Quando sale sul palco di San Benedetto del Tronto, Juan Ayuso ha un sorriso appena accennato. A soli 22 anni ha vinto una delle gare a tappe più importanti del calendario ciclistico, arricchendo un palmarès che già comprendeva il Giro dei Paesi Baschi e altri dieci successi tra i professionisti. Però sembra non aver troppo tempo per festeggiare, perché questa Tirreno-Adriatico è solo una tappa di un percorso più grande.
Questa settimana rappresentava un passaggio obbligatorio verso il Giro. Era arrivato alla Corsa dei Due Mari con le stimmate del favorito. Dopo l’ottima crono inaugurale, ha dovuto aspettare la penultima frazione per prendere la maglia azzurra. Un Ganna in condizione super gli ha impedito di vestire prima il simbolo del leader, ma sul terreno a lui più congeniale è riuscito a mettere luce tra sé e gli avversari, arrivando in solitaria a Frontignano.
Non è stata una Tirreno-Adriatico semplice per il gruppo, che si è trovato spesso a correre in condizioni metereologiche avverse. In conferenza stampa Ayuso ha parlato dell’importanza di vivere giornate di questo tipo: «Sono cresciuto molto durante questa settimana, anche mentalmente, soprattutto nelle tappe in cui pioveva ed era freddo. Sono prove importanti, perché al Giro ci saranno delle giornate così e mi ci devo abituare».
Il primo obiettivo dell’anno di Ayuso può dirsi completato con successo. Lunedì sarà alla Volta Catalunya, dove troverà, tra gli altri, Roglič, il suo grande rivale per la Corsa Rosa. Per la prima volta in carriera, il valenciano avrà l’occasione di partire da capitano in un grande giro. «In una squadra come la UAE devi sfruttare ogni occasione che ti viene data – ha detto Ayuso – perché è la migliore del mondo e ci sono tanti che sono in grado di vincere».
Al Giro ci saranno ad aiutarlo Adam Yates, Del Toro, McNulty e Majka, tutti corridori che potrebbero puntare a una top 10. Non ci sarà il campione in carica, Pogačar, e per questo Ayuso potrà finalmente correre da leader: «Quando c’è Tadej in corsa bisogna aiutarlo, perché è il migliore al mondo, forse il migliore della storia».
Alla Tirreno-Adriatico ha superato alcuni degli avversari che troverà anche al Giro, nella lotta per la maglia rosa. Antonio Tiberi può dirsi soddisfatto del terzo posto in classifica generale. È andato benissimo nella crono inaugurale, mentre a Frontignano, con la gamba che non era delle migliori, si è gestito e ha limitato i danni. Buone anche le prove di Derek Gee e Jai Hindley, che sulla carta sarà il vice di Roglic, mentre hanno deluso i gemelli Yates.
In ottica italiana, i protagonisti della settimana sono stati Filippo Ganna e Jonathan Milan. Dal primo ci si aspettava una cronometro fantastica a Lido di Camaiore, ma siamo rimasti impressionati dalla sua capacità di lottare con gli avversari anche nelle tappe mosse e di difendersi su una salita non facile come quella di Frontignano. Le gambe sono pronte per i due obiettivi di questa primavera: la Milano-Sanremo di sabato e la Parigi-Roubaix a metà aprile. Lo sforzo fatto sul Monterolo, quando è rimasto agganciato a corridori ben più portati per una salita del genere, è un test perfetto in vista del Poggio. E ha già dimostrato di avere un ottimo spunto in volata, soprattutto quando si arriva in un gruppo ristretto.
Milan partiva con i gradi di miglior sprinter tra i 168 partenti, e non ha deluso le attese: le due volte che è arrivato in gruppo ha alzato le braccia al cielo, grazie anche all’ottimo aiuto di tutta la Lidl-Trek. Il secondo giorno, sull’arrivo di Follonica, è partito in testa, lanciato dallo scudiero Consonni – uno che a casa ha tre medaglie olimpiche -, e ha dato una bicicletta di distanza agli avversari. Non sono mancati i momenti difficili per il 24enne friulano, che è finito a terra nella terza tappa. Ma poi si è rifatto a San Benedetto, superando Sam Bennett con il colpo di reni. Milan che è poi tornato a casa, per il secondo anno consecutivo, con la maglia ciclamino della classifica a punti.
È stata una Tirreno-Adriatico a tinte tricolori, con le quattro vittorie italiane e i due posti sul podio finale. Ai già citati Ganna e Milan va aggiunto Andrea Vendrame, che al terzo giorno ha fatto suo l’arrivo di Colfiorito. Una tappa lunghissima (240 km), con un forte maltempo e oltre 3000 metri di dislivello complessivo. Tutte caratteristiche adattissime a un coriaceo come Vendrame, che in carriera ha raccolto poche vittorie, ma di livello e al termine di giornate impegnative. In una volata a gruppo ristretto, quando tutti si aspettavano Van der Poel o Pidcock, l’ha spuntata il puncheur della Decathlon.
Anche la maglia verde dei Gran Premi della montagna è stata appannaggio di un italiano, Manuele Tarozzi. Tarozzi è uno che in gruppo non ci sa stare. Ha già sette giornate di fuga nel 2025 (tre alla Tirreno e quattro all’UAE Tour), e l’elenco è destinato ad aumentare. Finora ha mostrato una tendenza a vincere in posti esotici: Tour of Rwanda nel 2023, Tour of Qinghai Lake e Tour de Langkawi lo scorso anno. La classifica dei GPM è un giusto premio per chi ha consacrato la propria vita da ciclista all’arte imprevedibile, e di certo gravosa, dell’avanscoperta.
A inizio settimana, Mathieu Van der Poel aveva annunciato di essere alla partenza soprattutto in preparazione della Milano-Sanremo. Ma il campione del mondo – varie volte e in varie specialità – aveva anche detto che non partecipa mai a una gara solo per indossare la maglia e così è stato. Ha attaccato nella terza tappa, non riuscendo però a distanziare gli avversari. Nei due giorni successivi ha chiuso al terzo e al secondo posto: battuto prima da un paio di velocisti di professione come Kooij e Pluimers, poi dal fuggitivo di giornata, il norvegese Fredrik Dversnes, che si è opposto in solitaria al rientro del gruppo, e per una volta ha avuto ragione lui.
Ho sempre pensato alla corsa dei due mari e alla Parigi-Nizza come due gare felici, perché non temono un effetto finale di nostalgia. Sabato c’è già la Sanremo, e poi ci si sposterà nel nord Europa per la stagione delle classiche. Sarà un lungo viaggio fino al Giro di Lombardia di metà ottobre.
A San Benedetto del Tronto, sul lungomare, è presente dal 1997 il Monumento Nespolo. L’opera riporta alcuni versi di Dino Campana: “Lavorare, lavorare, lavorare, preferisco il rumore del mare”. Anche i rumori delle ruote che girano, dei freni che stridono, delle catene che si muovono tra i rapporti, delle bici che solcano il pavé…