È una danza con diversi attori. Diversi balli per tutti i gusti. Cambia da corridore in corridore, da posizione a posizione. Sembrano, quei corridori, lo abbiamo detto più volte, esseri arrivati dal futuro che fanno un tutt’uno con la bicicletta, metà uomini e metà mezzo meccanico e dove forcelle, manubrio, ruote e pedali sono semplici appendici del loro corpo. Che esercizio assurdo la cronometro!

La prova contro il tempo è questa: un miscuglio di gestione delle forze al millimetro, di posizione aerodinamica, di forza e di cadenza di pedalata, di scelta del rapporto, di sofferenza mentale, di sforzo fisico da portare oltre ai propri limiti per – come nel caso di oggi – quaranta, cinquanta minuti.
Quella di Wollongong, 18 settembre 2022, è qualcosa in più rispetto a tante altre perché in palio c’è una maglia da campione del mondo. E a Wollongong, Australia, 18 settembre 2022, è saltato il banco. Perché? Alzi la mano chi si aspettava Tobias Foss vincitore. Buon corridore, è vero, un Tour de l’Avenir nel palmarès – che arrivò, se non a sorpresa come il titolo di oggi, poco ci manca – un passato prima nel biathlon, dove pareva una promessa, sciava bene e sparava meglio, e poi nella mountain bike dove imparò a guidare oltre i limiti come successe alla Liegi Bastogne Liegi per Under 23 di qualche stagione fa quando si lanciò come un matto in discesa per staccare i due in fuga assieme a lui che poi lo superarono nettamente in volata, e all’epoca, ma anche prima, parlando del ragazzo norvegese si diceva: “Bel corridore, ma per vincere deve arrivare da solo”. E più solo che in una cronometro…

La prova contro il tempo di oggi non è solo danza o sorprese, aerodinamica, potenza o cadenza, ma è anche, o soprattutto, una questione di facce: quella di Stefan Küng è incredula, dove la delusione è smorzata dalla fatica; ne trova sempre uno che va più forte di lui, anche se di poco, in linea o a crono non fa differenza: se la sua costanza fosse stimata a un centesimo per piazzamento, Küng varrebbe oro, altro che argento o bronzo.
La crono di oggi è questione di facce, sì: quella di Remco Evenepoel, appena tagliato il traguardo – sarà terzo – quando gli dicono che ha vinto Tobias Foss è tutta un programma. «Chi? Foss?!».

Quella di Foss, da Vingrom, paesino vicino Lillehammer dove qualche anno fa il censimento contava 642 abitanti quasi equamente diviso tra maschi e femmine, è quella di un incredulo campione del mondo a cronometro: tra i professionisti aveva vinto solo a casa sua in Norvegia; quella faccia sarebbe utile da studiare per capire cosa c’è dietro – e magari quale fede – ma per farlo dovrebbe riaprire l’Ufficio Facce di Viola, Cochi e Renato. Quella faccia è un campionario di incredulità, di dubbio, di piacere, di lacrime.

Poi alla fine tolte quelle facce e gli occhi piccoli incastrati in un viso da bambino, gli resta una medaglia d’oro sul collo e una maglia iridata che porterà fino all’anno prossimo. Mica male Tobias Foss, nuovo campione del mondo della cronometro.