Nel ciclismo i segnali sono tutto perché lì resta l’attenzione. Così in un sabato qualunque, neanche una settimana dopo la conclusione di un Tour de France che è stato racconto e romanzo scivolato nella realtà, vedere la Quick-Step Alpha Vinyl in testa al gruppo alla Classica di San Sebastian, col traguardo ancora lontano, ha fatto tornare nella mente di chiunque stesse guardando le sensazioni dell’ultimo mese. Lo stupore costante è diventato abitudine, l’imprevedibilità una risorsa.
“C’è Remco Evenepoel” pensavamo tutti questa mattina. La presenza è un dato di fatto, ogni corridore, poi, riempie questo dato con quello che è, che sa, che gli piace. Il gusto dello stupore appartiene a Remco Evenepoel, lo sapevamo già, ma un sabato di fine luglio l’ha riportato in scena, quasi un temporale, quasi un’impressione. Un’impressione è naturalezza e istantaneità ovvero far sembrare semplice il difficile e farlo così, come si bevesse un bicchiere d’acqua.
Tutto questo è successo quando Remco Evenepoel è scattato ai quarantacinque chilometri dall’arrivo e solo Simon Yates è riuscito a tenergli la ruota, seppur per pochi chilometri. Con quella gamba avrebbe vinto anche stando assieme agli altri, magari portando via un piccolo gruppo? Probabile, a quelli come Evenepoel non interessa solo il risultato. C’è qualcosa dentro di loro che li chiama a divertire e divertirsi, a cercare il massimo grado di difficoltà, a lasciare qualcosa che va oltre i numeri, le statistiche. Un talento particolare. Ci ha colpito lo sguardo di un ragazzino sull’ultima salita: “Vorrei essere come lui”. Quando si vede questo, quando si percepisce questo, si ha la netta sensazione che vada bene così, a prescindere da come va a finire.
Evenepoel ha vinto da solo, con la maglietta slacciata, con le gambe che scappano via come si dice nel ciclismo. Rende l’idea perché è come se le gambe fossero automi in grado di fare da sole, fregandosene del corpo. Invece restano lì, parte del corpo, nel corpo, e per andare così deve essere tutto perfetto, tutto in ordine, una sinfonia, un’armonia, uguale alla posizione di Evenepoel in bicicletta.
Più bello forse sarebbe stato solo con Pogačar a combatterlo, due ragazzi con lo stesso istinto, la stessa naturalezza. Invece Pogačar ha mollato prima, dopo le fatiche del Tour. Ci saranno altre occasioni e le aspetteremo guardando ai segnali come in questo sabato.
Mentre guardiamo Evenepoel esultare e ascoltare tutto quello che c’è attorno. Indica l’asfalto, indica la terra, dove tra venti giorni tornerà alla Vuelta a España. Non sappiamo cosa succederà, sappiamo però che non avere più nulla di scontato, non sapere più cosa aspettarsi, sarà ancora una volta bellissimo.