Tre carte
Nel ciclismo, si potrebbe scrivere molto sulle partenze. Non solo di un viaggio o di una tappa. Si potrebbe scrivere molto sulla partenza dei ciclisti quando, come in ascolto di un richiamo ancestrale, aumentano la velocità e cercano di segnare un varco su chi li segue. Ci si potrebbe chiedere, e in un certo senso ce lo chiediamo, quale sia l'esatto momento in cui l'istinto faccia scattare il desiderio e quanti millesimi di secondo ci vogliano perché dal pensiero si passi all'azione.
Pensiamo a Elisa Longo Borghini allo Women's Tour in questi giorni. Quell'istinto, tramutato in desiderio e poi in levata sui pedali e scatto, partenza, lo ha ben messo in mostra e guardandola viene da chiedersi quanto prima parta nella mente lo scatto che tutti poi vediamo. Certe volte è bello provare ad indovinarlo prima che si manifesti nella realtà. Quasi a dire "Adesso parte" e vedere che, sì, parte proprio adesso.
Non diciamo indovinare a caso, lo diciamo perché l'ordine d'arrivo di oggi alla Black Mountain e di ieri a Welshpool assomiglia a quel gioco delle tre carte, in cui bisogna indovinare dove si trovi una precisa carta scelta: al centro, a destra o a sinistra. E per indovinarlo devi affidarti a ciò che vedi, oppure, quando la mano è troppo veloce, a ciò che pensi. Quelle mani che muovono le carte, somigliano alle gambe dei ciclisti, al loro rimescolarsi in gruppo, all'abilità, all'equilibrismo e persino alla fortuna. Quelle mani sono l'istinto delle gambe che fanno girare i pedali e delle braccia che dirigono il manubrio.
Ieri Elisa Longo Borghini aveva mosso quelle carte, in una tappa che non avrebbe dovuto muovere la classifica generale. Aveva svegliato la corsa, era poi partita decisa con Grace Bown e Kasia Niewiadoma. Troppo presto, forse. Brown, Niewiadoma, Longo Borghini aveva detto l'ordine d'arrivo. Oggi, nel verde della Black Mountain, lo ha rifatto, partendo convinta, sui pedali, come ieri, e con una strada che tira all'insù. Come quella mano: destra, centro, sinistra e poi ancora sinistra, centro e destra. Dritta fino in fondo, fino al traguardo, poi braccia in alto, velocemente e ancora giù: Longo Borghini, Niewiadoma e Brown.
Quanto tempo prima è partita quella partenza, nella sua testa? Ora, riguardando il video, sembra quasi possibile intuirlo, per un movimento, una sensazione. Ci proveremo ancora nei prossimi giorni, nelle prossime gare. Quel che conta è che oggi tutto è stato perfetto, come le mani di chi getta le carte o, fuor di metafora, il ciclista che parte. Elisa Longo Borghini ha vinto.