Chissà cosa avrà detto Eddy Merckx alla piccola Athina quando, l’inverno scorso, ha saputo che quel tumore al ginocchio, a cui era stata operata solo qualche tempo prima, si era ripresentato. Forse, da buon nonno, l’avrà abbracciata e poi si sarà seduto accanto a lei raccontandole una di quelle favole in cui anche i draghi più cattivi vengono sconfitti da qualche eroe. Forse sarà stata la piccola Athina, la figlia di Axel Merckx, a cercare nonno, avendolo sempre sentito chiamare “Cannibale”. Avrà pensato: «Lo dico al nonno e poi vediamo». Forse si sarà fatta fare il numero di telefono da mamma e papà e avrà iniziato la telefonata come tutte le telefonate ai nonni: «Ciao nonno. Lo sai che ti voglio bene? Devo dirti una cosa». Forse nonno Eddy le avrà spiegato che anche per i nonni più forti è difficile. Forse le avrà detto che lei, così piccola, ora dovrà essere ancora più forte di nonno quando correva e, se lo sarà, non dovrà avere paura.
A dire il vero Athina è già una ragazza forte e forse è così forte anche perché lo ha promesso a nonno, perché gli ha detto che lei non mollerà. E guarda caso, solo qualche secondo dopo, quel nonno ha sorriso. Noi crediamo sia successo così, non ne abbiamo la certezza ma fa lo stesso. Pensate che pochi giorni dopo, in ospedale, Athina ha detto alla mamma di non volere regali per Natale: «Sai quel progetto di cui mi hai parlato, mamma? Perché non donate i soldi dei miei regali a quel progetto? Penso che a Natale sarò più felice sapendo che quei bambini, i bambini guatemaltechi, possano andare a scuola in autobus il prossimo anno. Me lo prometti? Facciamo così?». E mamma probabilmente avrà voltato lo sguardo da un’altra parte, solo per non far vedere che stava piangendo. Poi le avrà risposto con un bacio sulla fronte e l’unica cosa che sa dire un genitore in queste occasioni: «Certo, amore». Poi avrà cercato lo sguardo di Axel, da qualche parte nella stanza, come solo i genitori sanno fare quando si sentono fieri dei loro figli.
Athina ha già affrontato un anno di chemioterapia e accanto a lei, ogni giorno, c’è anche qualcun altro. Lo ha raccontato qualche giorno fa Axel Merckx. Parliamo di Tao Geoghegan Hart, il recente vincitore del Giro d’Italia: «Tao è veramente un ragazzo speciale. Ha preso a cuore la battaglia della mia Athina e quasi ogni giorno registra dei video molto belli e glieli invia per sostenerla, per aiutarla a farsi coraggio. Gesti del genere non sono mai scontati, ancora meno per un ragazzo come Tao che ha tantissimi impegni. Il tempo per Athina lo trova sempre, le vuole davvero bene e io non ho parole per ringraziarlo». Anche di questi video non sappiamo nulla, come di tutti i messaggi e le telefonate fra Tao e Athina e anche di questo non ci interessa. L’importante è che ci siano, l’importante è che si possa pensare che da qualche parte accadano cose di questo tipo. Che un ragazzo di poco più di venticinque anni, vincitore del Giro d’Italia, ogni giorno pensi almeno per un attimo a una ragazzina di quindici anni che un Giro d’Italia non può nemmeno andare a vederlo e lo desidererebbe tanto. Come desidererebbe tante altre cose che oggi non può fare. E che poi questo ragazzo prenda il telefono e le scriva o le registri un video, solo per farla sorridere. O magari la chiami: «Ciao Athina. Sono Tao, lo sai che ti voglio bene, vero? Devo raccontarti una storia…».