Battistella e le possibilità di sfruttare
Venezia è un pesce, scriveva Tiziano Scarpa, per raccontare la forma della città dei marinai e delle gondole. Venezia è una possibilità, all'alba della prima edizione della Veneto Classic. Può dirvelo Andrea Piccolo, che dopo un anno da dimenticare che gli ha impedito il debutto in Astana, in maglia Viris Vigevano, in questi mesi, sta cercando di riprendersi quella possibilità. A noi lo dicono le azioni di Federico Burchio e Matteo Zurlo che cavalcano i 330 metri de “La Tisa” come fossero agli ultimi chilometri, invece sono solo all'inizio di giornata. Ripida, nascosta, a tratti di paura, a tratti di sollievo, come tutte le possibilità. Quella di avere una squadra per il prossimo anno, quella di poter continuare a fare il proprio lavoro, a pedalare.
Bassano del Grappa è ancora lontana. Lì tutti fotografano un rinoceronte in acciaio fuori da Palazzo Sturm. Una signora ci affianca mentre lo ammiriamo e ci racconta una storia. Quella di un rinoceronte che nel 1515, dalle colonie orientali, fu portato a Lisbona. L'animale, legato da possenti catene, sarebbe dovuto arrivare anche a Roma: la nave, però, affondò in Liguria. Quel rinoceronte non riuscì a liberarsi dalle catene e nessuno lo vide mai. Com'era fatto, però, lo scoprirono presto tutti, grazie ad Albrecht Dürer, matematico e pittore, che da una lettera che lo descriveva trasse una xilografia. Per dire delle possibilità e di quanto, a patto di avere pazienza, non finiscano dove sembrano finire. Ve lo avremmo potuto dire con quella ragazza che sul ponte di Bassano, mentre ammirava un pianista, ha detto alla madre: «Oggi sembra impossibile, ma un giorno suonerò anche io un pianoforte come quello». Ve lo diciamo così.
Ma basterebbe andare a “La Rosina” per capire quanto in questa terra siano legati alle possibilità. Basterebbe conoscere la storia di Rosina che, in quelle vie, aprì una locanda per dare ristoro ai militari durante la guerra mondiale, quando un tozzo di pane era la possibilità. Oppure parlare con qualche ceramista della zona, per esempio con chi ci dice che la storia della ceramica è una storia di possibilità e libertà. Come quella dei pori della porcellana che lasciano traspirare il cibo: «I pori lasciano passare l'aria, per questo il cibo è più buono lì dentro».
Matteo Trentin e Samuele Battistella la loro possibilità l'hanno inventata sin dall'inizio della gara, insieme ai compagni. A Trentin non è bastato. È la legge della strada. A Samuele Battistella sarebbe potuto non bastare e ai due chilometri dal traguardo tutti avrebbero detto così perché gli inseguitori avevano aperto la caccia, quasi teso un'imboscata nel momento della sofferenza maggiore.
Per un attimo c'erano solo cento metri tra lui e gli inseguitori. Solo per un attimo. Poi duecento, poi l'ultimo chilometro. Ha vinto così Battistella. Non gli si sarebbe potuto dire nulla in ogni caso, del resto cosa vuoi dire a un ragazzo di ventitré anni che racconta di credere nel gregariato, nella necessità di partire dal niente e di fare più fatica degli altri per riuscire? Diversamente devi essere un fenomeno, ma Battistella non si sente tale. Si sente un ragazzo che crede nel lavoro e nelle possibilità. Perché ve lo dicevamo: le possibilità non finiscono dove sembrano finire. Crederci dopo le vittorie è semplice, noi, alle storie che abbiamo incrociato in questi giorni, auguriamo di essere così impregnate di libertà da crederci prima. Battistella insegna.