Non è stato un anno facile per Arnaud Démare. Lo ricordiamo a Tignes, nella nona tappa del Tour de France, mentre saliva la rampa finale ben oltre il tempo massimo. «Ci sono anni in cui gira tutto bene, altri in cui non funziona nulla. È frustrante, non sai più come rimediare, ma è così. Continuo a dare il massimo, posso solo fare questo». Aveva confidato all’arrivo, prima di tornare a casa appena dopo una settimana di Tour de France.

Demoralizzato, ma non completamente sfiduciato anche durante la Vuelta. Un episodio lo aiutava: nel 2018 riuscì a vincere una tappa al Tour de France e fino alla settimana prima stava malissimo. Quando le cose vanno male ti aggrappi a tutto, anche perché nel ciclismo può succedere di tutto, ma, soprattutto per un velocista, quando la vittoria non arriva, c’è poco da fare mancano tutte le certezze. Anche pensare a uno sprint è difficile e dubiti di cose che hai sempre fatto con apparente facilità. Lo sapevano in tanti, lo sapeva la sua famiglia.

Sul traguardo della Parigi-Tours, quest’anno, c’era suo padre Josuè. Arnaud ha raccontato più volte che papà è sempre andato a trovarlo alle gare, sin da giovanissimo, e mentre tutti gli altri genitori gridavano e si esaltavano, lui stava lì, tranquillo, a guardare. Qualche settimana fa è successo lo stesso, proprio mentre Démare, dopo tempo, tornava alla vittoria sul Viale di Grammont, dove ha trionfato Richard Virenque, idolo dei francesi, soprattutto dove l’ultimo francese trionfò quindici anni fa: era Frédéric Guesdon, oggi direttore sportivo dell’atleta della Groupama FDJ.
«Sono stati mesi difficili – ha spiegato a “L’Èquipe”- è stata una stagione difficile, grazie alla mia famiglia, però, ci ho sempre creduto ed ecco il risultato». Ritorna la famiglia, ritorna il ringraziamento alla famiglia e alla moglie Morgane, come primo pensiero, proprio da lui che sull’importanza della famiglia non ha mai avuto dubbi nemmeno nelle stagioni prospere e qualche parola per i propri familiari l’ha sempre avuta perché «la famiglia è fondamentale, sempre».

Pensare che quando, nel 2018, la corsa fu rinnovata e vennero inseriti tratti di sterrato e di pavé, Démare si mostrò stizzito, dichiarò di preferire il percorso classico e che sarebbe stato giusto mantenere quello. Invece proprio Tours gli ha riconsegnato la vittoria, in modo quasi rocambolesco, all’ultima gara della stagione, dopo aver inseguito a lungo la fuga di giornata e aver ricucito solo ai cinquecento metri dall’arrivo su Bonnamour e Stuyven. Proprio a Stuyven aveva pensato nei chilometri precedenti: a quanto fosse difficile andarlo a riprendere e anche solo provare a giocarsi la vittoria. Poi l’asso nella manica, il coniglio dal cilindro, il rapportone o semplicemente la classe dei velocisti e la vittoria.