Sopra Trento e poi brindare - TRENTINO 2021 - DAY 6

Sopra Trento c'è questo paesino, Povo, che ci arrivi a piedi uscendo dal centro storico. Si sale ed è facile all'apparenza anche a farlo in bici, eppure, giro dopo giro, mette a nudo forma e difetti dei corridori in gara. I margini, poi, sono accecanti: tifosi ovunque come una di quelle feste che ti aspetti in Belgio e che invece ritrovi in un paesino sopra Trento.
In cima, una decina di minuti prima del passaggio della corsa, arriva un bimbo vestito da piccolo ciclista. Spinge un rapportino, mulina le gambe e tutta quelle gente in festa lo acclama come una gradinata esultante: siamo sul punto più alto e «dopo la curva spiana». Mai modo di dire fu appropriato.

È il tratto più duro, dove Evenepoel cercherà in tutti i modi senza riuscirci di staccare Colbrelli, e lì è parcheggiato da un po' di giorni un camper con una bandiera rossocrociata.
Appartiene ad amici e parenti di Gino Mäder, ma quando passa il gruppo è un colpo al cuore per mamma e sorella: lui è già staccato. Fa nulla, la corsa è esplosa, la corsa è folle, la corsa è corsa. Mäder fa segno "tutto ok" con la mano ai suoi tifosi. Pochi chilometri dopo si ritirerà.

La gente acclama chiunque e comunque. Fan club si sprecano: Sagan, Aleotti, un gettonatissimo Moscon, Colbrelli. Ci sono anche i tifosi di Covi con parrucche tricolori che mi raccontano di seguire tutte le edizioni del Mondiale di ciclismo dagli anni '80. «Tranne quelle che disputano oltre oceano» specificano. E in una di queste gare è nato pure un gemellaggio con un fan club norvegese.

Oggi Covi non è presente, è riserva, ma sperano di vederlo al Mondiale, la forma c'è mi dicono: nei giorni scorsi ha battuto il suo record personale su una salita test vicino casa. Loro comunque in Belgio, Covi o non Covi, ci saranno, ci tengono a precisare sorseggiando una birra in lattina: «Perché Taino è sempre presente».

Un signore con la maglia della nazionale di rugby australiana mi racconta di aver preso le ferie per venire a godersi lo spettacolo di oggi. Sua moglie lo raggiungerà domani e si fermeranno una settimana da queste parti. È belga, figlio di immigrati, dice di essere di origini della Val di Cembra, e secondo lui l'atmosfera che si respira qui oggi è come quella della Freccia o della Liegi.
Pogačar, quando passa, fa una boccaccia verso telefoni che lo filmano come fossero occhi usciti da un racconto di fantascienza; il giro successivo proverà un allungo portando via una fuga che si rivelerà quasi decisiva. Gli islandesi chiudono la corsa, ma non solo. Dopo qualche passaggio seguiranno il camion scopa salendo insieme ad alcune ragazze della loro squadra. Sorrisi, borracce distribuite, foto con i tifosi: il ciclismo è pure questo.

Il ciclismo è tavolini imbanditi di ogni sorta di cibo: ci sono insalate di riso, panini, salsiccia, patatine, ma soprattutto birra e vino. Tendoni con impianti stereo: alcuni mettono musica, altri sparano la Rai a tutto volume e si sente la voce di Ballan che racconta quello che sta succedendo in gara.

In mattinata invece c'è silenzio in zona pullman, un po' di tensione nell'aria. Sonny appare nervoso, me lo rivela un membro del suo fan club. È suo papà, che quando lo vede passare spiega: «lo vedo tirato, forse un po' troppo teso». Poche ore dopo, quando la corsa prenderà la piega giusta per lui, scaricherà quell'impressione di tensione dominando la volata a due con Remco. Diventa campione europeo accompagnato dal boato di tutta Piazza del Duomo.

Alla partenza, invece, un tifoso ferma Trentin e gli dice: «oggi si brinda», in barba alla scaramanzia. Trentin risponde, sorridendo: «brindiamo due volte, stamattina, ok. Ma l'importante sarà farlo stasera».

Foto: Bettini


Il repertorio completo del Cobra - TRENTINO 2021 - DAY 6

Le corse di ciclismo sono un mestiere. Non a caso quelli che partecipano si chiamano professionisti. Non vuol dire semplicemente dedicarsi a tempo pieno a correre in bicicletta, vuol dire costruire il repertorio completo, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Come un muratore, che sa preparare la malta della giusta densità. Come un panettiere, che a forza di impastare sa dosare il quantitativo d’acqua senza bisogno di misurarla. Così è il corridore, che dopo una carriera iniziata nelle giovanili a entrare nelle fughe, a chiudere i buchi, a prendere batoste, a sbagliare e pagare le conseguenze, a guidare la bicicletta in discesa e in gruppo, ma soprattutto a studiare l’avversario e gli avversari, arriva al giorno giusto, nel momento giusto e sa esattamente cosa fare.

Oggi il Cobra ha sciorinato il repertorio completo. Ha eseguito esattamente il piano tattico, è entrato nella fuga giusta, innescata dal compagno di squadra Trentin. Ha marcato le ruote che andavano marcate. Si è fatto trovare pronto quando è scattata l’azione decisiva. Ha mangiato, ha bevuto, ha recuperato rimanendo coperto, perché Remco aveva un’altra cilindrata e avrebbe potuto staccarlo dovunque.

Poi ha buttato fuori tutto quello che aveva nelle gambe sullo strappo di Povo. Si è imbevuto dell'energia positiva del pubblico pazzo di gioia a bordo strada. Ha retto le continue accelerazioni del fenomeno belga, che ha letteralmente divorato le pendenze, stroncando le velleità del temibile francese Cosnefroy. Poi si è accucciato a ruota, Sonny sapeva di aver dato tutto, di essere con la spia in rosso, sapeva che se avesse tirato anche solo cento metri, Remco poteva andargli via, anche in pianura, anche sul falsopiano. Non si è fatto irretire dalle scenate dell’avversario, che voleva i cambi. La corsa è corsa, Sonny sapeva di essere più veloce e sapeva che se voleva entrare nel rettilineo finale, negli ultimi 250 metri prima di piazza del Duomo, non doveva lasciare andar via l’avversario.

Ha recuperato pazientemente dallo sforzo della salita, poi ha aspettato il momento. Ed eccolo il mestiere, un’accelerazione prima dell’ultima curva, sui sampietrini insidiosi, per prenderla davanti, poi l’allungo. Mentre Remco scaricava tutti i watt Sonny aveva ancora una cambiata da fare, un colpetto con le dita e la volata, la volata che aspettava da tutta la vita, davanti al pubblico impazzito. Remco fuori dalla foto, lui sulla linea del traguardo a braccia alzate.
Il repertorio del corridore, interpretato alla perfezione. Remco è stato grandioso, ma il repertorio deve ancora costruirlo. Il tempo è dalla sua parte, le stigmate del campione, nonostante il gestaccio di frustrazione dopo il traguardo, le ha tutte.
Ma oggi era la giornata di Sonny Colbrelli, la giornata europea del corridore di ciclismo.

Foto: Bettini