Non sarà facile, guarderà anche in casa per trovare l'avversario più temibile, ma sulla carta è lui il più veloce di tutti.

 


10 nomi da seguire al Giro delle Fiandre

Pasqua, Natale, Ferragosto, compleanno, Capodanno, tutte le feste in un giorno solo: è il Giro delle Fiandre, la Ronde van Vlaanderen, la corsa delle corse. L’esame finale: chi vince qui, e non importa il come, ha qualcosa di speciale.

Muri, stradine, lunghi rettilinei improvvisi, volate per stare davanti, esplosione di watt, attacchi da lontano per anticipare e portare a casa il risultato. Bisogna avere gambe adatte alla salita, cuore e polmoni per il cambio di ritmo, si deve sapere pedalare leggeri ma decisi sulle pietre; bisogna guidare a oltranza per ore e ore. Non c'è nulla, a parte la Roubaix, che ti finisca e definisca più di questa corsa.

Il fascino del Belgio, poi, della gente per strada, è magnetico: per loro è una giornata di festa come solo la Roubaix - che a sentire loro è una corsa più belga che francese - sa esserlo.

E per questa grande festa di paese, che si trasforma in evento internazionale, abbiamo scelto dieci nomi, lasciando da parte il grande favorito, van der Poel e il principale rivale, Pedersen, tra i possibili candidati al successo, perché vogliamo tenere conto solo in parte delle contusioni subite dal danese nella caduta di mercoledì nella discesa prima di Kanarieberg alla Dwars door Vlaanderen, in un incidente che ha coinvolto, tra gli altri, van Aert - lui invece si è rotto clavicola, sterno e costole, mentre a noi si è spezzato il cuore. Sentirlo piangere, leggere il bollettino medico, sapere che salterà le corse per le quali ha sacrificato una buona parte di primavera ciclistica fa ancora male, ma va così. Sport meraviglioso, sport di merda e non smetteremo mai di dirlo.

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Dopo la breve, ma doverosa premessa: ecco i dieci nomi da seguire al Giro delle Fiandre 2024.

ALBERTO BETTIOL

Dwars door Vlaanderen - A travers la Flandre 2024 -  lo scatto di Alberto Bettiol sul Nokereberg - Foto Tomas Sisk/PN/SprintCyclingAgency©2024

Un Giro delle Fiandre lo ha già vinto, la forma sembra quella giusta, forse la migliore di sempre e facciamo finta che quel finale alla Dwars door Vlaanderen non sia mai esistito, oppure prendiamo come spunto solo una parte: l’attacco sul Nokereberg ha fatto paura, ha emozionato, ha ricordato proprio quella volta lì al Fiandre. Poi sono arrivati quei crampi che già lo avevano estromesso dalla lotta per il successo a Tokyo 2021, ma noi, per domenica, inguaribili ottimisti, ci crediamo lo stesso.

Partecipazioni: 7
Miglior risultato: 1° nel 2019
Nel 2023: -

MATTEO JORGENSON

Dwars door Vlaanderen - A travers la Flandre 2024 - l'arrivo vittorioso di Matteo Jorgenson - Foto Nico Vereecken/PN/SprintCyclingAgency©2024

Ancora prima di vincere la Dwars door Vlaanderen pochi giorni fa, ci impressionava per leggerezza sul pavé. Il suo essere così dinamico è una danza espressa con facilità muovendosi da un attacco all’altro. La potenza, il tempismo, con cui ha lanciato l’azione finale ha fatto capire una-sola-cosa-una: domenica al Giro delle Fiandre potrebbe essere il vero rivale di Mathieu van der Poel. Sarà capitano, quasi unico, di una squadra piombata nella crisi tra cadute e malanni, ma ciò non gli peserà, perché sta troppo bene.

Partecipazioni: 1
Miglior risultato: 9° nel 2023
Nel 2023: 9°

OIER LAZKANO

Ronde van Vlaanderen 2023 - Oier Lazkano in azione  - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

Tra assenze programmate oppure causate da cadute e malanni si liberano posti in alto e Oier Lazkano è uno di quelli che dentro al gotha dei flandriens ha tutta l'intenzione di entrarci dalla porta principale. Erede di quella che sembrava un eccezione alla regola, ovvero uno spagnolo nelle Fiandre, Lazkano incarna in modo perfetto ciò che è un flahute: ha tigna, passo, ha coraggio, gli piace giocare d’anticipo - e in queste corse paga - sembra cresciuto per guidare forte sulle pietre e domenica punta a un piazzamento nei dieci, anche se finora, nelle corse sopra i 230/250 km non ha raccolto alcunché.

Partecipazioni: 1
Miglior risultato: DNF nel 2023

FRED WRIGHT

Ronde van Vlaanderen 2023 - Fred Wright, Kasper Asgreen, Wout van Aert e Stefan Küng - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

Nascosto e in silenzio, Fred Wright si avvicina con una forma in netta crescita a quella che è un po’ la sua gara per definizione. Limando può recuperare chilometro dopo chilometro e poi cercare il piazzamento grazie allo spunto veloce. Le assenze che caratterizzeranno questo Fiandre un po’ monco permettono a lui, alla sua squadra e forse soprattutto al suo capitano Mohorič, di ambire a un posto sul podio.

Partecipazioni: 4
Miglior risultato: 7° nel 2022
Nel 2023: 8°

TOMS SKUJIŅŠ

Tre Valli Varesine 2018 - Toms Skujins dopo il mio importante successo in carriera - photo Dario Belingheri/BettiniPhoto©2018

Anche senza cadute e infortuni avrebbe scalato le gerarchie in casa Lidl-Trek in una corsa lunga e difficile come il Giro delle Fiandre. È una garanzia e dal 2023 più le corse sono dure e più sale di livello, guadagna posizioni. Sulle salite brevi va su che è una meraviglia, sui muri si difende, fermo non è fermo, si butta all’attacco: occhio perché potrebbe essere la sorpresa di questa corsa.

Partecipazioni: 3
Miglior risultato: 55° nel 2016
Nel 2023: -

STEFAN KÜNG

Dwars door Vlaanderen 2023 - Stefan Küng - Foto Peter De Voecht/PN/SprintCyclingAgency©2023

Storico stagionale nelle corse in Belgio che fa ben sperare. Storico al Fiandre e assenze al via che ci fanno dire come, sulla carta, Stefan Küng si candidi con autorevolezza a un posto sul podio. Certo, in qualunque situazione si trovi, dovrà arrivare da solo perché in volata parte battuto da tanti corridori, ma se c’è uno, fondista d'eccezione e questa è corsa per fondisti, che cercherà corsa dura e d’attacco, quello è lo svizzero. Di fianco avrà una squadra che lo potrà supportare in maniera degna, soprattutto Madouas, uno che a oggi non ha dato quei segnali tali da inserirlo fra i nomi da seguire, ma che non ci stupiremmo di vederlo salire di colpi proprio nel giorno di Pasqua.

Partecipazioni: 8
Miglior risultato: 5° nel 2022
Nel 2023: 6°

TIM WELLENS

E3 Saxo Classic 2024 - Tim Wellens guida l'inseguimento del gruppo sull'Oude Kwaremont - Foto Ivan Benedetto/SprintCyclingAgency©2024

Anche lui quando si tratta di fare risultato in corse sopra i 230/250 km ha sempre mostrato il fianco, se escludiamo qualche eccezione e in più con il Giro delle Fiandre ha un rapporto controverso conclusosi nel 2023 con una brutta caduta che gli costò mesi di gare. Però sta bene, sul passo va forte, sui muri si difende e l’UAE senza Pogačar punta su di lui - oltre che su Politt, Hirschi e Bjerg, ma in seconda battuta. Squadra a cui forse manca quel capitano capace di cogliere il risultato e quindi l’occasione per le seconde punte è davvero ghiotta.

Partecipazioni: 5
Miglior risultato: 25° nel 2021
Nel 2023: DNF

HUGO PAGE

Binche - Chimay - Binche 2023 - Hugo Page e  Casper Pedersen - Foto Vincent Kalut/PN/SprintCyclingAgency©2023

È il nome più fuori dai radar di tutto l’elenco, ma è un corridore che sta andando davvero forte. Sarà all’esordio in una grande classica così lunga e dura, ma sulle pietre e sui muri ha già dimostrato di pedalare molto bene e questa potrebbe essere, insieme alla Roubaix (alla quale punta il compagno di squadra Rex, altro nome da tenere d’occhio), la corsa perfetta per lui in futuro. Ora, non fraintendete: il suo è un nome da vedere in prospettiva, un corridore che se dovesse chiudere nei 20 domenica sarebbe un risultato eccezionale. Ma a noi i risultati eccezionali di questo genere piacciono parecchio.

Partecipazioni: -
Miglior risultato: -
Nel 2023: -

BEN TURNER

De Brabantse Pijl - La Fleche Brabanconne 2022 - Ben Turner - Foto Jan De Meuleneir/PN/SprintCyclingAgency©2022

Infine Ben Turner, per provare, insieme ai suoi due ancora più giovani compagni di squadra Tarling (2004) e Sheffield (2002), mentre Turner è un classe ‘99, a risollevare le sorti di una squadra, la Ineos Grenadiers, ancora a caccia del primo successo World Tour in questa stagione - dove per la verità le vittorie sono state soltanto due: il campionato nazionale ecuadoriano conquistato da Narvaez, altro assente di lusso di questo Fiandre e Tarling vincitore della crono al Gran Camino. Come da Page anche da Turner non ci aspettiamo la vittoria, nemmeno il podio, ma ci piacerebbe vedergli fare quello che gli riesce meglio, fare esplodere la corsa con un’azione delle sue e magari portare via un gruppetto di coraggiosi per anticipare i pretendenti al successo finale. Le gambe sembrano girare bene, ma non è detto che la Ineos la pensi alla nostra stessa maniera riguardo il suo ruolo.

Partecipazioni: 2
Miglior risultato: 35° nel 2022
Nel 2023: DNF

LA GRIGLIA DI ALVENTO

⭐⭐⭐⭐⭐Van der Poel
⭐⭐⭐⭐Jorgenson
⭐⭐⭐Pedersen M., Küng, Bettiol, Skuijns
⭐⭐Mohorič, Benoot, van Baarle, Wright, Lazkano
⭐ Matthews, Asgreen, Philipsen, Mozzato, Albanese, Madouas, Wellens, Politt, Bjerg, Abrahamsen, Tiller, Kristoff, Neilands, Strong, Turner, Sheffield, Rex L., Trentin, van Poppel D., Alaphilippe, Bissegger, Pithie, Campenaerts, Van Moer

IL PERCORSO


Ancora Milano-Sanremo, giorni dopo

NOIA, ATTESA, FORTUNA

Milano Sanremo 2024 - 115th Edition - Pavia - Sanremo 288 km - 16/03/2024 - Michael Matthews (AUS - Team Jayco AlUla) - Jasper Philipsen (BEL - Alpecin - Deceuninck) - Tadej Pogacar (SLO - UAE Team Emirates) - Alberto Bettiol (ITA - EF Education - EasyPost) - Foto Ilario Biondi/SprintCyclingAgency©2024

Ogni anno va così: discuto, cavillo su cosa andrebbe fatto per cambiare "la Sanremo", mica uno stravolgimento, sia chiaro, inserire una salita tra Cipressa e Poggio sarebbe da provare, oppure indurire la seconda parte dopo l’inutile Turchino: ecco i due capisaldi del mio pensiero. Ogni anno va così: mi rendo conto di far parte di una minoranza che la pensa così, guardo la corsa, ugualmente e ci mancherebbe, me la godo, poi il finale è talmente folle che ore dopo ho ancora l’adrenalina a un livello da mandarmi quasi in tilt. Per certi versi non è la corsa giusta per smettere di fumare, ma è qualcosa che va molto vicino a procurarti problemi cardiaci.

“Hai visto?”, mi scrivono e io rispondo divertito ad alcuni messaggi sul telefono che si fanno gioco di me e della mia idea - agli slogan che distorcono la realtà non do molta importanza - comprendendo come, da un certo punto di vista, la corsa vada bene così, davvero, ma dall’altro restano i dubbi. Non riesco a togliermi l’idea che se il fascino della Milano-Sanremo risiede nell’incertezza e nella velocità finale, sostenere la retorica della “noia” è un argomento privo di buon senso. Mi sono sempre chiesto per quale motivo mi dovrei annoiare nel guardare una corsa di biciclette, semmai è l’attesa, quel repentino cambio di ritmo e facce che diventano smorfie, il climax che arriva pedalata dopo pedalata, ora in sella dopo ora insella, ecco è quello che nella Sanremo funziona. Ma il climax e i passi che lo portano a essere tale possono essere disegnati su un percorso capace di sfruttare altre risorse (Pompeiana, Manie, nei giorni abbiamo provato insieme ai nostri lettori a trovare dei rimedi, così per gioco) indurendo e selezionando ulteriormente il gruppo.

Tuttavia non resta che ammettere come quel finale mi renda pazzo, mi faccia amare e odiare al tempo stesso la corsa. Perché il suo apice spostato così avanti mi annebbia la vista, perché negli ultimi anni davanti abbiamo trovato i più forti a giocarsela e a volte per vincere ci vuole anche la fortuna, il momento. Prerogative dell'esistenza. Allo stesso tempo, però, la corsa mi lascia sempre un po’ di amaro in bocca, come quel film enfatizzato che ti piace, sì, ma non ti convincerà mai del tutto - ultimo esempio in ordine di tempo, Anatomia di una caduta, ma questo è tutto un altro discorso.

L’anno prossimo, in ogni caso, si ricomincia. E verso marzo inizierò a sostenere nuovamente quanto la Milano-Sanremo meriterebbe di stare al passo con i tempi, un po' di selezione in più, sia prima dei Capi che dopo la Cipressa, e così via, in continuo loop.

CRONACA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO

Milano Sanremo 2024 - 115th Edition - Pavia - Sanremo 288 km - 16/03/2024 - Michael Matthews (AUS - Team Jayco AlUla) - Tadej Pogacar (SLO - UAE Team Emirates) - Foto POOL Fabio Ferrari/SprintCyclingAgency©2024

Quello dell’UAE Team Emirates, squadra che spesso e volentieri domina, ma altre volte riesce a ricreare spettacoli grotteschi mandando in scena spaccati di tattica grandguignolesca. Mica è una novità? Già successo e già commentato - e sottolineato - quest’anno, poi magari l’esito è stato positivo perché quando ti ritrovi con la squadra con maggiore talento (e talenti) è più facile vincere, ma che in UAE Team Emirates facciano spesso fatica a mettere vicino una tattica decente non è certo una cosa che si scopre alla Sanremo.

Non mi è piaciuto come hanno impostato la vigilia: le dichiarazioni di intenti e i titoloni: «Dobbiamo correre la Cipressa in meno di 9’, abbiamo gli uomini apposta per farlo». Alzi la mano chi non ha avuto il pensiero che queste parole sarebbero state un boomerang diretto sulla corsa degli emiratini. In soldoni: chi si è meravigliato di vedere una squadra sciolta al sole sui primi tornanti della Cipressa? Eppure quando non li vedevano tirare fino ai Capi abbiamo anche pensato: ecco che preparano le manovre per sfondare il muro del suono verso Costa Rainera, e invece… invece alcuni corridori della squadra di Matxin e Gianetti, vedi Hirschi, si sono dimostrati inadatti al ruolo disegnato su di loro ovvero dare una mano al proprio capitano tirando a fondo. Mancato Hirschi (e per la verità anche Ulissi, giornata no, ma ci può stare, Ulissi si è sempre dimostrato importante uomo squadra quando chiamato in causa), è crollato completamente il castello costruito da Matxin, Gianetti e Pogačar . Del Toro (esordiente, il più giovane al via, va ricordato) ha lavorato per due e finché lavorava per uno il ritmo era insostenibile per molti; quando ha dovuto raddoppiare il suo sforzo ormai nessuno si staccava più. Il resto poi è noto. Wellens, che si è dovuto risparmiare con un ritmo blando sulla Cipressa, sale sul palco con il tempismo giusto, a metà Poggio, il suo lead out ha permesso a Pogačar di scremare ulteriormente il gruppo, ma non quanto sarebbe bastato, quanto era nei piani. Per lo spettacolo, avere una squadra così forte che ogni tanto concede dal punto di vista tattico e per gli sbalzi di forma dei propri interpreti, in fondo, non è un male per la corsa e chi la segue.

MATHIEU VAN DER POEL - UOMO SQUADRA, UOMO SANREMO

Milano Sanremo 2024 - 115th Edition - Pavia - Sanremo 288 km - 16/03/2024 - Jasper Philipsen (BEL - Alpecin - Deceuninck) - Mathieu Van Der Poel (NED - Alpecin - Deceuninck) - Foto Ilario Biondi/SprintCyclingAgency©2024

Grandi uomini, grandi capitani. La presenza di Mathieu van der Poel è tanto ingombrante quanto il suo fascino colpisce spettatori e corridori. Ma non sono solo i risultati: il lavoro messo in atto in coppia con Jasper Philipsen, da un paio di stagioni, ha consentito (o comunque l’apporto dell’altro ha avuto il suo peso, mettiamola così) a van der Poel di vincere una Parigi-Roubaix, a Philipsen di vincere diverse tappe al Tour e pure una Milano-Sanremo. Che poi le gambe del velocista belga, unite a una particolare alchimia con questa corsa, girassero a mille e un po’ a sorpresa - fino a poche gare prima il belga non aveva certo impressionato, anzi, ma viene il dubbio si fosse persino nascosto e preparato bene - insomma che ci sia tanto di Philipsen è innegabile. Ha tenuto sul Poggio diventando improvvisamente spauracchio per tutti quando ci si è resi conto che la sagoma del corridore Alpecin non era quella di Kragh Andersen, ma la sua, diventando così l’uomo per il quale Mathieu van der Poel, campione del mondo e vincitore uscente, avrebbe lavorato. Anche in questo caso, in futuro, per un po' di sano dramma, sarebbe succoso una corsa in cui entrambi vogliono e possono vincere a tutti i costi. Magari alla Paris-Roubaix.

SEGNALITALIANI

Milano Sanremo 2024 - 115th Edition - Pavia - Sanremo 288 km - 16/03/2024 - Matteo Sobrero (ITA - BORA - hansgrohe) - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2024

Molto incoraggianti, e se questa espressione esce dalla tastiera di chi come me non è mai tenero nel definire il momento del nostro ciclismo tendente al buio di mezzanotte, significa che lo sono stati davvero. Sobrero è arrivato a poche centinaia di metri dalla possibilità di salire sul podio dopo aver pedalato bene sulla Cipressa e brillato sul Poggio: ora una top ten in due corse adatte a lui come Brabante e Amstel - sempre che le corra - possono essere un obiettivo. Sul Poggio, dietro i due favoriti, i più brillanti sono parsi oltre a Sobrero, Bettiol, 5° posto finale, dai tempi del Fiandre che il toscano non arrivava così vicino a cogliere una grande classica di questo livello, e Ganna: un problema alla bici lo estromette dalla lotta finale e chissà che la sua presenza non c’avrebbe portato a scrivere un’altra storia fatta di scatti nel finale, visto che a muoversi, poi, ironia della sorte, sono stati il compagno di squadra Pidcock e l'amico e "cognato" Sobrero. Che Ganna abbia un conto aperto con questa corsa è innegabile. Non credo nelle chiusure di un cerchio soprattutto nello sport, non penso come ciò che venga tolto uno poi se lo possa riprendere, anzi, ma spero che Ganna abbia una fiducia maggiore di quella che personalmente ripongo nel destino. C'è poi Milan che si è attrezzato per dare una mano ai suoi, staccandosi sulla Cipressa, rientrando e tirando per un paio di km all’imbocco dell’ultima salita prima di Sanremo, in futuro da capitano potrà provarci; ci sono Trentin 21° e Albanese 24°, a proposito di corridori con un certo feeling con questa corsa, Battistella, 22°, in quello che forse è il momento migliore da quando è passato professionista (abbiamo ritrovato un potenziale ottimo corridore?), Velasco 25° e presenti nel 2° gruppo a 35’’, anche Aleotti 36° e Scaroni 38°.

Ma un paragrafo a parte lo merita il bravo De Pretto, 28°, secondo corridore più giovane al traguardo, meglio di lui solo Pithie, classe 2002 anche il neozelandese, che chiude al 15° posto. In un ordine d’arrivo che ha visto solo 5 corridori nati dal 2000 in poi nei primi 41, perché è vero che il ciclismo sta diventando uno sport per giovani, ma alla Sanremo, dopo oltre sei ore di corsa, servono qualità che si migliorano col tempo.

Infine ultima menzione per Davide Bais, ormai specialista delle fughe, corridore che pare quasi di un tempo che non c'è più e che in questa maniera, la fuga che all'apparenza non ha speranza, ha conquistato al Giro d'Italia la sua unica vittoria in carriera. È il protagonista della fuga di giornata, ma non solo, una volta ripresi sulla Cipressa lui e i suoi compagni d'avventura, non contento, imperterrito, ci riprova in vista del Poggio.