Racconto assurdo di una tappa vera alla Volta ao Algarve.

Quasi fosse un monito, tra i palazzi moderni di Lagos sbuca una palazzina residenziale con un graffito sul fianco. Rappresenta un teschio alle prese con un’antica macchina da presa. Il cinema vero sta per accadere lì di fronte. Altri personaggi compaiono da un universo parallelo a quello del ciclismo: un uomo con coppola e vestito lungo in stile Twin Peaks, un altro in maniche corte e infradito in quota Baywatch. Che temperatura faccia nel sud del Portogallo a fine febbraio è un mistero.

I fatti li ricorderete. La prima tappa di una corsa a febbraio inoltrato, la Volta ao Algarve, sta per terminare con uno sprint. Nel chilometro finale le squadre dei velocisti scalpitano: c’è la Intermarché per Girmay, la Red Bull-Bora per Meeus. Una tipica volata, insomma. Senonché, a 500 metri dal traguardo, gran parte del gruppo sbaglia strada.

L’errore ha del clamoroso. Non sbagliano uno o due corridori, come abbiamo già visto, ma quasi tutti. Viene imboccata l’uscita delle ammiraglie e d’un tratto il plotone si ritrova sul controviale. Pochissimi corridori capiscono le indicazioni dell’affaccendata motostaffetta: il più lesto a intuire l’errore degli altri ha la sagoma potente di Filippo Ganna.

Lo squarcio d’irrealtà aperto dal finale sdoppiato sembra uscire dagli articoli satirici di Achille Campanile sul Giro d’Italia 1932, o da un capitolo di Bar Sport di Stefano Benni. Ganna mena sui pedali, nel controviale qualcuno vuole gettarsi comunque in volata. Chi vince? E il traguardo dov’è? Impossibile a dirsi.

Sul traguardo vero, intanto, vince Ganna. È uno dei corridori più forti al mondo, cosa se ne fa di una vittoria del genere? In ogni caso gliela tolgono: tappa neutralizzata per (bisogna leggere tra le righe del regolamento) troppe assurdità del finale. Mille domande sorgono qui: cosa pensare al posto di Ganna? La sua squadra, una delle più ricche e vincenti al mondo, avrebbe dovuto lamentarsi, fare ricorso? Se al posto di Ganna avesse vinto João Martins della Rádio Popular-Paredes-Boavista, cosa avremmo pensato? Tutte le risposte sono lecite.

Il circo prosegue. Chi ha sbagliato strada torna indietro qualche metro, supera le transenne con la bici in spalla, taglia il traguardo al piccolo trotto. Lazkano se la ride, Alaphilippe assume un’aria grave. Arnaud De Lie incazzato: «Il corridore in testa al gruppo che ha seguito la moto non ha mai visto una gara in tv». Peccato che fosse un suo compagno di squadra.

È un evento su cui possiamo scherzare perché nessuno si è fatto male. La sicurezza, la responsabilità dell’organizzazione e la segnalazione del tracciato sono elementi cruciali, sempre. Prendiamoci però un momento per ricordare una tappa, solo immaginata da frasi fatte come Se cadono tutti vinco io, oppure Quello non vince manco se gli altri sbagliano strada. In Algarve hanno quasi tutti sbagliato strada e ha comunque vinto chi forse ne aveva meno bisogno tra i 170 partenti. Il suo ragionamento post-tappa non fa una piega: «Ho preso la strada giusta e ho vinto».