Qualcosa di magico
Qualcosa di magico avvolge Nino Schurter. Lo si percepisce sempre: quando si passa davanti al gazebo della sua squadra, il Team Scott-SRAM, persone affacciate da mezz’ora gridano ogni volta che vedono un’ombra muoversi; quando online si legge il suo nome, scritto universalmente N1NO; quando viene annunciato di fianco a "nove volte campione del mondo" e questo rende tutti felici, al punto che si applaude come avesse vinto un atleta di casa.
Qualcosa di magico ha avvolto la prova di oggi di Marika Tovo. La sua famiglia e le persone a lei vicine si sono alzate alle cinque del mattino per arrivare puntuali in Val di Sole, fissare un cartello col suo nome, tifare più forte possibile. Mentre saliva per i tornanti dell’ultimo giro, sua madre li ha percorsi di corsa uno a uno per incitarla, facendosi largo tra il pubblico.
Qualcosa di magico passava nella mente di Evie Richards quando ha realizzato che nessuno l’avrebbe più presa. Davanti ai microfoni si copre la faccia, piange, abbraccia tutti. Si collega via telefono con qualcuno per dire i primi grazie, i primi ciao da campionessa del mondo: ha dato un minuto a tutte. Una volta ricomposte le emozioni, pronuncia un paio di frasi fortissime: «Quando sono felice, vado più forte. Durante il Covid è stata dura, ma dopo le Olimpiadi per la prima volta non ho dovuto fare la quarantena al rientro. Ho visto amici e famiglia, è stato bellissimo. Quando sono felice lontano dalla bici, in sella sono ancora più forte».
Qualcosa di magico avvolge tutte le persone che vivono nel bosco una gara di mountain bike. La polvere alzata dalle ruote dei corridori rende l’aria onirica. Se si è fortunati, i raggi di luce entrano trasversali agli alberi, creando un gioco di ombre e luci senza uguali. Le persone portano qualcosa con cui fare casino, una maglietta del fan club o portano semplicemente qualcuno a cui vogliono bene.
Qualcosa di magico avvolge la Val di Sole questi giorni. Potrebbe essere il Mondiale, certo, con tutte le maglie assegnate, il fascino dell’iride. Potrebbero essere tutte le diciassette medaglie d’oro assegnate, mai così tante. Potrebbe essere che – parafrasando Peter Sagan – se qualcosa deve proprio accadere, beh, se accade in un bosco pieno di biciclette è meglio.
Foto: Michele Mondini