In principio fu il Giro d’Italia dilettanti, chi scrive ricorda perlopiù quei ritagli di giornali, titoletti e trafiletti, voci su un certo abile scalatore capace di fare la differenza in ogni salita, di scattare col rapportone e staccare tutti. Era Marco Pantani, all’epoca ancora con i capelli. Era Marco Pantani che correva, anzi saltellava su una bici grigia marchiata Carrera, aveva già firmato, infatti, un contratto per la stagione successiva proprio con la squadra di Boifava. Era Marco Pantani che distrusse la concorrenza nel tappone dolomitico del Giro d’Italia dilettanti 1992.
“Fu una tappa epica dove Marco Pantani, dopo la sua supremazia dimostrata su tutte le salite del Giro, si involò sul Valparola e giunse tutto solo sull’affollatissimo rettilineo d’arrivo dei Piani di Pezzè, distanziando Pavel Cherkasov, il già tenace Andrea Noè, Alexander Chefer e Vincenzo Galati.” Scriveva Gino Goti, regista televisivo (ma non solo), al seguito della corsa dal 1991 fino al 2004.
Quella di Pantani seguiva le vittorie di Wladimir Belli (1990) e Francesco Casagrande (1991), sempre col Pirata sul podio, che anno dopo anno migliorò di una posizione, e dopo di lui agguantarono il successo finale due corridori che lasciarono poi il segno anche nella massima categoria: Gilberto Simoni (1993) e Leonardo Piepoli (1994), corridori con il lignaggio dei grandi scalatori. Era un’epoca d’oro per il pedale italico.
Saltando in avanti nell’albo d’oro della corsa citiamo, in quanto fonte di diversi spunti, altre due affermazioni, come quella di Danilo Di Luca, primo nel Giro dei dilettanti nel 1998 e, successivamente, nel 2007, in quello dei professionisti; e c’è chi ha vinto e poi, dopo una buona carriera tra i professionisti, è diventato un punto di riferimento per un certo modo di raccontare il ciclismo attraverso il mondo social: Lello Ferrara è il nome, primo al Giro dei dilettanti nel 2000.
La corsa proseguì tra vittorie di corridori che invece ebbero un peso inferiore nel mondo a due ruote: Frattini, 2001, Muraglia, 2002, Kairelis, 2003, Marzano 2004. La corsa non venne organizzata nel 2005, mentre nel 2006 fu conquistata da Dario Cataldo che passò professionista e di lui si diceva fosse il prossimo e atteso possibile grande protagonista italiano per le gare di tre settimane.
La corsa, poi, non si disputò per diversi anni fino a quando venne presa in mano dal geniale Giancarlo Brocci e per quattro anni, sotto il nome di Giro Bio, dal 2009 al 2012 vide trionfare nell’ordine: due colombiani, Cayetano Sarmiento e Carlos Betancur (a proposito di talenti mai del tutto espressi), Mattia Cattaneo (pensate: l’ultimo vincitore italiano di questa corsa, e parliamo del 2011) e nel 2012 da Joe Dombrowski, con un certo Aru sul podio.
Interrotta ancora per quattro anni, fu Davide Cassani a spingere affinché si potesse correre nuovamente una delle manifestazioni ciclistiche al mondo più importanti quando si parla di livello giovanile: insieme a Marco Selleri e Marco Pavarini di Extra Giro hanno reso possibile la rinascita del Giro, e così è stato dal 2017 al 2022, chiudendo la corsa, a differenza di quello che era successo fino alle edizioni precedenti, al mondo élite (dilettanti fino ai 27 anni), lasciando spazio solo ed esclusivamente ai corridori Under 23. Da qui la corsa cambiò nome in Giro d’Italia Giovani, conosciuta anche come Giro d’Italia Under 23.
Tom Pidcock da @giroditaliau23
Dal 2017 al 2022 nessun successo italiano, ma nomi di una certa importanza: due russi, Pavel Sivakov e Aleksandr Vlasov, il colombiano Andrés Camilo Ardila, l’inglese Tom Pidcock, lo spagnolo Juan Ayuso e infine, all’incirca dodici mesi fa, il vincitore uscente, il fratello d’arte Leo Hayter. Che sorprese tutti vincendo a Pinzolo il secondo giorno di corsa e stravincendo la tappa con arrivo a Santa Caterina Valfurva, il giorno successivo, dopo aver passato indenne Tonale e Mortirolo. Tappa che vide Lenny Martinez provare a sbaragliare la concorrenza attaccando da lontano salvo poi saltare in aria a fondovalle. Hayter vinse con quasi 5’ di vantaggio su Grégoire e chiuse lì, a doppia mandata, il primo posto nella Corsa Rosa dei giovani. Una tappa caratterizzata da estreme difficoltà altimetriche, che ha lasciato diversi strascichi e alimentato polemiche in gruppo, tra i direttori sportivi e team manager e di cui si parla ancora.
E l’Italia in tutto questo, dalla ripresa del Giro Under 23, che ha combinato? Un solo podio, con Kevin Colleoni nel 2020, ma diversi corridori che oggi brillano anche tra i professionisti e che hanno vinto tappe (Milan, Affini, Baroncini, Dainese) sfiorato il podio finale (Covi e Aleotti). Cosa aspettarsi quest’anno, quando la corsa verrà organizzata per la prima volta da RCS e si chiamerà Giro Next Gen, è il tema del nostro dibattito.
IL PERCORSO E POSSIBILI FAVORITI DI TAPPA
Otto tappe disegnate all’estremo nord della penisola.
TAPPA 1
Si parte con una cronometro di 9,4 km, da Aglié ad Aglié di nove chilometri, che verosimilmente sorriderà a quei corridori capaci di esprimere potenza in un esercizio breve e che militano in squadre ben attrezzate anche a livello di materiali per correre in contesti di questo genere. Crono semplice, veloce, con lunghi rettilinei e una leggera salitella finale che porta al Castello di Agliè.
Da tenere d’occhio: Staune Mittet, Segaert, Hagenes, Moro, De Decker.
TAPPA 2
Il secondo giorno è già tempo per i corridori più esplosivi, quelli che una volta passati professionisti faranno a spallate sugli arrivi all’insù con i velocisti più resistenti del gruppo. La San Francesco al Campo-Cherasco è una frazione mossa con un finale che ricalca quello che vide Philippe Gilbert vincere al Gran Piemonte nel 2010. Sono in tanti tra quelli presenti ad ambire alla tappa piemontese.
Da tenere d’occhio: Busatto, Lamperti, Gudnitz, Bruttomesso, Huising.
TAPPA 3
Terza tappa: molto banalmente la quiete prima della tempesta. Molto banalmente la tappa più piatta della corsa. Si arriva a Magenta e si sprinta. Occhio come sempre che in questa corsa ci sono solo cinque corridori per squadra e non è detto che arrivi pure una possibile fuga.
Da tenere d’occhio: Lamperti, van Sintmaartensdijk, Pollefliet, Persico, Portello.
TAPPA 4
Il quarto giorno, mercoledì 14 giugno, si fa la corsa. Arrivo sullo Stelvio: tappa che non fa paura come quella del Mortirolo del 2022 (e pensiamo anche che susciterà meno polemiche), ma farà la differenza in maniera forse definitiva andando a disegnare la classifica. Si sale verso Bormio e poi ecco i 30 tornanti in 22 km che caratterizzano una delle salite più affascinanti del mondo. Affermazione senza tema di smentita.
22 km al 7% di media e un arrivo a quota 2758 metri. I ragazzi saranno chiamati a una prova durissima, inedita per la quasi totalità di loro. Sarà una giornata brutale e dall’esito tutt’altro che scontato. Molti dei diesse e team manager delle squadre al via non sanno nemmeno come potranno reagire i propri corridori alle difficoltà altimetriche di questa giornata.
Da tenere d’occhio: Staune Mittet, Nerurkar, Lecerf, Pickering, Pellizzari.
TAPPA 5
La quinta tappa prova a dare tregua, ma forse anche no. La Cesano Maderno-Manerba del Garda vede una seconda parte adattissima ai colpi di mano, a qualche cacciatore di tappa che ha superato bene (e magari ha conservato energie) lo Stelvio, una tappa dove, se qualche uomo di classifica dovesse mostrare il fianco, rischierebbe di saltare. Finale mosso che sembra fatto apposta per quei corridori da corse vallonate.
Da tenere d’occhio: Busatto, Foldager, Hagenes, Gelders, De Pretto.
TAPPA 6
Ci si avvicina alla fine e venerdì 16 giugno si pensa a quei velocisti superstiti non solo delle cinque tappe precedenti, ma anche quelli che soffriranno di meno il GPM di Valico della Fricca posto crudelmente a inizio tappa.
Da tenere d’occhio: Bruttomesso, Lamperti, De Decker, Persico, Portello.
TAPPA 7
Ed ecco il (quasi) gran finale sabato con arrivo a Pian del Cansiglio. È la tappa più lunga, 176 km, e tra Valmorel, Nevegal e il finale verso il Pian del Cansiglio c’è spazio per ribaltare completamente il Giro (sempre che, come successo nelle ultime due edizioni, non si trovi, strada facendo, un padrone dall’aria inscalfibile).
Da tenere d’occhio: Staune Mittet, Pellizzari, Morgado, Hagenes, Gruel.
TAPPA 8
Infine l’ultimo giorno da Tavagnacco a Trieste, le zone che pedala chi scrive: tappa dal profilo mosso, dal finale scenografico, ma con un probabile arrivo in volata o comunque di un gruppo ben nutrito. Anche qui, fuga permettendo.
Da tenere d’occhio: Lamperti, Bruttomesso, Persico, Pollefliet, Epis.
CORRIDORI DA SEGUIRE
(NB A oggi, venerdì 9 giugno, non tutte le squadre hanno ufficializzato le proprie selezioni e quindi si parla di un analisi fatta sulla startlist provvisoria: alcuni nomi di questo zibaldone potrebbero cambiare nelle prossime ore)
Chi scrive si è imposto di non andare troppo nello specifico altrimenti il rischio di appesantire la lettura più di quello che potrebbe essere sarebbe concreto, e allora via con uno zibaldone di corridori da seguire per classifica, per le tappe, per le volate, per le fughe.
Intanto qualche numero, dato in forma marginale: 35 squadre, 17 italiane e 18 dall’estero. I team così detti Devo, le squadre di sviluppo delle compagini che militano nel mondo del professionismo, compresi Green Project-Bardiani e Cycling Team Friuli sono ben 14. Il fatto di correre con le squadre di club e non con le nazionali, rende altissima la competizione, e ancora più interessante capire come si muovono gli scopritori di talenti e i vari movimenti ciclistici, e aiuta a capire anche qual è la profondità di alcuni dei migliori vivai al mondo.
PER LA CLASSIFICA
Tre nomi su tutti: Johannes Staune-Mittet, (Norvegia, Jumbo Visma), perché prima di passare a tutti gli effetti professionista vuole vincere la corsa italiana dopo essere salito sul podio al Tour de l’Avenir lo scorso anno. Ha mestiere ed esperienza maturata in diverse corse a tappe già disputate che lo pongono come favorito (quasi) assoluto. Con lui la Jumbo Visma Devo porta uno squadrone: Per Strand Hagenes, anche lui norvegese – l’autore di questo pezzo stravede per il classe 2003 ex sciatore, e prevede un futuro estremamente roseo anche nella massima categoria, dove peraltro ha già vinto – può ambire anche lui all’alta classifica, a patto di resistere sullo Stelvio; Tijmen Graat, Menno Huising e Loe van Belle, sono tre corridori che farebbero i capitani in quasi tutte le altre squadre al via, proveranno a stare vicino ai capitani, tireranno quando ci sarà da tirare, ma chissà che, in una corsa dal disegno tattico tutt’altro che scontato, troveranno il loro spazio e magari si inseriranno in un’azione mirata a far saltare il banco.
Antonio Morgado (Hagens Berman Axeon): Merckx cerca il (difficile) bis dopo il successo nel 2022 di Hayter e lo fa con il primo anno portoghese, uno dei più forti, continui e completi corridori tra i suoi coetanei. Anzi potremmo esagerare e definirlo talento generazionale, ma vedremo. Come Staune-Mittet non ha paura di alcun tipo di terreno, a differenza di Staune Mittet è un attaccante nato, e potrà dire la sua anche nella cronometro, sugli arrivi mossi, oltre che in salita. Nella squadra americana occhi puntati su quell’altro potenziale fuoriclasse del 2004 che è Jan Christen, lo svizzero, forte in diverse discipline, dovrà però difendersi sullo Stelvio. Superato quello scoglio, occhio a lui per un piazzamento importante. Secondo Axel Merckx, però, e chi siamo noi per contraddirlo, l’uomo per la classifica sarà proprio lo svizzero, promesso sposo della UAE, mentre sempre a detta del team manger della squadra americana, Axel Merckx, Morgado proverà invece a vincere qualche tappa.
Il terzo nome è quello del belga William Lecerf della Soudal Quick Step Devo team. Lo scalatore belga è particolarmente adatto al percorso di questo Giro e ha già dimostrato il suo livello in alcune corse tra i professionisti, anche a tappe.
La DSM presenta una squadra molto giovane, ma fa paura con il belga Vlad Van Mechelen (altro talento del 2004, corridore molto estroverso anche al di fuori delle corse in bici) e Max van der Muelen, indovinate? Un altro 2004. Entrambi vanno forte su tutti i terreni, ma non hanno grandissima esperienza ancora e sono chiamati anche loro a dare una risposta alle domande difficili che porrà lo Stelvio.
Il primo anno danese Tobias Svarre è l’uomo della ColoQuick per la classifica: punterà, insieme al veloce e resistente Joshua Gudnitz, anche alle tappe più vallonate.
La Tudor Pro Cycling ha due corridori da tenere d’occhio per la classifica, il tedesco Hannes Wilskch, in ottima forma come dimostrato di recente all’Orlen Grand Prix e Mathys Rondel, francese. Soprattutto Wilkisch, 7° lo scorso anno sia al Giro che all’Avenir, è tra i corridori maggiormente papabili per una top ten, oppure per qualcosa in più.
Il danese Anders Foldager può essere l’uomo di classifica per la Biesse Carrera, anche se verosimilmente lo vediamo più adatto a cacciare tappe che a pensare a una posizione di vertice nella generale. La Tirol Ktm si affida a Marco Schrettl, visto in forma in salita alla Oberösterreich Rundfahrt. Il Cycling Team Friuli si affida a Roman Ermakov, russo, corridore che proverà a tenere duro per un piazzamento nei primi 10, 15. Scalatore, si difende bene a cronometro, il classe 2004 sta, però, recuperando dopo una caduta all’Oberösterreich Rundfahrt che ne ha messo in dubbio la partecipazione al Giro.
La Groupama non ha un gruppo estremamente competitivo come il 2022, ma ugualmente da tenere d’occhio. Si sono “ringiovaniti” per forza di cose dopo il passaggio tra i professionisti del folto gruppo capitanato da Martinez e Grégoire, e punteranno soprattutto sul talentuosissimo Thibaud Gruel, francese forte su tutti i terreni e con la vocazione dell’attaccante, su Brieuc Rolland, andato forte di recente all’Alpes Isère Tour, e su Tym Brennsaeter, corridore che al 2° anno nella categoria deve ancora confermare ciò che di buono fece tra gli juniores, ma lo citiamo come possibile scommessa.
La Leopard TOGT Pro Cycling ha nel lussemburghese Mats Wenzel il corridore da seguire con maggiore interesse, viste le buone qualità dimostrate in questi anni anche in salita. Wenzel è un corridore che, piazzandosi con regolarità ovunque, può scalare la classifica.
La Trinity Racing sarà una delle squadre più competitive al via, anche nel provare a piazzare un corridore sul podio: Lukas Nerurkar, soprattutto, ma anche Finlay Pickering, hanno importanti qualità quando la strada sale e possono lasciare il segno in una corsa che nelle ultime tre stagioni è stata vinta da due corridori britannici. Nerurkar, che in carriera ha già corso alcune brevi corse a tappe tra i professionisti, è andato molto forte al Gran Camino (vincendo la classifica dei giovani), e potrebbe essere il più quotato outsider per insidiare il favorito Staune Mittet.
Ci sono poi i colombiani di Savio: German Gomez ed Edgar Andres Pinzon che possono dire la loro, ma dovranno superare indenni le insidie delle prime tappe dove tradizionalmente gli escarabajos tendono a perdersi e a perdere minuti. Stelvio e Pian del Cansiglio, però, rappresentano il terreno ideale per loro.
L’Italia? Si pensa soprattutto al duo Green Project- Bardiani, Alessio Martinelli e Giulio Pellizzari, l’ordine sceglietelo voi, per la classifica. Entrambi non nascondono ambizioni da prime cinque posizioni. Da seguire anche Ludovico Crescioli, classe 2003, che un paio di stagioni fa dava del filo da torcere a Lenny Martinez al Lunigiana e che prova a trovare il suo spazio anche tra gli Under 23, chissà possa esplodere proprio a questo Giro, magari puntando alla classifica generale o a qualche bella tappa. E infine due scalatori della Q36.5: il primo anno Raffaele Mosca ed Edoardo Sandri, che ha già maturato parecchia esperienza nella categoria.
PER LE TAPPE
Qui tutto o tanto potrebbe girare intorno al nome di Francesco Busatto, faro del movimento italiano Under 23, uno dei corridori più competitivi della categoria anche a livello internazionale e, scusate se lo diciamo, ma la cosa non è che di recente accada troppo spesso. Fra qualche mese correrà ufficialmente nel World Tour e con la maglia della Intermarché ha dimostrato di essere corridore di categoria superiore. Vincitore quest’anno della Liegi U23, primo italiano della storia a riuscirci, chissà se vorrà provare pure a tenere duro in classifica, vedremo. Ha almeno 3 tappe disegnate su misura, a partire dal secondo giorno a Cherasco.
Dicevamo dei tanti cacciatori di tappe, eccoli: Darren Rafferty, Artem Schmidt e Kasper Andersen (Hagens Berman Axeon) arrivano al Giro in grande forma e dopo aver corso parecchio in Italia quest’anno; Davide Dapporto (Team Technipes InEmiliaRomagna) proverà a lasciare il segno entrando nella fuga giusta; Santiago Umba (GW Shimano Sidermec) presentato un paio di anni fa da Savio come l’Alaphilippe colombiano, ma frenato da qualche problema fisico, è resistente e dotato di spunto veloce (sennò che Alaphilippe sarebbe!), punta alle tappe, ma potrebbe tenere anche in classifica generale.
Ci sono poi Gil Gelders e Jonathan Vervenne, coppia belga della Soudal Quick Step Devo, corridori di qualità, con Gelders già vincitore di una tappa al Giro lo scorso anno e della Gent-Wevelgem di categoria pochi mesi fa. Corridore versatile e grande capacità di fiutare la fuga giusta, Gelders può anche essere uomo da classifica. Vervenne, invece, campione nazionale a cronometro qualche settimana fa, punta proprio alla tappa d’apertura. Andrea Debiasi (CTF) è uno dei corridori più continui e meno pubblicizzati del gruppo, ma anche lui è capace di tenere duro e poi difendersi grazie allo spunto veloce: sarà una delle armi del sodalizio friulano per provare a vincere una tappa che manca dal 2020 quando, a Rosà, Milan vinse in volata battendo Meeus e Stewart.
Continuiamo la lista dei cacciatori di tappe con Alessandro Romele (Colpack Ballan) corridore con la fuga nel sangue e che potrà animare diverse tappe e puntare anche a vincerle, l’estone della DSM Frank Aron Ragilo e il suo compagno di squadra l’olandese Enzo Leijnse, il francese Jordan Labrosse della AG2R e Matteo Scalco, Green Project-Bardiani, che si testerà soprattutto sullo Stelvio.
C’è poi il gruppo dei velocisti resistenti: Alberto Bruttomesso (CTF) già vincitore di una tappa lo scorso anno al Giro Under 23, in maglia Zalf, è uno che può provare a piazzarsi (e vincere) in tutte le tappe che non vedono coinvolti direttamente gli uomini di classifica, però dovrà fare i conti con l’americano Luke Lamperti (Trinity Racing), che potrebbe anche essere il dominatore delle volate a disposizione, ma che sa tenere duro anche in arrivi più mossi. Ci sono poi anche Fabian Weiss, svizzero della Tudor, Davide Persico, forse il velocista per certi versi più puro del gruppo, il poliedrico austriaco Alexander Hajek, Tirol KTM, anche lui capace di tenere duro su arrivi più complicati, e il forte duo della Lotto formato dal pistard Gianluca Pollefliet e da Tijl De Decker già a segno tra i professionisti vincitore della Paris-Roubaix di categoria poche settimane fa. Entrambi possono fare bene anche nella crono d’apertura.
ANCORA DA NON PERDERE
Non è finita: non vanno dimenticati, a partire dalla Circus-ReUz-Technord, oltre a Busatto, anche il francese Alexy Faure-Prost (proverà a fare classifica?), il belga Tim Rex (fratello d’arte), il connazionale Jelle Vermoote e soprattutto l’olandese Roel van Sintmaartensdijk, dal nome quasi impronunciabile (ci vuole parecchio esercizio), che non teme gli arrivi più complicati, ma ama soprattutto buttarsi in volate di gruppo dove potrebbe togliersi grosse soddisfazioni.
Continuiamo la carrellata citando l’appassionato di film di Tarantino, Manuel Oioli, corridore di vertice tra gli junior che ancora non ha trovato la sua dimensione tra gli Under 23, ma il Giro di categoria potrebbe essere il suo Le Iene; mentre Davide De Pretto (Zalf) punta a essere uno degli attori principali soprattutto nelle tappe più mosse in una Zalf come al solito molto competitiva e che vede al via anche Giosuè Epis, anche lui proverà a rompere le uova nel paniere dei “big” soprattutto nella tappa di Cherasco, e Manlio Moro. Moro è un passista e pistard di livello assoluto e punta (molto) forte alla tappa d’apertura.
C’è poi Alessio Bonelli, della selezione Interregionale, dopo aver vinto una tappa due anni fa in questa corsa non si è mai più confermato a quei livelli, ma chissà, mentre Sergio Meris, ancora Colpack Ballan, può essere un outsider sia per la classifica che nelle tappe più dure.
A proposito di attori che studiano per diventare grandi interpreti: Giacomo Villa (Biesse Carrera), vincitore quest’anno del Trofeo Piva e tra i più forti italiani nella categoria nelle corse di un giorno impegnative, corridore che ha tutte le caratteristiche per provare a vincere una tappa, magari andando in fuga.
Alessio Portello, Q36.5, è velocista (puro) e un paio di occasioni importanti ce le avrà per provare a lasciare il segno, così come punta forte a una vittoria di tappa il tedesco della Leopard Tim Torn Teutenberg, uno dei corridori più titolati in corsa, grazie soprattutto alla sua attitudine in pista, essendo un asso dell’Eliminazione, diversi i risultati di prestigio conquistati negli ovali di tutto il mondo. TTT come viene, in modo semplice e banale, chiamato, può lanciarsi sia negli arrivi più mossi che nelle volate di gruppo.
Restando sempre all’estero citiamo il britannico Noah Hobbs, Groupama La Conti, fisico compatto, caratteristiche da velocista resistente, il belga Alec Segaert (chi scrive a inizio stagione lo immaginava tra i dominatori di questo 2023, invece finora un periodo sottotono, con l’impressione che corra “meglio” tra i professionisti, come se soffrisse una mancanza di motivazioni, ma questa è un’opinione del tutto personale) ha tutto per fare grandi cose anche a questo Giro, cominciando dalla crono iniziale: sarà uno dei favoriti ad Agliè, infatti, e da seguire anche il suo compagno di squadra Robin Orins, all rounder “di razza”. Molto interessanti anche gli australiani della ARA |Skip Capital: Hamish McKenzie, argento mondiale jr lo scorso anno dietro un imbattibile Joshua Tarling, che può dire la sua subito ad Agliè e i compagni di squadra Brady Gilmore, soprattutto, che cercherà gloria in volata, e William Eaves.
Infine (meno male che dovevamo essere brevi…) citiamo in ordine sparso per caratteristiche altri corridori che proveranno a mettersi in luce chi in fuga, chi tenendo duro in classifica, chi in salita, chi in volata: Gabriel Fede, talento italiano in forza all’AG2R dove al momento non ha trovato grande spazio, passista scalatore, magari andrà in fuga, Davide Toneatti e Simone Zanini (Astana Qazaqstan), Tommaso Dati (Mastromarco), Pietro Aimonetto (Ciclistica Rostese), Tommaso Bergagna e Lorenzo Peschi (General Store), Marco Manenti (Hopplà-Petroli Firenze-Don Camillo), Andrea Piras (Beltrami TSA), Elia Tovazzi e Dennis Lock (Sias Rime), Marco Di Bernardo (UC Trevigiani), Gabriele Raccagni (Eolo), Aivaras Mikutis e Arnaud Tendon (Tudor), e infine Michiel Lambrecht (Bingoal).
In tutto questo, doverosa precisazione, il fascino di una corsa di questo genere è l’imprevedibilità data anche dalla presenza di soli cinque corridori per squadra: facilmente si renderanno protagonisti altri corridori che non abbiamo citato, ma è il ciclismo degli Under 23, e ci piace così.
FAVORITI
⭐⭐⭐⭐⭐Staune-Mittet
⭐⭐⭐⭐ Morgado
⭐⭐⭐ Pellizzari, Lecerf, Christen, Nerurkar
⭐⭐ Martinelli, Wilksch, Pickering, Hagenes
⭐ Huising, Graat, Gelders, Gomez, Ermakov, Gruel, Umba, Van Mechelen
Immagine in apertura: Leo Hayter da @giroditaliau23
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