Per l’ennesimo giro consecutivo, un tifoso insegue Wout van Aert lungo il rettilineo. Il campione nazionale belga sta cercando di destreggiarsi tra la neve, il fan gli corre a fianco al di fuori delle transenne. Stanno tutti guardando la scena, sul muro: aspettano l’arrivo di van Aert perché è il primo della corsa e il primo trasmette sempre una vibrazione differente. Percorrono una ventina di metri fianco a fianco, Wout e questo tifoso vestito di nero. Il crossista riesce a domare la bici, mentre il tifoso non vede un avvallamento nella neve, inciampa e cade. È una scena fantozziana che fa ridere tutti coloro che seguono la corsa dall’alto.
Nel salire verso la parte più ostica del tracciato di Vermiglio, un gruppo di amici ha rovesciato un box di plastica e lo ha usato come sostegno per un tagliere. Tempo verbale al passato perché la funzione dei due coltelli si è già esaurita: croste di formaggio e pellicine di salame rimangono sul tagliere come dimostrazione di un pasto goduto. C’è una bottiglia di vino vuota, poco distante, e una pentola di notevoli dimensioni che chissà cos’ha contenuto. Iserbyt scende dalla bici per affrontare il muro di corsa proprio davanti a questo banchetto improvvisato.
I tifosi che sono quassù non godono di un privilegio notevole: la neve battuta anche fuori dal tracciato di gara permette di non bagnarsi i piedi, di non affondare fino al polpaccio. Sul muro – tutto, sempre all’ombra – no, ci sono pazzi i cui corpi devono essere ormai prossimi all’ipotermia. Finito il tratto in contropendenza, una discesa che tanti fanno comunque a piedi porta a una seconda salita, in cui il passaggio è obbligato verso l’interno del tornante. Lì è stata ricavata un’area per un fotografo, che segue con enfasi ogni atleta che passa. Ha la pettorina gialla, sta con un ginocchio nella neve e probabilmente trovava noioso scattare ai matrimoni.
Dentro all’azione com’era quel fotografo, non so se si è accorto che il muro e il scendi-sali spaccagambe subito successivo, visti dall’inizio del tracciato della Val di Sole, sembrano un cuore. Con le reti rosse a tracciarne il perimetro, con le persone a renderlo vivo e rumoroso. Non a caso Eva Lechner, dopo un brillante quarto posto, ha detto che tutto il tifo è stato grandioso, ma ogni passaggio sul muro è stato speciale.
Foto: Daniele Molineris