Lo chiamano, in maniera concisa, “Tadej Pogačar”, forse perché “Campione del mondo, capace di conquistare quasi ogni corsa a cui si presenta e pure la terza Strade Bianche – raggiunto Cancellara – anche quando inizialmente non riesce a staccare tutti i suoi avversari, sbaglia in malo modo una curva, cade e si fa male e arriva al traguardo insanguinato, ma vincente” sembrava troppo lungo.

Nella collezione delle sue vittorie ne mancava una in cui all’arrivo pareva la bistecca tanto desiderata da Vincent Vega in Pulp Fiction: grondante sangue. Nelle foto della Strade Bianche abbiamo visto gente arrivare con facce da golem, altri come mummie risvegliate da un sonno millenario, altri ancora buttarsi per terra stremata dalla fatica, ancora un po’ serviva qualche macchinario per fargli riprendere fiato, oppure chi ancora lo abbiamo visto tagliare il traguardo dopo aver saltato un pezzo di percorso ed essere ugualmente inseriti erroneamente nell’ordine d’arrivo. Ma non abbiamo mai visto vincere qualcuno conciato in questa maniera, almeno non qui a Siena.
Si va a prendere pure questo primato Pogačar, che a 26 anni infila l’ennesima grande vittoria della sua carriera, questa, per certi versi, la più scontata alla vigilia, per quello che è successo in corsa intorno alle tre e venticinque di oggi pomeriggio, con un effetto sorpresa che a tratti ha smarrito spettatori, tifosi, membri del suo team. Forse per qualche attimo anche lui e gli avversari.

Quando ha ripreso Pidcock – o meglio Pidcock, grande corsa la sua, lo ha aspettato – abbiamo provato ad analizzare al dettaglio ogni piccola smorfia del suo volto, abbiamo fatto la conta dei tagli sulla spalla, sulle mani, sulle gambe come fossimo novelli studenti di anatomia. Abbiamo vissuto un paradosso: pensavamo che così ammaccato non ce l’avrebbe fatta e invece, un’ora più tardi della caduta, ha tagliato il traguardo di Piazza del Campo a Siena festeggiando con i tifosi.

Quei tifosi che ancora oggi si dividono: c’è chi si esalta, chi è stufo, chi vorrebbe vedere qualcuno in grado di contrastarlo, ma come abbiamo già detto altre volte, lui appartiene a un altro mondo, a quello dei più grandi di sempre. Ed è questo che oggi importa. Scambiamoci un saluto in segno di pace e rendiamo grazie a questo qui capace di arrivare sorridendo e vincere anche quando è conciato come una bistecca.