Un giorno, durante questo Giro d’Italia, la maglia rosa mi ha mentito. Parte della mia domanda su cosa ne pensasse delle tante attenzioni ai media gli ricordava che, qualche giorno prima, entrando nel truck della conferenza stampa disse: «fucking disaster». Aggiunsi che lo capivo, che magari aveva ragione in toto, ma al Tour de France ci sono molti meno giornalisti? Pogačar rispose che no, non l’ha mai detta quella cosa, non fa proprio parte del suo vocabolario. «Semplicemente quel giorno feci sei interviste, quattro volte in mixed zone», semplicemente era stufo.

Lo era anche ieri, la prima e ultima volta che ho seguito la sua conferenza stampa da remoto. Non ne poteva più e si vedeva: è uno che, se potesse, correrebbe in bici e basta. Ma se ho riportato quella sua innocente bugia è perché Pogačar in conferenza stampa è stata di gran lunga la situazione che più ho fotografato in questo Giro d’Italia. Ogni giorno, una foto: cambiava solo la scritta in alto, con la località di arrivo.

Ne ho fatte molte altre, in realtà, di foto. A dir la verità, pure troppe. Altroché rullino, Polaroid, scegliere il momento esatto: io ne scatto un casino e poi, a fine giornata, spero di trovarne almeno un paio decenti. Ne ho scelte cinque, che non rappresentano il Giro d’Italia in senso assoluto, ma sono un buon riassunto del Giro mio.

5. Ripresa anche dai social del Giro d’Italia, una foto con la maglietta del fan club di Marco Frigo. Chi me l’ha procurata, e fatta autografare dallo stesso Frigo, è Linda Fachinat, che ai social del Giro lavora. Tutto questo alla tappa uno: inizio col botto.

4. Uno dei pochissimi selfie che mi sono scattato nella mia vita, ma l’occasione era troppo ghiotta. Faccia che non volete vedere, location cinque stelle: il palco del “Processo alla tappa”, allestito a Fossano sebbene deserto causa sciopero Rai. Beppe Conti perdonami!

3. Un primo piano scattato dall’ascoltatore di Gironimo, Pierluigi, mentre mangio. Incontrato salendo verso Prati di Tivo, Pierluigi ha fermato il furgone di alvento per consegnarci parecchie fette di una crostata preparata dalla madre. Dimostrazioni d’affetto più grandi è impossibile trovarne.

2. Una panoramica degli interni del salone “Lo stilista dei capelli”, barbiere di Torre del Greco (località Leopardi, per la precisione) da cui sono stato per un taglio netto a barba e capelli. Non mi era mai capitata tale incombenza durante il Giro d’Italia: Salvatore ha fatto un lavoro alquanto soddisfacente.

1. La foto ad un comunicato trovato nella sala stampa di Bassano del Grappa, firmato dalla “Compagnia dei canevaroli della terra di Bassano” e intitolato “Il Giro del mondo del baccalà”. Mi sembra il caso di chiudere questa rubrica dalle strade del Giro parlando proprio di stoccafissi e altre storie piccole e provinciali, o grandi e straniere, inutili magari. A volte il Giro d’Italia sa essere tutte queste cose. (Se fosse per caso uno scherzo, volto magari a prendere in giro il Delfino di Bibione Franco Pellizzotti o chissà chi altro, beh, molto divertente).

«Con la manifestazione Stock Bridge 2024 si è dato convegno a Bassano del Grappa il 17-18-19 u.s. [acronimo di, ho appreso, mese ultimo scorso] il variegato mondo dello stoccafisso internazionale, con presenze inedite e impensabili. Oltre a quelle di tutta la penisola, dalla Calabria al sud Tirolo, ci sono state presenze del popolo Sami, più noto come “il popolo delle renne”, e finalmente conosciuto come produttore di ottimi stoccafissi, e della Nigeria, numero uno mondiale tra i consumatori di teste di stoccafisso, con cui si prepara la zuppa nazionale, l’ogbono. Per salvare e valorizzare queste tradizioni, Bassano è stata scelta – anche per il significato simbolico del suo “Stockbridge” – come sede del secondo “International Meeting for Stockfish Heritage”, che approda qui dopo essere stato convocato a Cittanova Calabra nel 2023. Il riconoscimento UNESCO che il gruppo persegue potrebbe salvare le variegate tradizioni locali che sono minacciate dalla voracità delle grandi organizzazioni multinazionali produttrici di bastoncini di merluzzo».