Chiamatelo un po’ come vi pare: ciascuno ha il suo modo. Chiamatelo calcolo scientifico, oppure tifo, malattia, passione, persino common sense. Chiamatela attesa, bramosia o speranza, quella di vedere van Aert, Alaphilippe e van der Poel (scritti in ordine casuale) giocarsi fino all’ultima stilla di sudore la Strade Bianche.
Magari con un attacco sulle Sante Marie (non prima eh, ragazzi, mi raccomando, sennò ce lo perdiamo: inizio diretta tv o streaming ore 13.45 circa), intanto, per vedere che effetto fa sulle gambe degli altri. Fin dove lasciano il segno.
Vedremo chi emerge dalla polvere – o dal fango, se il tempo volge al brutto – e poi, se proprio non ci si vuole giocare tutto salendo verso Piazza del Campo, ecco che tra Colle Pinzuto e Le Tolfe, con quei nomi allegorici che solo in Toscana, il terreno c’è per il colpo risolutivo, e il contorno a ispirare non manca.
Mancherà solo la gente che non è poco anche se ci stiamo facendo la brutta abitudine. E poi: vogliamo riappropriarci del finale più degno e che solo una disattenzione generale – di corridori, di moto e di pianeti male allineati – ci ha tolto al Fiandre 2020? La risposta è una sola ed è ovvia.

Nel 2019 a Siena vinse Alaphilippe, lo scorso anno toccò a van Aert, mentre van der Poel ottenne un quindicesimo posto al termine di una giornata tutt’altro che da van der Poel.
In Belgio, pochi giorni fa, ha sgasato, si è testato, un paio delle follie delle sue, attacchi da lontano, poi piccole scaramucce con gli avversari, scelte strategiche forse non brillantissime nel finale della Kuurne-Brussels-Kuurne e persino un manubrio rotto a Le Samyn, ma, senza ombra di dubbio, pioggia o sole, caldo o freddo, strada bianca ben battuta – come si è visto dalle ricognizioni di questi giorni – oppure più carrareccia, beh domani è il favorito (assoluto) con qualche punto di margine sul francese e soprattutto sul belga che ancora in strada non si è visto in questo scorcio di stagione, ma dicono che in allenamento abbia fatto paura.

Poi certo, la gara non si ferma a loro tre: il cast è stellare e con Pogačar e Pidcock rischia di essere corale. Loro i favoriti a cinque, quattro e tre stelle e poi ci sono gli altri: Van Avermaet, Štybar, Wellens, Kwiatkowski, Fuglsang, Bardet, Madouas, ecc.
Si discute sulla carta, ma le contese non ammettono regole né copioni già scritti e quella carta qualcuno potrebbe anche prenderla e stracciarla, tanto più in una corsa così. Vedremo.

E gli italiani? Generazione di corridori che hanno maturato una sorta di intolleranza a ghiaia, balze e biancane senesi. Unico vincitore Moreno Moser, figliol prodigo di un’intera discendenza e che poi ha preferito fare altro. Pochi pure i podi, anche quando la corsa era appena nata (era il 2007, vinse Kolobnev) e i nomi alla partenza non erano quelli dei migliori come accade oggi, o meglio domani. Lo scorso anno gran bella gara di Formolo e Bettiol, ma non bastò: d’altronde come si poteva battere van Aert? E andare forte a loro potrebbe non bastare nemmeno domani. Gli altri: Ballerini potrà tenere i migliori sugli strappi? Difficile. Brambilla può essere un nome spendibile per un piazzamento a ridosso del podio; da Rosa, Conca e De Marchi ci si aspetta più un attacco da lontano, come i due fratelli Bais che vederli in fuga assieme sarebbe come una saga familiare. Assenti per diversi motivi possibili protagonisti: Nibali, Ulissi, Moscon, Bagioli e Trentin – così come Sagan e Schachmann. Complesso immaginarsi il tricolore sventolare in alto, salvo un miracolo che di questi tempi è meglio riservare per altro.

IL PERCORSO

Pittoresco, piuttosto e anzichenò, come esclamava il Lord H.G. Wells di Dylan Dog. Da Siena a Siena, 184 chilometri di corsa, circa. 63 di sterrato suddivisi poco democraticamente in 11 settori e finale sullo strappo che porta in Piazza del Campo. Primo punto chiave Sante Marie (o Settore Fabian Cancellara) e il lungo tratto in su e giù una volta scollinati con ancora diverso sterrato e qualche curva difficile.
Per dare alla corsa un credito ulteriormente leggendario di quello che si è costruito in sole 14 edizioni ci vorrebbero quei 50 chilometri in più, inutile nasconderlo. A dividere ulteriormente quelli forti da quelli ancora più bravi. Corsa che, tuttavia, premia corridori completi, che siano grangiristi o classicomani, pietraioli o ardennisti: non fa differenza, qui negli anni sempre – più o meno – vincitori ben attrezzati.

I FAVORITI DI ALVENTO

⭐⭐⭐⭐⭐ Alaphilippe, van der Poel
⭐⭐⭐⭐ Van Aert
⭐⭐⭐ Pogačar, Pidcock
⭐⭐ Fuglsang, Van Avermaet, Bardet, Wellens, Kwiatkowski, Brambilla, Madouas, Mollema
⭐ Formolo, Ballerini, Venturini, Vendrame, Stybar, Bettiol, S.Yates, , Almeida, Küng, Mohorič, Asgreen. Clarke, Bernal

Foto: Paolo Penni Martelli