Parigi 2024: guida alla pista

Dopo tre anni di preparativi l’attesa è finalmente giunta al termine: da lunedì 5 agosto il circus del ciclismo su pista animerà il velodromo di Saint-Quentin-en-Yvelines per i Giochi olimpici di Parigi 2024. Il ciclismo su pista ha sempre orbitato attorno all’appuntamento olimpico, sin dalla sua introduzione ai primi Giochi moderni nel 1896. Da allora il velodromo è sempre stato protagonista dei Giochi di De Coubertin, eccezion fatta per la rassegna di Stoccolma 1912, e molte cose sono cambiate. In primis le discipline, con la rimozione del mezzofondo e del fondo, che ad Atene 1896 comprendeva gare come i 10 chilometri e la 24 ore, e l’introduzione di altre prove come l’inseguimento a squadre nel 1908 e il keirin, la madison, la velocità a squadre e l’omnium (la cui introduzione portò alla rimozione di inseguimento individuale e corsa a punti) nel ventiduesimo secolo. Negli anni ottanta un’importante novità fu l’introduzione delle competizioni femminili a partire da Seul 1988, ma la completa parità si è ottenuta solo a Tokyo 2021, quando le donne hanno gareggiato per la prima volta nella madison.

Le discipline

Il programma olimpico, rimasto invariato rispetto a Tokyo 2021, presenta solamente sei discipline, tre di velocità e tre di endurance. Le discipline veloci sono la velocità individuale, la velocità a squadre e il keirin, mentre quelle di fondo sono l’inseguimento a squadre, la madison e l’omnium. La velocità individuale, presente ai giochi decoubertiani sin dalla prima edizione, è la regina della pista. Il torneo della velocità inizia con una fase di qualificazione in cui i pistard corrono contro il tempo nei 200 metri lanciati. I tempi registrati stabiliscono le teste di serie del tabellone e gli atleti qualificati al primo turno. Da lì iniziano le sfide gomito a gomito tra due avversari, eccezion fatta per i ripescaggi dove si gareggia in tre. Gli incontri sono “secchi” fino agli ottavi di finale, mentre dai quarti di finale in poi si decidono al meglio delle tre. Le gare si corrono sulla distanza di un chilometro, ovvero quattro giri di pista, ma solo dopo una fase di studio che dura circa tre giri si inizia ad aprire il gas e in un battibaleno si toccano velocità vicine agli 80 chilometri orari. I protagonisti della velocità individuale si affrontano anche nel keirin. Nato in Giappone, dove gli è stato costruito attorno un sistema di scommesse da miliardi di yen, una gara di keirin dura sei giri di pista. Durante le prime tre tornate una moto, chiamata derny, guida sei pistard ad alte velocità, fino ai 50 all’ora, per poi lasciarli a 750 metri dall'arrivo, quando iniziano i preparativi della volata. Per eccellere nel keirin servono grande intelligenza tattica e colpo d’occhio, oltre ovviamente a delle gambe eccezionali. La terza e ultima disciplina veloce è la velocità a squadre. Come accade nel più conosciuto inseguimento a squadre, due formazioni, in questo caso composte da tre atleti, si sfidano simultaneamente in pista, partendo dai due rettilinei opposti, con l’obiettivo di far segnare il tempo più basso possibile. La gara dura tre giri, cioè 750 metri, e ogni componente del terzetto affronta un giro in testa al plotoncino per poi staccarsi o dare il colpo di reni vincente. Passando al settore di fondo troviamo proprio l’inseguimento a squadre. Nell'inseguimento a squadre due quartetti partono ai lati opposti del velodromo e devono percorrere quattro chilometri nel minor tempo possibile. Il torneo inizia con un turno di qualificazione in cui vengono distinte le migliori quattro squadre, che si possono giocare l’oro, da quelle qualificate con il quinto, il sesto, il settimo e l’ottavo tempo, che possono ambire al massimo al bronzo. Infatti dalle semifinali delle teste di serie si decidono le due finaliste assolute, mentre a giocarsi il bronzo sono le due squadre che hanno fatto segnare il miglior tempo nel secondo turno, indipendentemente dal loro risultato nel turno di qualificazione. Molto differente è la madison, una disciplina estremamente situazionale, in cui il tempo non conta nulla. Nella madison gareggiano quindici squadre composte da due atleti, che non competono mai contemporaneamente. Infatti i due si possono alternare dandosi un "cambio all'americana" o semplicemente toccandosi. La distanza di gara è di 50 chilometri (200 giri) per gli uomini e 30 chilometri (120 giri) per le donne, in cui le coppie possono guadagnare punti doppiando il gruppo (20) o piazzandosi agli sprint che avvengono ogni dieci giri (5, 3, 2, 1). Lo sprint finale vale doppio (10, 6, 4, 2) e funge da tie-breaker in caso di parità. Inoltre si perdono punti (-20) se si viene doppiati dal gruppo. L’omnium è invece la gara più completa, adatta ai tuttofare, e presenta le seguenti prove: scratch, 10 chilometri (40 giri) per gli uomini e 7,5 chilometri (30 giri) per le donne, in cui ci si gioca la vittoria proprio come in una gara in linea, con una volata sul traguardo finale; tempo race, 10 chilometri (40 giri) per gli uomini e 7,5 chilometri (30 giri) per le donne, in cui dopo i primi cinque giri chi passa per primo sotto al traguardo ottiene un punto ad ogni giro, mentre se ne ottengono venti doppiando il gruppo con una “caccia”; eliminazione, in cui ogni due giri l'ultimo ciclista a passare sul traguardo viene eliminato; e corsa a punti, 25 chilometri (100 giri) per gli uomini e 20 chilometri (80 giri) per le donne, in cui vigono i medesimi sistemi di punteggio della madison. Le prime tre specialità assegnano 40 punti al primo classificato, 38 al secondo, 36 al terzo e così via, mentre i punti della corsa a punti vengono sommati direttamente alla classifica generale.

I favoriti

Velocità individuale maschile

L’uomo da battere è assolutamente il campione in carica, e cinque volte campione mondiale nella disciplina, Harrie Lavreysen. Il neerlandese Lavreysen, a soli 26 anni, è già tra i migliori velocisti della storia con i suoi 14 ori mondiali, 12 europei e 2 olimpici. Negli ultimi anni è svanita la rivalità col compagno di squadra, e di medaglie, Jeffrey Hoogland, il quale ha ormai perso lo scatto dei giorni migliori, ed è iniziata quella con l'australiano Matthew Richardson. Richardson in realtà non è mai riuscito a infastidire più di tanto l’orange nelle discipline individuali, ma negli ultimi grandi appuntamenti internazionali si è limitato a spartirsi le posizioni di rincalzo con il connazionale Matthew Glaetzer, il quale però è in ballottaggio con Leigh Hoffmann per il secondo slot a disposizione per l’Australia, il britannico Jack Carlin, bronzo a Tokyo 2020, il trinidadiano Nicholas Paul, detentore del record del mondo nei 200 lanciati con 9.100 secondi, il francese Rayan Helal, la speranza più concreta per i padroni di casa, e il polacco Mateusz Rudyk, vicecampione europeo di specialità dietro allo stesso Lavreysen e riammesso in extremis dopo che è risultato positivo all’insulina pur essendo un atleta diabetico. Sono da tenere d’occhio anche due giovani emergenti: l’israeliano Mikhail Yakovlev e il giapponese Kaiya Ota. L’inizio di carriera di Yakovlev è stato tutt’altro che facile. Dopo tanti successi a livello giovanile, un bronzo mondiale nel keirin, un bronzo europeo nello sprint e il record del mondo ufficioso sui 200 con la maglia della Russia ha deciso di cambiare nazionale in seguito alla sospensione degli atleti russi e bielorussi dalle competizioni internazionali, ottenendo la cittadinanza israeliana. Yakovlev con i suoi nuovi colori è tornato su un podio internazionale soltanto agli scorsi europei. Kaiya Ota è invece la più grande rivelazione di questo 2024. Il classe ‘99 è molto differente da Yakovlev sia fisiologicamente, 199 centimetri e 106 chili per il moscovita contro i 174 centimetri e 78 chili del giapponese, che per caratteristiche. Infatti nel modo di correre di Ota si vede la sua formazione nel keirin giapponese, che gli ha fornito le basi per fare sempre la decisione giusta in gara. Assieme al Giappone, un’altra nazionale da non sottovalutare è quella cinese, allenata da due leggende della velocità come Denis Dmitriev e Theo Bos, la quale schiera Yu Zhou e Qi Liu. Nessun italiano si è qualificato in questa disciplina.

⭐️⭐️⭐️ Lavreysen

⭐️⭐️ Richardson, Carlin, Ota, Paul

⭐️ Yakovlev, Zhou, Helal, Quintero, Hoogland, Glaetzer/Hoffmann, Rudyk, Awang

Keirin maschile

I favoriti del keirin sono pressoché gli stessi della velocità individuale. Salgono però le quote di Kevin Quintero, campione del mondo in carica e portabandiera colombiano, che corre la disciplina eccellentemente. Con le sue anche quelle dei giapponesi e di Awang. Il paese del sol levante schiera due giovani prodotti della sua scuola: il solito Ota e Shinji Nakano, che prenderà parte anche al quartetto. Il malese Aziz Awang invece è alla sua quinta edizione dei Giochi, sedici anni dopo la prima apparizione a Pechino 2008, dove è stato portabandiera, e la sua esperienza gli sarà certamente d’aiuto in una disciplina tecnica come il keirin. L’esperienza sarà un’alleata anche del polacco Mateusz Rudyk e del tedesco Stefan Bötticher, il quale dovrà però ritrovare il colpo di pedale dei giorni migliori dopo un lungo periodo ai box. Nessun italiano si è qualificato in questa disciplina.

⭐️⭐️⭐️ Lavreysen

⭐️⭐️ Ota, Quintero, Richardson, Nakano, Yakovlev

⭐️ Zhou, Paul, Carlin, Hoogland, Glaetzer/Hoffmann, Rudyk, Awang, Bötticher

Velocità a squadre maschile

I Paesi Bassi sono i dominatori assoluti di questa disciplina dal 2018, ma in questo ciclo olimpico, come mai prima, hanno visto minacciata la loro supremazia. Il terzetto oranje, composto da Roy Van den Berg, Harrie Lavreysen e Jeffrey Hoogland, ha vinto il mondiale nel 2023, ma è arrivato dietro all’Australia nel 2022. Sono Leigh Hoffmann, il terzo uomo ad essere sceso sotto i 17 secondi nei 250 metri da fermo, Matthew Richardson e Matthew Glaetzer i prescelti degli “aussies”, che si sono potuti permettere il lusso di lasciare a casa un fuoriclasse come Thomas Cornish. Tuttavia l’Australia avrà bisogno di una prestazione perfetta per scalzare i Paesi Bassi dal gradino più alto del podio. Per altre piazze d’onore sarà invece battaglia tra la stessa Australia, la Francia di Florian Grengbo, Sebastien Vigier e Rayan Helal, il Giappone di Yoshitako Nagasako, Kaiya Ota e Yuta Obara, la Gran Bretagna di Alistair Fielding, Hamish Turbulll e Jack Carlin, e l'emergente Cina di Shuai Guo, Qi Liu e Yu Zhou. L’Italia, campionessa europea under 23, non si è qualificata.

⭐️⭐️⭐️ Paesi Bassi

⭐️⭐️ Australia

⭐️ Cina, Francia, Gran Bretagna, Giappone

Velocità individuale femminile

Durante l’ultimo ciclo olimpico è cambiato molto nella velocità femminile. Si sono riconfermate le tedesche Emma Hinze e Lea Sophie Friedrich e la canadese Kelsey Mitchelll, campionessa olimpica uscente, ma sono salite alla ribalta altre giovani leve come le britanniche Emma Finucane e Sophie Capewell, le neerlandesi Hetty Van den Wouw e Steffie Van der Peet e la francese Mathilde Gros. La favorita numero uno è proprio la gallese classe 2002 Emma Finucane, la campionessa mondiale ed europea in carica. Finucane ha dimostrato di essere la più forte, ma spesso pecca ancora di inesperienza e pertanto non possono darsi per vinte le tedesche, la padrona di casa Gros e l'esperta Mitchell. In quanto ad atlete esperte non vanno dimenticate la neozelandese Ellesse Andrews, la colombiana Martha Bayona e la giapponese Mina Sato, tutte e tre molto abili nell’uno contro uno. Può invece essere una mina vagante Miriam Vece, che ha portato la velocità femminile italiana ai Giochi olimpici per la prima volta dal 1988, quando Elisabetta Fanton partecipò al primo torneo olimpico della storia della velocità femminile. Accanto a Vece ci sarà anche Sara Fiorin, ventenne brianzola che è però specializzata nelle discipline di fondo e non ha avuto l'occasione di cimentarsi nelle discipline veloci neanche agli scorsi europei under 23, dove avrebbe potuto acquistare un po’ di dimestichezza con la disciplina. Anche lo storico delle cinesi Shanju Bao e Liying Yuan, quest’ultima classe 2005, non è dei migliori, ma senza dubbio non vanno sottovalutate, visto il loro attuale stato di forma.

⭐️⭐️⭐️ Finucane

⭐️⭐️ Hinze, Gros, Friedrich

⭐️ Capewell, Mitchelll, Andrews, Sato, Bayona, Van de Wouw, Bao

Keirin femminile

Il keirin è sempre imprevedibile, ma ci sono alcune pistard che sanno più di altre padroneggiare la disciplina. Su tutte Mina Sato - la scuola giapponese si conferma una garanzia in questa disciplina - , Martha Bayona, l'australiana Kristina Clonan e la campionessa del mondo in carica Ellesse Andrews, che agli scorsi Giochi si è dovuta accontentare dell’argento dietro a Shane Braspenninckx, assente a Parigi. Tra le outsider, invece, si può citare il nome della francese Taky Marie Divine Kouame, della canadese Laurent Genest e della belga Nicky Degrendele: tre pistard tanto diverse quanto pericolose in ottica medaglia. Lontana dai riflettori troviamo anche la campionessa asiatica Nurul Izzah Izzati Mohd Asri, che in Malesia è già paragonata al “pocket rocket” Awang.

⭐️⭐️⭐️ Sato, Friedrich

⭐️⭐️ Finucane, Bayona, Hinze, Andrews

⭐️ Capewell, Mitchell, Gros, Van der Peet, Van den Wouw, Kouame, Guo

Velocità a squadre femminile

Per la prima volta nella storia dei Giochi, la velocità olimpica femminile si correrà su tre giri, e non più su due, proprio come quella maschile. Il cambio di regolamento ha rimescolato le carte, ma a conti fatti la Cina, campionessa olimpica a Tokyo 2021, si presenta ancora come favorita. Infatti, dopo un triennio senza grandi acuti, il terzetto cinese, composto da Yufang Guo, Shanju Bao (entrambe olimpioniche a Tokyo) e la giovanissima Liying Yuan, ha fatto segnare un nuovo record del mondo poche settimane fa, fermando il cronometro a 45.487, quasi quattro decimi in meno del precedente record stabilito dalla Germania. Saranno proprio le tedesche Pauline Grabosch, Emma Hinze e Lea Sophie Friedrich a giocarsi l’oro con le avversarie di sempre, che la spuntarono anche a Tokyo. Dietro a queste due corazzate troviamo la Gran Bretagna, la quale si presenta con un bel mix di gioventù ed esperienza con Sophie Capewell, Emma Finucane e Katy Marchant, che ha sostituito Laurent Bell. Le britanniche, con Bell in formazione, hanno trovato l’argento agli scorsi campionati del mondo di Glasgow, a solo un decimo dalla Germania: una frazione di secondo che a Parigi potrà determinare il metallo di un’ipotetica medaglia. Le altre nazioni che possono ambire al podio sono i Paesi Bassi di Kyra Lamberink, Hetty Van den Wouw e Steffie Van der Peet e il Messico di Jessica Salazar, Yuli Paula Vedugo e Luz Daniela Gaxiola. Sono invece più indietro la Polonia, la Nuova Zelanda e il Canada. L’Italia non ha partecipato a nessuna prova di qualificazione per questa disciplina.

⭐️⭐️⭐️ Cina

⭐️⭐️ Germania, Gran Bretagna

⭐️ Paesi Bassi, Messico

Inseguimento a squadre maschile

Il ricordo della rimonta di Ganna a Tokyo è ancora lucido nella memoria dei tifosi italiani, ma nel frattempo il livello nell’inseguimento a squadre si è alzato ulteriormente. Come tre anni fa, i favoriti principali sono i danesi, che in questo ciclo olimpico hanno riconfermato Rasmus Pedersen, Frederik Rodenberg e Niklas Larsen, e fatto spazio al giovane Carl Frederik Bevort, ma l’Italia vuole rovinargli nuovamente la festa con i quattro olimpionici di Tokyo: Francesco Lamon, Jonathan Milan, Simone Consonni e Filippo Ganna. A rivoluzionare la propria squadra è stata invece la Gran Bretagna di coach Ben Greenwood che schiera l’ingegner Dan Bigham, il fuoriclasse Ethan Hayter, il poliedrico Ethan Vernon e la garanzia Charlie Tanfield. Negli ultimi tre anni queste tre nazioni si sono alternate sul gradino più alto del podio dei Campionati del mondo: prima l’Italia, poi la Gran Bretagna e infine la Danimarca, ma non è impossibile spodestare dal podio. Ci proveranno senz’altro l’esperta Nuova Zelanda con il portabandiera Aaron Gate, Keegan Hornblow, Tom Sexton e Campbell Stewart, i padroni di casa della Francia che schierano Thomas Boudat, Thomas Denis e Valentin Tabellion al fianco del fortissimo Benjamin Thomas e gli australiani di Oliver Bleddyn, Conor Leahy, Kelland O’Brien e Sam Welsford. Dietro a queste sei troviamo quattro formazioni con meno esperienza: la Germania, che in sede di convocazione ha sacrificato il quartetto per le discipline di gruppo; il Belgio, che è stata la nazione più in crescita in questo ciclo olimpico; il Giappone, che per fargli spazio nel keirin schiera Shinji Nakano in posizione di lancio: e il Canada, orfano del suo capitano Derek Gee, che quest’anno ha lasciato la pista.

⭐️⭐️⭐️ Danimarca

⭐️⭐️ Italia, Gran Bretagna

⭐️ Australia, Nuova Zelanda, Francia

Madison maschille

Probabilmente la madison è la prova più impronosticabile: ci sono almeno nove coppie che possono ambire all’oro. Nel gioco dei pronostici, i belgi Robbe Ghys e Lindsay de Vylder, dominatori delle ultime due edizioni della Sei giorni di Ghent, e i campioni del mondo Joeri Havik e Willem Van Schip dai Paesi Bassi partono in prima fila, ma hanno alle calcagna la coppia britannica formata da Ethan Hayter e Oliver Wood e i francesi Benjamin Thomas e Thomas Boudat. Non bisogna sottovalutare neanche l‘esperienza dei tedeschi Roger Kluge e Theo Reinhard e del danese Mørkøv, che eccezionalmente non sarà affiancato né dal compagno di sempre Lasse Norman Leth né dal giovane Theodor Storm, ma da Niklas Larsen. Non si può sorvolare neanche sulla consolidata coppia italiana composta da Elia Viviani e Simone Consonni, sebbene abbia fatto un po’ di fatica nell’ultimo ciclo olimpico. A brillare negli ultimi tre anni sono stati invece i neozelandesi Aaron Gate e Campbell Stewart. In attesa di sapere anche in questa disciplina chi schiererà l’Australia, che sta passando decisamente inosservata in ottica madison, l’ultima coppia che merita una menzione è quella formata dai portoghesi Iuri Leitão e Rui Oliveira, entrambi molto abili nella caccia.

⭐️⭐️⭐️ Belgio, Paesi Bassi

⭐️⭐️ Gran Bretagna, Francia

⭐️ Italia, Nuova Zelanda, Germania, Danimarca, Portogallo

Omnium maschile

Nell’omnium troviamo quattro grandi favoriti: il padrone di casa Benjamin Thomas, l’esperto neozelandese Aaron Gate, il campione del mondo Iuri Leitão dal Portogallo e il londinese Ethan Hayter, che dovrà difendere l’oro conquistato a Tokyo dal compagno di squadra Matthew Walls, il quale invece non è presente a Parigi. Mentre Thomas ha a proprio favore il fattore casa, Gate l’esperienza e Hayter le gambe, Leitão sarà il più fresco di tutti perché il Portogallo non si è qualificato nell’inseguimento a squadre. Assente nel quartetto anche il primo degli outsider: il campione olimpico di Rio 2016 Elia Viviani. Viviani non è né quello di otto né quello di tre anni fa, ma l’esperienza e il colpo d’occhio contano tantissimo nell’omnium. Lo sanno bene, e ne fanno un’arma, anche il neerlandese Jan-Willem Van Schip, il danese Niklas Larsen, il giapponese Kazugishe Kuboki e il colombiano Fernando Gaviria, l’unico ad uscire dal Tour de France. Tra le giovani leve invece non bisogna sottovalutare il tedesco Tim Torn Teutenberg, il canadese Dylan Bibic e il belga Fabio Van den Bossche. Sarà della partita anche un pistard australiano, sebbene non sia ancora stato deciso se correrà Oliver Bleddyn o Sam Welsford. Rispetto a tre anni fa, il recupero tra una prova e l’altra conterà sempre di più perché l’omnium sarà tenuto in appena tre ore.

⭐️⭐️⭐️ Hayter

⭐️⭐️ Gate, Thomas, Leitão

⭐️ Viviani, Van Schip, Teutenberg, Gaviria, Bleddyn/Welsford

Inseguimento a squadre femminile

È altrettanto incerto l’inseguimento a squadre femminile. La Gran Bretagna poteva dirsi favorita, ma dopo l'infortunio di Katie Archibald, che si è rotta una gamba in un incidente domestico, si sono rimescolate la carta in tavola. Le britanniche si presenteranno ai blocchi di partenza con Elinor Barker, Neah Evans, Josie Knight e Anna Morris; un quartetto sullo stesso livello di quello italiano composto da Guazzini, Balsamo e due tra Paternoster, Fidanza e Consonni, che a inizio anno si è laureato campione europeo. A proposito di campionesse continentali, le neozelandesi hanno trionfato nei campionati oceanici e occupano saldamente la prima piazza nel ranking olimpico di categoria, pertanto sono anche loro candidate alla medaglia d’oro con Bryony Botha, Emily Shearman, Nicole Shields e Ally Wollaston. Attraversando il pacifico troviamo gli Stati Uniti, ovvero i campioni panamericani in carica, che si presentano alla vigilia delle competizioni con cinque pistard di altissimo livello come Chloé Dygert, Jennifer Valente, Lily Williams, Kristen Faulkner e Olivia Cummins. Non bisogna mai sottovalutare neanche la Germania, che a Parigi cercherà un canto del cigno con Franziska Brauße, Mieke Kröger, Lisa Klein e Laura Süßemilch, e la Francia delle solite Marie Borras, Clara Copponi, Valentin Fortin e Marie Le Net, che ancora non hanno trovato una grande finale internazionale. A differenza della Francia padrona di casa, non ha grandi pressioni su di sé l’Australia, sottotono in questo ciclo olimpico, ma che può contare su pistard esperte come Georgia Baker, Alex Manly, Maeve Plouffe, Chloe Moran e Sophie Edwards

⭐️⭐️⭐️

⭐️⭐️ Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti, Nuova Zelanda

⭐️ Germania, Francia, Australia

Madison femminile

In queste Olimpiadi molte gare presentano un pronostico molto aperto, ma nessuna come la madison femminile. La Gran Bretagna campionessa olimpica in carica si presenta con una coppia totalmente differente da Tokyo, Elinor Barker e Neah Evans, dopo il ritiro di Laura Kenny e l’infortunio di Katie Archibald. Invece la Danimarca che fu argento tre anni fa punta sulle solite Amelie Dideriksen e Julie Norman Leth, anche se quest’ultima non ha ancora brillato in pista dopo il ritorno dalla maternità. Sono da verificare anche le condizioni di un’altra pistard di altissimo livello: Elisa Balsamo, che però dopo la caduta alla Vuelta a Burgos ha già trovato un piazzamento d’onore alla seconda tappa del Giro d’Italia. Tuttavia, se non se la dovesse sentire, Letizia Paternoster può essere schierata al fianco di Vittoria Guazzini. Come Balsamo, anche Lotte Kopecky deve ancora confermare la propria partecipazione al fianco di Katrijn de Clercq, la quale in caso di forfait della campionessa del mondo su strada gareggerebbe con la giovane Helene Hesters. Sono invece delle certezze la Polonia delle sorelle Daria e Wiktoria Pikulik, gli Stati Uniti di Jennifer Valente e Lily Williams, l’Australia di Georgia Baker e Alexandra Manly, la Nuova Zelanda di Byrony Botha e Emily Shearman e la Francia di Marion Borras e Clara Copponi.

⭐️⭐️⭐️ Gran Bretagna

⭐️⭐️ Italia, Francia, Stati Uniti

⭐️ Belgio, Danimarca, Australia, Polonia

Omnium femminile

Tokyo 2020 Olympic Games - Olimpiadi Tokyo 2020 - Izu Velodrome - Cycling Track Day 7 - Women's Omnium Point Race - 08/08/2021 - Jennifer Valente (USA) - photo Luca Bettini/BettiniPhoto©2021

Anche l’omnium sarà orfano di Archibald, ma con Valente e Lotte Kopecky non mancheranno certo le campionesse. Sono proprio loro due le grandi favorite, con l’americana che parte da campionessa mondiale e olimpica in carica e la belga che invece insegue un successo internazionale nella disciplina dopo la caduta a Tokyo 2021. Tra le outsider si possono citare specialiste del calibro della neozelandese Wollaston, tre volte vincitrice dell’omnium in Nations’ Cup, la norvegese Anita-Yvonne Stenberg, campionessa europea in carica, la giapponese Yumi Kajihara, argento alle Olimpiadi di casa, la danese Amelie Dideriksen, la portoghese Maria Martins, la neerlandese Maike Van der Duin, la canadese Maggie Coles-Lyster e la polacca Daria Pikulik. Invece non hanno ancora sciolto le proprie riserve Gran Bretagna e Italia, dove i ballottaggi sono tra Elinor Barker e Neah Evans e Letizia Paternoster e Elisa Balsamo: quattro atlete da medaglia. Come nella prova maschile sarà interessante vedere se la diminuzione dei tempi di recupero tra una prova e l’altra potrà influenzare il risultato finale.

⭐️⭐️⭐️ Valente

⭐️⭐️ Kopecky, Balsamo/Paternoster

⭐️ Wollaston, Stenberg, Kajihara, Dideriksen, Pikulik, Martins, Barker/Evans

Programma

Lunedì 5 agosto - Giorno 1

17:00-19:40

  • Sprint a squadre femminile - qualificazioni
  • Inseguimento a squadre maschile - qualificazioni
  • Sprint a squadre femminile - 1° turno
  • Sprint a squadre maschile - qualificazioni
  • Sprint a squadre femminile - finale

Martedì 6 agosto - Giorno 2

17:30-19:55

  • Inseguimento a squadre femminile - qualificazioni
  • Sprint a squadre maschile - 1° turno
  • Inseguimento a squadre maschile - 1° turno
  • Sprint a squadre maschile - finale

Mercoledì 7 agosto - Giorno 3

12:45-15:30

  • Sprint maschile - qualificazioni
  • Keirin femminile - 1° turno
  • Inseguimento a squadre femminile - 1° turno
  • Sprint individuale maschile - 32esimi di finale
  • Keirin femminile - ripescaggio
  • Sprint individuale maschile - 32esimi di finale, ripescaggi

17:30-19:50

  • Sprint individuale maschile - 16esimi di finale
  • Inseguimento a squadre maschile - finale
  • Sprint individuale maschile - 16esimi di finale, ripescaggi
  • Inseguimento a squadre femminile - finale
  • Sprint individuale maschile - ottavi di finale
  • Sprint individuale maschile - ottavi di finale, ripescaggi

Giovedì 8 agosto - Giorno 4

17:00-19:55

  • Omnium maschile - scratch 1/4
  • Keirin femminile - quarti di finale
  • Omnium maschile - gara a tempo 2/4
  • Sprint individuale maschile - quarti di finale
  • Keirin femminile - semifinali
  • Omnium maschile - gara a eliminazione 3/4
  • Keirin femminile - finale 7-12
  • Keirin femminile - finale 1-6
  • Omnium uomini - corsa a punti 4/4
  • Sprint maschile - posti 5-8

Venerdì 9 agosto - Giorno 5

14:00-15:45

  • Sprint individuale femminile - qualificazioni
  • Sprint individuale maschile - semifinali
  • Sprint individuale femminile - 32esimi di finale
  • Sprint individuale femminile - 32esimi di finale, ripescaggi

18:00-19:55

  • Madison donne - finale
  • Sprint individuale femminile - 16esimi di finale
  • Sprint individuale maschile - finali
  • Sprint individuale femminile - 16esimi di finale, ripescaggi

Sabato 10 agosto - Giorno 6

17:00-19:50

  • Sprint individuale femminile - ottavi di finale
  • Keirin maschile - 1° turno
  • Sprint individuale femminile - ottavi di finale, ripescaggi
  • Madison uomini - finale
  • Sprint individuale femminile - quarti di finale
  • Keirin maschile - ripescaggio

Domenica 11 agosto - Giorno 7

11:00-14:15

  • Omnium donne - scratch 1/4
  • Sprint individuale femminile - semifinali
  • Keirin maschile - quarti di finale
  • Omnium donne - corsa a tempo 2/4
  • Sprint individuale femminile - posti 5-8
  • Keirin maschile - semifinali
  • Omnium donne - corsa a eliminazione 3/4
  • Keirin maschile - finale 7-12
  • Keirin maschile - finale 1-6
  • Sprint individuale femminile - finale
  • Omnium donne - corsa a punti 4/4

*Il programma potrebbe subire variazioni.


Nations' Cup: ultima tappa prima di Parigi 2024

Si è appena conclusa la Nations’ Cup 2024, la riformata Coppa del Mondo introdotta dall’Uci nel 2021. A differenza delle edizioni passate, spesso poco partecipate, quella di questa stagione ha assunto una particolare importanza in vista dei Giochi Olimpici di Parigi. Infatti, le tre tappe di Nations’ Cup non sono solo state un’occasione per guadagnare gli ultimi punti in chiave qualificazione, ma anche per preparare corridori e materiali prima delle Olimpiadi.

UCI 2022 Track World Championship Day 2 - Saint-Quentin-en-Yvelines - France - 13/10/2022 - Men Scratch Race - Dylan Bibic (CAN) - Foto Roberto Bettini/SprintCyclingAgency©2022

Le danze si sono aperte nei primi di febbraio in Australia, dopo il Tour Down Under. Ciò ha permesso la partecipazione di molti stradisti, ma gli specialisti si sono trovati a dover scegliere tra la prima prova di Nations’ Cup e gli Europei di Grenchen, corsi pochi giorni dopo, per questo motivo la nazionale neerlandese ha deciso di non volare in Australia. Gli occhi degli addetti ai lavori erano puntati sulla squadra di casa, soprattutto nelle discipline veloci maschili, ma Richardson (che nei 200 metri lanciati ha fatto registrare uno straordinario 9.499, a dimostrazione del suo stato di forma) e compagni hanno trovato sulla loro strada un Giappone straordinario. Gli australiani hanno trovato il successo solamente nella velocità olimpica, poi solo sconfitte: da Kaiya Ota nella velocità individuale al malese Awang nel keirin, il quale ha preceduto i due nipponici Shinji Nakano e ancora Ota. Per il Giappone, guidato dall’ex sprinter francese Benoit Vetu, i successi non sono finiti lì perché al femminile Mina Sato ha conquistato l’oro nel keirin e l’argento nella velocità individuale. Però, a vincere più medaglie d’oro di tutti è stata la selezione neozelandese, trainata da Aaron Gate e Campbell Stewart (vincitori della madison maschile), Bryony Botha e Ally Wollaston. Quest’ultima, dopo il successo nell’inseguimento a squadre, ha prevalso nell’eliminazione e nell’omnium avendo la meglio su due certezze della pista come la statunitense Jennifer Valente e la britannica Katie Archibald, la quale, non a caso, ha vinto la madison, in coppia con Elinor Barker. Al maschile, il canadese Dylan Bibic ha messo in scena una prestazione analoga a quella della neozelandese. Il classe 2003, già campione del mondo nello scratch nel 2022, ha trionfato prima nell’eliminazione e poi nell’omnium, battendo allo sprint finale, decisivo per rompere il pareggio, Elia Viviani. Viviani ha partecipato anche al torneo di inseguimento a squadre assieme a Filippo Ganna, Davide Boscaro, Franceso Lamon e Manlio Moro. Gli uomini di Villa purtroppo non hanno ottenuto il risultato sperato: dopo la sconfitta in semifinale contro i padroni di casa (poi sconfitti dalla Gran Bretagna di Tarling) si sono dovuti accontentare della medaglia di bronzo, contro un parterre in cui mancavano Danimarca e Francia. Non hanno brillato neanche i velocisti azzurri. La promettente velocità olimpica non ha superato il turno di qualificazione ed è stato lo stesso per Mattia Predomo e Daniele Napolitano nel torneo della velocità individuale. Neppure Miriam Vece ha brillato, ottenendo l’undicesimo posto nel keirin e l’eliminazione agli ottavi nella velocità individuale per mano di Katy Marchand.

UCI 2023 World Championship Glasgow - Track - Day 5 - Women Elite Madison - 07/08/2023 - Yuri Kajihara (Japan) - Tsuyaka Uchino (Japan) - Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

Un mese più tardi, il circus del ciclismo su pista si è riunito ad Hong Kong, dove hanno brillato nuovamente gli atleti giapponesi e stavolta non solo nella velocità. Kaiya Ota ha fatto doppietta nel keirin e nella velocità individuale, la velocità olimpica maschile ha perso solo alla finale per l’oro, lo stesso per il quartetto maschile che si è dovuto arrendere ai campioni del mondo della Danimarca, ancora doppietta nell’omnium femminile con Yumi Kajihara, vincitrice anche dell’eliminazione, e Tsukaya Uchino, oro nella madison femminile con Maho Kakita, e infine i bronzi maschili con Naoki Kojima nell’omnium e Kazugishe Kuboki e Eiya Hashimoto e quello dell'inseguimento a squadre femminile. Una prestazione corale - dieci medaglie con undici atleti diversi - che fa ben sperare in vista delle Olimpiadi di Parigi, dopo i fallimentari Giochi di casa dove arrivò solo un argento. Tra tutti gli astri nascenti della nazionale giapponese, il più talentuoso è lo sprinter Kaiya Ota, che a soli 25 anni è già un idolo in patria grazie ai suoi successi nel keirin, che in Giappone è una religione e viene corso ogni domenica in velodromi all’aperto. A sorprendere, però in negativo, è stata anche la spedizione neerlandese. Gli oranje, per la prima volta dopo anni, sono rimasti a secco di medaglie nelle discipline veloci, pur schierando la miglior squadra possibile. Dunque, a fare la Lavreysen di turno ci ha pensato Emma Finucane nella velocità femminile. La classe 2002, già campionessa mondiale, ha vinto la medaglia d'oro nella velocità olimpica, con Sophie Capewell e Katy Marchant, nella velocità individuale e nel keirin, in cui si è verificato il ritorno di un’atleta russa su un podio internazionale, ovvero Alyna Lysenko (3ª), la quale ha gareggiato come atleta neutrale. Invece nell’endurance maschile il plurivittorioso è stato Aaron Gate, trionfante nell’omnium e nella madison assieme a Campbell Stewart.

2024 UEC Track Elite European Championships - Apeldoorn (Netherlands) - Day 1 - 10/01/2024 - Team Sprint - Jeffrey Hoogland (NED) - Harrie Lavreysen (NED) - Roy van den Berg and - Tijm van Loon (NED) - Foto Davy Rietbergen/CV/SprintCyclingAgency©2024

La Nations’ Cup di Hong Kong ha rinviato gli ultimi verdetti in chiave qualificazione olimpica alla tappa di Milton (Canada), l’ultima occasione per strappare un ticket per Parigi. Tra le squadre che dovevano chiudere i conti qualificazione c’era il fortissimo quartetto inglese maschile, ancora penalizzato dalla caduta di Tanfield agli scorsi campionati mondiali, che ha reagito doppiando la Svizzera nella finale dell’oro. La Gran Bretagna ha centrato il successo nell'inseguimento a squadre anche con il quartetto femminile, che ha rifilato sei secondi e mezzo all’Italia seconda classificata. Nei giorni seguenti hanno portato tre medaglie d’oro a Londra anche la madison femminile, con Katie Archibald e Neah Evans, e l’omnium sia femminile che maschile, con la solita Archibald - davanti a Letizia Paternoster - e Ethan Hayter. La scozzesse non è stata l’unica atleta a collezionare una tripletta di ori in questa tappa della Nations’ Cup, infatti Harrie Lavreysen è tornato sugli scudi dopo il passo falso di Hong Kong vincendo nella velocità a squadre, con i fedeli Roy van den Berg e Joeffrey Hoogland, nel keirin e nella velocità individuale. Va però sottolineata l’assenza degli australiani e dei giapponesi, che in questa stagione hanno dato filo da torcere agli oranje. Al femminile, le competizioni veloci sono state più equilibrate, con i Paesi Bassi che hanno vinto la velocità a squadre, la neozelandese Ellesse Andrews che ha vinto il keirin in maglia iridata e la francese Mathilde Gros che è tornata alla vittoria nella velocità individuale. Buone prestazioni anche da parte della velocità italiana. Con un sesto posto nella velocità individuale e un nono nel keirin, Miriam Vece ha ufficialmente strappato il ticket olimpico per Parigi, in entrambe le discipline. Vece diventa così la prima sprinter donna a qualificarsi ai Giochi Olimpici per l’Italia dal 1988, quando Elisabetta Fanton partecipò all’edizione d’esordio della velocità femminile. Arrivò alla qualificazione anche la allora diciottenne Elisa Frisoni nel 2004, ma la veronese fu costretta a dare forfait a causa di un infortunio. È invece svanito il sogno olimpico della velocità olimpica maschile, sebbene mancasse solo l’ufficialità. Tuttavia Stefano Minuta, Mattia Predomo e Matteo Bianchi, guidati da Ivan Quaranta, hanno chiuso con un promettente quarto posto finale, anche se sarà molto difficile riconfermare un risultato del genere nei palcoscenici più importanti nel prossimo futuro. La vittoria nella finale per il bronzo contro gli azzurri è valsa al Canada la qualificazione in zona Cesarini, bissando dopo poco più di un’ora la velocità olimpica femminile che, racimolando gli ultimi punti nel velodromo di Milton, ha estromesso dalle Olimpiadi le padrone di casa della Francia.

Il prossimo appuntamento per i pistard sarà quello più importante del quadriennio: i Giochi Olimpici di Parigi. Questo inizio stagione ha mescolato le carte in tavola e al velodromo di Saint Quentin-en-Yvelines nessuna gara sarà scontata, dalla velocità, contesa tra britannici, australiani, neerlandesi e giapponesi, all’endurance, in cui si potranno rivivere emozioni simili a quelle di tre anni fa. L’appuntamento è fissato al cinque agosto.

Foto in evidenza: 2024 UEC Track Elite European Championships - Apeldoorn - 10/01/2024 - Inseguimento a squadre femminile - Vittoria Guazzini  - Elisa Balsamo - Letizia Paternoster - Martina Fidanza - Foto Roberto Bettini/SprintCyclingAgency©2024


Da Apeldoorn fino a Parigi: il punto della situazione

In questo inizio gennaio, come da recente tradizione, i ciclisti professionisti si sono divisi tra Spagna e Australia, per i ritiri e le prime corse della stagione, ma alcuni specialisti della pista hanno preferito i Campionati Europei su pista di Apeldoorn, Paesi Bassi, piuttosto che il caldo e le salite. Organizzare un evento come gli Europei durante il clou della preparazione della stagione su strada è significato dover ricevere qualche forfait, su tutti quelli di Viviani, Ganna e Tarling, impegnati in Australia, e di Dideriksen, che ha deciso di rimanere in ritiro con la sua Uno-X. Assenti anche gli atleti russi per una decisione delle autorità neerlandesi. Secondo il cittì Sergei Kovpanets, l’Unione Ciclistica Europea aveva garantito la partecipazione dei suoi corridori, per i quali la qualificazione olimpica è sempre più lontana. Infatti, in questi campionati continentali erano in ballo punti importanti in chiave Parigi 2024, ma i ticket olimpici saranno assegnati solo dopo le prove di Nations Cup di Adelaide, Hong Kong e Milton, quindi non sono da escludere ribaltoni dell’ultimo minuto.

Corsa a punti femminile - Foto Roberto Bettini/SprintCyclingAgency©2024

Archiviate le polemiche su forfait ed esclusioni forzate, all’Omnisport di Apeldoorn la prima giornata di gare si è consumata senza grandi sorprese. Come da copione, ad assicurarsi le medaglie d’oro nella velocità a squadre sono stati i Paesi Bassi al maschile e la Germania al femminile. Nel regno indiscusso dell’Oranjetrio, composto da Van den Berg, Lavreysen e Hoogland, si sono fatti notare anche gli Azzurri di Ivan Quaranta, che hanno fatto segnare un nuovo record nazionale (43.497), che è valso il sesto posto finale. Ad essere decisivo per il salto di qualità è stato Mattia Predomo, finalmente schierato in seconda frazione dove può esprimere al meglio la propria potenza. Tuttavia, per la velocità a squadre italiana il percorso verso le Olimpiadi di Parigi è tutt’altro che facile.

Team Sprint - Jeffrey Hoogland (NED) - Harrie Lavreysen (NED) - Roy van den Berg and - Tijm van Loon (NED) - Foto Davy Rietbergen/CV/SprintCyclingAgency©2024

Gli Azzurri si trovano al quattordicesimo posto del ranking olimpico, ben lontani dalla Polonia - bronzo ad Apeldoorn -, che occupa l’ottava e ultima piazza utile per Parigi. A rompere un digiuno che dura dalla qualificazione di Roberto Chiappa a Pechino 2008 non saranno neanche le due prime medaglie europee élite della storia della velocità italiana: Matteo Bianchi e Stefano Moro, entrambi molto lontani dalla qualificazione nelle discipline individuali.

Keirin Maschile - Harrie Lavreysen (Netherlands) - Mateusz Rudyk (Poland) - Stefano Moro (Italy) - Foto Roberto Bettini/SprintCyclingAgency©2024

All’Omnisport di Apeldoorn i due hanno conquistato rispettivamente l’oro nel chilometro - che non è parte del programma olimpico - e il bronzo nel keirin, due grandi risultati che però non devono illudere Quaranta e i suoi atleti. Nel chilometro, Bianchi, ventiduenne bolzanino in forze al Team Colpack, ha fatto registrare il miglior tempo sia nella fase di qualificazione (59.687) che in finale (1:00.272), ma al via era assente il neo recordman del mondo Jeffrey Hoogland, da anni su un altro pianeta. Più fortunoso, ma altrettanto degno di merito, il risultato di Moro. L’ex corridore di endurance, che ha virato da poco più di un anno sul settore veloce, ha fatto la propria fortuna seguendo meticolosamente e con grande intelligenza la ruota del polacco Rudyk, sia in semifinale che in finale. Una tattica rischiosa, che però ha dato i suoi frutti ed è valsa un bronzo contro un Harrie Lavreysen che si è preso gioco di tutti e ha vinto per più di mezzo secondo proprio su Rudyk.

Moro ha così migliorato il quarto posto di Predomo ottenuto all’Europeo di Grenchen dello scorso anno. Anche nella velocità individuale, Moro è riuscito a superare il promettente Predomo, che non ha ancora replicato le buonissime prestazioni fatte vedere nella velocità a squadre e non è riuscito ad andare oltre il diciassettesimo posto in qualificazione, registrando un deludente 9.983 nei 200 metri lanciati, per poi uscire al primo turno contro il ceco Topinka. Moro, invece, si è qualificato con il quattordicesimo tempo (9.942) ed è uscito solo al secondo turno contro l’israeliano Yakovlev, il quale ha poi strappato il bronzo ad Hoogland, tornando sul podio di una grande competizione internazionale, dopo tre anni e tante peripezie.

A vincere l’oro è stato il solito Lavreysen, qualificatosi nei 200 lanciati con il record della pista di 9.366, che in finale ha avuto la meglio su un sorprendente Rudyk. Al femminile, l’omologa del neerlandese è stata Emma Finucane, la quale però, oltre all’oro nella velocità individuale, si è dovuta accontentare di due medaglie d’argento nel keirin, vinto da Lea Sophie Friedrich, e nella velocità a squadre, vinta dal terzetto tedesco. La sprinter gallese è l’astro nascente della pista made in Britain - assieme a Josh Tarling nell’endurance maschile -, ma i suoi successi, tra cui spicca il mondiale di velocità vinto a Glasgow a soli vent’anni, sono solamente la punta dell’iceberg della rinascita della velocità femminile britannica iniziata sotto l’ala protettiva dell’australiana Kaarle McCulloch.

Women's Sprint - Emma Finucane (Great Britain) - Lea Sophie Friedrich (Germany) - Foto Roberto Bettini/SprintCyclingAgency©2024

Ne è testimone anche l’oro di Katy Marchant nei 500 metri con i tempi di 33.252 in qualificazione e di 33.319 in finale, che sono bastati a mettersi alle spalle Kouame, Grabosch e l’italiana Vece. Tuttavia, a differenza delle sue colleghe, Marchant è l’ultimo rimasuglio di una generazione precedente, infatti accanto a lei nella velocità a squadre hanno corso la classe 1998 Sophie Capewell ed ovviamente la classe 2002 Emma Finucane.

Non solo velocità femminile, per la Gran Bretagna sono piovuti successi anche nell’endurance maschile. Dopo l’argento di Tidball nell'eliminazione - vinta da Tobias Hansen - nella prima giornata di gare, è arrivato il titolo nell’inseguimento a squadre. Il quartetto composto da Bigham, Vernon, Tanfield e Hayter ha superato in finale una Danimarca che sembrava quasi imbattibile dopo i primi due turni: non a caso il tempo fatto segnare dai danesi nella semifinale contro la Germania è stato di quasi tre decimi più basso del tempo con cui sono stati battuti in finale. I britannici guadagnano così punti di fondamentale importanza nella corsa al ticket olimpico, dopo che il disastroso Mondiale di Glasgow li ha trascinati fuori dai dieci quartetti virtualmente qualificati ai Giochi.

Inseguimento a squadre maschile - Rasmus Pedersen - Frederick Madsen - Tobias Hansen - Carl-Frederick Bevort (DEN) - Foto Roberto Bettini/SprintCyclingAgency©2024

A completare il podio sono stati i campioni olimpici dell’Italia, orfani di Filippo Ganna, sostituito da Davide Boscaro alla luce dell’assenza di Manlio Moro, con una prestazione sicuramente migliorabile. È andata invece meglio al quartetto femminile, composto da Fidanza, Paternoster, Balsamo e Guazzini, che ha superato la Gran Bretagna in finale con il tempo di 4:12.551, prendendosi una bella rivincita dopo l’argento di Grenchen. Per le azzurre è una grande iniezione di fiducia in vista delle Olimpiadi, dopo l’addio di Rachele Barbieri e il deludente quarto posto di Glasgow. C’è però un’altra inseguitrice azzurra che ha sorpreso tutti all’Omnisport di Apeldoorn: Federica Venturelli. La classe 2005, convocata in extremis da Marco Villa, nell’inseguimento individuale ha centrato la finale per il bronzo, poi persa con il tempo di 3:27.475 contro la britannica Anna Morris. Una prestazione notevole, considerando che Venturelli era al primo test sulla distanza di tre chilometri: chissà se la diciannovenne cremonese entrerà nella rotazione del quartetto già in vista delle Olimpiadi di Parigi.

Inseguimento a squadre femminile - Vittoria Guazzini (Italy) - Elisa Balsamo (Italy) - Letizia Paternoster (Italy) - Martina Fidanza (Italy) - Foto Roberto Bettini/SprintCyclingAgency©2024

Non si può definire altrettanto positiva l’uscita degli uomini di Villa: il quartetto si è rivelato ancora una volta Ganna-dipendente e sono mancati i risultati anche nelle discipline di gruppo, in cui Consonni e Scartezzini non hanno replicato le prestazioni degli scorsi Europei e il giovanissimo Fiorin ha corso lo scratch - vinto da Leitão - solamente per fare esperienza. Proprio come Fiorin, un altro uomo del magico quartetto azzurro juniores detentore del record del mondo è stato lanciato nella mischia ad Apeldoorn, ovvero Luca Giaimi, neo acquisto della Uae Gen Z, che ha chiuso l’inseguimento individuale al dodicesimo posto con il tempo di 4:17.379, ben lontano dal vincitore Dan Bigham, che battendo in finale il connazionale Charlie Tanfield ha ottenuto il primo titolo internazionale individuale della sua carriera.

Ironia della sorte, questo primo successo dell’ex recordman dell’ora è arrivato proprio contro uno dei suoi compagni di squadra al Team KGF, la squadra di quattro dilettanti britannici - gli altri due erano Wale e Tipper - che nel 2017 vinse il titolo nazionale dell’inseguimento a squadre contro la nazionale britannica e diverse medaglie in Coppa del Mondo, rivoluzionando per sempre il modo di correre questa disciplina con le loro innovative tattiche. Nel 2017, in quella nazionale britannica era già presente il futuro vice-campione olimpico della madison Ethan Hayter, che ad Apeldoorn, oltre all’oro nel quartetto, ha conquistato il titolo europeo nell’omnium, battendo il danese Niklas Larsen in virtù del piazzamento all’ultimo sprint della corsa a punti. Il londinese, che su strada difende i colori della Ineos, si è così riscatatto dopo una deludente madison chiusa al settimo posto con lo scozzese della Corratec Mark Stewart, il quale dopo quest’ultima uscita difficilmente sarà il compagno di Hayter a Parigi.

Eliminazione maschile - Jules Hesters (Belgium) - photo Roberto Bettini/SprintCyclingAgency©2024

La vera delusione dell’americana è stata però la coppia neerlandese composta da Havik e Van Schip, campioni del mondo in carica, che non è riuscita ad andare oltre all’ottavo posto. I padroni di casa avevano addirittura fatto anticipare la gara per poter partecipare alla Sei giorni di Brema, ma lì sono stati battuti dai neo campioni europei Reinhardt e Kluge, due leggende della madison tedesca che a Parigi tenteranno di coronare il proprio duraturo sodalizio con una medaglia. A differenza dei teutonici, i danesi si stanno avvicinando a Parigi lanciando una nuova strana coppia. La leggenda della pista Michael Mørkøv ha infatti corso tutto l’inverno con il classe 2005 Theodor Storm, neo acquisto della Ineos, e probabilmente lo vorrà al suo fianco anche nella sua ultima madison olimpica, malgrado i vent’anni di differenza tra i due. Consonni e Scartezzini, noni, non hanno brillato a differenza delle colleghe donne.

Madison femminile - Vittoria Guazzini (Italy) - Elisa Balsamo (Italy) - Foto Roberto Bettini/SprintCyclingAgency©2024

Guazzini e Balsamo hanno confermato il bronzo europeo dello scorso anno piazzandosi alle spalle delle francesi Fortin e Borras e delle belghe De Clercq e Kopecky. Per Lotte Kopecky questa è stata la terza medaglia europea della rassegna, dopo i due ori conquistati il sabato con una prestazione degna di una pluri campionessa mondiale come lei. La fuoriclasse belga ha prima vinto la corsa a punti piazzandosi in quasi tutti gli sprint e dopo neanche cinque minuti ha dominato l’eliminazione come solo lei sa fare. Due titoli europei in poco più di un quarto d’ora: fortunatamente Kopecky è la maglia iridata di entrambe le discipline e non ha dovuto perdere tempo per cambiare body!

Questi Campionati Europei non ci avranno detto chi tornerà a casa con una medaglia dai Giochi Olimpici di Parigi, ma senz’altro sono serviti per capire a che punto sono i pistard di tutta Europa: c’è chi è già pronto, come Lavreysen e Finucane; chi deve apportare ancora qualche miglioramento, come il quartetto danese; e chi deve dare il massimo nelle prossime tappe di Nations Cup per strappare una difficile qualificazione olimpica, come la velocità a squadre italiana.


La Madison di Parigi inizia alla Sei Giorni di Gent

C’è stato un tempo in cui ogni inverno fiumi di spettatori riempivano i palazzetti di tutto il mondo per assistere allo spettacolo delle sei giorni. Dal Madison Square Garden al Palasport di San Siro, per anni il ciclismo su pista ha intrattenuto migliaia e migliaia di tifosi con rapidi cambi all’americana e volate alla ruota di un derny. Il fascino delle sei giorni è ormai decaduto, ma ancora oggi vengono corse e celebrate in delle cattedrali della disciplina come il ‘t Kuipke di Gent. La Zesdaagse van Vlaanderen-Gent, come viene chiamata in lingua fiamminga la sei giorni locale, si corre dal 1922 e, salvo poche interruzioni, ha da sempre rappresentato un punto fisso nella stagione dei migliori seigiornisti al mondo e non solo, tant’è che nell’albo d’oro della competizione si possono trovare coppie dal calibro di Patrick Sercu (plurivittorioso con undici successi) e Eddy Merckx, Donald Allan e Danny Clark (che nel 1994 ha trionfato a 43 anni per la settima volta), Silvio Martinello e Marco Villa e più recentemente Bradley Wiggins e Mark Cavendish e Elia Viviani e Iljo Keisse. Sebbene l’appellativo di seigiornista sia caduto in disuso a causa dell’ormai striminzito calendario della specialità, ancora oggi alcuni tra i migliori pistard del mondo si sfidano al ‘t Kuipke per tenersi in forma durante l’off season e affinare l’intesa di coppia in vista delle gare di americana più importanti della stagione, quella mondiale e quella olimpica. Infatti le sei giorni si corrono in coppia e la classifica generale si basa sui giri guadagnati nelle madison. Tuttavia si può ottenere un giro di vantaggio anche ogni cento punti racimolati nelle varie prove, che a Gent sono corsa a punti, giro di pista a coppie, eliminazione individuale, eliminazione a coppie, derny, 500 metri a cronometro in coppia, scratch e ovviamente madison.

I vincitori della Sei Giorni di Gent 2023

Quest’anno a Gent si sono presentate dodici coppie, molto eterogenee tra loro: i nazionali neerlandesi Havik e Van Schip, la collaudata coppia tedesca composta da Kluge e Reinhardt, i campioni in carica De Vylder e Ghys, i britannici Stewart e Wood, le riserve di De Vylder e Ghys nella nazionale belga ovvero Van den Bossche e Hesters, le riserve delle riserve cioè Vandenbranden e Dens, due astri nascenti della pista come Pollefliet e Teutenberg, gli esperti Norman Leth e Rickaert, una coppia già collaudata con un terzo posto alla Tre giorni di Copenhagen come Gate e Malmberg, i giovani olandesi e francesi Hoppezak e Heijnen e Nillson Julien e Tabellion e infine l’esperto Scartezzini con il 2005 Van den Haute. Ad avere la meglio sono stati nuovamente De Vylder e Ghys, che hanno chiuso con più di cento punti di vantaggio sui primi inseguitori, ovvero Havik e Van Schip, e con un giro e quasi ottanta punti su Van den Bossche e Hesters. Già dalla seconda giornata di gare proprio queste tre coppie sono emerse nella lotta al gradino più alto del podio, ma i campioni uscenti solo alla quarta serata sono balzati definitivamente in testa alla classifica mettendo a segno 58 punti, contro i 28 di Havik e Van Schip, grazie ai successi nell’eliminazione, nel giro di pista e nel derny con Ghys. Tuttavia, nelle ultime due sessioni di gare, i principali avversari di Ghys e De Vylder si sono rivelati i connazionali Van den Bossche e Hesters. I due, in forza rispettivamente alla Alpecin Deceuninck e alla Sport Vlaanderen Baloise, rappresentano le principali insidie alla convocazione olimpica per i campioni della Zesdaagse, anche se dopo Gent la questione potrebbe essere definitivamente chiusa. Van den Bossche (classe 2000) e Hesters (1998) infatti sono due specialisti dell’americana giovani e collaudati proprio come Ghys (classe 1997) e De Vylder (1995): chissà se la nazionale belga sceglierà di mischiare le carte alla partenza della madison di Parigi?

Lo spettacolo del derny

A scippare la seconda piazza a Van den Bossche e Hesters sono stati i campioni del mondo Havik e Van Schip, i quali, al contrario dei due belgi, sono senz’altro certi della qualificazione olimpica. L’estate prossima infatti la coppia oranje avrà probabilmente un’ultima occasione per agguantare una medaglia olimpica dopo l’argento e l’oro europeo di Apeldoorn 2019 e Grenchen 2021 e il recente titolo iridato conquistato a Glasgow. Parigi potrebbe essere sede di un’ultima danza ai giochi olimpici anche per la coppia tedesca Kluge - Reinhard, che corre mano nella mano dal 2018. In queste sei stagioni i due teutonici si sono laureati due volte campioni del mondo di specialità (Glasgow 2018 e Pruszkow 2019) e campioni europei negli ultimi due anni. Nel palmares di entrambi, che complessivamente conta nove medaglie mondiali, 11 europee e l’argento di Kluge nella corsa a punti di Pechino 2008, manca solo un oro olimpico, che li renderebbe una delle coppie più vincenti della storia della madison. Parlando di ori olimpici non si può non citare il campione olimpico uscente dell’americana: Lasse Norman Leth. Il danese, che ha corso assieme al pesce pilota della Alpecin Deceuninck Jonas Rickaert, al ‘t Kuipke non ha brillato particolarmente, piazzandosi in penultima posizione a ben trentacinque giri di distanza dai vincitori, solamente davanti alla strana coppia Scartezzini - Van den Haute, ma per sua fortuna Parigi è ancora molto lontana e il prossimo anno si dedicherà esclusivamente alla pista scendendo di categoria su strada. A non essere certo del ticket olimpico è invece il britannico Oliver Wood, decimo a Ghent assieme allo scozzese Mark Stewart, che dovrà vedersela con Matthew Walls, Ethan Vernon e William Tidball per il posto da compagno di squadra di Ethan Hayter.

Il podio finale della Sei Giorni di Gent: Lindsay De Vylder/Robbe Ghys, i vincitori, Fabio Van den Bossche/Jules Hesters al 2° posto, Yoeri Havik/Jan-Willem van Schip al 3°.

Tuttavia in settimana è arrivato il forfait di Fred Wright, campione nazionale su strada e amico d’infanzia di Hayter, che ai Giochi si dedicherà esclusivamente alla prova in linea. Ancora più complicata la convocazione per Michele Scartezzini, per il quale Villa e Bennati dovrebbero rinunciare ad Elia Viviani o portare due specialisti del quartetto nella prova in linea: i pochi posti a disposizione pongono i cittì di tutto il mondo davanti a scelte complicate e dolorose. Con così poche gare in calendario, la sei giorni di Ghent è stato un importante banco di prova in vista di Parigi: l’avvicinamento dei grandi campioni della madison all’appuntamento più importante degli ultimi quattro anni è passato per il ‘t Kuipke.