Bussare alle porte del sole
Sembrava davvero di essere alle porte del sole mentre il Tour de France andava incontro alle Alpi. Alle porte del sole mentre il ghiaccio sulla schiena dei corridori si scioglie e diventa acqua, mentre l'acqua si asciuga dimentica di se stessa. Nel paesaggio e nell'erba a tratti ingiallita, nella luce cattiva dell'estate. Si sta così alle porte del sole.
Si arrivava a Les Portes du Soleil, un paese reale, in montagna, ma ognuno a quelle porte arriva, almeno una volta, anche se non sa quando. Talvolta lo spera, talvolta dispera. Nel caldo terribile, in quello che i corridori aspettano, e sentono già l'acqua, calda, che non basta nelle borracce, il vento smosso dalla bicicletta che soffoca, le ferite che fanno più male nelle bende e gridano. Giorni brutti in cui non si sa quanto male possa bastare per farcela. Vlasov, per esempio, ha detto che giorni così non sa per quanto potrà sopportarli, "anche se poi passa".
Chi spera, alle porte del sole, aumenta la velocità, sul Col de la Croix come fa Bob Jungels. Dopo due anni difficili in cui sembrava impossibile fare ciò che oggi ha fatto, ciò che oggi stava facendo. Ad un certo punto si dubita del ritorno, delle possibilità. Jungels avrà pensato a questo e questo gli avrà dato la forza di continuare perché, alla fine, può succedere, gli altri non ti tengono. In questo pomeriggio sei più forte di loro.
Non fosse che dietro parte Thibaut Pinot, scala come sa fare, la testa ciondola in "sì" che è fatica ma è anche affermazione: "Sì, è la giornata giusta. Sì, sono sempre io, non sono cambiato così tanto". Si avvicina, si avvicina di continuo e chi guarda non sa più cosa pensare, cosa sperare. Nei duelli del ciclismo, il più difficile è quello che mette di fronte due uomini che stanno curando una sofferenza, una passata disperazione.
Cosa si dice in questi casi? Di tutto. Si può anche mentire sul distacco, sulla pendenza delle salite che mancano, perché quando hai sofferto sentirti dire che non è così dura può salvarti e quando torni a crederci non è più dura del solito, delle tante volte in cui è stata dura.
Un elastico: Jungels rallenta e Pinot si avvicina, Pinot rallenta e Jungels si allontana. Così per molti chilometri, fino a che Jungels è troppo lontano da Pinot e troppo vicino al traguardo. Fino a che Jungels vince, dopo tanto tempo, dopo troppo tempo. Pinot arriva quarto superato da Castroviejo e Verona. Staccato dopo aver attaccato, come Uran.
Pogačar fa la solita cosa strana e bellissima, di quelle che non ti lasciano mai tranquillo ma, in fondo, il senso di tutto questo non può essere la tranquillità: allunga sul traguardo, con solo Vingegaard dietro. Pochi, pochissimi secondi guadagnati ma essere alle porte del sole vuol dire, anche, preparare qualcosa, come prima di aprire una porta o di chiuderla.
Essere alle porte del sole vuol dire farcela e tornare o sentire male e basta e sperare qualcosa cambi nel giorno di riposo. Soprattutto vuol dire bussare fino a farsi far male le mani. Perché per questo ci sono le porte.