Paolo Bettini racconta in un video che cos’è per lui il 28 settembre. Oggi sua figlia Veronica compie diciassette anni e per lui diventa l’occasione per rievocare corsi e ricorsi. Perché quel 28 settembre 2008 ha significato la sua ultima gara, una scelta (quasi? forse?) doverosa dopo aver legato in maniera indissolubile la propria carriera alla maglia iridata.

Perché dopo averla inseguita per un decennio arriva, ma la vita gli porta via suo fratello. Nel 2006 a Salisburgo Bettini vince il Mondiale, dieci giorni dopo suo fratello muore in un incidente stradale e passano pochi giorni perché Bettini domini il Giro di Lombardia, in maglia iridata, appesantito dal dolore e dalle lacrime. Sauro, il fratello, come narra chi li conosceva da vicino, era una parte di lui. E Paolo, cresciuto nel mito di quel ragazzo che in bicicletta da giovane vinceva praticamente sempre, era straziato.

Paolo Bettini racconta di quando durante la Vuelta del 2008 aprì la valigia e trovò un biglietto scritto da sua figlia. Uno di quei disegni fatti a mano da un bambino che sembrano tutti uguali ma che per ogni genitore ha un significato unico e difficile da spiegare. Su quel biglietto c’è un disegno, il papà di Veronica con i colori iridati – che poi non sono altro che quelli dell’arcobaleno, avrà pensato lei – sopra la testa, e poi un messaggio scritto a penna: “non andare più in bici”.

Paolo Bettini quella decisione l’aveva già presa o forse no. Lui dice che la scelta era già stata fatta, ma pensare che quello sia stato il momento decisivo sembra appartenere a ciò che ci piace raccontare. E il 28 settembre del 2008, Veronica compiva cinque anni, e per Bettini sarà l’ultima corsa. E il 28 settembre 2008 sarà l’ultimo Mondiale vinto da un italiano. “Ballaaaan! Ballaaaan!” lo abbiamo ripetuto tante volte quell’urlo nella nostra testa, mentre Ballan, in maglia azzurra, dilaniava il centro di Varese.

Bettini restava dietro in gruppo mentre altri erano a lottare per le medaglie, come tante volte aveva fatto lui. Si prenderà il giusto tributo dai colleghi che lo scortarono fino al traguardo, mentre noi ci domandavamo perché uno così forte doveva abbandonare il ciclismo a soli trentaquattro anni e poche settimane dopo aver vinto due tappe alla Vuelta con la maglia iridata.

Lui lo ha raccontato oggi, 28 settembre, mostrando, con orgoglio, un momento intimo, privato. Quel messaggio scritto da una bambina che all’epoca aveva cinque anni e oggi diciassette. Sono passati dodici anni e sembra ieri: la gioia di Ballan, le lacrime di Bettini, il messaggio di sua figlia e Ballerini in ammiraglia. E pensare quanto stride il fatto che nessuno ci ridarà mai indietro il tempo passato.

Foto: Paolo Bettini/Facebook