La Vuelta 2023 è partita con una startlist di livello eccellente, praticamente il meglio – o quasi per i grandi giri – a eccezione di Pogačar e qualche nome di contorno. La Vuelta 2023 però nei primi giorni si è distinta per situazioni che si potrebbero definire bizzarre, se non altro perché poi sono finite tutte “bene”. Bizzarre, sì, a tratti sgradevoli, altro eufemismo, per corridori e spettatori. Sono partiti con la cronosquadre corsa al tramonto, pericolosa, per le vie di Barcelona, con una pioggia fortissima che ha condizionato una gara che man mano andava avanti e più evidenziava la scarsa visibilità – oggi è la giornata mondiale dell’eufemismo. La prossima volta consigliamo a chi si mette in bici per questi esercizi di portarsi dietro una luce di quelle potenti, un po’ come facciamo noi ciclisti della domenica.
Da giorni si conoscevano le condizioni del meteo, si sapeva che le nuvole avrebbero scaricato proprio in prossimità dell’inizio della gara o quando la stessa sarebbe stata in pieno svolgimento: non si sarebbe potuto anticipare? La risposta la conosciamo già, così come i motivi che fanno rima con avaro e amaro ed è quella cosa che fa girare il mondo. Il paradosso è stato che, per rispettare la scaletta, è andata in scena una corsa che di tecnico, interessante e spettacolare non ha avuto assolutamente niente. Poi ci sarebbe anche un altro discorso da fare, forse non è il caso oggi, ma ci buttiamo lo stesso: la cronosquadre è interessante, ma a oggi il divario fra due tre squadre e il resto del mondo è netto. Solo la pioggia e le cadute e l’attenzione particolare (cautela) che a tratti hanno messo alcuni uomini di classifica ha fatto sì che si mescolassero le carte.
Il giorno successivo è grottesco. Si decide, a causa del maltempo che ha continuato a non dare tregua alla Catalunya in quei giorni, di neutralizzare il finale di corsa. In pratica ai piedi del Montjuïc, celebre scalata nella periferia di Barcelona, inserita per rendere spettacolare e brioso il finale della seconda frazione delle corsa a tappe spagnola, viene preso il tempo per la generale, lasciando gli ultimi nove chilometri – salita e discesa, ritenuta pericolosa a causa della pioggia – alla lotta per la sola tappa. E quello che si è visto non è stato proprio il massimo: in pratica va via un gruppetto di ribelli che si gioca la vittoria, manco fosse una kermesse post Giro con tre quarti di gruppo che si alza e sfila fino al traguardo a passo di amatore – amatore scarso, tipo chi scrive.
Ben venga la vittoria di Andreas Kron, corridore perfettamente a suo agio su arrivi del genere, che dedica il successo a Tijl De Decker, scomparso qualche giorno prima mentre si stava allenando in bici. Scomparso per la solita disattenzione di qualcuno che guida un’automobile. De Decker aveva da poco compiuto 22 anni e questa primavera aveva vinto la Roubaix per Under 23. Andava forte, e l’anno prossimo avrebbe compiuto il passaggio dalla squadra Development della Lotto a quella dei grandi. Nel 2024 sarebbe stato compagno di squadra di Andreas Kron. E quindi ben venga il successo di un bel corridore come Kron, e la dedica. Giorni, ancora, difficilissimi per chi corre in gruppo, e ce ne saranno ancora e sempre, per chi segue questo maledettissimo sport. Tornando alle cose più futili, tornando alle cose di Vuelta: vedere il gruppo sfilare a nove chilometri dall’arrivo in totale tranquillità non è stato il massimo, seppure i corridori abbiano le loro ragioni. Forse quello che stiamo vivendo è un momento di passaggio a cui ci dobbiamo semplicemente abituare, ma resta il fatto che Kron, la discesa del Montjuic l’ha pennellata, l’ha fatta a tutta prendendo i suoi rischi, e dopo aver aperto un piccolo gap sul tratto di salita, proprio in discesa, ha fatto la differenza sostanziale. In realtà la parte grottesca della faccenda arriva ora, perché non voglio discutere delle scelte prese dai corridori o da chi li rappresenta, semmai parliamo di come viene prodotta la Vuelta, organizzata: intanto le immagini che arrivavano dall’elicottero. Più che dall’elicottero parevano arrivare da Chandrayaan-3, la sonda mandata sulla luna dall’India, che non permettevano nemmeno agli occhi più sensibili di capire cosa stesse succedendo. E poi il capolavoro dei capolavori, da fare impallidire le sceneggiature del grande cinema europeo di metà novecento. Ebbene, la giuria si è persa il passaggio dei corridori al GPM (che dava secondi di abbuono per la classifica generale, perché, nonostante la neutralizzazione del tempo ai piedi della salita, gli abbuoni sarebbero stati comunque dati) e ha fermato gli spettatori chiedendo se qualcuno avesse filmato il passaggio – questo, potrebbe essere stato il video usato proprio dalla giuria https://twitter.com/FForradellas/status/1695851892532732206 per registrare quei passaggi poi fondamentali ai fini della classifica generale, classifica generale che vedrà, diversi minuti dopo la fine della tappa, al primo posto Andrea Piccolo.
Ma non è finita qui, perché tanto si parla di sicurezza e si fa di tutto perché i corridori possano correre meno pericolo possibili che alla fine uno dei corridori più importanti del gruppo rischia di farsi seriamente male dopo aver vinto con autorità il primo arrivo in salita. Il terzo giorno, infatti, subito dopo il traguardo di Andorra, c’è un tratto di leggera discesa, poca via di fuga, non c’è spazio a sufficienza per Evenepoel che, dopo aver esultato battendosi la mano sul petto non fa in tempo a frenare finendo per schiantarsi contro una donna presente nella calca che si trova spesso alla fine di ogni traguardo, tra giornalisti, soigneur ,eccetera. Si teme il peggio per un attimo, ma Evenepoel con la faccia completamente insanguinata mantiene un certo savoir-faire (sicuramente aver vinto e preso la Roja ha aiutato a calmare il suo temperamento e una sua possibile dura reazione, probabilmente la botta stessa ha contribuito a tenerlo quasi un po’ spaesato) lasciandosi andare solo nell’intervista di rito al vincitore: «Non ne posso più, mi sto seriamente rompendo le balle. Ogni giorno ce n’è una… posso solo dire che spero che la signora stia bene». A noi Remco piace così.
Poi succede anche che, secondo quanto riportano i media spagnoli, il quarto giorno venga “sventato un sabotaggio ai danni della corsa, quattro persone arrestate e sequestrate alcune taniche con dentro circa 400 litri di olio pronti per essere riversati sulla strada”.
Insomma la Vuelta ha fatto la Vuelta, signori, incrociamo le dita per i prossimi giorni.
Foto in evidenza: ASO/UNIPUBLIC-Sprint Cycling Agency