Mi piacerebbe iniziare questo viaggio nella vita ciclistica milanese, partendo dalla sua componente più sociale, legata a eventi e comunicazione: i bicycle café.
Officine meccaniche, negozi, bistrot, bar e co-working, sbarcati da qualche anno anche a Milano, i bicycle café sono spazi in cui realtà e necessità differenti si uniscono in maniera giovane e dinamica: mangiare qualcosa, lavorare in modalità smart, scoprire nuovi giri in bici o guardare una tappa di una grande corsa.
Speciali vetrine su un mondo unico fatto di incontri, i bicycle café si distinguono per aggregazione e condivisione, in cui l’amore per il ciclismo non è che il legame e l’occasione per scoprire un mondo green, sostenibile e aperto a tutti.
Se sei nato a Milano o ci vivi per lavoro, studio e famiglia, sai che qui si va sempre di corsa. La bici ci aiuta a rallentare e vivere la città diversamente e migliora la qualità della vita, di tutti, ciclisti e non.
Anche se il Nord Europa ha sempre avuto una marcia in più per quello che riguarda lo sviluppo ed il sostegno della cultura delle biciclette, Milano ci sta arrivando e in questo periodo di cambiamenti, la capitale lombarda vuole farsi vedere e primeggiare anche per quello che riguarda la varietà di eventi offerti nel mondo delle due ruote e lo sviluppo di servizi come il bike sharing a flusso libero.
Nella capitale italiana del design, ogni cosa diventa di moda e perché le nuove tendenze possano piacere e venire apprezzate devono passare nella cerchia dello stile, condivisione e comunicazione. Ne sa qualcosa Barbara Bonori, responsabile della comunicazione di Upcycle e pilastro portante di tutti gli eventi del locale. «Dalla colazione, all’aperitivo e cena, vi accogliamo a braccia aperte: potrete rilassarvi o concentrarvi e lavorare, grazie ad un’ottima connessione wi-fi, su un lungo tavolo in legno da condividere con amici o sconosciuti che fra un croissant e una torta fatta in casa potranno diventare nuovi compagni di avventure a pedali. Da noi è stato possibile vedere riunite le varie dimensioni del fare bici, spesso separate e divise in compartimenti stagni, invece che essere parte di un sistema di vasi comunicanti, tutti uniti dalle due ruote».
E’ questo il grande contributo di Upcycle alla realtà ciclistica milanese, abolire le differenze: infatti qui la parola d’ordine è inclusività, condivisione non solo del grande tavolo, ma anche di tracce gps, racconti di viaggi, grandi salite o nuovi itinerari: scambi di opinioni e ricordi di vecchie uscite che confluiscono in nuovi progetti nati anche loro un po’ per caso, davanti ad una birra e patate al burro e aneto che sanno tanto di voglia di prendere la bici e viaggiare.
Upcycle vuole dare spazio a tutte le tipologie del fare bici – il fatto di non avere un’officina meccanica è da sempre un grande cruccio fra tutti i soci fondatori, ma forse il fatto di ospitare una semplice stazione di autoriparazione invece che un locale vero e proprio è un modo per non posizionarsi in nessuna nicchia ciclistica, continuando a rivendicare la natura aperta di integrazione dei diversi settori della bici: urbana, strada, gravel, mountain bike, turismo etc.
«Credo fosse il 2010 – racconta Roberto Peia, giornalista, ex corriere in bici e uno dei soci fondatori di Upcycle, il primo bicycle café milanese – e in quel periodo la sede operativa di UBM (la compagnia di corrieri in bici Urban Bike Messenger) era presso i locali di Avanzi, attuale gestore del Coworking e socio di Upcycle. L’avevo scelto come base perché era un bel posto con gente interessante e nel cortile c’era giusto lo spazio per le nostre bici e le prime cargo. Un giorno Matteo Bartolomeo, allora amministratore delegato di Avanzi, mi chiese cosa ne pensassi in merito alla possibilità di aprire un bicycle café… Bell’idea! In Italia non ne esiste ancora uno – sapevo di Look Mum No Hands di Londra, del Keirin Café di Berlino e di molti altri negli USA, tutti molto frequentati anche dai bike messengers».
Matteo portò Roberto nell’hangar, che ora è il luogo dove si tengono gli eventi, che allora era un garage d’auto sporco e puzzolente e gli illustrò il progetto di ingrandimento del coworking e di come utilizzarne una parte per farne un bicycle café. Il loro scopo era quello di far capire le potenzialità ciclabili di Milano: i vari organi direttivi avevano in passato puntato più sulle auto e sui trasporti pubblici, che sulla bicicletta.
«I milanesi – ricorda Roberto – che sono stati per anni bombardati da pubblicità di auto, potenza e velocità si sono adeguati e, senza quasi accorgersene, hanno lasciato che la loro città diventasse un gran parcheggio inquinato e pericoloso. Come cittadini, abbiamo poi sofferto della mancanza o della poca preparazione di progettisti non ascoltando invece quei ciclisti, organizzati e non, che da tempo dimostravano nei fatti che Milano era una città ciclabile, forse anche più di Berlino o Copenhagen, per quanto riguarda meteo, distanze, dislivelli».
Upcycling, il termine che dà origine al nome del locale, significa aumentare il senso delle cose riciclate conferendo loro un nuovo significato ambientale e sociale – un recycling che ridia vita alla materia, dando quel valore aggiunto alla società nella sua totalità capace di mettere al centro la persona e i suoi bisogni.
La bicicletta è da sempre sinonimo di unione e condivisione e uno dei punti di forza di Upcycle è la ricca lista di eventi a cui è possibile partecipare.
Ascoltando i racconti emozionati di chi ha cambiato la propria vita grazie alla bicicletta, molti clienti di Upcycle si sono avvicinati alle due ruote e hanno scelto questo bicycle café come partenza simbolica per il loro primo viaggio di cicloturismo. Ogni mese inoltre, viene presentata una bici ed esposta nel locale, magari di un telaista famoso, di un ciclista d’eccezione o magari “semplici” biciclette ricche di storia che hanno viaggiato e raggiunto luoghi mitici.
E’ bello vedere come persone spesso divise dai diversi modi di fare bici, si ritrovino qui unite e senza differenze disposte a veder crollare i dogmi nel loro modo concepire il ciclismo. L’importante è andare in bici, il come verrà di conseguenza.
Dobbiamo ricordarci però di non sottovalutare il ruolo fondamentale della sicurezza stradale partendo dall’educazione degli automobilisti al rispetto delle bici e allo stesso tempo educare i ciclisti al rispetto delle regole della strada, perché si sa, fra una bici e un’auto, indipendentemente dalle ragioni, le due ruote sono il veicolo più debole. Non possiamo nascondere che a Milano, come in molte altre città, gli incidenti più o meno gravi che coinvolgono ciclisti sono ancora troppo frequenti: le ragioni possono essere le più svariate, ma il nostro obiettivo deve essere quello di ridurli il più possibile.
Il progetto di Milano è così importante perché traccia una linea su come resettare le città. È un’opportunità irripetibile per guardare le strade e assicurarsi che siano impostate per raggiungere i risultati che vogliamo ottenere: non sol per muoversi in auto il più velocemente possibile, ma permettendo a tutti di spostarsi in sicurezza.
Pierfrancesco Maran ha dichiarato: «Dobbiamo accettare che per mesi o forse un anno ci sarà una nuova normalità e dobbiamo creare buone condizioni per vivere questa nuova normalità per tutti. Nel prossimo periodo a Milano decideremo parte del nostro futuro per il prossimo decennio: prima stavamo pianificando per il 2030 ora la nuova fase, la chiamiamo 2020. Invece di pensare al futuro, dobbiamo pensare al presente».
Un presente futuro, ecco cosa stiamo vivendo.
Abbiamo invece piacevolmente notato come la bici sia in grado di appianare le differenze di genere e migliorare la qualità della vita di tutti, uomini e donne: una volta superate le prime paure nell’approcciarsi alla bicicletta, aumenterà anche la sicurezza in voi stessi. Per quello che riguarda i numeri delle donne cicliste, ho conosciuto sempre più ragazze che si sono cimentate in imprese più o meno epiche, integrandosi perfettamente nella community ciclistica che in questi anni si è creata a Milano.
Ho chiesto a Roberto cosa ne pensasse della reazione dei milanesi ad un progetto di più ampio respiro di ciclabilità urbana, non limitato al periodo post-covid, ma iniziato tempo prima con i vari progetti di piste ciclabili ed eventi a tema bici – vedi Milano Bike City e prima ancora il Bicycle Film Festival. «Credo che i milanesi siano da tempo pronti ad una nuova situazione e che non aspettassero altro che accadesse qualcosa che inducesse gli amministratori a darsi una mossa. E paradossalmente questo è successo con il Covid-19. La reazione è stata positiva e lo dimostrano le cifre dei passaggi di ciclisti sulle nuove ciclabili progettate dal Comune. Un altro esempio di come i milanesi hanno risposto positivamente e riposto fiducia nella bici lo ha fornito Massa Marmocchi, l’esperimento, ottimamente riuscito, di papà e soprattutto mamme che hanno cominciato a portare i loro figli a scuola in bicicletta, all’inizio con l’aiuto di qualche partecipante a Critical Mass a far da servizio d’ordine. Sono soprattutto le azioni e i comportamenti, i buoni esempi che generano mutamenti sociali. E, anche se forse solo nel subconscio, per i milanesi vedere i corrieri in bici che durante il lockdown venivano a portar loro cibo e quant’altro nelle loro comode case, potrebbe aver fatto scattare un pensiero del tipo: “Ma se ce la fanno loro a muoversi con queste bici scassate, con ‘sto freddo e senza la giacca in goretex… non è che magari posso farcela anch’io?»
Possiamo quindi ritenerci speranzosi verso il futuro a pedali della città.
Il racconto di una ripresa e rimessa in vita delle bici a prescindere da modi e credo è la sintesi della storia di un altro locale, uno spazio a tema due ruote in cui la trasformazione è il motto principale.
REcicli, sta per Cicli Realmente Usati e nasce dall’idea di due giovani fratelli milanesi Jacopo e Valerio Borgato e del loro padrino Cesare, che nel 2010 decidono di trasformare la propria cantina in una piccola officina ciclistica recuperando vecchie bici abbandonate nei cortili e riportandole in vita. Dalla cantina di famiglia si allargano in un negozietto dietro il Parco Sempione e da lì, nel giugno 2016, decidono di fare il grande salto e aprire una nuova e ben fornita officina-negozio con un accogliente angolo bar e tavola fredda in un tranquillo angolo a due passi dalla movida milanese dei Navigli.
Il mondo del ciclismo e della bici sta notevolmente crescendo, come sottolinea Valerio ricordando la sua gioventù:. «Quindici anni fa molti ragazzini volevano il motorino, oggi chiedono ai genitori una bici» e questo non fa che renderci tutti più felici e attenti a tematiche quali ambiente ed ecosostenibilità con statistiche visibili legate all’aumento di bici legate alla presenza di aree a traffico limitato.
I tavoli e l’arredamento interno del locale sono fatti a mano dalla famiglia con cimeli e pezzi di modernariato recuperati negli anni, come una serie di fantastiche sedie pieghevoli da cinema che conferiscono allo spazio quell’atmosfera della Milano di una volta che tanto si intona con la cornice del vicino Vicolo delle Lavandaie o della Darsena.
Qui da REcicli oltre che costruire e riparare biciclette si costruiscono relazioni. «Da noi – sottolinea la mamma, Anna, entusiasta – è importante parlare, creare un legame con il pubblico che renda REcicli un bicycle café aperto a tutti» perché si sa, la bicicletta ci porta lontano, ma al tempo stesso avvicina le persone.
Fatica e sforzi propri del ciclismo mettono ancora una volta sullo stesso livello sia grandi campioni che semplici appassionati.
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Forse ad alcuni di voi sembrerà strano veder nominato Deus Ex Machina, leader mondiale nella customizzazione di motocicli, all’interno della lista dei bicycle café milanesi, ma l’apertura di uno spazio completamente dedicato alle biciclette all’interno del già noto cortile occupato dal Deus Café e Store, ne giustifica pienamente la presenza.
Nel 2016 ha aperto i battenti in zona Isola lo spazio Deus Cycleworks, la sezione del marchio australiano Deus Ex Machina interamente dedicata alle biciclette, diventandone il dipartimento ciclistico ufficiale.
La location di Deus Cycleworks, in un interno in stile vech Milàn, è il luogo perfetto per immergersi a trecentosessanta gradi nel mondo delle moto e delle biciclette progettate su misura.
Progettate la vostra prossima bicicletta curandone la creazione nei minimi dettagli con gli esperti meccanici di Deus Cycleworks, mentre bevete un ottimo cocktail preparato secondo la migliore tradizione australiana.
Contatti:
Via Thaon di Revel 3, Milano
Deus ex Machina
Facebook: @deuscycleworks
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Una cascina di campagna nel cuore di Milano. Un luogo unico e incredibile in cui il tempo sembra essersi fermato seppur in costante evoluzione e fermento. Cascina Cuccagna è un ristorante, un ostello, uno spazio espositivo, uno spaccio alimentare a km zero e una ciclofficina.
La ciclofficina presente nel cortile interno della Cascina Cuccagna è una delle meglio organizzate e frequentate della città di Milano. Durante i lavori di restaurazione di Cascina Cuccagna il progetto ha accolto fin da subito l’idea di inserire uno spazio dedicato alla diffusione esperienze del mondo della bicicletta, mezzo di trasporto simbolo di una Milano passata e sempre più icona delle città del futuro.
La ciclofficina Cuccagna è uno spazio di valorizzazione pratica della bicicletta che incoraggia la mobilità creativa attraverso l’apprendimento condiviso alla manutenzione della bici il tutto mentre imparate a coltivare un orto urbano o leggete un libro durante una pausa pranzo all’aperto in un ristorante biologico con prodotti provenienti dalle campagne circostanti.
Le attività organizzate dalla ciclofficina della Cascina Cuccagna sono molteplici e il sabato chiunque può usufruire liberamente dell’attrezzatura presente e, con la guida dei ciclo-meccanici, provare a riparare la propria bicicletta. Siete pronti a sporcarvi le mani? Soddisfazioni e risparmio garantiti!
Contatti:
Via Cuccagna 2/4, Milano
Ciclofficina Cuccagna
Facebook: @cascinacuccagna
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Le Biciclette vi sorprenderà: un American bar e bistrot con bici d’artista appese sulle pareti assieme a quadri e opere d’arte.
Chi frequenta la “Milano da bere” sarà sicuramente stato a Le Biciclette almeno una volta, magari invitato dagli amici a prendere un aperitivo durante un vernissage di una mostra di nuovi talenti artistici emergenti. Nel corso dei suoi oramai quindici anni di vita, Le Biciclette è diventato il punto di riferimento per una Milano intelligente e ricettiva verso tutto ciò che spazia dall’arte contemporanea, al design, alla ristorazione , alla musica di qualità e all’amore per le due ruote.
Un locale dal clima sempre informale, che vi colpirà per l’eleganza dei suoi ampi spazi con un ampio bancone da bar che durante l’aperitivo fa spazio a un buffet vario e di qualità, non a caso sempre frequentatissimo. Dal martedì alla domenica sera soddisfate la vostra voglia di carboidrati con una buona pizza nei weekend lasciatevi ingolosire da un menù in continuo cambiamento. Con l’arrivo della bella stagione, prendete posto fuori e vi sentirete subito in vacanza.
Se volete fare il pieno di energie prima di una pedalata sui vicini Navigli, vi consigliamo il ricco brunch domenicale: una vera chicca!
Contatti:
Via Torti 2, Milano
Le Biciclette
FB: @lebicicletteartbarbistrot