Un capolavoro. È un capolavoro quello realizzato dalle azzurre a Leuven, al Campionato del Mondo delle Fiandre. Certe volte nello sport si esagera, oggi no, oggi si può dirlo forte e chiaro. L’Italia non ha sbagliato un colpo e la spietata meritocrazia dello sport, in questo sabato di inizio autunno, ha omaggiato il talento genuino di Elisa Balsamo, una ragazza di soli ventitrè anni, di Cuneo. Una ragazza che crede nel potere delle storie, che ha scelto una penna per sconfiggere la timidezza e una bicicletta per raccontare che è possibile. Anche per i più timidi, anche per chi, caratterialmente, stenta a crederci e si sente sempre un gradino inferiore, è possibile.
Una corsa allo sfinimento. Il concetto di marcatura a uomo non è un concetto ciclistico, ma questa è stata la tattica delle ragazze di Dino Salvoldi. A controllare le olandesi e ripartire, perché oggi le favorite erano loro. Era Marianne Vos, un cannibale delle due ruote, che sembrava quasi non fare fatica. E non è facile continuare a rispondere quando le tue avversarie non mostrano un minimo segno di cedimento. Non ce n’è.
Non ce n’è perché, ad ogni attacco, le ragazze azzurre erano lì. Quanto ha fatto Maria Giulia Confalonieri? Fino all’ultimo sulle ruote di Vollering, Blaak, Brand. A voltarsi e a controllare che dietro stessero rientrando, perché non c’è spazio per follie personali, si lavora per Elisa Balsamo. Quanto hanno fatto Elena Cecchini, Vittoria Guazzini e Marta Cavalli? In testa, a chiudere il gruppo, prima all’inizio e poi alla fine.
Marta Bastianelli sa cosa vuol dire vincere un mondiale in giovane età e stasera dirà tante cose a Elisa Balsamo. Tante gliene ha dette in questi giorni. Lei che è in questo gruppo con l’orgoglio di essere la maggiore di età e per questo la più ricca di consigli. Lei che dopo le sfuriate olandesi ha fatto un solo cenno alle compagne: «Avanti, andiamo avanti a tirare».
Quanto bene ha fatto a questo gruppo Elisa Longo Borghini? La sua tenacia, la sua forza, la sua umiltà. Il suo essere ovunque, quasi incollata alla ruota di Annemiek van Vleuten, come a dirle «oggi non scappi, oggi non molliamo un metro». Si meritava questo mondiale Elisa, meritava che a vincerlo fosse l’Italia per il suo rispetto dei ruoli, per quel «faccio quello che mi chiedono e fino all’ultimo non mi tiro indietro».
E poi Elisa Balsamo, la Campionessa del Mondo. Fa quasi effetto scriverlo, dirlo, pensarlo, immaginarlo. Ragazza semplice, che studia Lettere e legge fumetti. Ragazza determinata, fragile come il suo pianto al traguardo, e forte come la capacità di rialzarsi dopo quella brutta caduta alle Olimpiadi, staccare qualche giorno, ripartire ed essere qui, sul gradino più alto del podio. Lucida come chi, a pochi metri dall’arrivo, fa cenno di no a Elisa Longo Borghini: «Non è ancora il momento di spostarsi. Aspetta». Così anche Marianne Vos ha dovuto arrendersi.
Non aveva più parole Elisa, dopo il traguardo. Piangeva con singhiozzi profondi, quelli che si ritrovano nei pianti più veri, quelli dei bambini. Piangeva, sospirava e non parlava. Però, le sue compagne, le ha ringraziate tutte. Si voltava, cercandole con gli occhi pieni di lacrime, e le ringraziava. Noi ne siamo certi, in giornate come queste non serve poi molto per raccontare una storia. Basta poco. Anche solo un grazie