A CURA DI CARLO GIUSTOZZI
Gennaio è un mese frenetico per noi appassionati di ciclismo. I campioni di ciclocross si sfidano affrontando non solo i propri avversari, ma anche percorsi sfacciatamente avversi e condizioni meteo a volte disastrose. Sui social circolano le foto delle nuove divise, indossate spesso dai nuovi volti delle squadre. In questo articolo proviamo a vedere, tra i tanti movimenti che ci sono stati, alcuni dei trasferimenti più interessanti e indicativi per la prossima stagione su strada.
Prima di iniziare, tre note:
– nel titolo ho parlato di quindici trasferimenti, ma i nomi citati saranno di più;
– oggi trattiamo solo di ciclismo al maschile, i trasferimenti del femminile arriveranno la prossima settimana;
ho cercato di evitare la parola ciclomercato, che non è tra le mie preferite nel vocabolario ciclistico.
Tibor Del Grosso (Alpecin-Deceuninck Dev. Team ➡ Alpecin-Deceuninck)
Se a inizio gennaio vi trovate a leggere un articolo sui trasferimenti più importanti dell’inverno ciclistico, è probabile che conosciate già Tibor Del Grosso. Per chi non sapesse di chi stiamo parlando: Del Grosso è un olandese classe 2003 dal fisico longilineo (supera il metro e novanta), specialista soprattutto nel ciclocross, dove è il campione del mondo under 23 in carica. Questo inverno sta dominando la stagione di categoria e ha fatto anche diverse buone prestazioni tra gli élite, posizionandosi sempre tra i primi.
La Alpecin-Deceuninck è la squadra giusta per sviluppare i migliori talenti multidisciplinari e dopo un anno nella squadra Under 23, nel 2025 lancerà Del Grosso tra i professionisti. Non sappiamo bene quali possano essere le sue potenzialità su strada, a livello di caratteristiche soprattutto, ma può diventare un ottimo cacciatore di tappe. Lo scorso anno ha disputato una buona Course de la Paix U23 con due piazzamenti sul podio ed è sembrato a suo agio nelle gare ProSeries a cui ha preso parte. I punti di domanda sono parecchi, ma sarà interessante seguirne l’evoluzione.
Giulio Pellizzari (VF Bardiani CSF-Faizanè ➡ Red Bull-BORA-hansgrohe)
Il mercato della Red Bull di questo inverno sembra ricordare le recenti sessioni di calciomercato del Chelsea: acquisti compulsivi di ottimi talenti, con la certezza che almeno alcuni di loro sapranno confermarsi tra i migliori al mondo. L’aumento di budget iniettato dal gigante austriaco ha portato a nove nuovi arrivi e sono tutti nomi interessanti.
Ci sono Finn Fisher-Black e Oier Lazkano: il primo avrà più spazio dopo l’inizio carriera in UAE, il secondo è pronto a un ulteriore salto di qualità dopo un ottimo 2024. Ci sono gli esperti Moscon e Tratnik, presi per le classiche del nord. Ci sono i gemelli Tim e Mick van Dijke, dotati di un buono spunto. Hanno preso Laurence Pithie, fortissimo neozelandese in uscita dalla Groupama. Corridore completo, ha un spunto veloce, ma corre bene anche sul pavé e nei percorsi mossi. Ed è arrivata anche la firma di Maxim Van Gils, tra i protagonisti delle classiche collinari, arrivato dopo il litigio con la Lotto.
In ottica italiana, pensando al futuro oltre che al presente, la presa più importante è quella di Giulio Pellizzari. Dopo l’ottimo Giro con cui si è fatto conoscere in maglia Bardiani, Pellizzari passerà nel World Tour con la Red Bull-BORA. Sul Monte Pana è stato battuto solo dal cannibale Pogačar, ma la stella dello scalatore camerte sembra aver appena iniziato ad emettere luce. Nel 2025 non ci aspettiamo che corra da capitano – è in una squadra affollata di talento -, ma che continui a migliorare e raccogliere esperienza per il futuro.
Lenny Martinez (Groupama-FDJ ➡ Bahrain Victorious)
Per i francesi, che non vincono la Grande Boucle dal 1985, la quête del successore di Hinault sembra un’impresa irrealizzabile. Negli anni, tutti quelli chiamati dal popolo a rompere il digiuno non sono riusciti a sopportare la pressione. Con Thibaut Pinot ritirato da un anno e Bardet che appenderà gli scarpini al chiodo nel prossimo giugno, il più grande talento francese per le corse a tappe è Lenny Martinez.
Figlio d’arte – il papà Miguel è stato campione olimpico di cross country, mentre il nonno Mariano ha vinto due tappe e una classifica scalatori al Tour -, Lenny ci ha messo davvero poco a far vedere il suo talento. Ha solo 21 anni, ma ha già sei vittorie tra i professionisti ed è tra i migliori del gruppo, quando la strada sale.
La gestione del suo 2024 da parte della Groupama ha lasciato tanti dubbi. Doveva correre la Vuelta, ma all’ultimo è stato chiamato a esordire al Tour, dove, fuori forma, è passato senza lasciare traccia. E a fine anno ha deciso di lasciare la compagnia di Marc Madiot, unendosi alla Bahrain con un ricco contratto triennale.
Questo inverno ha detto a Le Monde che l’obiettivo della sua carriera è “vincere il Tour”, anche se è consapevole della concorrenza. Certo è che se ci dovesse riuscire, sarebbe un grande rimpianto per la Groupama-FDJ.
Diego Ulissi (UAE Team Emirates ➡ Astana)
In Astana si percepisce una certa tensione per questo 2025. Questo è l’ultimo anno del triennio in cui si assegnano le licenze per il World Tour e al momento l’Astana è lontana dal rimanere nel livello più alto del professionismo. C’è bisogno di fare tanti punti, anche e soprattutto nelle gare di secondo piano e la XDS Astana si è mossa sul mercato. Ha pescato tanti corridori in grado di fare buoni piazzamenti, a partire dal campione italiano Bettiol, arrivato già nello scorso agosto.
I volti nuovi in Astana sono ben 14 e sarebbe inutile citarli tutti. I più interessanti sono Clément Champoussin, Sergio Higuita, Fausto Masnada e Wout Poels, tutti nomi da mandare in fuga nei grandi giri e da far correre da capitani nelle brevi corse a tappe. In ottica futuro, sono interessanti le firme dei 21enni Florian Kajamini e Alessandro Romele.
Il ciclista più interessante da seguire a nostro avviso sarà però Diego Ulissi, che ha lasciato la UAE in cui ha sempre corso fin dagli inizi, quando è passato al professionismo con la Lampre. A 34 anni, Ulissi è ancora in grado di vincere sui traguardi mossi e gli arrivi in pendenza. È dal 2010 che vince almeno una corsa all’anno ed è anche per questa garanzia di successo che l’Astana lo ha voluto fortemente come capitano per un 2025 di lotta e di governo.
Gli Under 22 della Decathlon AG2R
Dopo l’addio di Ben O’Connor, passato alla Jayco-AlUla, la Decathlon AG2R ha deciso di ripartire dai più giovani. Per la squadra savoiarda sarà difficile riconfermarsi dopo un 2024 di altissimo livello, in cui sono arrivate 30 vittorie, il miglior risultato nella storia della squadra. Il leader per le corse a tappe sarà l’austriaco Felix Gall, ma sono particolarmente interessanti i volti nuovi della squadra.
Il nome più noto è Johannes Staune-Mittet. Norvegese di 22 anni, Staune-Mittet ha vinto il Giro Next Gen nel 2023, ma non è riuscito a trovare spazio nella Visma già piena di talenti. Deve ancora migliorare a cronometro, ma è molto giovane e a Chambéry sanno sviluppare gli scalatori. Per le volate ci sarà Rasmus Søjberg Pedersen, 22enne danese che ha battuto Kasper Asgreen negli ultimi campionati nazionali.
Tra i giovani francesi, passano professionisti il 2005 Léo Bisiaux e il 2006 Paul Seixas, cresciuti nel sistema giovanile della Decathlon. Bisiaux è un ottimo scalatore ed è arrivato quarto nella classifica generale dello scorso Tour de l’Avenir. Paul Seixas nel 2024 ha vinto tra gli juniores i mondiali e i campionati francesi a cronometro, la Liegi-Bastogne-Liegi di categoria e il Giro della Lunigiana. Sono ancora giovanissimi e ci sarà bisogno di tempo prima che riescano a brillare tra i professionisti. Ma sono nomi da segnare per il futuro, soprattutto quello di Seixas.
Vincenzo Albanese (Arkea-B&B ➡ EF Education-EasyPost)
Dopo l’addio di Alberto Bettiol a metà dello scorso agosto, in EF arriva un altro italiano in grado di lottare per le corse di un giorno. Vincenzo Albanese è un ottimo puncheur, dotato di un buono spunto e in grado di lottare sui percorsi mossi. Dà il suo meglio nelle classiche italiane autunnali, dove anche nel 2024 ha raggiunto diverse top 10, senza però mai riuscire ad alzare le mani al cielo.
Nel primo anno in World Tour si è ambientato subito bene e in EF avrà carta bianca nelle gare ProSeries “di secondo livello”. Ha solo due vittorie tra i professionisti, ma è appena entrato nel suo prime e ha tempo per levarsi soddisfazioni.
Victor Langellotti ( Burgos-BH ➡ INEOS Grenadiers)
Per quale motivo la INEOS, fino a qualche anno fa al centro dell’ecosistema ciclistico, sta vivendo un’involuzione da cui non sembra trovare la via d’uscita? Il problema più grande è quello identitario: la INEOS non è più la squadra dominatrice delle corse a tappe, ma ancora non riesce a esprimersi nelle classiche e nelle gare di un giorno. Raccoglie ancora alcuni ottimi risultati, soprattutto grazie a Ganna e Carlos Rodriguez, ma è lontana dai vertici del World Tour a cui vorrebbe aspirare.
In questo inverno hanno perso due dei corridori migliori presenti in rosa: Narvaez, l’ecuadoriano atipico che dà il meglio nelle corse del nord e l’inglese Tom Pidcock. Pidcock non sarà mai al livello dei Van Aert o Van der Poel, ma le sue vittorie in carriera sono di assoluto spessore, ed è un gallo che sa cantare nei giorni più importanti.
Al loro posto, la dirigenza INEOS ha deciso di far firmare Jungels (che ha alle spalle gli anni migliori), Axel Laurance e Sam Watson – due ottime prese -, Lucas Hamilton e Victor Langellotti. La scelta dello scalatore monegasco lascia più di qualche dubbio. Nel 2024, con la maglia della Burgos BH, ha colto dei buoni piazzamenti al Tour du Jura e alla Classic Grand Besançon Doubs. È sicuramente un ottimo professionista, ma non è quello che serve a una squadra con le ambizioni maggiori. O forse è un insegnamento per la nostra vita: bisogna saper lasciare andare i ricordi del passato e accettare che pure le cose belle, quelle che pensavamo perfette, finiscono.
Lennard Kämna (Red Bull-BORA-hansgrohe ➡ Lidl-Trek)
Abbiamo imparato a conoscere Lennard Kämna al Tour del 2019, nella 18esima tappa. Nella durissima Embrun-Valloire, 208 km con due salite HC, un giovane scalatore tedesco del Team Sunweb si inserisce nella maxi fuga di giornata, come sempre affollata di talento, e coglie il quarto posto precedendo nomi ben più noti. Il passaggio alla Bora ha permesso a Kämna di dare il suo meglio come cacciatore di tappe di alta montagna. Il tedesco di Wedel, la città dove morì il poeta Johann Rist (che scrisse Dio è morto!), ha vinto una tappa in tutti i grandi giri, aiutando pure i suoi capitani quando chiamato a compiti di gregariato.
Il 2024 doveva essere il suo anno, ma dopo l’ottavo posto alla Tirreno-Adriatico ha subito un gravissimo incidente a Tenerife, mentre si stava preparando per il Giro. L’ultima corsa risale allo scorso marzo, ed è fisiologico che Kämna ci metterà del tempo per tornare al suo livello. Ma alla Lidl-Trek sanno essere pazienti, e sono consci del talento che hanno tra le mani.
Pablo Castrillo (Equipo Kern Pharma ➡ Movistar)
Il giovane eroe della scorsa Vuelta, vincitore di due tappe con arrivo in solitaria e sempre in fuga, non poteva che scegliere la squadra spagnola per eccellenza per il suo esordio nel World Tour. A soli 24 anni, Castrillo può ancora migliorare dopo un anno in cui ha dimostrato di non temere la concorrenza di nomi più blasonati. Come accade per tanti scalatori del suo livello, sarebbe un bene che si continuasse a concentrare sui successi di tappa. Le classifiche generali lasciano più soddisfazioni, ma richiedono sacrifici e doti naturali di cui non tutti dispongono. Il suo più grande rimpianto potrebbe però essere quello di aver lasciato la Kern Pharma nell’anno in cui indossano le migliori divise del circuito professionistico.
Ben O’Connor ( Decathlon AG2R ➡ Team Jayco-AlUla)
Sono pochi i ciclisti del panorama mondiale che possono vantare un 2024 migliore di Ben O’Connor. In un anno monopolizzato dai fenomeni assoluti, O’Connor ha saputo ritagliarsi un ruolo da coprotagonista che vale un Oscar. Ha fatto quarto al Giro d’Italia, e poi ha corso in modo spregiudicato alla Vuelta. La sua fuga nella prima settimana gli ha fatto indossare la maglia rossa per 13 giorni, e solo il miglior Roglič ha potuto levare lui la soddisfazione più grande della carriera. Per non farsi mancare niente, è arrivato secondo ai Mondiali di Zurigo.
Abbiamo ormai capito che per le grandi corse a tappe dobbiamo considerare anche il suo nome. Nel 2025 correrà per la prima volta con la sua squadra di casa, la Jayco-AlUla, dove sarà il capitano assoluto nei grandi giri.
Niklas Behrens (Lidl-Trek Future Racing ➡ Visma-Lease a Bike) e Jørgen Nordhagen (Visma-Lease a Bike Dev. ➡ Visma-Lease a Bike)
Negli ultimi anni, la Visma-Lease a Bike si è tolta diverse soddisfazioni pescando corridori nel nord Europa. Con Vingegaard è andata estremamente bene, e dopo il tentativo fallito di Staune-Mittet (a cui sono mancati gli spazi per crescere in Visma) ci riprova con Jørgen Nordhagen. Dopo un anno nel team di sviluppo, il norvegese Nordhagen diventerà professionista nel 2025. A settembre ha dominato il Giro della Regione Friuli, dove ha vinto tutte le classifiche precedendo due talenti come Pellizzari e Pablo Torres. Che sia stato il primo capitolo di sfide a venire?
Insieme a Nordhagen, passa professionista anche Niklas Behrens, che proviene dal settore giovanile della Lidl-Trek. Il tedesco ha vinto gli ultimi Mondiali Under 23, e anche la gara di categoria dedicata ai migliori talenti di Germania, Lussemburgo, Svizzera e Austria (evidentemente non deve essere facile organizzare competizioni nazionali). Behrens ha una storia sportiva particolare: era un triatleta, e si dedica esclusivamente al ciclismo solo da pochi anni. Con la Visma ha un contratto triennale, e in Olanda riusciranno a sviluppare bene uno con le sue doti fisiche.
Pablo Torres (UAE Team Emirates Gen Z ➡ UAE Team Emirates)
Nel ciclismo di oggi, in cui tutto si evolve a una velocità mai vista prima, neanche la squadra migliore al mondo, e con il ciclista migliore del mondo, può permettersi di rimanere ferma. Per la UAE, il colpo più importante è stato non perdere i tanti talenti già presenti, e che potrebbero volere più spazio per correre in autonomia. La conferma di Juan Ayuso è stata preziosa e per certi versi inaspettata, da capire se e quanto peseranno gli addii di Hirschi, Ulissi e Fisher-Black.
Tra i volti nuovi, il corridore più interessante è lo spagnolo Pablo Torres, che passa professionista dopo gli anni nella squadra di sviluppo (che a nomi banali come Future o Development preferisce l’attributo Gen Z).
Torres è stato protagonista in tutte le corse a tappe dedicate agli under 23 e in cui partecipava da sotto età. Ha fatto secondo al Giro Next Gen e al Tour de l’Avenir, dove ha infiammato la corsa vincendo due tappe e la classifica di miglior giovane. Dà il suo meglio nelle salite lunghe e difficili, come ha dimostrato nell’ultima frazione del Tour de l’Avenir. Quel giorno ha dato quasi quattro minuti al secondo arrivato e ha fatto registrare il nuovo record assoluto di scalata del Colle delle Finestre, migliorando di parecchio il primato appartenente a José Rujano. A 19 anni abbiamo visto pochi scalatori con il suo motore e l’affiancamento dei migliori tecnici al mondo gli permetterà di migliorare ancora.
Tom Pidcock (INEOS Grenadiers ➡ Q36.5 Pro Cycling)
La notizia di una particolare disarmonia tra Pidcock e lo staff della INEOS era nell’aria da tempo, ma il suo addio ha comunque lasciato a bocca aperta. Solo due anni fa, sembrava certo che Pidcock fosse stato eletto a volto per il futuro della squadra britannica, che dopo il bruttissimo infortunio di Bernal era alla ricerca di un nuovo protagonista.
Scorrendo il palmares di Pidcock, vediamo come in questi anni siano arrivate poche vittorie, ma tutte di peso. La tappa del Tour con arrivo sull’Alpe d’Huez, la Strade Bianche e l’ultima Amstel Gold Race. Quanti corridori oggi sono in grado di raggiungere risultati simili?
Dopo il divorzio inaspettato, Pidcock ha firmato un contratto triennale con il Q36.5 Pro Cycling Team. Sulla scelta di scendere a livello Pro Tour ha pesato sicuramente la libertà che Q36.5 gli lascerà per concentrarsi anche sull’attività off-road, in particolare il cross country in cui si è laureato campione olimpico. Sarà anche il capitano indiscusso in tutte le corse a cui prenderà parte e il centro per il progetto a lungo termine del patron Ivan Glasenberg. Il punto interrogativo più grande riguarda però il calendario della Q36.5, che partecipa agli eventi World Tour solo su invito. La partecipazione alle classiche del nord dipenderà dalla capacità della squadra di attrarre inviti. Basterà la presenza di Pidcock?
Marc Hirschi (UAE Team Emirates ➡ Tudor Pro Cycling) e Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step ➡ Tudor Pro Cycling)
Il progetto della Tudor Pro Cycling, che ha un forte sponsor alle spalle e Fabian Cancellara come fondatore, è molto ambizioso e l’obiettivo è il passaggio al World Tour. Se lo scorso anno si era già alzato il livello con le firme di Trentin e Storer, in questo inverno sono arrivati altri due nomi ancora più di impatto.
Il primo è Julian Alaphilippe, che riparte dal Pro Tour dopo una carriera al Wolfpack. Al francese recentemente è sembrata mancare quella libertà di correre e di attaccare che gli ha permesso di alzare le mani al cielo decine e decine di volte. Libertà che dovrebbe ritrovare in maglia Tudor.
Il capitano per il 2025 sarà però lo svizzero Marc Hirschi, che in UAE rimpiangeranno dopo una seconda parte di anno spettacolare. La scorsa stagione ha vinto per nove volte e la sua firma è una situazione win-win per il corridore e per la squadra. Hirschi può permettersi di non dover più correre da gregario, come spesso era costretto a fare alla UAE, mentre la Tudor ha trovato una stella su cui puntare in ottica punti per guadagnare una licenza World Tour. Al momento sono abbastanza indietro in classifica, dove occupano la 23esima posizione, ma la lotta per la promozione è ancora apertissima.
Simon Yates (Team Jayco AlUla ➡ Visma-Lease a Bike)
Come accaduto qualche anno fa al gemello Adam, anche Simon Yates ha scelto di lasciare la Jayco per passare in una delle migliori squadre del World Tour. Simon sarà il supergregario della Visma per Vingegaard, che potrà contare su uno dei migliori scalatori del gruppo nelle tappe più difficili.
Ma anche per il britannico questo passaggio potrebbe portare a un salto di qualità. Da quando è arrivato alla UAE, Adam non ha potuto correre da capitano, ma si è levato parecchie soddisfazioni personali. Ha vinto una tappa alla Vuelta e una al Tour indossando la maglia gialla e ha trionfato a Montreal, al Giro di Romandia a quello di Svizzera.
Come abbiamo capito bene, le differenze di budget di UAE e Visma rispetto alle altre squadre permettono di investire non solo sulla rosa, ma anche sugli allenatori all’avanguardia, in grado di far rendere al meglio i propri corridori. Simon Yates ha già una Vuelta in bacheca, ma potrebbe migliorare con l’aiuto dello staff olandese? Staremo a vedere, anche perché a 32 anni Simon Yates ha almeno un paio di buone stagioni davanti.
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