Avere un negozio di biciclette, significa molto più che fare riparazioni o compravendita di mezzi a due ruote. Scegliere di investire le proprie conoscenze ed energie mettendosi dall’altro lato del bancone, è una mission, una vocazione, un contributo alla diffusione di una cultura ciclabile e di tutto quello che la circonda. Se avete voglia di relazionarvi col pubblico, di raccontare, consigliare e sapere ascoltare i vostri clienti, forse questo potrebbe essere il vostro piano b.

Ce lo possono dimostrare i numerosi meccanici ciclisti presenti in città e consapevoli del loro ruolo all’interno della società, indipendentemente dal negozio di riferimento da voi scelto. Con pazienza e meticolosità vi sapranno aggiustare freni, sostituire camere d’aria, fissare una serie sterzo o raggiare una ruota ad alto profilo. Che si tratti di scattanti bici da pista, pesanti city bike o le colorate biciclette dei vostri bimbi, poco importa, vi aiuteranno a ritrovare quel sorriso perduto che solo la gioia di una bicicletta ben funzionante ci sa regalare.

Tutto ciò è ancor più vero in una città come Milano che nonostante abbia abbracciato con disinvoltura alcune innovative tendenze urbane, su altri fronti, come lo è stato quello della bicicletta, si è dimostrata a lungo diffidente.

Basta girare per le strade e vedere una cargo bike o andare in metropolitana per notare bici pieghevoli utilizzate assieme ai mezzi pubblici per gli spostamenti più lunghi. In questa estate 2020 abbiamo sentito sempre più racconti di volenterosi pronti a organizzare le proprie vacanze in bicicletta o scegliere le due ruote come mezzo di trasporto privilegiato. La bici è lenta ma inesorabile e così sono i cambiamenti che porta con sé, come ci ricorda Piergiorgio Petruzzellis, anima de La Stazione delle Biciclette. «Le persone che fanno viaggio in bici ci sono da sempre, noi ci siamo limitati ad intercettare quel pubblico sperduto e diffuso offrendo una base comune di servizi e prodotti (bici travel, borse o soluzioni per il trasporto). I nostri clienti sono molto differenziati, andiamo dal semplice utilizzatore della bici come scelta di mobilità, all’appassionato cicloturista. Poiché siamo specializzati nella fornitura di pezzi rari abbiamo anche una serie di clienti ciclomeccanici dilettanti».

Foto: La stazione delle biciclette

La Stazione delle Biciclette nasce con l’obiettivo di fornire servizi innovativi per chi fa della bicicletta uno stile di vita alimentata da un gruppo di soci con i background più variegati, ma tutti uniti dalle due ruote. Meccanici, padri di famiglia, pedalatori, organizzatori di gare di ciclocross, cronoscalate urbane e pilastri di un’ampia porzione di ciclisti milanesi, sempre presenti a tutti gli eventi a tema due ruote del capoluogo.

La Stazione delle Biciclette è molto più di un semplice negozio di bici. Quando ti avvicini al loro spazio e punto vendita, che ora sono due, uno in Corso Lodi e uno al Villaggio Barona, ti rendi conto di quanto si nasconda in negozio o dentro l’officina. La loro vetrina, infatti, non è e non vuole essere una boutique delle due ruote, ma un centro di diffusione della cultura ciclistica. Gli eventi promossi al di fuori della normale attività di negozio sono prima di tutto mossi dalla passione che alla lunga si spera possa cambiare la cultura della bicicletta e quindi impattare positivamente anche sulle attività commerciali. «Ci piace pedalare e parlare di bici, ci piace toccarle, ammirarle, studiarle» dicono. E si vede.

Il progetto della Stazione delle Biciclette iniziò grazie ad un bando di concorso emesso dal Comune di San Donato Milanese al quale i soci vi parteciparono come associazione nata dall’esperienza della Critical Mass. Si volle dare una veste più ufficiale a ciò che già veniva fatto con le ciclofficine di strada.
In quel periodo, Davide Maggi generatore di idee e anima de La Stazione, stava facendo un dottorato di ricerca in Ingegneria Ambientale, ma sentiva fosse giunto il momento di cambiare indirizzando le proprie energie su un progetto più suo.

Foto: La stazione delle biciclette

Questo nuovo percorso, intrapreso oramai quindici anni fa, vide una fase di grande fermento culturale e sociale legato al mondo della bicicletta, come per esempio l’attenzione portata alle due ruote dalla critical mass e dalla nascita delle prime ciclofficine popolari. Un esempio fra tutte è La Stecca – Piubici, ciclofficina milanese sviluppatasi grazie all’Associazione degli Artigiani che organizzava serate a tema ciclistico ospitate nel centro autogestito Bulk, situato in pieno centro città vicino al Cimitero Monumentale, prima ancora del nascente quartiere Isola e Chinatown.

Le persone cambiano, crescono e così nascono anche nuove necessità di creare e trovare lavoro. Avendo fatto esperienza che l’associazionismo puro non funzionava, i fondatori de La Stazione decisero di trasformare il progetto in un negozio a tutti gli effetti, mantenendo la stessa sede, ma ampliandosi a livello di soci e dipendenti. Venne così data la piena gestione de La Stazione in mano a Davide e si riuscì a vivere un momento di incredibile progettualità dal basso legata alla bici in città. Tutto ciò venne reso possibile anche grazie al retroscena culturale dell’area di San Donato Milanese impegnato a ridare dignità a luoghi apparentemente molto frequentati da pendolari, ma scarsamente vissuti dai suoi cittadini, come questi spazi periferici, sedi di interscambio fra mezzi pubblici e automobile.

Il primo negozio della Stazione delle Biciclette venne infatti costruito accanto ad un ampio parcheggio in corrispondenza della fermata capolinea della linea gialla della metropolitana milanese, contribuendo a fare il primo passo verso una valorizzazione di questi spazi urbani dimenticati.
Pigi, ovvero Piergiorgio Petruzzellis, altra figura fondamentale all’interno della Stazione, all’epoca dipendente di un’azienda in cui metteva a frutto la sua formazione da ingegnere, dopo lavoro passava sempre in negozio a vedere come andavano le cose e se c’era qualcosa da fare. Instancabile, dopo poco decise anche lui di cambiare stile di vita e abbracciare al 100% la causa della ciclabilità e del nascente negozio di bici.

Col tempo La Stazione delle Biciclette rivelò la sua anima più socialmente impegnata, proponendo eventi a tutto tondo sul tema due ruote, come i Campionati di Ciclomeccanica – giornate in cui varie squadre si sfidavano con lo scopo di riportare in vita veri e propri rottami che altrimenti sarebbero finiti in qualche discarica, trasformandoli il mezzi creativi, cargo, tall bike, etc. Con gli anni un evento di nicchia come questo ha preso piede e vive oggi di vita propria coinvolgendo appassionati e ciclofficine da tutta Italia.

Milano ha poi vissuto il boom dello scatto fisso per uso urbano, con le prime gare alley-cat organizzate “illegalmente” la mattina presto in giro per la città. La Stazione iniziò a produrre biciclette minimali, come la 666, modello realizzato su misura per sopperire alla mancanza di certe tipologie di biciclette. Si misero allora a ricercare telaisti, calcolare misure e capire cosa si facesse oltralpe iniziando ad importare una cultura nuova del fare bici.

Foto: La stazione delle biciclette

Lo scatto fisso vide la sua evoluzione nel ciclocross e nel single speed e anche qui La Stazione delle Biciclette diede il via ad eventi, come i Campionati Italiani Singlespeed di Ciclocross che poi proseguirono autonomamente in varie zone della Lombardia, Veneto e regioni limitrofe.

Un altro grande amore è quello per il viaggio in bici, panorama meno competitivo, ma non meno gratificante. «In italia mancavano biciclette come le volevamo noi, come ci servivano per i nostri viaggi: iniziammo allora a sviluppare prodotti ad hoc per portare avanti anche il settore del cicloturismo e del viaggio e nuova proposta per i clienti».

Possiamo quindi vedere come le diverse tendenze che ha seguito la bicicletta non erano che un riflesso dell’evoluzione delle passioni dei loro proprietari: ciclomeccanica, scatto fisso, ciclocross, pieghevoli, 20” pollici, bikepacking etc.

«L’integrazione tra differenti mezzi di trasporto è l’obiettivo con cui viene progettata e pianificata la mobilità nelle nostre città, ricordano Davide e soci. Negli anni abbiamo sviluppato un’ottima conoscenza ed esperienza in tema di mobilità ciclistica. Oltre alla parte più legata al negozio di bici, siamo in grado di fornire a enti locali e amministrazioni pubbliche una vasta gamma di servizi e consulenze: dalla semplice scelta delle rastrelliere più adatte, alle consulenze complete riguardo piani della mobilità dolce e agli interventi sul territorio per favorire la ciclabilità».

«Per promuovere sempre di più l’utilizzo della bicicletta ci siamo specializzati in accessori e componenti non convenzionali, per trasformare la bicicletta in un vero e proprio strumento di trasporto quotidiano o nella compagna di viaggi e avventure. Sempre con un occhio di riguardo alle esperienze estere abbiamo sviluppato un’offerta di biciclette all’avanguardia per quanto riguarda la bici come mezzo di trasporto: cargo bike e pieghevoli, come compagna di viaggio, e come strumento per favorire uno stile di vita agile, leggero e sostenibile. Da ultimo abbiamo sviluppato una linea di biciclette realizzate su misura realizzate a mano e completamente personalizzate a seconda delle esigenze del cliente. Da sempre promuoviamo la cultura della bicicletta, con attenzione agli aspetti tecnici e innovativi, organizzando serate, eventi, e partecipando a fiere e manifestazioni».

Esterno negozio Rossignoli a Milano

I vari soci de La Stazione hanno creato una linea di biciclette artigianali realizzate su misura e completamente personalizzabili a seconda delle esigenze del cliente. E non è tutto: da loro si possono trovare anche accessori e componenti non convenzionali, per trasformare la propria bicicletta in un vero e proprio strumento di trasporto quotidiano o nella compagna di viaggi e avventure.

Il vero blocco alla mobilità ciclabile non è la mancanza di una bicicletta, le cantine milanesi ne sono piene. «I problemi sono altri – ci ricorda Pigi – la percezione della bici come mezzo pericoloso, le poche e scomode piste ciclabili, la scarsa attitudine degli italiani a muoversi, i furti, le assicurazioni» È vero che l’incentivo statale può servire, ma non può bastare da solo a farsi motore del cambiamento.

Il tutto come applicazione concreta di un vivere la bici in maniera divertente anche in città spingendone il più possibile l’utilizzo contribuendo alla di una comunità e diventandone un punto di riferimento anche fuori dal negozio. «Abbiamo scommesso sulla bicicletta, ci abbiamo creduto e piano piano qualcosa si è mosso» dicono soddisfatti i vari soci.

Se volete scoprire dove vanno i vari ragazzi quando escono dal negozio, potreste seguire Davide in un giro sul circuito di Porto di Mare: «l’ho visto rinascere ed è uno spettacolo», dichiara.

Interno negozio Rossignoli Milano

A Milano la situazione per le strade è molto migliorata nel corso degli anni, ma è normale che rimanga sempre un margine di pericolo come in qualsiasi altra cosa, ma prima o poi bisognerà pur cominciare. E la bici è anche un grande strumento di libertà, sopratutto in una città congestionata come Milano che non ha però tutti i lati negativi delle megalopoli quali Los Angeles o dei numerosi sottopassi e strade a scorrimento veloce di altri centri urbani.

Parlando di biciclette a Milano, non possiamo non citare Rossignoli – storica famiglia di origini pavesi ma trapiantata milanese da generazioni e che dal 1900 si prende cura della storia della città a pedali. Come dimostra la costante fila di clienti in attesa dentro e fuori il negozio, Rossignoli è la testimonianza dei mille volti del ciclismo, della sua anima più urbana che coinvolge gli strati più diversi della popolazione.

Con tenacia e passione hanno vissuto sulle proprie ruote una storia molto  lunga, dalle difficoltà della seconda guerra mondiale al boom economico degli anni ’50, fino alla Milano-da-bere degli anni ’80, quando si preferivano auto e motorini alla bicicletta, arrivando fino ai giorni nostri. Abbiamo aspettato a lungo questa sperata rivoluzione che sta cambiando la testa ai cittadini: andare in bicicletta è diventata  una scelta intelligente, sostenibile e persino elegante, ma non è sempre stato così.

Ne sanno qualcosa i nostri nonni, quando fare il ciclista, quello professionista che si allenava per correre in bicicletta, era roba da privilegiati, di quelli che potevano provare ad inseguire la gloria in sella: tutti gli altri comuni mortali impiegavano la bici per semplici spostamenti di lavoro o quotidiane necessità.
Chi poteva pedalare per puro piacere era fortunato.

Officina negozio Rossignoli a Milano

In occasione del Salone del Mobile, nel cortile interno del negozio-officina, viene ogni anno ospitata la mostra Biciclette Ritrovate a testimonianza dei mille lavori che in passato utilizzavano la bicicletta. Se siete interessati al suo risvolto più contemporaneo vi suggerisco un’interessante ricerca sulla relazione fra uomo e bici. E’ disponibile online un pdf con la raccolta di immagini della mostra Urban Cycles di Franco Chimenti, fotografo che aveva esposto il suo lavoro in occasione del Fuorisalone. Accanto alle biciclette d’epoca, venivano raccontati i protagonisti della Milano che pedala, attraverso delle coppie di immagini che accostavano ritratti e dettagli, rivelando l’anima e gli outfit più diversi di chi ha scelto le due ruote come mezzo di spostamento e perché no, come stile di vita.

cit. dal catalogo della mostra:

Franco Chimenti, colma una lacuna e ci mostra una nuova varietà in rapida espansione demografica, il ciclista urbano, appartenente sì al genere ‘Homo’ ma alla nuova specie dell’Homo sapiens cyclisticus che rappresenta una sicura evoluzione del semplice ‘sapiens’. Questi suoi scatti vogliono essere classificatori e rivelatori e tendono a sistematizzare il mondo attorno a sé e a dare un senso logico al caos: ogni ciclista è con la propria bicicletta, in un punto urbano a lui congeniale, una figurina di un album impossibile da completare. Ma non è un album formato da figurine di un’identica specie: ciò che differenzia ciascuno dei soggetti ritratti e, per certi aspetti, lo rivela scientificamente, è il particolare. Con quel particolare Franco ‘firma’ il ritratto e ci mostra lo straordinario principio che è alla base della specie: siamo così terribilmente uguali,
siamo così magnificamente diversi.

Oltre alle più classiche attività di riparazione e vendita di biciclette, Rossignoli ha da qualche anno iniziato anche a noleggiare biciclette per turisti o visitatori che decidono di visitare la città in sella evitando mezzi pubblici, taxi, car sharing esplorando a ritmo più lento e a misura d’uomo la classica frenesia milanese.
La famiglia ha anche rilevato e ristrutturato completamente uno storico negozio di biciclette presente in zona Solari con lo scopo di ampliare la loro missione ciclabile, lasciando inalterato arredamenti e spirito del locale, in nome del rispetto per la famiglia Zanazzi, famosa discendenza di ciclisti.

Giovanna Rossignoli, responsabile del settore ciclo del marchio milanese, intende conservare lo spirito e gli spiriti della bicicletta, in tutte le declinazioni, che aleggiano nella bottega con officina, piccola per spazio ma grande per valenza, come sanno molti appassionati che ritrovano così un luogo del cuore ciclistico.
Di chi ha finalmente capito che Milano è una città pianeggiante che sorge in pianura e che muoversi in bicicletta dovrebbe essere la soluzione più intelligente.
La famiglia Rossignoli prova a spiegarlo ai suoi concittadini più o meno dal 1900, affrontando periodi in cui la bici non andava molto di moda.

Evidentemente la famiglia Rossignoli sa bene che non si può pedalare verso il futuro se non si sistemano i conti con il passato – non producendo e vendendo solo biciclette da città e da corsa, ma restando sempre al passo con le nuove necessità di un mercato in espansione con accessori, cestini, caschi, lucchetti performanti e abbigliamento da pioggia – insomma tutto ciò di cui potreste avere bisogno per affrontare al meglio ogni singolo giorno in sella.

Negozio Rossignoli Milano

Rossignoli, oltre ai suoi mezzi storici, propone anche altri marchi che vengono montati e assemblati all’interno di un’officina specializzata che, in momenti di necessità, si ingrandisce con meccanici a chiamata – come l’amico Gabriele Di Lorenzo della Ciclofficina Balenga – che arriva in soccorso per dare una mano a tutti quei ciclisti in cerca di assistenza.

Perché si sa, affinché le bici durino, bisogna amarle e prendersene cura anche se per riparazioni e assistenza, ultimamente sarà necessaria più pazienza del solito, dal momento che, data la location situata lungo una delle principali arterie a traffico limitato, quale Corso Garibaldi, la lista di attesa, soprattutto in tempi di Coronavirus, è più lunga che mai. Invece di demordere, possiamo prendere questo come un indicatore del rinnovato e riscoperto amore per le due ruote.

Da veri milanesi imprenditori, alla famiglia Rossignoli piace anche collaborare con le aziende realizzando bici ad hoc, noleggiarle per film, spot e servizi fotografici, sfilate e arredamento di interni ribadendo la loro presenza in contesti urbani e modaioli. Come sostengono gli stessi Rossignoli: “Noleggiamo anche agli stessi milanesi per scoprire la loro città. Perché la nostra storia nasce e cresce a Milano, città dalle mille meraviglie nascoste.”

Ognuno di voi avrà poi il suo ciclista di fiducia, il suo negozio sotto casa in cui portare la bici in caso di necessità, per acquistare alcuni accessori o semplicemente curiosare le ultime tendenze. Quale che sia la vostra scelta, la mia voleva essere solo una piccola analisi di tutto quel mondo che si cela dietro le vetrine dei numerosi negozi di bici a Milano, e spero un po’ ovunque nel mondo.

Mi piace ricordare mio nonno che, indipendentemente da ciò che avesse da fare, passava una, due o tre ore al giorno a chiacchierare con amici e conoscenti presso il suo “amico ciclista” che magari inizialmente amico non era, ma lo diventò abbastanza rapidamente. E quando crei legami così, genuini e veri, non puoi più farne a meno.
La bici unisce e crea relazioni. Su questo non possiamo essere più sicuri.

Vi elenco qui alcuni dei principali ciclisti che conosco personalmente e che mi sento di consigliarvi in caso foste in zona. Ognuno di loro ha la sua anima e il suo perché, magari entrate anche solo per salutare o vedere come “pimpare” la vostra bici o progettare l’acquisto di una nuova: perché si sa, il numero corretto di bici è quella che avete più una.
Lo dice anche la matematica:
NUMERO CORRETTO DI BICI = QUELLE CHE AVETE+1

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Velociclista
Dove: via Conchetta 17 – 20146 Milano
tel +39 3470314802
orari lun 14-19.30 + mar-ven 8.30-12/15-19.30 + sab 8.30-12
email info@velociclista.it

La bicicletteria
Dove: via Ascanio Sforza 87 – 20141 Milano
tel. 02 8461286
email: info@labicicletteria.it

IAMO bici
Dove: Via Giovanni Antonio Amadeo 39 – 20133 Milano
tel. +39 3334776318
orari: mar-ven 9.30-12/15-19.30 + sab 9.30-12.30/14.30-18
email: iamobici@gmail.com

La ciclistica
Dove: Via Pellizza Da Volpedo 12 – 20149 Milano
tel. +39 02 36550328
orari: lun 15.00-19.00 + mar-sab 10.00-13.30 /14.30-19.00
email officina@laciclisticamilano.it

Foto in evidenza: la stazione della bicicletta