Il centro di Fayetteville, Arkansas, stasera ospita uno spettacolo diverso dal solito. C’è un palco, piccolo e illuminato, e ci sono i bambini della scuola cittadina che si dimenano eccitati. Si corre un campionato del mondo in città, ma i protagonisti sono loro: a ciascuno è stata assegnata una bandiera o un cartello con il nome di un paese. Sfileranno per i pochi passi necessari ad attraversare la piazza, sino al centro dei riflettori. Portabandiera inediti di una cerimonia inaugurale altrettanto bizzarra. Gli atleti, i protagonisti del mondiale di ciclocross, non ci sono. Il freddo e la tensione hanno tenuto tutti in albergo. Solo una manciata di rappresentati del Messico e del Costa Rica si sono spinti sino in piazza, nascosti tra il pubblico.
I bambini con le loro mascherine colorate sfilano e la piazza ha applausi per tutti. Per chi è in pantaloni corti come per chi sta ben intabarrato nella giacca a vento. Per chi fa ruotare il cartello come una majorette e per chi sbandiera come in parata. Quando passano i rappresentanti dell’Italia qualcuno urla “Pizza!” e qualcuno risponde con “Pasta!”. Per la sfilata degli Stati Uniti si levano i boati. Il sindaco Lioneld Jordan grida “Hello everyone!” e il pubblico lo interrompe urlando “Yeah!”. Anche Pieter Pools, il banditore ufficiale del comune di Geraardsbergen, Fiandre, interrompe la cerimonia: salta sul palco e saluta tutti i presenti. Il mondo è piccolo sotto i colori dell’iride.
Le corse inizieranno stasera, con la prova dimostrativa di una staffetta che ha cambiato il suo regolamento a poche ore dal via, ma l’attesa è tutta per i giorni che seguiranno, e per i protagonisti che stasera non si vedono. Per Belgio, Paesi Bassi e… tutti gli altri. Non si offendano, questi ultimi, ma da domani i riflettori sono su due nazionali su tutte, come sempre. Il Belgio ha fatto ancora una volta le cose in grande stile. È vero, manca la supernova di Wout van Aert a illuminarla, ma la selezione di Sven Vanthourenhout resta il faro del movimento. Hanno dedicato 90mila euro e un anno di organizzazione solo al trasporto di tutto il materiale: 70 telai, 175 paia di ruote, 650 tra gel e barrette, 150 paia di calze, 200 test rapidi per il Covid… e quasi tutti i favoriti per la prova degli uomini élite.
Eli Iserbyt ha vinto in lungo e in largo per tutta la stagione, senza quasi mai rifiatare. Toon Aerts lo insidia in casa, in una nazionale che però appare più unita del solito. Lo testimonia Michael Vanthourenhout, uno che non si fa problemi a rinunciare alle proprie ambizioni per favorire il capitano e amico Iserbyt. Il problema è che nella loro quiete aleggia un fantasma, e ha un’altra maglia. Tom Pidcock sarà il più talentuoso e il più titolato tra i corridori al via: il suo 2021 è stato un anno magico, e in questo mondiale che fa da ponte tra due stagioni vuole prolungare l’incanto.
Ma se la prova maschile sarà l’ultima, quella femminile sarà probabilmente la più attesa, una sfida agli altissimi livelli a cui gli ultimi anni ci hanno felicemente abituato. Un mondiale che avrebbe potuto essere una replica del campionato nazionale dei Paesi Bassi, se non fosse stato per i malanni che hanno bloccato in Europa Denise Betsema e Annemarie Worst. Ma anche così, al di là delle legittime speranze dell’ungherese Blanka Kata Vas e delle due nordamericane Meghalie Rochette e Clara Honsinger, ci si può attendere tanto arancione sul podio e una sfida stellare. In un angolo Lucinda Brand, iridata uscente e dominatrice assoluta della stagione, e nell’altro Marianne Vos, l’essere umano più straordinario di ogni tempo in bicicletta.
Ma un mondiale è molto di più delle due prove élite. E mentre sul palco di Fayetteville si susseguono i bambini, ci sono ragazzi e ragazze di una decina di anni più grandi che qualche chilometro più in là realizzeranno un sogno. Per loro contano poco i numeri ridotti, i campioni assenti, la distanza da casa. Conta essere qui, sul palcoscenico più grande del mondo. Per i risultati ci sarà tempo, il mondiale che comincia per juniores e under 23 sarà soprattutto meraviglia, e sarà un’avventura da raccontare.
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