Tour de France 2010.
Tappa 16: Bagnères-de-Luchon/Pau.
Durante la salita al Col du Tourmalet Mark Cavendish scivola fuori dal gruppetto, mentre il suo compagno di squadra, Bernhard Eisel, tenta inutilmente di spingerlo a resistere.
Cavendish sta male, ha la febbre, sa che superato il Tourmalet lo attende il Col d’Aubisque e, dopo, 60 km di pianura in direzione di Pau; una tappa gestibile solo in gruppo, impossibile da affrontare in due rimanendo nel tempo limite. In un tentativo disperato di alleggerirsi getta via tutto ciò che lo appesantisce: occhiali da sole, cibo, addirittura le borracce. Eisel non lo molla, è noto in gruppo per il suo incrollabile ottimismo, è determinato ad assolvere al suo compito: scortare Cavendish fino al traguardo.
Mancano 18 km alla cima del Tourmalet e stanno perdendo 10 secondi al km dal gruppetto; Cavendish però è convinto di poter ricucire durante la discesa. Ed effettivamente, passato il Tourmalet, finiscono a tre minuti dal gruppo, ma riescono a rientrare a metà discesa. «Sapevo che eravamo al limite» ricorderà Mark in seguito.
Il gruppetto supera anche il Col d’Aubisque, ma Cavendish è in difficoltà, cerca di mantenere l’equilibrio, mentre sente la bicicletta oscillare sotto di sé, e all’improvviso, come nella migliore sceneggiatura di thriller, fora. «Dove diavolo è finita la mia radio?» impreca, poi ricorda di averla passata a Tony (Martin, suo compagno di squadra) per eliminare più peso possibile.
Mancano 10 km al traguardo di Pau e Cavendish si ritrova solo e senza radio, i suoi compagni di squadra – Bernie, Tony e Bert (Grabsch) – sono in testa al gruppetto, stanno tirando a tutta per rimanere nel tempo limite. Cavendish alza la mano, ma nessuna ammiraglia sopraggiunge: Allan Peiper, suo direttore sportivo, si è fermato per un bisogno impellente – Mark lo scoprirà solo dopo – e nessuno sembra potergli dare una mano. Arriva infine l’ultima auto e quelli dell’Astana gli cambiano la gomma.
In Place de Verdun a Pau, il francese Pierrick Fédrigo vince la volata dei fuggitivi, che comprende anche Lance Armstrong, e si porta a casa la terza vittoria nella corsa di casa; dietro di lui, con un ritardo di circa sette minuti, sopraggiungono Alberto Contador e Andy Schleck, poi un’altra larga parte di corridori, che rimangono entro i 23 minuti di distacco. E infine, 11 minuti dopo, con un ritardo di 34 minuti e 48 secondi da Fédrigo, arriva il gruppetto: 83 corridori, fra cui Mark Cavendish.
Quella sera Bernie, suo compagno di camera, preoccupato per il protrarsi della doccia di Mark entrerà in bagno, trovandolo addormentato sotto l’acqua scrosciante.
Tre giorni dopo, con di mezzo un nuovo passaggio dal Col du Tourmalet, Cavendish, ancora influenzato, sul traguardo di Bordeaux porterà a casa la quattordicesima vittoria di tappa al Tour de France.
Questa storia abbiamo voluto raccontarvela, proprio oggi, perché spiega, secondo noi, molto bene perché Mark Cavendish ieri ha vinto la sua trentunesima tappa alla Grande Boucle.