Jaco van Gass, solo un uomo

Jaco van Gass, in realtà, è nato a Middelburg in Sudafrica, nel 1986. Nel 2009 era da più di cinque mesi in Afghanistan, paracadutista delle forze armate britanniche. Non gli era mai successo nulla, mancavano sole due settimane a tornare a casa. Il momento in cui i soldati pensano che, anche questa volta, nonostante la guerra, sono ancora vivi, padri, figli, fratelli. Un'ora di scontro a fuoco con le forze nemiche: ha perso il braccio sinistro, si è ritrovato in ospedale con il polmone sinistro collassato, organi interni perforati, ferite da esplosione e da schegge, fratture ovunque. Lo hanno rimesso insieme con undici operazioni e da quel giorno Jaco è cambiato.
Nel fisico, certo, sarebbe assurdo negarlo, ma non solo. Van Gass è cambiato perché da quel giorno ha iniziato a fare ciò che forse non avrebbe mai fatto. Di più: ciò che forse non avrebbe mai pensato. Sciatore, maratoneta, ha scalato il Monte Denali e, per poco, non arrivava sulla vetta dell'Everest. Non c'è spiegazione, è la mente che reagisce, è la forza dell'essere umano, inspiegabile, assurda, a volte dannata, altre meravigliosa.
La storia di van Gass non è la storia di un eroe o di un superuomo e lui stesso non vorrebbe mai essere chiamato così, tanto è fiero di essere un uomo, solo un uomo. La storia di van Gass è la storia di un paraciclista britannico che a Tokyo ha vinto l'oro nell'inseguimento individuale sui 3.000 metri, battendo in finale il connazionale Fin Graham, trascorsi due giorni ha conquistato il bronzo nella prova a cronometro individuale sui 1.000 metri e per concludere si è aggiudicato lo sprint a squadre misto sui 750 metri insieme ai compagni di squadra Kadeena Cox e Jody Cundy. Il giorno in cui era partito per Tokyo lo aveva detto chiaro e tondo «Non vado per tentare, vado per vincere». Sentiva di doverlo alla sua nazione perché quando corri con i colori della tua nazione addosso ti sembra assurdo anche solo il pensiero di poterti risparmiare. Sentiva di doverlo alla sua famiglia, per tutto il tempo che le aveva sottratto per gli allenamenti, per perfezionare ogni dettaglio.
Ha vinto e potrebbe dire solo questo, perché questo voleva. Invece racconta di quel ciclista colombiano deluso fuori dalla camera d'albergo. Di quando gli si è avvicinato e ha ascoltato tutto ciò che non andava, perché la gente non lo sa, ma anche nell'Olimpo, certe volte, manca l'aria. Di quando lo ha guardato e ha iniziato a parlare: «Sai quante persone vorrebbero essere qui? La medaglia è un riconoscimento, importante, ma già esserci deve renderti orgoglioso, perché in molti vorrebbero essere qui, invece qui ci sei tu».
Jaco van Gass che dalla vita è stato cambiato, Jaco van Gass che, poi, ha cambiato la propria vita per viverla come desiderava ed esserne orgoglioso. Jaco van Gass che, oggi, rende orgogliosi molti uomini che, forse, ascoltandolo avranno ancora più chiaro quanto possa un essere umano, se solo lo vuole.