Mattia Agostinacchio è del 2007, ha diciassette anni, è valdostano e diciotto anni li deve ancora compiere. Quando diventerà maggiorenne sarà l’alba di una nuova stagione.
Mattia Agostinacchio è il nuovo campione del Mondo di ciclocross, categoria juniores, e il suo successo fa seguito al titolo ottenuto da Stefano Viezzi nel 2024 a Tabor. Accade così: quella che sembrava un’eccezione data dal talento, è invece una rivoluzione portata dal lavoro svolto in questi anni dai tecnici, che stanno riuscendo a modellare quel talento (che già c’era) rendendogli finalmente giustizia e portandolo in cima al mondo.
Dal 1979 al 2023 l’Italia contava un solo titolo mondiale nella categoria, Davide Malacarne, poi buon crossista e stradista – i più attenti, oppure quelli che iniziano ad avere i primi anni che pesano sulle caviglie e sulle anche quando si alzano il lunedì mattina e magari sabato sera sono andati a ballare drum n bass, se lo ricordano come buon professionista su strada in maglia Quick Step, seppure mai sbocciato. Oltre al suo titolo il bronzo di Bertotti nel 1989, a cui si appaia quello di Filippo Grigolini giorni fa in Francia per una doppietta sul podio che ha avuto un paio di precedenti, ma da scovare nel tempo passato ed entrambi tra gli élite: Longo e Severini nel 1959 a Ginevra, primo e terzo, Pontoni e Bramati nel 1996 a Montrueil, secondo e terzo.
Nelle ultime stagioni sembra cambiato l’universo ciclistico delle due ruote o meglio, pare cambiata la posizione del pianeta Italia all’interno del sistema. La Nazionale guidata da Pontoni chiude il medagliere (attenzione, chiaramente, alle letture che gli si danno perché tutto va contestualizzato anche le medaglie e il loro peso) a ridosso delle super potenze portando avanti un percorso di crescita che, vedremo quali scelte verranno fatte in futuro, potrà poi portare Viezzi, Agostinacchio, ma non solo, a poter competere con i migliori anche nella categoria élite. Una scuola, quella italiana, che dimostra entusiasmo e freschezza, ma soprattutto la ritrovata capacità di promuovere ad alto livello i propri atleti, capaci, poi, una volta trasferitisi all’estero – guardate Casasola – di far parte del meglio che c’è al mondo in una specialità dominata da due nazioni, con qualche sporadico inserimento.
E così che avvengono le rivoluzioni: ci sono piccoli episodi, ma grandi conquiste; sono quelle di Stefano Viezzi, prima e Mattia Agostinacchio, poi. Stefano Viezzi, campione del mondo jr 2024 è passato all’Alpecin, ovvero il meglio in circolazione, per continuare a crescere. Ha fatto la scelta migliore possibile visti i mezzi e la competenza del sodalizio guidato da Roodhooft, In stagione ha rincorso la condizione a causa di una brutta caduta su strada a inizio 2024 e altri piccoli intoppi, ma è cresciuto man mano e al suo primo anno tra gli Under 23 nel ciclocross, anzi, nei suoi primi mesi – seppure con il grosso limite della partenza, sistemata quella sistemerà il mondo – ha finito per sfiorare il podio anche in una gara di alto livello come quella del Mondiale Under 23 vinta da Del grosso. Guardiamoci negli occhi, parliamoci chiaro, prima di alzare i calici per un brindisi: la fuoriuscita di un talento di questo genere, quello di Stefano Viezzi, sembrava un’eccezione, sembrava una di quelle cose che accadono, perché devono accadere, ma quanto ci sbagliavamo. A meno che non siano due le eccezioni, con Mattia Agostinacchio, fratello minore di Filippo anche lui ottimo corridore nel fuoristrada (cross e mountain bike) e che prova a misurarsi con un po’ più di difficoltà sulla strada, ci rendiamo conto che qualcosa sta succedendo a livello di sistema, un viaggio che procede con fisiologiche difficoltà, ma che alla fine porta a conclusioni quasi insperate.
Ed è quel viaggio che Mattia Agostinacchio ha affrontato la mattina del 2 febbraio nella gelida Lievin: cadute, cambi di bici, misure sbagliate, difficoltà di adattamento, ancora caduta, una scarpa rotta, ma poi la rimonta. Una vittoria che è apparsa in discussione più volte e tutt’altro che scontata alla vigilia – seppure, va detto, per dovere di cronaca, l’annata 2007/2008 a oggi non è la migliore possibile da un po’ di tempo a questa parte, ma ci sarà tempo per farci rimangiare di nuovo la parola. «Dopo tutti i problemi avuti in gara, mentre rimontavo mi ripetevo: “ce la posso fare, ce la posso fare”. E ce l’ho fatta, sono senza parole». Sembra la storia dell’uomo che cade da una palazzina di 50 piani, ma stavolta l’atterraggio è stato morbido, ora quell’edificio da cui lanciarsi diventerà sempre più alto, più lussuoso, ma è da lì che si parte per migliorare e rendere ancora più entusiasmante l’avventura o il volo o il viaggio o l’odissea, chiamatela come volete.