Da una decina di giorni, a Vermiglio, le ruspe di Flanders Classics coordinate da Chris Mannaerts spostano, compattano, rovesciano neve. Un gatto delle nevi grande quando un bilocale ha lisciato un minimo il fondo, ma fin dai primi minuti di prove libere si capisce che presto verrà rotto dalle biciclette, come una pista alle quattro del pomeriggio dagli sci.
«Il tracciato è diviso in due parti» spiega Mannaerts. «All’inizio c’è un tracciato più tecnico e poi dall’altra parte del fiume c’è una salita molto ripida. Sarà molto impegnativo perché è una linea retta verso la collina. Vedremo chi riuscirà a salire in cima e chi scenderà dalla bici. Questa sarà la chiave fondamentale in questa gara, insieme a chi sarà in grado di effettuare gli sforzi più volte».

Il manager di Flanders Classics, che organizza la Coppa del Mondo di ciclocross compresa questa nuova tappa in Val di Sole, ha ragione: il rettilineo verso quel muro atroce sarà il passaggio chiave della corsa. È lunghissimo, un centinaio di metri a occhio, e nelle prove è caduto un atleta su due.
Va ripetuto: è un rettilineo pianeggiante. Non dovrebbe essere così difficile. Il problema è anche il motivo per cui tutti gli occhi sono puntati su questo evento: la neve. Fa slittare le ruote, il ciclista perde aderenza, la bici scoda. Qualcuno ha dovuto appoggiarsi alle reti che confinano la pista, altre si sono rifiutate di non farcela e hanno provato più volte a uscire indenni da quel settore.

La beffa consiste nel fatto che, finito questo inferno ghiacciato, comincia un muro – sempre innevato – di cinquanta metri in cui si dovrà scendere e caricare la bici in spalla. La discesa, poi, è altrettanto insidiosa: lanciarsi a oltre 40 km/h giù dal versante di una montagna su fondo innevato non è esattamente una passeggiata.
Per le gare di domani, Wout van Aert, che oggi ha corso in Belgio – e ha vinto – e arriverà in Italia stanotte, ha le stesse certezze che hanno gli spettatori, già accorsi in massa per le prove del sabato: nessuna. «Non sono mai stato un re della neve» ha detto uno dei ciclisti più forti della sua generazione, che ha comunque fatto di tutto per esserci. La neve spaventa e affascina tutti.

Foto: Giacomo Podetti