Giorgia Bronzini, direttore sportivo della Trek-Segafredo, è certa che, per spuntarla domani, la carta vincente sia anticipare i tempi: «Non so cosa hanno preparato le azzurre, ma se fossi in ammiraglia inizierei a muovere le pedine in anticipo, in modo da essere nel centro della corsa quando la situazione esploderà». Il tracciato della prova olimpica femminile in linea è ingannevole. I 137 chilometri previsti hanno più il sapore di una classica, magari delle Ardenne, e l’altimetria non rende giustizia alla reale durezza del percorso. «Parliamo di 2700 metri di dislivello. All’inizio c’è una valle, logorante, e alla fine arrivano gli strappi, ripidi». Bisogna aver studiato bene il tracciato per evitare di sottovalutarne alcune parti che possono apparire più semplici. Le ascese saranno Doushi Road e Kagosaka Pass, nel mezzo il tracciato fiancheggia il lago di Yamanaka, poi la lunga discesa verso il Fuji International Speedway.
L’ostacolo principale dovrebbe essere il caldo che in questa parte del Giappone somiglia a colla che imprigiona. «Alcune atlete vengono da zone in cui queste temperature non si raggiungono quasi mai, altre semplicemente soffrono il caldo». Importanti saranno i punti di ristoro perché l’acqua non va solo bevuta ma gettarsela addosso è un consiglio prezioso in queste circostanze. «Considerando più o meno quattro ore di gara, penso che con queste temperature si berranno circa tre borracce all’ora. Più di dieci borracce svuotate entro fine gara con differenze fisiologiche personali». Idratarsi bene anche nei giorni precedenti, sottolinea Bronzini, non è meno importante. La possibilità di pioggia, invece, sarà un elemento cruciale soprattutto in vista della discesa sul finale.
Senza dubbio, anche per Bronzini, le favorite sono le olandesi, Van der Breggen in primis. «Delle quattro atlete schierate al via, Vos, Vollering, van Vleuten e van der Breggen, tutte possono ambire a vincere il titolo. Alcune anche stravincere. Noi siamo subito a ruota e dobbiamo essere la loro ombra». Altri nomi da tenere d’occhio li aggiungiamo noi: Niewiadoma, la polacca sempre sugli scudi, Brown e Cromwell, coppia palpitante in casa australiana, Rivera, che proprio al Fiandre 2017 incorniciò una prestazione superlativa e Cecilie Uttrup Ludwig, che quest’anno ha vinto la prima gara World Tour, affiancata dalla pericolosa Emma Norsgaard che, se resisterà alle ascese, sarà un cagnaccio di cui diffidare.
In casa Italia, Bronzini ha parlato in questi giorni con Elisa Longo Borghini. «Le ho detto che è una gara come tutte le altre e così deve gestirla. Le atlete avvertono da sole la pressione degli appuntamenti importanti, non serve qualcuno che la rimarchi. Spero che corra d’istinto, seguendo la regola d’oro. Se fai qualcosa e sbagli, puoi rimediare all’errore. Se non fai nulla, al rimorso non c’è rimedio».