Il punto del discorso potrebbe essere quello di spingersi sempre più in là: come vorrebbe fare Alaphilippe. Ieri giornata complicata al Tour, un po’ per tutti, non per lui. Con quell’azione che ogni tanto ci ritorna in mente, impressa per bene nella sua memoria muscolare. Come quando vuole prendere e andare mostrandosi insaziabile, famelico. «Ho corso come se non ci fosse un domani» ha detto, più o meno banalmente, ma sincero. Se lo definiamo con la faccia da insolente è perché esprime i tratti del campione.

Alaphilippe vuole spingersi più in là, sì, ma dove potrebbe arrivare? Presto, prestissimo per dirlo. Prematuro, forse retorico e sin troppo raffazzonato. Prendere la maglia il primo giorno si può rivelare uno stress indicibile, ma il disegno di questo Tour non è che sia proprio di quelli che mettono una paura da nascondersi sotto il letto o tenere la luce sul comodino accesa tutta la notte.

Le Alpi sono solo un assaggino quest’anno, le crono potrebbero persino sorridergli. La chiave sarà il Ventoux e lo stress di portare ogni giorno quella maglia, che magari, però, come nel 2019, invece che spremerlo, gli darà carburante in più. Poi c’è la terza settimana dove i Pirenei fanno giusto un po’ più di paura. E stare in piedi che vale per tutti, sarà un’altra base su cui fondare un’idea bizzarra, un po’ pazza che non diciamo e di cui lui non ne vuol sapere. Stare in piedi: perché dopo cinque ore di corsa si contano già ritardi, guai e feriti.

Spingersi più in là. Perché è vero che ieri la prima grossa carambola è stata provocata da uno spettatore cretino e sul quale non ritorniamo, ma il secondo incidente, brutto, altrettanto pericoloso e drammatico, è stato provocato dai nervi, dal cercare di rischiare tutto per infilarsi in uno spazio, per prendere la posizione e affrontare lo strappo davanti.

Madouas ha raccontato di aver avvertito i suoi compagni di squadra sulla pericolosità del finale di corsa con quelle sue stradine che lui conosce a memoria e che per esempio un brillante Gaudu ha evitato. Mentre Guillaume Martin ha sentenziato, con la sua ormai proverbiale sagacia, «Forse qualcuno dovrebbe essere un po’ più distaccato e dire a se stesso che questo è solo uno sport: non possiamo giocare con la nostra vita sfiorandoci a ottanta chilometri orari».
Ed è così che oltre ai diversi ritiri già avvenuti, stamattina non partirà Soler che è arrivato al traguardo ultimo e con entrambe le braccia fratturate, mentre Hirschi e Froome, non due qualunque, partiranno, ma potrebbero non arrivare. Lemoine ha fatto paura per le condizioni in cui è arrivato all’ospedale, in giro per il gruppo è pieno di gomiti e di ginocchia sbucciate. Contusioni di ogni genere. È vero che è il ciclismo, mica roba banale, ma oggi è un altro round da sospiri e speriamo niente conta dei feriti. Il cuore in gola e l’affanno ce li teniamo per i finali di tappa e le azioni à la Alaphilippe.

Foto: ©Christof Kreutzer