Il libro preferito di Elisa Balsamo è “Novecento” di Alessandro Baricco. Se le si chiede il perché, la risposta va a pescare nel suo presente ma anche, e forse soprattutto, nel suo passato. Elisa dice che quel libro le piace “perché è ironico e triste allo stesso tempo: al protagonista manca il coraggio di fare ciò che vorrebbe. È un monito: nella vita quel coraggio bisogna trovarlo. Non è solo importante, è fondamentale”. Lei ammette che diverse insicurezze tormentano il suo carattere. Così sente il bisogno di avere qualcuno al suo fianco che la sproni, qualcuno che creda in lei, qualcuno che le dica “ce la puoi fare”. Elisa Balsamo non la scopriamo certo oggi, è un’atleta di primo rango. Non le manca niente. E allora perché dirlo? Perché ripeterlo? Perché le cose ovvie non lo sono mai del tutto. Perché qualcuno che ti ripeta certe parole, fa sempre bene. Non importa se sono parole che hai già sentito tante volte. Non importa se, in fondo, lo sai anche tu. Certe cose hai bisogno di sentirtele dire. Chi tiene a te, ha questo dovere. Dirtele. Nel suo caso, oltre alla sua famiglia, a ripeterle quelle parole c’è il suo preparatore Davide Arzeni.
Oggi, Chiara Consonni era con le braccia levate al cielo a cinquanta metri dal traguardo. Non in testa al gruppo, in decima posizione. Davanti c’era Elisa. Quante cose possono succedere in cinquanta metri in volata? Tante, forse troppe. Quando abbiamo visto Chiara alzare le braccia al cielo quando il traguardo non era ancora tagliato, abbiamo pensato a quando Elisa Balsamo ci ha detto: «Senza le mie compagne di squadra non sarei la stessa. Non sarei qui, senza di loro». Chiara Consonni se lo sentiva, è questo il bello. Quando sai qualcosa, quando la tua conoscenza deriva dall’intelletto, puoi fallire, puoi sbagliare, puoi confonderti. Quando lo senti, no. Quando lo senti, lo hai dentro. Non sai da dove arrivi, non sai se è un qualcosa che ti appartiene oppure qualcosa di assolutamente estraneo a te, che coincide con la tua persona per particolari circostanze. Ma sai che è così. Come avesse detto: “Non ti riprende più nessuno, sei troppo forte. Hai vinto! Guarda che volata sai fare. Ma la vedi? Ma ti vedi? Sei uno spettacolo. Sei campionessa europea”. Proprio così. Prima che la realtà confermasse la sensazione.
La volata è una questione di velocità ma anche di pazienza. Nella vita quotidiana, duecento metri sono poco o nulla. In una volata, partire duecento metri prima o duecento metri dopo, cambia tutto. Anche se la voglia è tanta devi aspettare, devi stare tranquilla. Lei ha imparato ad aspettare sin da bambina. In un negozio aveva visto una bellissima bicicletta Colnago: «Me la fecero provare ma era troppo grande. Tornai a casa delusa ma non volevo rinunciarci. Tornavo lì ogni giorno e la riprovavo. Il giorno in cui i piedi riuscirono a toccare i pedali ero felicissima». Stasera, Elisa rivedrà quella volata e ripenserà a tutti gli attimi di attesa. A quanto l’attesa sia bella perché dopo sei ancora più felice. Alla fortuna di avere imparato quella lezione sin da bambina. Poi rivedrà Chiara a braccia alzate ai cinquanta dal traguardo e penserà a quanto queste ragazze credano in lei. A quanto sia bella questa fiducia, a quanto faccia sentire protetti. Tanto protetti da gettarsi al vento senza alcun dubbio. Un piccolo miracolo. Un miracolo a cui credere perché si verifica spesso a patto di avere il coraggio di fidarsi e di affidarsi. Poi le cose belle succedono. Non abbiate paura.
Foto: Bettini