Quel giorno, Fabio era in un fienile, nulla di strano per un ragazzo di campagna, a Peveragno, vicino a Cuneo. Ad un certo punto qualcosa di antico, qualcosa che, un tempo, era stato una bicicletta e adesso era solo il suo ricordo: ingranaggi, ferro, acciaio, ruote, sella e manubrio. Fabio lo sapeva: quelle parti erano parti di una vecchia Graziella. Serve cura per raccoglierli tutti, ricostruirla e rendersi conto che, tutto sommato, funziona ancora, che quelle ruote portano ancora altrove, vicino o lontano. Perché, in fondo, una bicicletta resta sempre una bicicletta e chiunque ne scorga un tratto sa benissimo cosa c’è e cosa manca per tornare a farla viaggiare.
Potrebbe dirvelo un suo amico, Andrea, che, in quei giorni, aveva trovato una Graziella a casa della nonna. Su quella bicicletta, però, gli anni non avevano lasciato molti segni: non serviva ricostruirla, funzionava già, forse una spolverata, un ritocco ai freni e sarebbe andata ovunque come aveva fatto con i nonni di quel ragazzo di ventisette anni.

Nasce così “Graziellando”. Fabio e Andrea, qualche bomboletta spray, per dare colore, per avvicinarle a una nuova giovinezza, a qualcosa di spensierato e leggero: “Da lontano sembrano quasi belle, da vicino portano tutto il peso degli anni. Sono un simbolo: come la Vespa e una vecchia Cinquecento”. Il moderno non le sfiora: sono gli anni trascorsi proiettati nel futuro. Scattate una foto con una Graziella in qualsiasi contesto e poi guardatela bene: c’è tutto lì dentro.
Andrea e Fabio, l’anno scorso, hanno usato quelle due Graziella per arrivare fino in cima a Sant’Anna di Vinadio. “Ci abbiamo messo sette ore solo per fare l’ultimo tratto, circa quattordici chilometri, ma ci siamo riusciti”. Leggerezza è la parola chiave: “Avevamo addosso un costume da leone e uno da mucca: si moriva di caldo lì dentro ma non abbiamo desistito. Crediamo una Graziella sia soprattutto allegria, vacanza, voglia di fare qualcosa di diverso, voglia di provare a vivere un altro tempo”. Un tempo diverso, quello della lentezza, dell’imperfezione.
A Peveragno c’è Via Roma, a Roma c’è via Peveragno: Fabio e Andrea l’hanno notato. Allora perché non unire questi due punti proprio su due Graziella? Sono partiti così, attraversando l’Italia per una settimana per arrivare all’ombra del Colosseo. “Immaginare Roma ci piace perché non ci siamo mai stati. La prima volta in Graziella non si scorda mai”. Così, al fresco di quell’ombra ci saranno due ragazzi e due biciclette che fino a qualche tempo fa si erano scordate di essere tali.
“Ogni volta si rompe qualcosa e allora corriamo a sistemarlo. L’altro giorno abbiamo chiesto la chiave per una riparazione a un signore e non voleva crederci. Una proprietaria di un ostello, invece, ha voluto raccontarci come era fatta la sua Graziella e delle sue pedalate con gli amici”. Cose che Fabio e Andrea già conoscevano perché Peveragno è lontano da Roma, molto diverso, ma le origini, le radici parlano a tutti nello stesso modo: “Da bambino ricordo dei signori che andavano a lavorare nei campi in Graziella” dice Fabio divertito.

Il mare della Liguria, poi Forte dei Marmi, i campi, le stradine secondarie, Civitavecchia e tra poche ore Roma. In Comune a Roma verrà regalata una targa da questi ragazzi e chissà che una targa da Roma non arrivi a Peveragno. Sarebbe bello, sarà, in ogni caso, molto bello per quanto faticoso: come è bello viaggiare mentre albeggia e al pomeriggio vistare città con amici. Come è bello sapere che anche una bicicletta in un fienile resta sempre una bicicletta e, se qualcuno la nota, se qualcuno se ne prende cura, può tornare a viaggiare come ha sempre fatto. E domani? “Chissà, vorremmo queste due Graziella diventassero una sola. Magari un tandem. Dobbiamo pensarci ma l’idea c’è. Allora ripartiremo per un’altra avventura”.