Anno dopo anno il serbatoio da cui si attinge nel settore a cronometro italiano è sempre più ricco di talento: Bonetto, Romele, Barale, Cipressa, tanto per citare ragazzi e ragazze che ieri mattina la medaglia nelle due prove junior non la conquistano, ma mostrano come il futuro abbia trovato le prossime locomotive.
Non importa che le medaglie non siano arrivate, anzi, non è un male. Il livello internazionale è estremamente alto, alcuni avversari sembrano già professionisti (e tra questi alcuni passeranno professionisti fra pochi mesi). C’è fermento, c’è voglia, c’è talento, passione, che ritrovi non solo in chi corre, ma anche in tutti quelli che aspettano un autografo dietro le transenne o nell’alpino che insiste per farsi fare una foto con il fan club di un corridore.
Tra questi talenti c’è Samuele Bonetto. 5° nella prova junior del mattino, lui dice di sentirsi un diesel e di lui dicono che ha margini importanti, e che quei margini li vedi dai piccoli errori che ancora compie (e per fortuna).
Corre senza computerino: «Vado a tutta da subito, corro a sensazione. Perché sono andato più forte nella seconda parte? Perché questo dice il mio motore». È un ragazzo, ma come tutti i ragazzi della sua età che fanno ciclismo pare ormai fatto e pronto.
Lo capisci dal potenziale, lo cogli subito da come parla. «A soli 3 secondi dal podio ci avrei messo la firma. Tra Europeo e Mondiale su pista, fino a Trento, sono stato sballottato qua e là» Sì, però, aggiunge, è stato un bel girare: campione europeo e mondiale dell’inseguimento in meno di un mese. Correndo, aggiunge, equipaggiato con una bici, casco compreso, con pezzi appartenenti a Ganna, Consonni, Milan, Lamon e Scartezzini. Praticamente un puzzle. «Non è che già a ottobre al Mondiale vuoi rubare il posto a questi campioni?» scherzo. «Ma va! Ne deve passare di acqua sotto i ponti», mi risponde. Schietto e divertito. Mica male ‘sto Bonetto.
Foto: Bettini