Garmin: promozione EDGE 540

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Nuova stagione, nuova promo! Al via la campagna che dal 17 marzo fino al 18 maggio offre la possibilità di cambiare il vecchio ciclocomputer (di qualsiasi marca) ad un prezzo super conveniente con uno sconto che può arrivare fino a 130€.

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Non farti trovare impreparato per la nuova stagione e migliora ogni giorno per affrontare le prossime sfide. Progettati per ogni tipo di ciclista, Edge 540 è ricco di funzioni innovative rispetto agli intramontabili Edge 530 e 830 che li ha preceduti. Queste le funzioni che non possono mancare per il tuo prossimo Edge:

Abilità ciclistica: basandosi sullo storico degli allenamenti, identifica i punti di forza e di debolezza di un ciclista;

Coaching adattativo: che si pedali al chiuso o all’aperto, permette di visualizzare gli allenamenti giornalieri suggeriti e invia suggerimenti personalizzati che si adattano in base al carico di allenamento, al recupero e alle prossime gare;

Stamina: permette di monitorare i livelli di sforzo in tempo reale durante l’uscita in bici per vedere quanta energia vi rimane per terminare l’allenamento. Scoprirete quanto sarà divertente provare a completare il proprio giro arrivando a un valore di stamina 0;

Power Guide: consente di gestire gli sforzi con obiettivi di potenza durante il percorso;

GNSS multi-banda: garantisce una maggiore precisione della posizione anche negli ambienti più impervi;

Pianificazione delle salite ClimbPro: ora disponibile anche per percorsi non preventivamente pianificati, permette di visualizzare i dettagli delle salite, come l’ascesa rimanente e la pendenza, oltre a offrire la ricerca delle salite direttamente su Edge e nell’app Garmin Connect prima di partire;

 

Dotato di metriche di allenamento e navigazione avanzata Edge 540 è il perfetto compagno di allenamento del ciclista che vuole migliorare costantemente le proprie performance. Grazie alle informazioni fornite da Firstbeat Analytics, come il VO2 max, Training Status, Training Load, Tempo di recupero e altro ancora, è possibile prendere visione di come il fisico stia rispondendo all’allenamento.

E’ dotato di cartografia integrata aggiornata con mappe migliorate e specifiche per tipo di uscita che utilizzano Trendline Popularity Routing per evidenziare le strade e i sentieri più popolari permettendo di ricercare punti di interesse. Inoltre, le metriche dedicate al mondo MTB forniscono dati come il conteggio e la distanza dei salti, il Grit e il Flow per ogni uscita.

In più, grazie alle funzioni integrate di sicurezza e tracking come LiveTrack, messaggistica di gruppo e rilevamento degli incidenti per tutte le attività, compresa la mountain bike, le uscite in bici non sono mai state così sicure.

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Storie dal deserto

ARTICOLO A CURA DI MATTEO GIORDANO

Lo ammetto, l’ UAE Tour non sarà la corsa di una settimana più esaltante del calendario, con i suoi drittoni nel deserto buoni solo per qualche ventaglio, viatico per le prime sfide fra i migliori velocisti; non si tratta nemmeno di una corsa che regala sfide particolarmente spettacolari sulle rampe di Jebel Jais e Jebel Hafet, che comunque sono parecchio in alto nella mia classifica personale dei nomi di salite più belli ed evocativi del mondo. Tuttavia l’Oriente mi ha sempre affascinato, e poi il deserto, insieme alle montagne, rappresenta la massima aspirazione per l’uomo quando si tratta di andare oltre le proprie paure e i propri limiti.

L’UAE Tour ha qualcosa di ipnotico come un incantesimo, forse per via del contrasto fra il deserto brullo e le città immaginifiche costruite da chi non solo può permettersi di ingaggiare il miglior corridore del mondo, ma anche di assumere i più visionari ingegneri e architetti, per sfidare la natura, domare l’acqua, piegare anche il deserto, almeno un po’, al proprio volere.
Ma magari sono solo io che, dopo due mesi di ciclocross e oniriche gare australiane nel cuore della notte, non vedo l’ora di tornare a un po’ di vero ciclismo su strada, ma non escludo che il massiccio volume de "Le Mille e una Notte" che latita sul mio comodino e che di tanto in tanto riprendo, in questo periodo dell’anno fa la sua parte.
E allora mi viene quasi naturale scovare un’epica fatta di magia, eroi e prodigi, tipici di quelle terre lontane, anche nelle imprese dei Pro sulle loro biciclette scintillanti sotto una luce che non dà tregua.

Tappa 1 – Philipsen, l’uccello Roc che cade sotto il suo stesso peso

La prima volata di questo UAE Tour lanciata con l’arrivo che tirava all’insù, molto più di quanto si sarebbe potuto pensare, non poteva che vincerla Jonathan Milan, con il suo strapotere fisico che pare debba strappare il manubrio da un momento all’altro mentre spinge a più non posso sui pedali.
Tuttavia, a far parlare di sé sul traguardo di Dubai è stato Jasper Philipsen, uno che, come Milan del resto, non si può definire velocista senza il rischio di essere tacciati di limitata visione delle cose.
Philipsen si è lanciato come sempre verso la linea del traguardo simile all’uccello Roc delle leggende arabe: enorme (forse anche un filo sovrappeso), con l’aria dominante, capace di oscurare il cielo con la sua sola presenza. Quando è sbucato dalla ruota di Milan, per un attimo la vittoria sembrava certa, pareva dovesse, con le ultime pedalate, planare per primo sul traguardo, e invece no, doppiamente no: il corridore dell’Alpecin ha incrociato il destino dell’uccello Roc. La mitologica creatura che si crede invincibile arriva secondo; di più, finisce per soccombere alla sua stessa foga e bramosia di vittoria. La giuria rivede le immagini: deviazione irregolare per chiudere la traiettoria a Fisher-Black. Retrocesso.
Come Roc che perde il controllo e precipita sotto il suo stesso peso, anche Philipsen, troppo sicuro della sua potenza, come già in altre occasioni, finisce sconfitto. Un altro sprint segnato da troppo impeto e forse da un filo di consapevole scorrettezza.

Tappa 2 – Tarling, il tappeto volante

Nel deserto soffia un vento che porta con sé antiche storie. Una delle più celebri è quella del tappeto volante, capace di sfidare la gravità e portare il suo cavaliere più lontano e più veloce di qualsiasi altro mezzo. Josh Tarling, nella tappa a cronometro sembrava averne trovato uno. Il suo tappeto non era tessuto di fili magici, ma di carbonio e ingegneria avanzata, un bolide che ha dominato la strada e il vento con la grazia di chi è nato per volare.
Mentre gli altri sembravano faticare per tenere la bici in traiettoria tra le raffiche, lui sfrecciava con una leggerezza quasi irreale. Il suo assetto era perfetto, il colpo di pedale senza scosse, la progressione inarrestabile. Come nei racconti in cui solo il prescelto può governare il tappeto magico, anche Tarling sembra avere un dono naturale per la cronometro, una sintonia perfetta con il mezzo che lo rende già un dominatore del tempo.
Il futuro forse è già qui, e di fronte a una simile naturale potenza non c’è nemmeno bisogno di troppa magia.

Tappa 3 - Rubio e la maledizione del secondo ritorno

La montagna che un anno fa lo aveva incoronato, questa volta gli ha voltato le spalle e in un modo che fa arrabbiare. Einer Rubio, vincitore nel 2024 sul traguardo di Jebel Jais, e che forse sognava di provarci anche quest’anno, non aveva messo in conto un guasto meccanico nel momento peggiore, e soprattutto la strana posizione in cui sull’ammiraglia stava la bici di scorta, talmente scomoda da raggiungere che il massaggiatore deve arrampicarsi sul cofano; e così gli avversari se ne vanno e i minuti pure.
Nella tradizione araba esiste un'antica credenza: il secondo ritorno è sempre carico di insidie. Gli eroi che provano a ripetere un’impresa trionfale spesso si scontrano con ostacoli imprevisti, come se il fato volesse impedire loro di replicare la gloria. È la sorte che toccò a Sindbad il Marinaio che, dopo essere sopravvissuto a incredibili avventure, volle spingersi ancora oltre, solo per trovare nuove sventure ad attenderlo.
Anche Rubio ha vissuto il suo secondo ritorno a Jebel Jais con esiti ben diversi dal primo. Il destino lo ha messo alla prova con un imprevisto tecnico nel momento peggiore, e a nulla è servita la sua gran gamba. Ma se c’è una lezione che le leggende arabe insegnano, è che le maledizioni possono essere spezzate: e allora servirà un terzo ritorno, per trasformare la sfortuna in leggenda.

Tappa 4 – Milan, la forza inarrestabile del vento

Nel deserto, il vento non è solo un elemento naturale: è un’entità viva, un narratore invisibile che scolpisce le dune, e porta con sé le storie di chi osa sfidarlo. E quando soffia con furia, solo i più forti sanno cavalcarlo senza esserne travolti.
Jonathan Milan ha domato il vento. Nella quarta tappa, caratterizzata da raffiche che spazzano le strade aperte dell’UAE, il corridore italiano si è fatto brezza, poi tempesta. Ha atteso il momento giusto, sfruttato ogni folata a suo favore e, con un colpo di pedale potente come una martellata, ha tagliato il traguardo davanti a tutti, senza storia
Nel folklore arabo, il vento è spesso un alleato delle imprese eroiche: porta i viaggiatori verso il loro destino, soffia nelle vele dei grandi esploratori, avvolge gli eroi nel momento decisivo. Anche oggi il vento ha scelto Milan e tutto lascia pensare che non lo abbandonerà tanto facilmente.

Tappa 5 - Malucelli: il destino del viandante

Nelle storie della tradizione araba, spesso il viandante, colui che sembra destinato a rimanere nell’ombra dei grandi, trova invece il suo momento di gloria quando meno ci si aspetta. Così accade ne "Le Mille e una Notte", dove un mercante senza pretese può scoprire un tesoro nascosto, o un viaggiatore qualsiasi può incrociare il proprio destino con quello dei sovrani.
Matteo Malucelli, centrando un grande secondo posto nella quinta tappa dell’UAE Tour, ha seguito il copione del viandante che, con astuzia e tempismo, si inserisce nel racconto in un ruolo che, probabilmente non era stato scritto per lui. Mentre i favoriti si controllavano e altri venivano messi fuori gioco da una caduta, Malucelli ha saputo infilare le sue ruote, piuttosto veloci (benché qualcuno avesse avanzato qualche ironico sospetto data la provenienza geografica delle stesse) nel momento giusto, emergendo inaspettatamente e scrivendo la sua M tra quelle più blasonate di Merlier e Milan. Non sarà una vittoria, ma è una di quelle imprese che fanno sì che il viaggio – e le corse – rimangano sempre pieni di sorprese.

Tappa 6 – Merlier, il mago del deserto

Nella tradizione araba, il mago è una figura ambivalente: può essere un ingannatore o un saggio, un manipolatore delle forze invisibili o un maestro della conoscenza segreta. Ne "Le Mille e una Notte", i maghi non si limitano a lanciare incantesimi: trasformano il mondo intorno a loro con la parola, la mente e l'illusione. Sono strateghi, come il celebre mago persiano che nella storia di Hasan di Bassora modella il destino del protagonista attraverso trucchi e magie sottili.
Tim Merlier, forte dell’assonanza con un altro celebre mago della tradizione occidentale, vince la quinta tappa con la solita chirurgica precisione del velocista di razza che sa che, per sconfiggere lo strapotere fisico di un avversario, occorre pure un tocco di magia. In una corsa caotica, con i ventagli a spezzare il gruppo e le accelerazioni che fiaccavano le gambe, il campione d’Europa ha saputo leggere la corsa come un incantatore che prevede il futuro. Ha misurato l’attesa, tessuto la sua strategia e poi, quasi come un incantesimo, ha materializzato la sua vittoria anticipando tutti, scappando via per non essere più raggiunto. Un mago della velocità, uno con cui fare i conti a ogni volata.

Tappa 7 – Pogačar, il jinn della montagna

Non è umano, banale dirlo. Tadej Pogačar non ha nemmeno bisogno di faticare troppo sulle salite dell’UAE Tour con la naturalezza di chi sa di avere un potere superiore. È lui il jinn della montagna, lo spirito inarrestabile che appare e scompare a piacimento, lasciando dietro di sé solo il suono del vento e il rumore della resa dei suoi avversari. Nel folklore arabo, i jinn sono esseri misteriosi, dotati di poteri immensi. Possono trasformarsi, controllare gli elementi e sparire, proprio come fa Pogačar, che sembra evaporare agli occhi di chi cerca di seguirlo non appena allunga il passo in salita. Un attimo prima è lì, accanto a te; un attimo dopo è già lontano, verso un destino scritto da tempo. Da togliere il respiro, soprattutto a quelli che provano a seguirlo.
Tutto troppo prevedibile? Forse. Ma questo non rende la sua superiorità meno spaventosa e fa crescere in noi il desiderio di vederlo presto duellare ad armi pari con qualche altro jinn, magari un jinn delle pietre.


FVG Bike Trail: dal 4 al 7 settembre 2025 ritorna il grande evento bikepacking alla scoperta del Friuli Venezia Giulia

Annunciate le date e presentate le due nuove tracce dell’edizione 2025 di FVG Bike Trail: a partire dal 4 settembre si pedalerà tra Udine, Gorizia, Nova Gorica, Trieste, Grado e Aquileia, a scelta lungo un percorso da 200 o 380 km. La maglia ufficiale dell’evento è firmata dal Maestro Giorgio Celiberti e celebra l’affascinante commistione di diversità linguistiche, culturali e paesaggistiche del Friuli Venezia Giulia. Iscrizioni aperte da marzo.

Udine, 19 febbraio 2025 – La data da segnare sul calendario di tutti gli appassionati di bici e viaggi è il 4 settembre 2025, giorno in cui avrà ufficialmente inizio la seconda edizione di FVG Bike Trail, il grande evento bikepacking alla scoperta del Friuli Venezia Giulia. Dopo l’incredibile successo del 2024, ritorna anche quest’anno l’appuntamento cicloturistico made in FVG, che invita i suoi partecipanti a salire in sella a una bicicletta per pedalare al proprio ritmo lungo strade bianche e secondarie, attraverso boschi, colline, litorali e centri urbani dell’estremo nord-est italiano.

Un debutto memorabile
Lanciato per la prima volta nel 2024, l’evento FVG Bike Trail ha riscosso enorme successo fin dalla sua prima edizione: 475 iscritti (tra questi circa il 23% proveniente dall’estero) e oltre 180 mila km percorsi in bici, in una media di tre o quattro giorni consecutivi. L’edizione 2025 conferma il formato unsupported non competitivo, ma introduce interessanti novità e punta al raddoppio dei partecipanti. “Abbiamo raccolto feedback estremamente entusiasti da parte di chi ha pedalato l’anno scorso, non solo per l’organizzazione dell’evento, ma anche e soprattutto per l’effetto sorpresa regalato dalle tracce che avevamo studiato. Quest’anno abbiamo lavorato sodo per non tradire le aspettative dei nostri partecipanti, curando l’evento nei minimi dettagli e studiando due nuovi percorsi capaci di emozionare e di lasciare un ricordo indelebile del Friuli Venezia Giulia, pedalata dopo pedalata”, dichiara Giacomo Miranda, ideatore e organizzatore di FVG Bike Trail.

I due percorsi 2025 alla scoperta della regione Capitale del Cicloturismo 2025
FVG Bike Trail 2025 offrirà ai suoi partecipanti due percorsi ad anello completamente nuovi, rivolti a cicloturisti di diverso livello e grado di preparazione: il più lungo da 380 km e 4.300 D+, il più corto da 200 km e 2.000 D+. Punto di partenza e di arrivo per entrambi i percorsi sarà la città di Udine. Da lì, le due tracce si snoderanno verso Est e attraverseranno Cividale, Nova Gorica e Gorizia (Capitale europea della cultura 2025), la bellissima Trieste e poi Grado, Aquileia, Palmanova. “Il Friuli Venezia Giulia, Capitale del Cicloturismo 2025, è una regione bellissima da pedalare e offre una grande varietà di paesaggi, culture e storie da scoprire. Basti pensare che la traccia Unlimited di quest’anno, ovvero quella più lunga, attraverserà ben tre diversi siti patrimonio UNESCO (Cividale, Aquileia e Palmanova)”, commenta Miranda.

La maglia dell’evento
Ispirata all’opera “Labirinto dei sogni” del grande Giorgio Celiberti, poliedrico artista friulano di fama internazionale, la maglia ufficiale dell’edizione 2025 di FVG Bike Trail celebra la ricca diversità di lingue, culture e paesaggi del Friuli Venezia Giulia. Lettere e numeri, impressi con segni essenziali e materici sul tessuto dei modelli Supergiara Jersey e Flow Giara Tee di Sportful (partner tecnico dell’evento), si mescolano tra di loro, dando vita a un linguaggio universale, un intreccio di emozioni, incontri e ricordi che racchiude l’essenza di FVG Bike Trail.

Come partecipare
Per prendere parte alla prossima edizione di FVG Bike Trail, è necessario effettuare l’iscrizione tramite il portale www.fvgbiketrail.com:
Dal 3 marzo 2025 - iscrizioni in modalità early bird riservata ai partecipanti FVG Bike Trail 2024
Dal 27 marzo - iscrizioni aperte a tutti
Il pacchetto di iscrizione comprensivo di maglia ufficiale FVG Bike Trail x Giorgio Celiberti sarà disponibile in pre-order solo fino al 31 maggio 2025.

FVG Bike Trail è un evento ideato e organizzato da It Takes Two srl società benefit, con il supporto di PromoturismoFVG, il patrocinio della Regione FVG e in partnership con PM2 agenzia di comunicazione e marketing, X-Zone Bike, PrimaCassa Credito Cooperativo FVG, Marzocco Assicurazioni, Sportful e Udog. Per maggiori informazioni visitare www.fvgbiketrail.com.

It Takes Two srl società benefit che opera nel campo degli eventi. La società è guidata da una purpose: rendere il business coerente con la propria vocazione. La società ha sede a Udine e integra nell’oggetto sociale lo scopo di avere un impatto positivo sulla società, a beneficio di persone, comunità e ambiente. Con l’obiettivo di creare valore sostenibile, per tutti.


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Specialized e Zerosbatti insieme per proteggere i ciclisti: un progetto che fa la differenza nel 2025

Specialized Italia ha annunciato una collaborazione esclusiva con ZeroSbatti, associazione non-profit leader nell'assistenza legale ai ciclisti coinvolti in incidenti. Questo progetto innovativo dimostra la vicinanza e l’impegno di Specialized nei confronti dei rider, per garantire loro sicurezza e supporto in ogni situazione.

La mission del progetto: prendersi cura dei ciclisti.

Nel 2025, tutti coloro che acquisteranno una bicicletta o un telaio Specialized riceveranno un anno di assistenza legale gratuita in caso di incidente stradale in bicicletta. Grazie a questa iniziativa, i clienti potranno contare su un supporto professionale e tempestivo, in grado di guidarli passo dopo passo nel processo di gestione dei danni materiali e fisici.

Come funziona?
Ogni cliente riceverà una cartolina dotata di QR code che permette di registrarsi facilmente online. Una volta inseriti i dati richiesti e il numero di serie del prodotto, l’accesso al servizio sarà immediato. In caso di incidente, il team ZeroSbatti, in sinergia con i punti vendita Specialized, offrirà supporto completo: dalla valutazione dei danni al dialogo con periti e assicurazioni, fino alla migliore gestione dei risarcimenti.

Un valore aggiunto per i nostri clienti
Oltre a offrire protezione legale, questa collaborazione punta a diffondere una maggiore cultura del rispetto tra gli utenti della strada. ZeroSbatti, con il supporto di atleti professionisti, porterà avanti campagne di sensibilizzazione per promuovere la sicurezza e l’educazione stradale.

Specialized e ZeroSbatti credono che ogni ciclista meriti non solo la migliore tecnologia, ma anche un’assistenza che lo accompagni ovunque, sia in sella che nelle situazioni più difficili. Questo progetto rappresenta un ulteriore passo avanti nell’impegno di Specialized per un futuro più sicuro e sereno per tutti i rider.


Gli otto trasferimenti del 2025 di cui è necessario parlare

A CURA DI CARLO GIUSTOZZI

Dopo aver parlato dei trasferimenti più importanti del ciclismo maschile nella newsletter della scorsa settimana, oggi parliamo di quelli nel campo femminile. I nomi che citerò sono meno, ma sono anche migliori per valore assoluto.
Nel 2025 vivremo un World Tour profondamente diverso, in cui ci dovremo abituare a vedere due delle migliori cicliste al mondo (stiamo parlando di Demi Vollering ed Elisa Longo Borghini) con una maglia diversa. Potrà essere l’anno dell’affermazione di qualche nuovo talento, ma la Notizia (con la n maiuscola) è il ritorno dal ritiro di Anna van der Breggen!

Anna van der Breggen (SD Worx-Protime)
Iniziamo barando, perché non si tratta esattamente di un trasferimento di mercato, ma di un clamoroso rientro dal ritiro. Tre anni dopo aver lasciato il ciclismo pedalato per dedicarsi all’attività di direttrice sportiva della SD Worx, Anna van der Breggen nella scorsa estate ha annunciato il suo ritorno in gruppo. Vestirà sempre i colori della compagine olandese, che potrà contare su una delle migliori cicliste di tutti i tempi. Van der Breggen ha vinto quattro Giri d’Italia, la medaglia d’oro nella prova olimpica di Rio ed è stata per tre volte iridata (due volte in linea e una volta a cronometro). E questo è un elenco assolutamente parziale, visto che ha nel palmares più di 60 vittorie tra le professioniste.
Il punto interrogativo sarebbe lo stato di forma con cui potremmo ritrovare un' atleta professionista dopo tre anni di stop. Uso però il condizionale, perché per van der Breggen non sarebbe sorprendente ritrovarla subito tra le migliori al mondo. Secondo Lorena Wiebes, un’altra che non va certamente piano, van der Breggen continuava a essere sempre la migliore quando si allenava con le ex compagne.
La SD Worx, che può contare sulla due volte campionessa del mondo Lotte Kopecky ma ha perso Demi Vollering, avrà un talento di assoluto livello per tutte le corse più importanti dell’anno, dai grandi giri alle classiche di un giorno.

2024 UCI Road World Championships Zurich - Demi Vollering (NED) - Foto Dion Kerckhoffs/CV/SprintCyclingAgency©2024

Demi Vollering (Team SD Worx ➡ FDJ - SUEZ)
L’addio di Demi Vollering alla SD Worx, in aria da tempo visto il contratto in scadenza, è stata la notizia più importante di questo inverno nel mondo del ciclismo. Vollering viene da un 2024 in cui, seppur vincendo tanto, non si può ritenere soddisfatta fino in fondo. Ha trionfato alla Vuelta Espana, nei Giri di Svizzera, Paesi Baschi e Burgos. Ma per la ciclista più forte del mondo sono arrivate anche parecchie delusioni. Nelle classiche di primavera è rimasta dietro alle dirette avversarie: Longo Borghini, Niewiadoma e soprattutto l’ormai ex compagna di squadra Lotte Kopecky.
Non è facile avere nella stessa squadra due talenti di quel calibro. La gestione delle gare diventa complicata, visto che gli obiettivi sono spesso gli stessi. Parlando a NRC, l’olandese ha detto che il loro rapporto era cambiato molto nell’ultimo anno, e che Kopecky l’ha evitata, e ha iniziato a pensare a quando non sarebbero state più compagne di squadra. L’atleta belga si è fatta sentire a sua volta, dicendo che l’olandese avrebbe dovuto mostrarsi più riconoscente verso la SD Worx.
SD Worx che Vollering ha lasciato per accasarsi alla FDJ - SUEZ. La compagine femminile della FDJ si prepara a un ruolo di assoluta protagonista nel World Tour. Oltre a Vollering, sono arrivate anche le firme di Juliette Labous ed Elise Chabbey. E la squadra sta stringendo anche contratti di sponsorizzazione importanti. Il più significativo è quello con la Nike, che fa il suo ritorno nel ciclismo professionistico dopo 15 anni.

Pauline Ferrand-Prévot (Ineos Grenadiers ➡ Visma-Lease a Bike)
Nella sua carriera lunga già un quindicennio, Pauline Ferrand-Prévot è stata una delle migliori cicliste del mondo in tutte le specialità in cui si è cimentata. Ha vinto i campionati mondiali di ciclocross e di gravel, oltre a quello su strada nel 2014, ma i risultati migliori li ha raccolti nel mountain bike. Negli scorsi anni PFP si è concentrata soprattutto sul cross country, togliendosi la grande soddisfazione di vincere la medaglia d’oro nelle Olimpiadi di casa.
Arrivata a 33 anni, Ferrand-Prévot ha scelto di tornare alla strada, dove le soddisfazioni più grandi se le è tolte da giovanissima, più di dieci anni fa. E per farlo ha cambiato squadra, e ha firmato un contratto triennale con la Visma-Lease a Bike.
Come ha raccontato lei stessa negli ultimi giorni, il grande obiettivo dei prossimi tre anni sarà il Tour de France, in cui vuole riuscire a vincere per coronare una carriera straordinaria.
Non mancheranno ovviamente le classiche, a partire dalla Strade Bianche del prossimo marzo. Gli obiettivi di Ferrand-Prévot sono altissimi, ma se c’è una che è riuscita a raggiungere tutto ciò che aveva in mente, quella è proprio lei.

Elisa Longo Borghini (Lidl-Trek ➡ UAE Team ADQ)
Delle tre migliori atlete del 2024 secondo i ranking World Tour, due hanno scelto un cambio drastico per la stagione ai nastri di partenza. Oltre a Demi Vollering, anche Elisa Longo Borghini vivrà nel 2025 un nuovo inizio in UAE Team ADQ. La squadra degli Emirati vuole diventare una delle migliori anche nel ciclismo femminile, e trova nella campionessa di Ornavasso un capitano di assoluto spessore.
Il 2024 è stato l’anno migliore nella carriera di Longo Borghini, che ha vinto, tra le altre cose, il Giro delle Fiandre, la Freccia del Brabante e, soprattutto, la maglia rosa al Giro d’Italia. Ha dimostrato che si può continuare a migliorare anche dopo i 30 anni, e anche per questa stagione si è posta gli obiettivi massimi.
Secondo quanto riportato da Ciro Scognamiglio, Longo Borghini ha in programma la partecipazione a Giro e Tour. Inizierà la stagione nell’UAE Tour, la corsa di casa della nuova squadra, per poi difendere il Trofeo senza fine vinto l’anno scorso. Non ci sarà invece alla Parigi-Roubaix, che ha vinto nel 2022.

Binche Chimay Binche pour Dames 2024 -  Cat Ferguson (GBR - Movistar Team) - Foto Tim Van Wichelen/CV/6SprintCyclingAgency©2024

Cat Ferguson (Shibden Apex RT ➡ Movistar)
La giovanissima ciclista britannica si è unita alla Movistar nello scorso agosto, ma ci perdonerete se la mettiamo comunque in questa lista. L’hype che circonda Cat Ferguson è troppo grande, e nel 2025 ci si aspetta un ulteriore salto di qualità.
Nell’anno appena trascorso Ferguson ha dominato a livello juniores, dove nessuna è riuscita a competere con lei. Ne sono un chiaro esempio gli ultimi Mondiali, in cui ha vinto la prova in linea e quella a cronometro dedicate alla categoria. Ma ha figurato benissimo anche quando si è trovata a correre contro le professioniste. È arrivata seconda al La Choralis Fourmies, la sua gara d’esordio nel circuito Europe Tour, e ha vinto la Binche Chimay Binche.
Nel 2025 farà il suo esordio nel World Tour. Passerà del tempo prima che riesca ad affermarsi anche nelle gare più importanti del mondo, ma secondo molti il destino è proprio quello di diventare un talento generazionale.

Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ-Suez ➡ CANYON//SRAM)
La 29enne danese viene da un anno particolarmente negativo, in cui, tra cadute e problemi di salute, non è mai riuscita a esprimersi al livello a cui ci aveva abituato. Dopo la vittoria di tappa al Santos Tour Down Under, Ludwig non ha raccolto altri successi, e il miglior piazzamento è stato un terzo posto in una tappa del Giro.
Con la FDJ che ha piazzato il colpo Vollering, Ludwig ha scelto di lasciare la squadra francese per cui ha raccolto tanti ottimi risultati nelle ultime cinque stagioni, e si unirà alla Canyon-Sram. Il progetto della squadra tedesca è entusiasmante, e Ludwig potrà ritagliarsi il proprio spazio a fianco di Kasia Niewiadoma, fresca vincitrice dell’ultimo Tour de France.

Marion Bunel (St Michel-Mavic- Auber93 ➡ Visma-Lease a Bike)
Nel 2023, gli organizzatori del Tour de l’Avenir hanno deciso di lanciare anche la versione femminile della corsa a tappe dedicata ai migliori talenti under 23, e che ha consacrato tanti campioni nel corso degli anni.
La protagonista della seconda edizione della corsa è stata la normanna Marion Bunel, classe 2004, che ha vinto due tappe, la classifica generale e quella di miglior giovane. Il successo più impressionante è stato quello arrivato nella frazione conclusiva, in cui ha trionfato sul Colle delle Finestre dando più due minuti alla rivale Isabella Holmgren.
Marion Bunel può essere la next big thing del ciclismo francese, e nel 2025 farà il grande salto nel World Tour con la maglia della Visma-Lease a Bike. Visma che, con le scelte di Bunel e PFP, ha scelto di affidarsi al ciclismo d’oltralpe per brillare.

Paris 2024 Olympic Games - Chiara Consonni (ITA - UAE Team ADQ) - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2024

Chiara Consonni (UAE Team ADQ ➡ CANYON//SRAM)
A casa Consonni sono state delle Olimpiadi uniche, con Simone in grado di accaparrarsi un argento e un bronzo, mentre Chiara ha fatto anche di meglio, vincendo l’oro nell’americana a fianco di Vittoria Guazzini.
Chiara Consonni è nel giro della nazionale italiana su pista da quando aveva 16 anni, ed è proprio in questa disciplina che si è saputa togliere le soddisfazioni più importanti. Ma è un grandissimo talento anche su strada, come ha fatto vedere allo scorso Giro d’Italia. Ha vinto la seconda frazione, dove è stata in grado di battere in volata due fenomeni come Lotte Kopecky ed Elisa Balsamo.
Consonni dà il suo meglio proprio negli sprint e nelle classiche del nord, una tipologia di corse che si sposa ottimamente con le sue caratteristiche e in cui ha già avuto modo di brillare. Alla Canyon-Sram trova un ottimo ambiente in cui crescere, per puntare proprio ai successi nella campagna di primavera. Il suo obiettivo è la Parigi-Roubaix: un obiettivo difficile ma alla portata, per una campionessa olimpica che deve ancora compiere 26 anni.


I quindici trasferimenti del 2025 di cui è necessario parlare

A CURA DI CARLO GIUSTOZZI

Gennaio è un mese frenetico per noi appassionati di ciclismo. I campioni di ciclocross si sfidano affrontando non solo i propri avversari, ma anche percorsi sfacciatamente avversi e condizioni meteo a volte disastrose. Sui social circolano le foto delle nuove divise, indossate spesso dai nuovi volti delle squadre. In questo articolo proviamo a vedere, tra i tanti movimenti che ci sono stati, alcuni dei trasferimenti più interessanti e indicativi per la prossima stagione su strada.

Prima di iniziare, tre note:
- nel titolo ho parlato di quindici trasferimenti, ma i nomi citati saranno di più;
- oggi trattiamo solo di ciclismo al maschile, i trasferimenti del femminile arriveranno la prossima settimana;
ho cercato di evitare la parola ciclomercato, che non è tra le mie preferite nel vocabolario ciclistico.

Tibor Del Grosso (Alpecin-Deceuninck Dev. Team ➡ Alpecin-Deceuninck)
Se a inizio gennaio vi trovate a leggere un articolo sui trasferimenti più importanti dell’inverno ciclistico, è probabile che conosciate già Tibor Del Grosso. Per chi non sapesse di chi stiamo parlando: Del Grosso è un olandese classe 2003 dal fisico longilineo (supera il metro e novanta), specialista soprattutto nel ciclocross, dove è il campione del mondo under 23 in carica. Questo inverno sta dominando la stagione di categoria e ha fatto anche diverse buone prestazioni tra gli élite, posizionandosi sempre tra i primi.
La Alpecin-Deceuninck è la squadra giusta per sviluppare i migliori talenti multidisciplinari e dopo un anno nella squadra Under 23, nel 2025 lancerà Del Grosso tra i professionisti. Non sappiamo bene quali possano essere le sue potenzialità su strada, a livello di caratteristiche soprattutto, ma può diventare un ottimo cacciatore di tappe. Lo scorso anno ha disputato una buona Course de la Paix U23 con due piazzamenti sul podio ed è sembrato a suo agio nelle gare ProSeries a cui ha preso parte. I punti di domanda sono parecchi, ma sarà interessante seguirne l'evoluzione.

Giulio Pellizzari (VF Bardiani CSF-Faizanè ➡ Red Bull-BORA-hansgrohe)
Il mercato della Red Bull di questo inverno sembra ricordare le recenti sessioni di calciomercato del Chelsea: acquisti compulsivi di ottimi talenti, con la certezza che almeno alcuni di loro sapranno confermarsi tra i migliori al mondo. L’aumento di budget iniettato dal gigante austriaco ha portato a nove nuovi arrivi e sono tutti nomi interessanti.
Ci sono Finn Fisher-Black e Oier Lazkano: il primo avrà più spazio dopo l’inizio carriera in UAE, il secondo è pronto a un ulteriore salto di qualità dopo un ottimo 2024. Ci sono gli esperti Moscon e Tratnik, presi per le classiche del nord. Ci sono i gemelli Tim e Mick van Dijke, dotati di un buono spunto. Hanno preso Laurence Pithie, fortissimo neozelandese in uscita dalla Groupama. Corridore completo, ha un spunto veloce, ma corre bene anche sul pavé e nei percorsi mossi. Ed è arrivata anche la firma di Maxim Van Gils, tra i protagonisti delle classiche collinari, arrivato dopo il litigio con la Lotto.
In ottica italiana, pensando al futuro oltre che al presente, la presa più importante è quella di Giulio Pellizzari. Dopo l’ottimo Giro con cui si è fatto conoscere in maglia Bardiani, Pellizzari passerà nel World Tour con la Red Bull-BORA. Sul Monte Pana è stato battuto solo dal cannibale Pogačar, ma la stella dello scalatore camerte sembra aver appena iniziato ad emettere luce. Nel 2025 non ci aspettiamo che corra da capitano - è in una squadra affollata di talento -, ma che continui a migliorare e raccogliere esperienza per il futuro.

Trofeo Laigueglia 2023 - Lenny Martinez e Thibaut Pinot - Foto Ivan Benedetto/SprintCyclingAgency©2023

Lenny Martinez (Groupama-FDJ ➡ Bahrain Victorious)
Per i francesi, che non vincono la Grande Boucle dal 1985, la quête del successore di Hinault sembra un’impresa irrealizzabile. Negli anni, tutti quelli chiamati dal popolo a rompere il digiuno non sono riusciti a sopportare la pressione. Con Thibaut Pinot ritirato da un anno e Bardet che appenderà gli scarpini al chiodo nel prossimo giugno, il più grande talento francese per le corse a tappe è Lenny Martinez.
Figlio d’arte - il papà Miguel è stato campione olimpico di cross country, mentre il nonno Mariano ha vinto due tappe e una classifica scalatori al Tour -, Lenny ci ha messo davvero poco a far vedere il suo talento. Ha solo 21 anni, ma ha già sei vittorie tra i professionisti ed è tra i migliori del gruppo, quando la strada sale.
La gestione del suo 2024 da parte della Groupama ha lasciato tanti dubbi. Doveva correre la Vuelta, ma all’ultimo è stato chiamato a esordire al Tour, dove, fuori forma, è passato senza lasciare traccia. E a fine anno ha deciso di lasciare la compagnia di Marc Madiot, unendosi alla Bahrain con un ricco contratto triennale.
Questo inverno ha detto a Le Monde che l’obiettivo della sua carriera è “vincere il Tour”, anche se è consapevole della concorrenza. Certo è che se ci dovesse riuscire, sarebbe un grande rimpianto per la Groupama-FDJ.

Diego Ulissi (UAE Team Emirates ➡ Astana)
In Astana si percepisce una certa tensione per questo 2025. Questo è l’ultimo anno del triennio in cui si assegnano le licenze per il World Tour e al momento l’Astana è lontana dal rimanere nel livello più alto del professionismo. C’è bisogno di fare tanti punti, anche e soprattutto nelle gare di secondo piano e la XDS Astana si è mossa sul mercato. Ha pescato tanti corridori in grado di fare buoni piazzamenti, a partire dal campione italiano Bettiol, arrivato già nello scorso agosto.
I volti nuovi in Astana sono ben 14 e sarebbe inutile citarli tutti. I più interessanti sono Clément Champoussin, Sergio Higuita, Fausto Masnada e Wout Poels, tutti nomi da mandare in fuga nei grandi giri e da far correre da capitani nelle brevi corse a tappe. In ottica futuro, sono interessanti le firme dei 21enni Florian Kajamini e Alessandro Romele.
Il ciclista più interessante da seguire a nostro avviso sarà però Diego Ulissi, che ha lasciato la UAE in cui ha sempre corso fin dagli inizi, quando è passato al professionismo con la Lampre. A 34 anni, Ulissi è ancora in grado di vincere sui traguardi mossi e gli arrivi in pendenza. È dal 2010 che vince almeno una corsa all’anno ed è anche per questa garanzia di successo che l’Astana lo ha voluto fortemente come capitano per un 2025 di lotta e di governo.

Gli Under 22 della Decathlon AG2R
Dopo l’addio di Ben O’Connor, passato alla Jayco-AlUla, la Decathlon AG2R ha deciso di ripartire dai più giovani. Per la squadra savoiarda sarà difficile riconfermarsi dopo un 2024 di altissimo livello, in cui sono arrivate 30 vittorie, il miglior risultato nella storia della squadra. Il leader per le corse a tappe sarà l’austriaco Felix Gall, ma sono particolarmente interessanti i volti nuovi della squadra.
Il nome più noto è Johannes Staune-Mittet. Norvegese di 22 anni, Staune-Mittet ha vinto il Giro Next Gen nel 2023, ma non è riuscito a trovare spazio nella Visma già piena di talenti. Deve ancora migliorare a cronometro, ma è molto giovane e a Chambéry sanno sviluppare gli scalatori. Per le volate ci sarà Rasmus Søjberg Pedersen, 22enne danese che ha battuto Kasper Asgreen negli ultimi campionati nazionali.
Tra i giovani francesi, passano professionisti il 2005 Léo Bisiaux e il 2006 Paul Seixas, cresciuti nel sistema giovanile della Decathlon. Bisiaux è un ottimo scalatore ed è arrivato quarto nella classifica generale dello scorso Tour de l’Avenir. Paul Seixas nel 2024 ha vinto tra gli juniores i mondiali e i campionati francesi a cronometro, la Liegi-Bastogne-Liegi di categoria e il Giro della Lunigiana. Sono ancora giovanissimi e ci sarà bisogno di tempo prima che riescano a brillare tra i professionisti. Ma sono nomi da segnare per il futuro, soprattutto quello di Seixas.

Vincenzo Albanese (Arkea-B&B ➡ EF Education-EasyPost)
Dopo l’addio di Alberto Bettiol a metà dello scorso agosto, in EF arriva un altro italiano in grado di lottare per le corse di un giorno. Vincenzo Albanese è un ottimo puncheur, dotato di un buono spunto e in grado di lottare sui percorsi mossi. Dà il suo meglio nelle classiche italiane autunnali, dove anche nel 2024 ha raggiunto diverse top 10, senza però mai riuscire ad alzare le mani al cielo.
Nel primo anno in World Tour si è ambientato subito bene e in EF avrà carta bianca nelle gare ProSeries “di secondo livello”. Ha solo due vittorie tra i professionisti, ma è appena entrato nel suo prime e ha tempo per levarsi soddisfazioni.

Vuelta a Burgos 2024 - Victor Langellotti- Foto Rafa Gomez/SprintCyclingAgency©2024

Victor Langellotti ( Burgos-BH ➡ INEOS Grenadiers)
Per quale motivo la INEOS, fino a qualche anno fa al centro dell’ecosistema ciclistico, sta vivendo un’involuzione da cui non sembra trovare la via d’uscita? Il problema più grande è quello identitario: la INEOS non è più la squadra dominatrice delle corse a tappe, ma ancora non riesce a esprimersi nelle classiche e nelle gare di un giorno. Raccoglie ancora alcuni ottimi risultati, soprattutto grazie a Ganna e Carlos Rodriguez, ma è lontana dai vertici del World Tour a cui vorrebbe aspirare.
In questo inverno hanno perso due dei corridori migliori presenti in rosa: Narvaez, l’ecuadoriano atipico che dà il meglio nelle corse del nord e l’inglese Tom Pidcock. Pidcock non sarà mai al livello dei Van Aert o Van der Poel, ma le sue vittorie in carriera sono di assoluto spessore, ed è un gallo che sa cantare nei giorni più importanti.
Al loro posto, la dirigenza INEOS ha deciso di far firmare Jungels (che ha alle spalle gli anni migliori), Axel Laurance e Sam Watson - due ottime prese -, Lucas Hamilton e Victor Langellotti. La scelta dello scalatore monegasco lascia più di qualche dubbio. Nel 2024, con la maglia della Burgos BH, ha colto dei buoni piazzamenti al Tour du Jura e alla Classic Grand Besançon Doubs. È sicuramente un ottimo professionista, ma non è quello che serve a una squadra con le ambizioni maggiori. O forse è un insegnamento per la nostra vita: bisogna saper lasciare andare i ricordi del passato e accettare che pure le cose belle, quelle che pensavamo perfette, finiscono.

Lennard Kämna (Red Bull-BORA-hansgrohe ➡ Lidl-Trek)
Abbiamo imparato a conoscere Lennard Kämna al Tour del 2019, nella 18esima tappa. Nella durissima Embrun-Valloire, 208 km con due salite HC, un giovane scalatore tedesco del Team Sunweb si inserisce nella maxi fuga di giornata, come sempre affollata di talento, e coglie il quarto posto precedendo nomi ben più noti. Il passaggio alla Bora ha permesso a Kämna di dare il suo meglio come cacciatore di tappe di alta montagna. Il tedesco di Wedel, la città dove morì il poeta Johann Rist (che scrisse Dio è morto!), ha vinto una tappa in tutti i grandi giri, aiutando pure i suoi capitani quando chiamato a compiti di gregariato.
Il 2024 doveva essere il suo anno, ma dopo l’ottavo posto alla Tirreno-Adriatico ha subito un gravissimo incidente a Tenerife, mentre si stava preparando per il Giro. L’ultima corsa risale allo scorso marzo, ed è fisiologico che Kämna ci metterà del tempo per tornare al suo livello. Ma alla Lidl-Trek sanno essere pazienti, e sono consci del talento che hanno tra le mani.

Pablo Castrillo (Equipo Kern Pharma ➡ Movistar)
Il giovane eroe della scorsa Vuelta, vincitore di due tappe con arrivo in solitaria e sempre in fuga, non poteva che scegliere la squadra spagnola per eccellenza per il suo esordio nel World Tour. A soli 24 anni, Castrillo può ancora migliorare dopo un anno in cui ha dimostrato di non temere la concorrenza di nomi più blasonati. Come accade per tanti scalatori del suo livello, sarebbe un bene che si continuasse a concentrare sui successi di tappa. Le classifiche generali lasciano più soddisfazioni, ma richiedono sacrifici e doti naturali di cui non tutti dispongono. Il suo più grande rimpianto potrebbe però essere quello di aver lasciato la Kern Pharma nell’anno in cui indossano le migliori divise del circuito professionistico.

Ben O’Connor ( Decathlon AG2R ➡ Team Jayco-AlUla)
Sono pochi i ciclisti del panorama mondiale che possono vantare un 2024 migliore di Ben O’Connor. In un anno monopolizzato dai fenomeni assoluti, O’Connor ha saputo ritagliarsi un ruolo da coprotagonista che vale un Oscar. Ha fatto quarto al Giro d’Italia, e poi ha corso in modo spregiudicato alla Vuelta. La sua fuga nella prima settimana gli ha fatto indossare la maglia rossa per 13 giorni, e solo il miglior Roglič ha potuto levare lui la soddisfazione più grande della carriera. Per non farsi mancare niente, è arrivato secondo ai Mondiali di Zurigo.
Abbiamo ormai capito che per le grandi corse a tappe dobbiamo considerare anche il suo nome. Nel 2025 correrà per la prima volta con la sua squadra di casa, la Jayco-AlUla, dove sarà il capitano assoluto nei grandi giri.

2024 UCI Road World Championships Zurich - Niklas Behrens - Foto Luis Angel Gomez/SprintCyclingAgency©2024


Niklas Behrens (Lidl-Trek Future Racing ➡ Visma-Lease a Bike) e Jørgen Nordhagen (Visma-Lease a Bike Dev. ➡ Visma-Lease a Bike)

Negli ultimi anni, la Visma-Lease a Bike si è tolta diverse soddisfazioni pescando corridori nel nord Europa. Con Vingegaard è andata estremamente bene, e dopo il tentativo fallito di Staune-Mittet (a cui sono mancati gli spazi per crescere in Visma) ci riprova con Jørgen Nordhagen. Dopo un anno nel team di sviluppo, il norvegese Nordhagen diventerà professionista nel 2025. A settembre ha dominato il Giro della Regione Friuli, dove ha vinto tutte le classifiche precedendo due talenti come Pellizzari e Pablo Torres. Che sia stato il primo capitolo di sfide a venire?
Insieme a Nordhagen, passa professionista anche Niklas Behrens, che proviene dal settore giovanile della Lidl-Trek. Il tedesco ha vinto gli ultimi Mondiali Under 23, e anche la gara di categoria dedicata ai migliori talenti di Germania, Lussemburgo, Svizzera e Austria (evidentemente non deve essere facile organizzare competizioni nazionali). Behrens ha una storia sportiva particolare: era un triatleta, e si dedica esclusivamente al ciclismo solo da pochi anni. Con la Visma ha un contratto triennale, e in Olanda riusciranno a sviluppare bene uno con le sue doti fisiche.

Pablo Torres (UAE Team Emirates Gen Z ➡ UAE Team Emirates)
Nel ciclismo di oggi, in cui tutto si evolve a una velocità mai vista prima, neanche la squadra migliore al mondo, e con il ciclista migliore del mondo, può permettersi di rimanere ferma. Per la UAE, il colpo più importante è stato non perdere i tanti talenti già presenti, e che potrebbero volere più spazio per correre in autonomia. La conferma di Juan Ayuso è stata preziosa e per certi versi inaspettata, da capire se e quanto peseranno gli addii di Hirschi, Ulissi e Fisher-Black.
Tra i volti nuovi, il corridore più interessante è lo spagnolo Pablo Torres, che passa professionista dopo gli anni nella squadra di sviluppo (che a nomi banali come Future o Development preferisce l’attributo Gen Z).
Torres è stato protagonista in tutte le corse a tappe dedicate agli under 23 e in cui partecipava da sotto età. Ha fatto secondo al Giro Next Gen e al Tour de l’Avenir, dove ha infiammato la corsa vincendo due tappe e la classifica di miglior giovane. Dà il suo meglio nelle salite lunghe e difficili, come ha dimostrato nell’ultima frazione del Tour de l’Avenir. Quel giorno ha dato quasi quattro minuti al secondo arrivato e ha fatto registrare il nuovo record assoluto di scalata del Colle delle Finestre, migliorando di parecchio il primato appartenente a José Rujano. A 19 anni abbiamo visto pochi scalatori con il suo motore e l’affiancamento dei migliori tecnici al mondo gli permetterà di migliorare ancora.

Olimpiadi Tokyo 2020 - Thomas Pidcock (GBR) - Foto Luca Bettini/BettiniPhoto©2021

Tom Pidcock (INEOS Grenadiers ➡ Q36.5 Pro Cycling)
La notizia di una particolare disarmonia tra Pidcock e lo staff della INEOS era nell’aria da tempo, ma il suo addio ha comunque lasciato a bocca aperta. Solo due anni fa, sembrava certo che Pidcock fosse stato eletto a volto per il futuro della squadra britannica, che dopo il bruttissimo infortunio di Bernal era alla ricerca di un nuovo protagonista.
Scorrendo il palmares di Pidcock, vediamo come in questi anni siano arrivate poche vittorie, ma tutte di peso. La tappa del Tour con arrivo sull’Alpe d’Huez, la Strade Bianche e l'ultima Amstel Gold Race. Quanti corridori oggi sono in grado di raggiungere risultati simili?
Dopo il divorzio inaspettato, Pidcock ha firmato un contratto triennale con il Q36.5 Pro Cycling Team. Sulla scelta di scendere a livello Pro Tour ha pesato sicuramente la libertà che Q36.5 gli lascerà per concentrarsi anche sull’attività off-road, in particolare il cross country in cui si è laureato campione olimpico. Sarà anche il capitano indiscusso in tutte le corse a cui prenderà parte e il centro per il progetto a lungo termine del patron Ivan Glasenberg. Il punto interrogativo più grande riguarda però il calendario della Q36.5, che partecipa agli eventi World Tour solo su invito. La partecipazione alle classiche del nord dipenderà dalla capacità della squadra di attrarre inviti. Basterà la presenza di Pidcock?

Marc Hirschi (UAE Team Emirates ➡ Tudor Pro Cycling) e Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step ➡ Tudor Pro Cycling)
Il progetto della Tudor Pro Cycling, che ha un forte sponsor alle spalle e Fabian Cancellara come fondatore, è molto ambizioso e l’obiettivo è il passaggio al World Tour. Se lo scorso anno si era già alzato il livello con le firme di Trentin e Storer, in questo inverno sono arrivati altri due nomi ancora più di impatto.
Il primo è Julian Alaphilippe, che riparte dal Pro Tour dopo una carriera al Wolfpack. Al francese recentemente è sembrata mancare quella libertà di correre e di attaccare che gli ha permesso di alzare le mani al cielo decine e decine di volte. Libertà che dovrebbe ritrovare in maglia Tudor.
Il capitano per il 2025 sarà però lo svizzero Marc Hirschi, che in UAE rimpiangeranno dopo una seconda parte di anno spettacolare. La scorsa stagione ha vinto per nove volte e la sua firma è una situazione win-win per il corridore e per la squadra. Hirschi può permettersi di non dover più correre da gregario, come spesso era costretto a fare alla UAE, mentre la Tudor ha trovato una stella su cui puntare in ottica punti per guadagnare una licenza World Tour. Al momento sono abbastanza indietro in classifica, dove occupano la 23esima posizione, ma la lotta per la promozione è ancora apertissima.

Simon Yates (Team Jayco AlUla ➡ Visma-Lease a Bike)
Come accaduto qualche anno fa al gemello Adam, anche Simon Yates ha scelto di lasciare la Jayco per passare in una delle migliori squadre del World Tour. Simon sarà il supergregario della Visma per Vingegaard, che potrà contare su uno dei migliori scalatori del gruppo nelle tappe più difficili.
Ma anche per il britannico questo passaggio potrebbe portare a un salto di qualità. Da quando è arrivato alla UAE, Adam non ha potuto correre da capitano, ma si è levato parecchie soddisfazioni personali. Ha vinto una tappa alla Vuelta e una al Tour indossando la maglia gialla e ha trionfato a Montreal, al Giro di Romandia a quello di Svizzera.
Come abbiamo capito bene, le differenze di budget di UAE e Visma rispetto alle altre squadre permettono di investire non solo sulla rosa, ma anche sugli allenatori all’avanguardia, in grado di far rendere al meglio i propri corridori. Simon Yates ha già una Vuelta in bacheca, ma potrebbe migliorare con l’aiuto dello staff olandese? Staremo a vedere, anche perché a 32 anni Simon Yates ha almeno un paio di buone stagioni davanti.


Vivi le Olimpiadi Milano Cortina 2026 in maniera unica ed esclusiva con On Location

Te le ricordi le salite sul Passo Falzarego e Valparola? Oppure le ascese su Stelvio e Mottolino? E le picchiate in Trentino? Sembra quasi impossibile oggi, ma c’è uno spettacolo simile che On Location, fornitore ufficiale ed esclusivo di hospitality per i Giochi Olimpici, ti propone in quelle zone dove pedali. Il sogno continua. E quella favola, si può riproporre anche se in un ambito completamente diverso. Ma le zone sono le stesse, ricordalo. E’ la prima volta che che un programma di hospitality di alto livello sarà offerto ai Giochi Olimpici Invernali, come è anche la prima volta che Milano ospita una rassegna a cinque cerchi. Queste esperienze di hospitality sono disponibili per l'acquisto su www.hospitality.milanocortina2026.org. Ovviamente tutti i pacchetti includono biglietti per un evento sportivo olimpico invernale o per le cerimonie di apertura e chiusura.

Attraverso il pacchetto On Location si potrà vivere in maniera esclusiva in ogni aspetto la manifestazione olimpica, la rassegna per antonomasia insomma. Nelle parole di Emilio Pozzi, amministratore delegato di On Location Italia si comprende il valore delle proposte: «Siamo orgogliosi di essere i primi a realizzare un’esperienza di questo livello nella storia del nostro paese e mostrare al mondo l'eccellenza della cultura, della cucina e dei paesaggi italiani». Del resto affidarsi a On Location è il massimo visto le esperienze olimpiche trascorse e visto soprattutto l’offerta di livello straordinario. (Parigi 2024, Milano Cortina 2026, LA28, Coppa del Mondo FIFA 2026, NFL, NCAA, UFC e PGA of America). E’ arrivato allora il momento di scendere dalla sella e riposarsi per godere appieno questo evento.

LE OFFERTE

- Gli Olympic Ticket-Inclusive Hospitality Package offrono spazi di hospitality condivisi o privati all'interno delle sedi di gara, con menu, bevande e servizi di altissima classe, prima, durante e/o dopo l'evento Olimpico scelto dal cliente. Come sempre, le hospitality lounge esalteranno la cultura e la cucina del paese ospitante, grazie a baite e chalet accoglienti, deliziose pietanze italiane preparate dai migliori chef della regione per creare un'esperienza autentica di ospitalità alpina. Opzioni di hospitality premium sono disponibili anche per le storiche e attesissime Cerimonie di Apertura e Chiusura, che si svolgeranno rispettivamente a Milano e Verona.

- Gli Overnight Package includono date flessibili e opzioni di Olympic Ticket-Inclusive Hospitality Package con sistemazione alberghiera garantita per due, tre o quattro notti, insieme a soluzioni di trasporto e servizi a disposizione in loco per rispondere a qualsiasi domanda in qualunque momento. Questi pacchetti sono creati per garantire alloggi di alta qualità nei pittoreschi paesini italiani e semplificare gli spostamenti sulle suggestive strade di montagna della regione. Ogni Overnight Package include un biglietto per un evento sportivo Olimpico, abbinato a una serie di opzioni di hospitality all'interno delle nostre venue.

- Per coloro che cercano servizi di hospitality personalizzati per i Giochi Olimpici Invernali, i Custom Programme offrono sistemazioni premium; trasporti privati per un viaggio senza pensieri da e verso i siti delle gare Olimpiche, anche nei luoghi più remoti; programmazione esclusiva; servizi di alta qualità da parte di un team di esperti, oltre a biglietti per assistere a una sessione sportiva. Che si tratti di visitare il Duomo di Milano con una guida privata, esplorare le maestose valli delle Dolomiti in elicottero, o incontrare un ex atleta o un atleta paralimpico durante uno degli eventi che fanno parte del nostro programma di hospitality, questi Olympic Ticket-Inclusive Hospitality Package saranno disegnati per soddisfare ogni tipo di interesse e priorità, sempre mettendo in risalto l’eccellenza della cultura italiana.

Programma di Hospitality
Programma di Ticketing


L'ultimo ballo di Rigoberto Uran

Articolo di Carlo Giustozzi

I primi colombiani arrivarono nel grande ciclismo europeo negli anni ‘80. Il precursore, per onor di cronaca, fu in realtà il Cochise Martín Emilio Rodríguez. Ottimo passista, gregario di Felice Gimondi tra Salvarani e Bianchi, vinse due tappe al Giro nel ‘73 e ‘75 e un Trofeo Baracchi. Fu anche campione del mondo nell’inseguimento individuale tra i dilettanti e detenne, nella stessa categoria, il record dell’ora.

Un decennio dopo, al Tour iniziava a partecipare la Café de Colombia, squadra sponsorizzata dalla federazione colombiana dei coltivatori di caffè. Il primo successo di tappa arrivò nel 1984 con il capitano Luis Herrera, che tre anni dopo vincerà anche la classifica generale della Vuelta. I colombiani erano piccoli, mingherlini, ottimi scalatori. Se in salita vanno così bene, pensò Bernard Hinault, li attaccheremo in pianura, li batteremo nelle cronometro. E andò proprio così: la Colombia ha dovuto aspettare Egan Bernal per la prima maglia gialla sul podio di Parigi.
Nel frattempo, però, tanti ciclisti colombiani si sono affacciati in Europa. Il paese sudamericano ha iniziato il processo di “internazionalizzazione” del ciclismo: l’apertura a nuovi talenti provenienti da ogni parte del mondo. Tra questi, un posto speciale nel cuore degli appassionati ce l’ha uno scalatore che si ritirerà a fine stagione, e che sta nel frattempo correndo la sua ultima Vuelta. Stiamo parlando di Rigoberto Uran Uran, per gli amici italiani Ciccio.

Prima degli ottimi risultati raggiunti e dei piazzamenti nelle classifiche generali, di Uran ricorderemo la sua genuinità, l’ottimismo, quel modo simpatico di parlare e di pensare che lo ha sempre contraddistinto. E pensare che il colombiano della EF, un uomo che tutti descrivono solare, ha dietro di sé una storia difficilissima.
È nato nel dipartimento di Antioquia, a oltre 1800 metri di altitudine, in una famiglia molto povera. Il padre vende i biglietti della lotteria, la prima bicicletta gliela regala la zia. In una vecchia intervista al Corriere della Sera, Uran raccontò che alla prima gara non sapeva neanche cosa fosse una cronometro. Lo hanno messo semplicemente in sella dicendogli: “Fai più veloce che puoi”. Quella gara Rigoberto la vinse, mettendo subito in mostra il suo immenso talento. Ma i festeggiamenti per i suoi successi durarono poco: dopo pochi mesi il padre venne ucciso da una pallottola vagante, una tragica fine comune a tanti negli anni della guerra per il narcotraffico.
A soli 14 anni Uran si trova a dover mantenere la propria famiglia. Comincia lui a vendere i biglietti della lotteria per le strade, ma non lascia mai la bici. Tra gli juniores raccoglie molti successi, tra cui il campionato nazionale di categoria su strada. La disciplina in cui va meglio è però la pista, e sembra quasi un errore se si pensa che poi sarà tra i migliori scalatori del mondo.
Finite le categorie giovanili, Rigoberto ha un grande dilemma davanti. Se vuole continuare la sua carriera nel mondo del ciclismo e tentare il salto nel professionismo deve andare in Europa. Non è una decisione semplice: vorrebbe dire lasciare in Colombia madre e sorella, che dopo aver perso già il padre rimarrebbero sole. In una situazione così difficile, Uran mostra un grande coraggio. Sa che questo è un sacrificio importante, ma è anche l’unico modo per provare a migliorare le condizioni proprie e della famiglia.
Tante volte leggiamo delle storie di ciclisti del passato, per i quali la bicicletta è stata un’ancora, un’occasione di salvezza per uscire da una vita che dà poche possibilità. Qui ci troviamo in un passato molto più vicino, una condizione di grande povertà in cui si trovano tutt’ora miliardi di persone nel mondo.
A 19 anni firma con la Tenax-Salmilano e si trasferisce a Brescia. L’inizio non è facile, ma anche con l’affetto della sua famiglia “adottiva” riesce a superare le prime difficoltà. Come raccontato da lui al Corriere: “Dopo due mesi mi mandano in gara sul pavè e mi rompo subito la clavicola. Però a fine stagione il contratto arriva. Merito anche di Melania e Beppe, la mia “famiglia” italiana, di Brescia. Mi hanno sempre aiutato, anche quando ho fatto un incidente gravissimo al Giro di Germania 2007, che mi costò diverse fratture. Anche grazie a loro il rapporto che ho con l’Italia è speciale”.

Da quel lontano 2006 non si è più fermato, correndo da capitano i grandi giri nelle squadre più importanti. Prima la Caisse d'Épargne, poi il Team Sky, la Quick Step e infine la EF, dove è arrivato nel 2016, quando si chiamava ancora Cannondale, e dove è rimasto fino a oggi. Nel tempo ha raccolto un palmares molto importante: due vittorie di tappa al Giro, una al Tour e una alla Vuelta, diverse classiche di spessore e tre secondi posti nei grandi giri (alla Corsa Rosa nel 2013 e 2014, e al Tour nel 2017, a neanche un minuto da Chris Froome). Il piazzamento a cui è più legato rimane la medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Londra 2012, arrivata con la maglia del suo paese sulle spalle.

In un’intervista a inizio stagione, Uran ha comunicato la sua volontà di lasciare il ciclismo a fine 2024. Il colombiano ha ritenuto che la sua avventura sia giunta al termine dopo 19 anni nel mondo del professionismo, in cui ha raccolto quattordici vittorie e una miriade di piazzamenti. Ha detto che le ragioni sono diverse: “Il primo motivo è la famiglia. Il ciclismo professionistico ti richiede impegno e sacrifici, togliendo tempo alla famiglia e ai figli. Il secondo è l’età: è difficile mantenere un rendimento elevato e questa generazione di giovani è veramente troppo forte”.
Qualcuno dirà che avrebbe potuto vincere di più, che i mancati successi nella generale non gli permetteranno di essere considerato tra i migliori dell’ultimo decennio. Ma i risultati sono solo una piccola, minima, parte della storia di uno sportivo, e ancora più di un uomo con un passato difficilissimo alle spalle. In Colombia è una celebrità, è ancora oggi molto più amato di altri che hanno vinto di più come Nairo Quintana o Egan Bernal. Per tanti, tantissimi è un esempio di qualcuno che si è fatto da solo, che invece di lavorare per le bande di trafficanti si è dedicato tra mille sacrifici allo sport che amava, mantenendo nel frattempo la propria famiglia lavorando per strada. E che, diventato famoso, non si è dimenticato delle proprie origini, aprendo imprese e fondazioni benefiche a vantaggio dei suoi compaesani bisognosi.
Il gruppo non perderà il ciclista più forte, ma sicuramente non conterà più su un hombre vertical. Buena suerte, señor Rigoberto.

Fonti:
Tuttobiciweb, Dal «Corriere della Sera». Uran: corro per salvarmi dai narcos
Dal canale Youtube di EF Pro Cycling, Gracias, Rigo | Rigoberto Urán's retirement interview | Explore series | Presented by Wahoo
Cyclingnews, ‘In the end, what you’re looking for is satisfaction’ – Rigoberto Urán and the fear of the final phase
Procyclingstats.com, Rigoberto Urán

Foto: Sprint Cycling Agency


Place to be: Ticino

 

Paesaggi alpini o clima meridionale: in Ticino una scelta non preclude l’altra, a favore di una stagione ciclistica da 365 giorni.

- 27 percorsi ufficiali per MTB
- 4 piste ciclabili su asfalto
- 815 chilometri di pista ciclabile per MTB
- 13 impianti di risalita con trasporto di biciclette
- oltre 30 Bike Hotel pronti a offrirvi ogni tipo si servizio

 

C'è un luogo davvero a pochi passi da noi, dove quasi non ci si rende conto di essere all'estero, se non per qualche minima differenza linguistica. Così vi capiterà di sentir parlare di medicamenti invece che di medicine e di bilzo balzo invece che di altalena. Le ciabatte vengono dette ziblette e il meteo assume forma femminile: la meteo. Il telefono è il natel, l’ascensore il lift, e se un ristorante cambia proprietà, si dice che cambia gerenza. A parte queste piccole, e decisamente innocue differenze, pedalare in Ticino sarà come sentirsi davvero a casa.

Per prima cosa c’è il treno che da Milano ci porta direttamente lì, nel cuore del cantone svizzero. Sì, una scelta che fa sicuramente bene all’ecologia, ma che ci da subito quell’emozione e quella sensazione di essere in viaggio, già partendo da casa.

Una volta arrivati a Bellinzona, si apre un mondo di opportunità. Si può iniziare subito a pedalare, dirigendosi verso Lugano o verso il Mendrisiotto, oppure verso Ascona e il Lago Maggiore. O ancora proseguendo verso le vicine valli di Bellinzona. E se il chilometraggio diventa troppo importante, si può utilizzare la fitta rete ferroviaria gratuita. Si chiama Ticino Ticket, ed è un semplice biglietto con cui viaggiare all’interno della regione durante il soggiorno, che si ottiene pernottando in uno degli oltre 500 alloggi partner, tra alberghi, ostelli della gioventù e campeggi del Canton Ticino. Attenzione però, le biciclette sono escluse dall’offerta Ticino Ticket; il che vuol dire che se vuoi portare la bici con te devi informarti in anticipo circa eventuali costi e limitazioni definiti dalle imprese di trasporto sulle quali desideri viaggiare.

Noi, per rendervi tutto più comodo, abbiamo pensato a tre itinerari da consigliarvi.

1. Il giro del Lago di Lugano
Una volta arrivati in treno a Capolago, si parte per un tour che tocca la regione di Lugano, il Mendrisiotto e, per una parte, anche l’Italia. Da percorrere in senso orario o antiorario, la scelta sta a voi.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
77 km, 680 m d+

2. Blenio – Lucomagno
Raggiunto il paese di Biasca con il comodo servizio ferroviario, parte una lunga salita che lungo la Valle di Blenio arriva fino al Passo del Lucomagno, uno dei valichi più belli e panoramici di tutta la Svizzera.
Periodo consigliato: estate.
28 km, 660 m d+

3. Locarno – Palagnedra – Bordei
Il giro parte da Locarno, raggiungibile con il treno. La zona è più selvaggia e testimonia la povertà del passato, con una strada che sale moderatamente attraverso la valle fino al lago artificiale di Palagnedra. Dopo aver svoltato in direzione Palagnedra e Bordei, inizia la salita vera, con una serie di tornanti, seguiti da una discesa e da un'ulteriore salita fino a Bordei.
Periodo consigliato: primavera, estate e autunno.
50 km, 890 m d+

Le Alpi, i fiumi, i laghi, le curatissime vigne: che sia asfalto o gravel, qualunque itinerario sarà una piacevole scoperta. E, siamo sicuri, alla fine del vostro piccolo viaggio capirete perché tanti professionisti delle due ruote hanno scelto il Ticino come casa, anche per gli allenamenti quotidiani.

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ticino.ch/bike