Oggi, 17 febbraio 2025, torna in corsa Alex Krieger, vittima,  ormai nove mesi fa, di un gravissimo incidente al Giro d’Italia di cui si è parlato molto poco. Il pezzo che state per leggere è stato tradotto e adattato dalla nostra redazione e lo potete trovare in originale sul sito della Tudor Pro Cycling, la squadra in cui milita il corridore tedesco.

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“Una cosa che ho imparato è che nessuna emozione dura per sempre. È importante apprezzare i bei momenti della vita e lottare per averne di più, perché siamo noi gli artefici della nostra esistenza.”

12 maggio 2024 – Giro d’Italia, tappa 9. Il gruppo si sta dirigendo verso il traguardo di Napoli quando un corridore della Tudor Pro Cycling cade violentemente è Alexander Krieger. Viene trasportato d’urgenza in ospedale e lì i medici diagnosticano fratture multiple alle costole e una frattura al bacino.

17 febbraio 2025 – UAE Tour. Nove mesi dopo la sua ultima gara, Alex è sulla linea di partenza, pronto a tornare nel gruppo.

Quei nove mesi si ripetono nella sua mente come un film: immagini nitide che si mostrano in tutta la loro tensione.

Dalle quattro notti in un ospedale di Napoli alle altre due settimane in Germania, Alex ricorda il dolore e un momento decisivo: l’operazione al bacino. Un punto di svolta, la chiave che ha portato alla guarigione e alla possibilità di avere ancora una carriera in bicicletta. Prima le stampelle a sostenerlo per 6 settimane, poi  un respiro di sollievo quando ha potuto iniziare il suo programma di riabilitazione, principalmente confinato a casa a causa della difficoltà di movimento.

Alex ricorda quel periodo: «L’inizio è stato davvero duro. Provavo un dolore enorme. Ma ora, quando ci ripenso, è una sensazione… quasi bella. Perché so che bello è stato il finale». Tra tutti gli infortuni della sua carriera, questo rivaleggiava con il trauma subito dopo un incidente d’auto del 2020. Ma questa volta il danno è stato ancora peggiore, fisicamente ed emotivamente. «Sei o sette settimane dopo l’incidente, avremmo potuto accelerare la mia guarigione, ma insieme alla squadra abbiamo deciso che non avrei più corso nella stagione. Non c’era bisogno di correre rischi inutili per il mio futuro. Guardando indietro, è stata la scelta giusta. Ci si aspettavano delle battute d’arresto, ma alla fine non sono mai arrivate».

Quella decisione è stata fondamentale, un sollievo per Alex. Il team lo ha supportato e i medici dell’ospedale hanno fatto la differenza. I legami che ha costruito durante la convalescenza sono continuati anche dopo aver lasciato l’ospedale.

Il suo primo ritorno in bici è stato quasi traumatico, è durato circa un quarto d’ora ed avvenuto il 18 luglio: «Passati otto minuti non avevo idea di come sarei tornato a casa».

Sebbene abbia trascorso l’intera estate a casa, cosa insolita per un ciclista professionista, non si è mai annoiato: «Inizialmente è stato fondamentale come gli amici si siano presi cura di me. Poi quando ho iniziato a camminare e muovermi un po’ di più, ho iniziato a intraprendere una vita sorprendentemente normale, forse persino migliore del normale. Andavo a nuotare al lago, cenavo con gli amici, organizzavo serate di barbecue e ping-pong, andavo in giro con la Vespa. Ho amato questa parte della mia esistenza».

Oltre a questi momenti personali, Alex ha anche trovato nuovi modi per restare in contatto con il Team. A luglio, ha visitato il campo di allenamento in quota del Team per un paio di giorni a Kühtai, in Austria. Al Tour of Germany, ha visitato la sede centrale della SRAM e ha pedalato per supportare i suoi compagni di squadra. La sua prima vera e propria corsa è stata alla Granfondo Vaduz, parte della serie Chasing Cancellara, dove ha guidato uno dei gruppi insieme al suo migliore amico. Al campionato mondiale UCI a Zurigo, ha trascorso la settimana con la divisione marketing del Team, ospitando una corsa BMC e interagendo con sponsor e ospiti.

La sua curiosità per le persone, il suo desiderio di entrare in contatto, non facevano che rafforzarsi. Voleva restituire qualcosa. Ecco perché, ad agosto, Alex ha assunto un nuovo ruolo: è stato direttore sportivo per il team Devo nei criterium in Germania e Svizzera: «Quando ero in ospedale, ho avuto molto tempo per pensare e un’idea mi è rimasta impressa: colmare il divario tra i team Pro e Devo. Ho spiegato la mia visione a Raphi (Meyer) e Boris (Zimine), ed entrambi erano d’accordo. Volevo aprire gli orizzonti dei ciclisti più giovani e, poiché Boris era desideroso di migliorare i leadout, i criterium erano il campo di allenamento perfetto. Ogni 10 chilometri, uno sprint e così un altro modo e un’altra possibilità per perfezionare le tattiche».

Racconta ancora Alex: «Al di là della performance, questa esperienza è stata fondamentale per stabilire una rapporto, una connessione. Abbiamo trascorso del tempo insieme, condiviso storie, imparato gli uni dagli altri. Spero che un giorno ripenseranno a quella settimana e la considereranno un’esperienza preziosa. Personalmente, lo spero: mi ha insegnato molto. Ho gestito la logistica, la strategia, la preparazione e la distribuzione delle borracce». 

In procinto di tornare alle corse, Alex confessa: «Non vedol’ora. Sono teso, ma è una tensione positiva. La prima gara della stagione è sempre speciale, ma questa volta significa ancora di più. Non sono ancora al massimo della forma, ma sono sicuramente abbastanza forte da fare il mio lavoro per la squadra. Onestamente, metterò più pressione su me stesso che sulla squadra. Ho un ruolo chiaro da svolgere. Mi integrerò in un nuovo treno di testa (per Arvid De Kleijn), quindi il mio compito è duplice: imparare il loro processo e portare la mia esperienza. Idealmente, ne trarremo tutti beneficio l’uno dall’altro. Oltre a ciò, cercherò di supportare Michael (Storer) per le tappe di montagna. Ma soprattutto, non dimenticherò di divertirmi. Sono stato ambizioso in questi mesi. Ora, spero solo di riuscire a gestire la pressione come facevo prima».