Un Mondiale ad agosto non lo ricordavamo più o forse è un errore del nostro sistema. Quest’anno abbiamo già superato, anzi non lo abbiamo nemmeno vissuto, quel momento di decompressione post Tour de France, nel quale piano piano si raccolgono le idee, si riacquistano forze mentali perché tanto, pensavamo – sbagliando -, che all’evento con in palio la maglia iridata manca ancora tempo. E invece non va così: niente più analisi della forma tra corse agostane e Vuelta. Un’idea su chi sta bene o meno tocca farsela tra Tour e San Sebastian – al massimo in qualche corsetta qua e là tra fine luglio e primissimi giorno del mese successivo. Straniti, sì, ma non per questo meno carichi per una prova in linea maschile che invece di chiudere la rassegna iridata, chiude il primo week end. Niente prova in linea a fine rassegna come accade di solito come fosse la maratona o le staffette nei mondiali di atletica. Lo smarrimento passa subito, però, ovvero quelle sensazioni di distacco della prima ora in cui sembra che di questo Mondiale in linea non te ne freghi abbastanza; lo smarrimento passa a pochi giorni, a poche ore dal via di una gara che – non ce ne vogliano le altre della prima manifestazione che comprende (quasi) tutte le discipline delle due ruote a pedali- catalizza la maggior parte delle attenzioni.

Quella gara che, almeno per chi scrive, resta la più importante dell’anno. Quella che ti fa sognare e immaginare mille e più svolgimenti. Perché le altre corse le conosciamo, il Mondiale, invece, è ogni anno qualcosa di diverso.

Se la Strade Bianche ha acquisito degno fascino, e la Milano-Sanremo resta – un po’ a fatica- corsa riferimento che apre il calendario primaverile; se il Fiandre è la Gara per antonomasia, quella che sintetizza tutto ciò che è il ciclismo – e non a caso quest’anno l’ha vinta il corridore più completo – se la Paris-Roubaix è la gara più folle e amata – se il Giro per noi è il Giro, e poi c’è il Tour che si prende tutto, ecco che il Mondiale in linea, vuoi per quel sogno di vestire la maglia iridata, vuoi perché per una volta vedi i corridori sfidarsi con la maglia della nazionale, vuoi perché ogni anno ti esalti nello scoprire nuovi tracciati, e mille altri motivi, ognuno ha il suo, resta la corsa con il maggiore fascino.

NEL MERITO DI GLASGOW 2023 – SVOLGIMENTO

E difatti si arriva a una domenica di agosto, la prima domenica di agosto, a parlare di inseguimento alla maglia iridata. Di un Mondiale 2023 che andrà a premiare corridori veloci ed esplosivi, dotati di fondo, ma con una caratteristica che spicca di più sulle altre: la capacità di saper limare. Un percorso che sembra fatto apposta per chi arriva dal ciclocross con una spiccata attitudine da flandristi, amstelisti e brabantisti; un disegno che definire accidentato potrebbe non spiegare completamente le insidie di un circuito di 14,3 km da percorrere per 10 volte con una cinquantina di curve e 8 strappetti cittadini. Un tracciato, completo del suo tratto in linea, che misura 271 km per oltre 3.500 metri di dislivello.

Abbiamo detto: limare, essere veloci e scaltri, l’idea è che un inseguimento compatto è praticamente impossibile e il rischio che una fuga con dentro pezzi pregiati della starting list possa partire e non essere più ripresa (perché poi anche tatticamente sarà una corsa difficile da gestire, non avendo le radioline a disposizione, le squadre si inventeranno i modi più disparati, dai pizzini, agli informatori lungo la strada e chissà che altro), anche quando all’arrivo mancheranno tanti giri, è concreta. L’insegnamento che danno quando inizi a fare ciclismo echeggia nelle menti dei ragazzi: “stare davanti!”, in ogni modo possibile, e questo aumenterà il nervosismo che su un tracciato così irrequieto (e veloce) rischia di vedere realizzati gli effetti di una Mentos dentro una bottiglia di Coca Cola. Bisognerà farsi trovare davanti, quindi, e vorranno farlo tutti, e bisognerà avere una particolare dimestichezza con l’uso del mezzo, capacità che verranno amplificate – o chissà, ridimensionate come dopo aver pescato una carta malus dal mazzo – nel caso di possibile (probabile da quello che dicono gli ultimi report) maltempo. E se le cadute fanno parte del gioco, qui rischiano di essere un fattore determinante: tra curve, transenne, marciapiedi, asfalto viscido, rischi che inevitabilmente verranno presi per stare davanti, il caos dei rifornimenti, insomma, si salvi chi può in questo terno al lotto.

IL PERCORSO

Il sempre ottimo profilo Twitter Domestique propone un dettagliato report analizzando per filo e per segno il tracciato delle gare in linea, in particolare della prova di domenica 6 agosto. Parte iniziale di 124 chilometri, da Edinburgo, piatta o quantomeno appena nervosa nel tratto di apertura, e poi due salitelle. La prima, 5,7 km al 3%, una sciocchezza per i professionisti, la seconda, Crow Road, 3,8 km al 5,4% di media: dalla cima mancheranno ancora 174 km, in pratica sarà un lungo riscaldamento in cui sorridere ai fotografi o lasciare andare la fuga con dentro nazionali che non fanno paura ai fini del risultato finale, prima di entrare nella città più grande della Scozia.

Abbiamo detto del circuito: 14,3 km da percorrere 10 volte dagli élite, quasi una cinquantina di curve a 90 gradi e 8 brevissimi strappetti che faranno la differenza e allungheranno il gruppo, lo sgraneranno, sin dal primo passaggio. Inevitabile.

Dopo il primo passaggio, niente tappeto steso sotto le ruote dei corridori, ma un tratto di lastricato in pieno centro: 1,2 km. Dovesse piovere sarebbe un macello. Da Glasgow ci raccontano che, quando piove, su questa superficie si rischia di scivolare pure camminando.

Poi gli strappi a caratterizzare il percorso:

St Vincent Street-Dogluas Street: 565 metri, media del 5%, massima del 12%, si scollina a 12 km dal traguardo. Come scrivono sempre i ragazzi di Domestique: la più lunga ma non la più dura del tracciato.

Gilmorehill: 230 metri di lunghezza, media del 4,3%, massima del 6,8%: cima a 9,7 km dal traguardo. Da qui inizia un estenuante su e giù.

University Avenue: 250 metri con una media del 5,9% e una massima del 7,4: siamo a 8,9 km dall’arrivo.

Great George Street: 325 metri, media del 7.6%, massima sopra l’11%: siamo a 7.9 km dall’arrivo. A seguire una breve ma ripidissima discesa.

Kelvingrove Park è la quinta salita del percorso, è lunga 398 metri, ha una media del 6,2% e una massima del 7,6%. Siamo a 6.900 metri dal traguardo ed è seguita da una serie di curve e controcurve e da strade strette che attraversano il parco.

Scott Street: segna il ritorno in centro città: 154 metri, cortissima ma spacca gambe con la sua percentuale massima del 22,8  e la media del 12,9. 5,5 km dall’arrivo.

Montrose Street: l’ultima (decisiva, se non lo saranno state quelle prima) e attesissima salita. Quella che porta chi vive o studia a Glasgow verso l’Università: 163 metri, 13,4 % la media, 15,2% la massima, si scollina a 1,4 km dal traguardo.

Breve discesa, due curve ad angolo retto e arrivo in George Square con la strada che negli ultimi 400 metri continua a scendere.

10 FAVORITI

Mathieu Van der Poel – Matteo Trentin – Wout Van Aert – Foto Dario BelingheriPhoto©2018

MATHIEU VAN DER POEL

Il percorso sembra sia nato dopo aver analizzato nel dettaglio in qualche laboratorio ultra specializzato le sue caratteristiche: il fatto di essere ciclocrossista, brabantista, amstelista, flandrista, di essere il più esplosivo in gruppo, di essere veloce, di saper guidare come pochi, di avere soluzioni diverse per vincere, lo pone favorito assoluto. Al Tour si è preparato bene per questo appuntamento. Facciamo prima così: può perderla solo lui.

WOUT VAN AERT

La nemesi vanderpoeliana che ha staccato dal Tour nel momento in cui Vingegaard metteva in cassaforte la seconda maglia gialla per volare a casa dal nuovo erede di casa van Aert venuto al mondo. Lo abbiamo visto con gli occhi stanchi e la barba incolta, lo vediamo bene domenica in maglia iridata per caratteristiche simili a quelle di van der Poel. Anche se il Belgio porta tre punte pensiamo che più di altre volte questa sarà la sua corsa e la sua nazionale.

MADS PEDERSEN

Un terzo incomodo che non ha nulla da invidiare ai due van, Mads Pedersen, da un paio di stagioni è ormai a tutti gli effetti uno degli interpreti delle corse di un giorno più forti al mondo. Percorso (quasi) perfetto per lui, fondista, veloce, capace di resistere sugli strappi brevi. Uscito forte dal Tour, e se si aggiunge la (probabile) pioggia prevista sul percorso, le sue quotazioni salgono.

CHRISTOPHE LAPORTE

Capitano della Francia, Laporte ha corso tutto il Tour in appoggio a Vingegaard senza poter sognare giorni di libertà e quando ne ha avuto la possibilità – l’ormai celebre tappa numero 19 vinta da Mohorič, se l’è giocata contro alcuni corridori con cui si sfiderà a Glasgow. In volata non teme nessuno, nel su e giù del centro città ancora meno, limare sa limare. L’obiettivo è dichiarato: si va per una maglia iridata.

TADEJ POGAČAR

Difficile porre limiti al corridore più completo al mondo che se non altro – pur uscendo sconfitto dal Tour – torna subito in corsa e che corsa, facendo quello che gli riesce meglio: correre tutte le corse più importanti, correre perché gli va e basta. Già in passato lo abbiamo visto essere al via di un Mondiale, magari arrivando stanco da altre corse o in fase calante, perché Pogačar è così e allora se trovi il suo nome al via di una corsa non può essere che inserito tra i favoriti. Maestro della pioggia, temibilissimo allo sprint – soprattutto dopo 271 km – su di lui un paio di incognite: la prima è legata alla forma post Tour (già in passato ha mostrato il fianco dopo la Corsa Gialla), la seconda all’infortunio al polso che gli ha tolto un po’ di fiducia nella guida. Però mai scommettere contro di lui.

MICHAŁ KWIATKOWSKI

Tra Tour e Polonia è tornato il Kwiatkowski vecchio stampo, quello che per anni è stato, oltre che un gregario favoloso, anche uno degli outsider da battere praticamente in tutte le corse di un giorno in cui era presente. Ha già vinto un Mondiale, non teme nessuno, sa entrare nell’attacco giusto e magari staccare gli avversari su uno degli strappi del circuito o vincere in uno sprint ristretto. Occhio a lui, tra i corridori più in forma dell’ultimo mese di gara.

KASPER ASGREEN

A proposito di corridori tornati a fare sul serio di recente. Kasper Asgreen in due giorni al Tour è tornato a prendere dimestichezza con la vittoria, con la capacità di vincere in uno sprint ristretto contro gente altrettanto scaltra e veloce. Anche lui non teme né lunghezza del percorso, né sprint ristretti, altimetria instabile da mandarti al manicomio, né eventuale maltempo. Corre in quella che forse è la seconda squadra più completa al via. Occhio a lui anche in un eventuale attacco a lunga gittata.

JASPER PHILIPSEN

La carta belga in caso di sprint (ristretto), ma non solo: come dimostrato alla Roubaix e altrove, è capace di stare davanti anche su percorsi più nervosi e quello di Glasgow lo è il giusto. L’enigma davanti al quale si porrà il giovane corridore della Alpecin sarà, nel caso: quale dei due van aiutare? Il suo compagno di squadra – e pesce pilota al Tour, ma non solo – oppure il connazionale? E poi da capire quale sarà l’abito cucito su di lui, soprattutto come la prenderà, lui così ambizioso, se dovesse essere la carta nascosta del Belgio in mezzo al gruppo in attesa di uno sprint, con Evenepoel e van Aert, invece, a giocare più d’anticipo.

MICHAEL MATTHEWS

Non brilla come altre volte, ma come escluderlo? L’Australia ha un’ottima squadra che verosimilmente avrà carta bianca per attaccare da lontano mentre lui marcherà i favoriti con obiettivo il classico piazzamento nei 10. Immancabile.

REMCO EVENEPOEL

Il campione uscente, terza (?) punta di un Belgio fortissimo. L’incognita è su come potrà digerire un tracciato così tortuoso e nervoso che molti definiscono più simile a un circuito da crit race, ma con talenti di questo genere non si possono porre limiti, soprattutto dovesse attaccare da lontano. In Belgio si chiedono come sia possibile convincere il campione del mondo uscente a correre un po’ più defilato e addirittura dargli compiti di attacco a lunga gittata, ma forse in Belgio si sono dimenticati come vinse l’edizione 2022 della prova iridata.

ANALISI DELLE SQUADRE

Wout Van Aert  – Remco Evenepoel  – Foto Luis Angel Gomez/SprintCyclingAgency/SprintCyclingAgency©2022

Analizziamo le squadre, partendo da quella del campione in carica, il Belgio, parlando perlopiù di quei corridori esclusi dalla lista dei 10 nomi fatti sopra.

BELGIO

Uno squadrone. Tiesj Benoot è una garanzia sia come uomo in appoggio che da battitore libero, stesso destino per Nathan Van Hooydonk, alla sua migliore stagione, ombra di Van Aert e uscito molto bene dal Tour. Jasper Stuyven ha pure lo spunto veloce, oltre a sapere lavorare molto bene per i compagni di squadra, Yves Lampaert è da anni uno dei più forti e regolari interpreti delle corse di un giorno, mentre Victor Campenaerts e Frederik Frison, in quota Lotto, arrivano, uno da un Tour corso sempre da protagonista e dove ha palesato una condizione in crescita, l’altro dalla migliore primavera della sua vita. Occhio anche a loro due, soprattutto in appoggio ai tanti capitani.

FRANCIA

Laporte capitano, Julian Alaphilippe e Valentin Madouas in seconda battuta, loro due che a Lovanio confezionarono uno degli attacchi decisivi che portarono Alaphilippe in cima al mondo per il secondo anno di fila. Temibilissimi su questo percorso e, visto un periodo non dei migliori, anche lontani dai riflettori. Benoît Cosnefroy è uno che in questo periodo dell’anno va forte, mentre Florian Sénéchal è cliente scomodo in caso di sprint ristretto. Olivier Le Gac e Remi Cavagna saranno i faticatori, ma ci proveranno anche da lontano.

DANIMARCA

Dopo il Belgio è l’altra squadra di riferimento. Se Pedersen e Asgreen saranno i leader, Søren Kragh Andersen e Magnus Cort Nielsen hanno poco da invidiare agli altri due, in più sono veloci, anche se magari non sempre affidabilissimi. Mattias Skjelmose ci può provare da lontano (e anche lui fermo allo sprint non è), avrà energie dopo un Tour corso sempre all’attacco? Da Mikkel Bjerg ci aspettiamo le proverbiali trenate, mentre Mikkel Honoré e Michael Mørkøv saranno chiamati a lavorare per la squadra, magari provando anche a inserirsi in qualche fuga.

GRAN BRETAGNA

Stride l’assenza di Pidcock, ma squadra ugualmente molto interessante con tanti corridori veloci, resistenti, adatti a un percorso del genere senza salite lunghe e senza un attimo di respiro dal punto di vista planimetrico e in più giocano praticamente in casa. Non c’è un vero e proprio leader, ma tanti giovani in rampa di lancio e con caratteristiche simili. Ben Turner si può sdoppiare nel ruolo di uomo squadra o capitano. Stagione complicata per via di tante cadute e malanni, proprio nell’anno in cui ha sbloccato la casella delle vittorie personali. Arriva dal ciclocross è abbiamo già spiegato quanto potrebbe contare domenica. Fred Wright ha il fiuto per l’azione giusta ed è veloce, mentre Sam Watson e Jake Stewart staranno coperti per sfruttare lo spunto veloce. Luke Rowe, Owain Doull, e i due Swift (Ben e Connor) probabilmente sacrificati alla causa dei giovani rampolli.

SLOVENIA

Tutto ruota attorno a Pogačar? Non è detto. Luka Mezgec è veloce e resistente, certo, è un outsider di seconda o terza fascia, ma anche al Tour ha mostrato di stare bene. Curiosità per vedere Tilen Finkšt e Jaka Primožič, corridori molto forti nelle gare dell’est. Domen Novak sarà l’ombra dei capitani, ma arriva da una stagione sottotono. Chiudono la selezione il classe 2000 Anže Skok, e il meno giovane Kristian Koren, con i suoi quasi 37 anni uno dei più anziani corridori al via.

SPAGNA

Alex Aranburu – Foto Luca Bettini/SprintCyclingAgency©2023

Dopo il forfait di Lazkano (uno dei possibili outsider, sostituito dal più grande dei fratelli Azparren), occhio ad Alex Aranburu alternativa ai big molto accreditata. Si esalta con la pioggia, sa guidare il mezzo come pochi, con un passato nel ciclocross, ed è veloce, anche se quest’anno ha perso un po’ di spunto per guadagnarne in resistenza. La cosa non è per forza un male. In caso di brutto tempo non è da scartare il nome di Ivan Garcia Cortina: entrambi i corridori della Movistar puntano a un posto in top ten. A proposito di pioggia e guida, occhio a Ion Izagirre, che di sicuro avrebbe preferito un percorso più duro, e a proposito di spunto veloce, il nome di Roger Adrià ronza sempre più spesso nelle orecchie dei suiveur. Il suo punto debole potrebbe essere la distanza. Chiudono la selezione Gonzalo Serrano, un abbonato ai piazzamenti nei primi venti, trenta, una sorta di Alejandro Valverde in formato ridotto, per caratteristiche e piazzamenti, Jesus Herrada, chiamato più per la sua esperienza (e chissà se anche quel 4° posto nell’Europeo a Glasgow di 5 anni fa dietro Trentin, van der Poel e van Aert ha pesato nella scelta) che per reali possibilità di fare risultato, e un altro Jesus classe ‘90, ma decisamente meno conosciuto: Ezquerra, quest’anno andato molto forte in alcune corse di un giorno dal profilo simile a quello del Mondiale.

OLANDA

L’Olanda è van der Poel principalmente, ma di fianco a lui c’è Dylan van Baarle, un corridore con un palmarès che parla da solo e che in caso di corsa dura può pure vincere. Olav Kooij è la carta per un eventuale (ma lo diciamo: poco probabile) sprint, ma il dislivello che incontrerà nel circuito finale potrebbe essere fatale per lui. Dan Hoole, Jan Maas e Oscar Riesebeek saranno i faticatori della prima ora, Pascal Eenkhoorn, in grande forma, carta da giocare nelle fughe, così come Mick van Dijke, ma per forza di cosa tutto ruoterà attorno a van der Poel.

AUSTRALIA

Solita squadra a più punte e ricca di alternative credibili a tutti i pretendenti al podio. Di Matthews abbiamo già detto. Harry Sweeny è uno dei pallini di chi scrive: ama la corsa dura, ha fondo e va forte col maltempo. Luke Plapp cerca il colpo di pedale per dare l’assalto alla medaglia nella crono, Simon Clarke è sempre pericoloso se trova la fuga giusta, mentre Luke Durbridge sarà un appoggio ideale per la squadra. C’è poi Kaden Groves, velocista che potrebbe tenere duro e poi piazzare il colpo in caso di sprint ristretto. Occhio anche a lui ‘ché si esalta col maltempo e non teme nemmeno le tante insidie del percorso, ma forse il chilometraggio, quello sì. Infine presenti Matthew Dinham e Alex Edmonson che sostituiscono Ewan e Stannard.

COLOMBIA

Non solo per onore di firma. Il capitano è Juan Sebastian Molano: col maltempo vola e senza l’incidente di questa primavera in Belgio avrebbe avuto concrete possibilità di giocarsi un piazzamento importante, visto anche lo spunto veloce. Fernando Gaviria è corridore al solito indecifrabile, ma che nella giornata buona potrebbe anche piazzarsi bene, mentre il resto della squadra appare più di supporto. Difficile aspettarsi qualcosa infatti dal velocista, Alvaro Hodeg, dagli scalatori, seppure molto forti, Rigoberto Uran, Santiago Buitrago, Harold Tejada, Jesus David Peña – quest’ultimo in grande forma di recente – né dal cronoman, Walter Vargas. Squadra comunque da tenere d’occhio in caso di corsa pazza.

USA

Novità sostanziali arrivate nelle ultime ore: fuori, rispetto alla pre selezione, Sheffield, Simmons e Jorgenson, dentro Larry Warbasse, Kevin Vermaerke e Will Barta. Completano la squadra: Sean Quinn, resistente e veloce, forse non ha tutte le carte giuste per ambire a qualcosa di importante, ma può buttarsi in fuga ed essere uomo pericoloso, Lawson Craddock che esce forte dal Tour e sarà pedina preziosa per la squadra, e infine Neilson Powless che dal Tour arrivava con qualche punto di domanda subito sbarrato al termine della Clasica di San Sebastian. In Francia si è sfiancato la prima settimana portando in giro la maglia a pois, finendo, nella seconda parte di corsa, per staccarsi troppo spesso anche da corridori che normalmente gli finiscono dietro. A San Sebastian (4° all’arrivo), però, è tornato il Neilson Powless capace di chiudere nelle prime sette posizioni Parigi-Nizza, Milano-Sanremo, Dwars e Ronde. In queste condizioni, se c’è una garanzia di piazzamento in caso di corsa per fondisti, quella arriva dal corridore della EF.

SVIZZERA

Stefan Küng – Foto Peter De Voecht/PN/SprintCyclingAgency©2023

 

Squadra interessante con Stefan Küng che insegue il podio sia in linea che a crono ed è un altro di quei corridori che in caso di brutto tempo (a furia di scriverlo domenica ci sarà sicuramente sole) sa tirare fuori qualcosa in più e non teme di certo la distanza, oltretutto da un po’ di stagioni è uno dei più forti interpreti delle corse di un giorno. In seconda battuta c’è Marc Hirschi che si sta ritrovando e non teme la lunga distanza. Silvan Dillier e Fabian Lienhard saranno il supporto, mentre Stefan Bissegger e Mauro Schmid hanno la fuga, anche dalla lunga distanza, nel sangue e possono essere molto temibili se ancora davanti nel finale. Lo diciamo? Lo diciamo: vanno forte anche con il maltempo.

NORVEGIA

Norvegia: con cinque punte su sei, buone per ogni soluzione. Alexander Kristoff l’uomo veloce, ma anche resistente, però arriva da un Tour deludente, sempre che non si sia nascosto per bene in ottica Mondiale. Pesano le 36 primavere? Lo scopriremo su un percorso adatto a lui. Søren Wærenskjold, altro corridore da corse del nord, veloce e resistente, da verificare su queste distanze, Andreas Leknessund starebbe benissimo in una fuga da lontano, Rasmus Tiller, invece, sta bene in mezzo ai big delle corse di un giorno. Infine Tobias Halland Johannessen, quello visto (e ritrovato) al Tour, può ambire a un risultato di peso.

PORTOGALLO

Joao Almeida e Ruben Guerreiro avrebbero preferito un tracciato ancora più selettivo, ma male non stanno, André Carvalho è perfetto per questo profilo, ma gli manca più di qualcosa per ambire a stare con i migliori, Nelson Oliveira proverà a entrare in fuga.

GERMANIA

Due corridori su tutti da tenere d’occhio: John Degenkolb e Nils Politt. Non servono spiegazioni sui perché. Interessante la presenza di Nico Denz che proverà a infilarsi in ogni fuga, prendendo magari quella decisiva, da seguire il giovane Michel Hessmann, già molto affidabile come uomo squadra, mentre Jonas Rutsch, insieme a Maximilian Schachmann, sarà battitore libero: entrambi capaci anche di provare a inserirsi in una top ten finale.

IRLANDA

Ben Healy  – Foto Massimo Fulgenzi/SprintCyclingAgency©2023

 

Ben Healy capitano con mire importanti a patto di arrivare da solo al traguardo – cosa non impossibile. Sam Bennett sembra presente più per una reale mancanza di alternative, mentre Rory Townsend avrebbe preferito un centinaio di chilometri in meno e allora lo avremmo seguito con attenzione, ma resta tuttavia un corridore interessante.

CANADA

Derek Gee per inseguire quel sogno solo sfiorato al Giro d’Italia, vederlo in fuga non è nemmeno quotato. Il Canada presenta una selezione tutto sommato interessante, un perfetto mix di esperienza, Guillaume Boivin e Hugo Houle, e freschezza, il giovane Nickolas Zukowsky.

LE ALTRE

La Nuova Zelanda ha in Paddy Bevin, l’uomo d’esperienza, ma punta soprattutto sui giovani Laurence Pithie e Corbin Strong, entrambi scaltri e veloci, mentre nell’Ecuador presente uno degli outsider più interessanti soprattutto in caso di maltempo: Jonathan Narvaez. Mathias Vacek e Adam Ťoupalík guidano la Repubblica Ceca, quest’ultimo sta ritrovando se stesso in questa stagione dopo essere stato più che una promessa da giovane (ve lo ricordate quando sconfisse van der Poel all’Arctic Tour of Norway?). Anche lui arriva dal ciclocross e un piazzamento nelle prime venti posizioni sarebbe l’inizio di una nuova carriera.

Nel Sudafrica presenti corridori veloci, e di esperienza, come Ryan Gibbons e Daryl Impey, il Lussemburgo si affida a due che nelle rispettive squadre sono garanzie assolute: Kevin Geniets e Alex Kirsch e l’Austria sarà guidata da Marco Haller, altro uscito forte dal Tour. Il Kazakistan ha due campioni del mondo Under 23, Lutsenko e Fedorov, in squadra, ma poche speranze francamente, anche se il primo citato sa trovare la giornata giusta in cui risulta essere competitivo in chiave successo – ma difficilmente quel giorno sarà domenica. Slovacchia e Israele si affidano a Peter Sagan e Itmar Einhorn e infine la Svezia a Lucas Ericsson e il Brasile a Nicolas Sessler.

L’ITALIA

Matteo Trentin – Foto Luca Bettini/BettiniPhoto©2018

 

In questi giorni, chi scrive ha deciso di recuperare – con grave ritardo sulla linea del tempo – una delle saghe mainstream del cinema d’azione più celebri di tutti i tempi: Mission: Impossibile. I primi due capitoli, grazie anche alla regia di De Palma e Woo (magari non i migliori De Palma e Woo), sono assolutamente godibili, e traslando il tutto alla corsa di domenica: la missione appare impossibile.

Tra gli otto convocati dal CT Bennati, cinque sono i più in forma e adatti al percorso: Matteo Trentin, Alberto Bettiol, Filippo Baroncini, Andrea Bagioli e Simone Velasco. Con loro Lorenzo Rota, che lo scorso anno arrivò a poche centinaia di metri dalla possibilità di salire sul podio, Daniel Oss, chiamato dopo un ottimo Tour, e Kristian Sbaragli.

Possibilità di podio? Poche in concretezza, ma la Squadra, come veniva chiamata fino a qualche tempo fa quando era punto di riferimento assoluto a ogni Mondiale, potrà dire la sua a patto che tutto quello prestabilito sia seguito alla lettera e che le cose vadano per il verso giusto. E ci vuole pure una botta di fortuna.

Andrea Bagioli – Foto Dario Belingheri/BettiniPhoto©2018

Tuttavia mai porre limiti alla capacità di Matteo Trentin di correre davanti e farsi trovare pronto nelle azioni decisive; mai dubitare di Alberto Bettiol apparso in crescita – anche se a San Sebastian ha ceduto nel momento clou, ma era al cospetto di tre che le montagne le divorano – pur con i suoi limiti a volte evidenziati sulle lunghe distanze. Bisogna avere fiducia in Filippo Baroncini e Andrea Bagioli perché sono due patrimoni del nostro ciclismo e se il primo deve ancora sbocciare tra i professionisti (e chi scrive sogna proprio il suo nome domenica nel finale, davanti), il secondo sembra finalmente aver trovato la giusta quadra. Oltretutto il corridore valtellinese si è spesso esaltato con la maglia della nazionale, lavorando per gli altri, magari domenica sarà il suo turno. Il suo spunto veloce, poi, potrebbe portare anche qualcosa di importante. Simone Velasco è nel momento migliore della sua carriera, lui è perfetto per inserirlo in una fuga dalla media distanza, magari insieme a Lorenzo Rota. Nel caso lo spunto veloce non gli mancherebbe. Infine Daniel Oss e Kristian Sbaragli, dopo aver lavorato uno per una vita di fianco a Sagan, l’altro in questi anni di fianco a van der Poel, correranno come gregari e portaborracce.

L’importante che la Nazionale interpreti una corsa all’attacco, senza nascondersi, senza incertezze, provando ad anticipare senza remore – lasciando magari uno o due tra Trentin, Bagioli, Baroncini e Bettiol a coprire i favoriti. Bisogna rischiare il tutto per tutto, ma non bisogna nemmeno esagerare: il fondo è un problema che spesso è venuto fuori nelle corse più importanti e quindi non si può nemmeno pensare di arrivare a 60/70km dall’arrivo dopo aver attaccato come matti e reso la corsa dura: noi ne pagheremmo le conseguenze e avvantaggeremmo chi fa della resistenza una dote. Insomma la coperta è corta per chi come noi non ha un corridore papabile alla vittoria finale sulla carta: un corridore tra i favoriti non ce l’abbiamo, ma ce lo avremmo avuto, Ganna, ma il suo obiettivo – e quello della Federazione – era chiaramente la pista. Spoiler: alla fine Ethan Hunt (Tom Cruise) le missioni impossibili le riesce sempre, bene o male, a portare a casa, quindi ci proviamo. Abbiamo perso edizioni in cui eravamo la squadra da battere, con diverse punte e spesso a vincere erano corridori considerati outsider. Magari è il giorno in cui tocca a noi incassare.

LE ALTRE GARE SU STRADA (paragrafo in aggiornamento: non tutte le startlist sono definitive)

Ad aprire il programma delle gare su strada, sabato 5 agosto, sarà la prova JR femminile, ore 10, 70 km, 5 giri del circuito spiegato sopra. Favorite? Ferguson e Sharp (Gran Bretagna), Venturelli (Italia), Bego, Comte e Gery (Francia), Moors e Van Sinaey (Belgio), Greve (Danimarca), Knaven e Molengraaf (Olanda), Holmgren (Canada).

Sempre sabato (alle ore 13) toccherà ai ragazzi della categoria juniores (o under 19) gara che si prospetta molto incerta ed equilibrata con tantissimi nomi candidati al successo e diverse nazionali che potrebbero vincere con tutti i convocati. Nove giri del circuito per un totale di 127,2 km. Dal Belgio selezioniamo De Schuyteneer, Widar e Sentjens, dall’Australia, Chamberlain, terzetto danese da seguire: Storm, Clemmensen e soprattutto Withen Philipsen corridore che va fortissimo anche in mountain bike. Francia e Gran Bretagna sarebbero da citare al completo, ma scegliamo Blaise, Grisel – soprattutto – e Seixas per i transalpini, Brennan e Smithson per i britannici. Al via pure Ben Wiggins, figlio d’arte. L’Olanda punta forte su Lughtart e soprattutto su Remijn che di nome fa Senna e va forte anche nel ciclocross, la Norvegia su Nordhagen, Haugland e Ingebrigtsen. L’Italia, dopo un paio di anni, torna ad avere una nazionale estremamente competitiva: Gualdi, Sierra, Bessega, Cettolin e Giaimi sono tutti candidati a un posto sul podio. La Spagna ha in Hector Alvarez uno dei prospetti maggiormente interessanti del panorama giovanile, ma occhio anche a Beloki (dal 2024 con la Ef e figlio proprio di quel Joseba), la Finlandia prova il colpaccio con Borremans, la Germania con Fietzke e Leidert, mentre l’Irlanda punta molto su O’Brien. Da non sottovalutare il neozelandese Guichard, il polacco Gruszczynski, lo svizzero Barhoumi, lo slovacco Novak, i cechi Barta, Bittner e Kral e gli sloveni con Erzen, Valjavec e Omrzel. Abbiamo lasciato per ultimo uno dei pezzi pregiati della categoria, ovvero l’americano AJ August che punta alla tutt’altro che semplice doppietta con la cronometro.

L’8 agosto (ore 13) iniziano proprio le cronometro con la Mixed Relay che si disputa nel circuito cittadino di Glasgow. Favorite Svizzera e Gran Bretagna, poi Australia in seconda battuta a giocarsi il podio con la solida Germania, l’Olanda e la Francia. Usa outsider, mentre l’Italia, sul podio per due anni di fila, senza Sobrero, Ganna, Affini e Longo Borghini difficilmente potrà puntare alle prime cinque posizioni.

Il 9 agosto, alle 14:30, tocca agli Under 23 che, come tutte le gare contro il tempo individuali, si terranno a Stirling a 40 km a nord di Glasgow, su un tracciato mosso con finale da non sottovalutare in cima allo strappo che porta a Castle Wynd. 36,4 km per gli Under 23: favorito d’obbligo il belga Alec Segaert. Aperta la lotta per le medaglie, tuttavia, con i danesi Bevort e Wang, il francese Paleni, l’inglese Charlton e l’altro belga Vervenne tra i maggiori pretendenti, ma occhio anche agli azzurri Olivo e Milesi (Lorenzo), lo spagnolo Romeo, l’olandese van Belle, l’australiano Mackenzie (argento tra gli junior un anno fa nel mondiale corso in casa), il croato Miholjevic e infine due tra i protagonisti assoluti quest’anno nella categoria: l’irlandese Rafferty e il norvegese Staune-Mittet.

Il 10 agosto le due crono femminili. Alle 11:15 le under 19:  con Toniolli che prova la difficile impresa di giocarsi una medaglia in un contesto che vede di nuovo favorite Van Sinaey (Belgio) e soprattutto Ferguson (Gran Bretagna). Alle 14 partono le élite: Marlen Reusser (Svizzera), Chloé Dygert (USA), Demi Vollering (Olanda), Grace Brown (Australia) e Audrey Cordon-Ragot (Francia), le favorite per il podio.

L’11 agosto in programma le crono maschili Junior (ore 10, 23 km) ed élite (ore 14:35, 48,1 km, apprezziamo molto quel “virgola uno”). Tra gli Under 19 tre nomi su tutti, August (USA), Chamberlain (Australia) e Nordhagen (Norvegia), ma la lotta alle medaglie è apertissima e coinvolge anche i due belgi Marivoet e soprattutto Sentjens, i danesi Storm e Just Pedersen, il tedesco Leidert, Ben Wiggins (Gran Bretagna), Adam Rafferty (Irlanda) e perché no, il nostro Giaimi. Occhio alle possibili (probabili) sorprese.

La gara élite in programma alle 14:35 vedrà sfidarsi principalmente Ganna contro i due belgi van Aert ed Evenepoel (quest’ultimo favorito?). Occhio anche agli svizzeri Küng soprattutto, ma in seconda battuta anche Bissegger. Dura per Pogačar ambire al podio, ma può avvicinarlo, così come i francesi Cavagna e Armirail, i danesi Bjerg e Asgreen, gli australiani Dennis e Vine, il campione uscente, il norvegese Foss, che non sta brillando quest’anno, ma anche il suo connazionale Wærenskjold vincitore lo scorso anno nella crono Mondiale per Under 23. Da seguire anche i due americani: Craddock e McNulty, corridori capaci di tutto e il giovanissimo Tarling, il nome nuovo della cronometro mondiale e meno di dodici mesi fa vincitore della prova iridata tra gli under 19.

Domenica il Mondiale su strada si chiuderà invece con la prova élite femminile: gli dedicheremo un approfondimento la prossima settimana.

INFINE NOTA DOVEROSA

L’UCI, con l’introduzione del super mondiale, ha aggiunto elementi alla nostra fame di consumatori bulimici gettando in pasto a noi appassionati un evento che prevede una gara dietro l’altra e non siamo riusciti a presentare tutto come avremmo voluto, pista, mtb, bmx, paraciclismo, ma seguiremo sui nostri canali social l’evento, giorno per giorno. Intanto a questo link trovate il programma delle gare iniziate ieri, giovedì 4 agosto, gare che potrete seguire in diretta tv e streaming su Eurosport e sulla Rai.

Buon Mondiale a tutti!

* gli orari segnalati sono quelli di Glasgow.