Mamma Kate si è svegliata alle 2 di venerdì mattina e con lei tutti gli abitanti di Finchingfield, Essex, sud est dell’Inghilterra. Hanno urlato verso la tv: «Continua a pedalare! Continua a pedalare!»
La piccola comunità inglese si è svegliata alle 2 di mattina per vederla agitare le gambe, assecondare dossi, prendere rischi assurdi, pennellare paraboliche sulla BMX, sport che ancora cerca il suo spazio all’interno del vasto mondo delle due ruote: spettacolare, adrenalinico, scenografico, che fa storcere un po’ il naso ai puristi della fatica, ma acquisisce piena visibilità in mezzo al programma olimpico.
Bethany “Beth” Shriever ha fatto la storia delle due ruote in Gran Bretagna, letteralmente impazzita per la ventiduenne ex assistente insegnante in una scuola elementare, che, per realizzare il sogno di essere a Tokyo, qualche anno fa ha dato il via a un crowdfunding per allenarsi e gareggiare.
La federazione britannica, dopo Rio, aveva rifiutato di finanziare il progetto legato alla BMX femminile: avrebbe supportato solo quella maschile. Non ha mai mollato Shriever, nonostante le difficoltà per l’assurdità della vicenda, nonostante fosse l’unica ragazza in squadra, nonostante gli infortuni, nonostante la pandemia che negli ultimi 18 mesi le ha impedito di gareggiare. Nonostante l’ansia crescente a casa dopo che suo padre Paul aveva perso il lavoro.
L’obiettivo era arrivare a Tokyo e in questo la British Cycling solo nelle ultime stagioni ha aiutato Beth, che a 9 anni si innamorò follemente delle BMX. A patto però di mollare tutto e trasferirsi a Manchester: e lei lo ha fatto. Dopo che per quasi sette anni si è dovuta arrangiare da sola e con l’aiuto di mamma Kate e papà Paul.
L’obiettivo, a Tokyo, era andare avanti ma senza grandi obiettivi: turno dopo turno è arrivata la consapevolezza di vivere una favola. Beth capisce di trovarsi sempre più a suo agio in pista, vincendo le tre manche di semifinale, e strabiliando nei 45” della finale per l’oro, in un testa a testa con la leggenda Pajon: un arrivo da vedere e rivedere.
«Sono letteralmente devastata. Sono sotto shock» racconta Bethany stramazzata a terra alla fine della corsa vinta.
«Non so cosa succederà quando rientrerò a casa» conclude, incredula, mentre sua madre: «Quello che ha fatto Beth ha dato un significato a momenti terribili, ma vuol dire che chiunque può crederci, chiunque, lottando, può inseguire il proprio sogno».
Pochi minuti prima, la Gran Bretagna, sempre nella BMX conquistava l’argento con Kye White, nella prova maschile, che al termine della gara vinta dalla compagna di squadra, si lanciava in pista per sollevarla da terra e portarla in trionfo tra le sue braccia. «Più che per la mia medaglia, sono commosso per Beth. So quello che ha fatto, i suoi sacrifici, lo stress che stava vivendo in questi giorni. Dopo le prime prove sono andato da lei che piangeva e le ho detto: Beth, non temere nulla, stai andando forte». Così forte da ritrovarsi campionessa olimpica.