L'altra Ronde nella più grande festa fiamminga

L'altra Ronde è quella di quattro ragazzi che si sono fatti 1.700 km in auto dall'Abruzzo. Li incontriamo ieri mattina nel bar del Museo delle Fiandre a Oudenaarde, stanno brindando, sono arrivati da poco e parlano del viaggio («Siamo partiti con il sole e arrivati con la neve, e sì che noi di neve in Abruzzo ne abbiamo quanta ne vogliamo») e della corsa che faranno il giorno dopo, ovvero oggi - per la verità a quest'ora saranno già partiti - la Ronde van Vlaanderen Cyclo. La competizione dedicata agli amatori.

Uno di loro ci racconta di averla già disputata nove anni fa, emozione indescrivibile ci dice, e afferma di essere così malato di ciclismo (ce lo dice in quanto cosciente di essere in buona compagnia) da aver organizzato il viaggio di nozze in Spagna in modo da farlo combaciare con il Mondiale di ciclismo a Ponferrada. Era il 2013.

Mentre una birra gli scioglie decisamente la lingua, ci racconta anche di essere tifoso sfegatato di Sagan e di non amare particolarmente - alleggeriamo così il racconto - Wout van Aert.
L'altra Ronde è quella di due tifosi danesi che amano l'Italia e girano con una borsa della spesa del Famila «We love Italy!» ci urlano. L'altra Ronde sono la quantità a dismisura di gente dalla Spagna - rigorosamente con bici Kuota - e dall'Italia. A volte quando li sentiamo parlare li confondiamo scambiando spagnoli per veneti e viceversa. Ci sono francesi in camper e tedeschi in golf. L'altra Ronde è un signore irlandese, Ash, che ci dà consigli su dove parcheggiare: «Vengo qui da nove anni e ormai questo posto lo conosco come fosse casa mia».

L'altra Ronde è un gruppo di ragazzi che arriva da Trento, uno di loro è orgogliosissimo della sua maglia Mapei «E venendo qui, l'abbiamo riportata a casa!» L'altra Ronde è un signore tedesco che ci chiede indicazioni su dove trovare il punto delle iscrizioni e dopo mezz'ora lo ritroviamo ancora a girare perché si è perso.
L'altra Ronde è quella di due coppie olandesi, decisamente in là con gli anni che ci raccontano fieri di aver scelto il percorso più lungo: partiranno all'alba da Anversa e percorreranno 257 km. L'altra Ronde è quella di un altro ragazzo, del Lago d'Iseo, che è arrivato qui con pullman organizzato, ma oggi sarà l'unico della sua compagnia al via della traccia più lunga: «Infatti tra un po' prendo, vado su da solo a dormire ad Anversa e gli altri li rincontrerò di nuovo qui ad Oudenaarde».

L'altra Ronde sono due che discutono su quanto l'organizzazione dell'evento può aver tirato su attraverso la quota delle iscrizioni, oppure gli australiani che stamattina han fatto razzia di banane a colazione in hotel. Sarà una giornata lunga, come lungo è stato il viaggio dall'altra parte del mondo.
L'altra Ronde è ognuno dei 16.000 iscritti alla Cyclo che, nonostante la neve caduta, il ghiaccio formato nella notte che renderà ancora più infame la forma da testa ossuta delle pietre dei muri fiamminghi, non vede l'ora di salire in bicicletta. Sanno che, comunque andrà, quello che hanno fatto non lo dimenticheranno mai. Sarà una meravigliosa fatica, sarà sentirsi parte anche loro di tutto questo.

L'altra Ronde è quella che si mescola alla Ronde dei professionisti. Di nuovo, ognuno dei 16.000 in gara oggi, domani sarà su queste strade ad assistere allo spettacolo che daranno i corridori. Dopo aver rappresentato loro lo spirito delle corse dei muri e aver acceso questi giorni di vigilia della più grande festa fiamminga.


Fiandre Bianche

Non bastavano le pietre, i muri, la competizione, il chilometraggio. Non bastava l'attesa: terribile compagna. Non bastava l'idea di una corsa dura, tremenda, altrimenti detta sporca, per fiamminghi. Non bastava il cielo nero o il fatto di correre al nord.

Stamattina i muri delle Fiandre si sono presentati imbiancati. Abbiamo il massimo rispetto per i corridori e quindi ci fa piacere che sia solo l'antivigilia e che domenica, in teoria, ma qui siamo in Belgio e con il meteo non si scherza, dovrebbe fare "solo" freddo. Allo stesso tempo il binomio Ronde-neve ha qualcosa di incredibilmente magico, poetico, epico. Qualcosa che solo il ciclismo ci sa dare.

A Oudenaarde, durante il giorno, le facce della gente erano arrossate dalle forti raffiche di vento. Dal cielo veniva giù ormai appena qualche fiocco. Tutto si muoveva fuori tempo, atmosfera gotica, spettrale, da nord Europa. Si stava bene solo con una birra in mano dentro a un locale. Fuori da quei bar, però, si sono visti migliaia di ciclisti che a turno andavano a ritirare il pacco gara per la corsa amatoriale che si terrà domani. Mentre nel frattempo sui muri della campagna intorno, qualche professionista effettuava la ricognizione.
Si è montato il traguardo e il palco delle premiazioni, e a destra la Schelda pareva ferma, immobile, di ghiaccio. Mentre le colline fiamminghe, intorno, restavano imbiancate.

Su e giù per i muri con in testa Wout van Aert

Sarà come sarà. Sarà comunque una festa, anzi la Festa, ma ugualmente per molti belgi l'antivigilia della Ronde assume per alcuni momenti i tratti dello psicodramma.
Salivo - rigorosamente a piedi - l'Oude Kwaremont, immaginandomi il bordello che ci sarà domenica dietro la transenne e il fracasso che faranno sulle pietre i corridori, quando arriva la notizia: "Wout van Aert ammalato, forse non correrà domenica".
C'è un ragazzo che mi sta facendo compagnia lungo uno dei muri decisivi della corsa e resta senza parole quando glielo dico. Una volta montato in auto per percorrere quello che sarà esattamente il finale di gara dall'Oude Kwaremont fino a Oudenaarde - con un passaggio obbligato anche sul Taaienberg - la radio parla di van Aert.
Entro in un bar e sento dire (o meglio: capisco solamente) "Wout van Aert, Wout van Aert, Wout van Aert".
A quel punto chiedo delucidazioni: ma di cosa staranno mai parlando! Fossi io ad avere le allucinazioni e capendo da quei discorsi solo qualcosa tipo "Wout van Aert". E invece è proprio così: non si fa che discutere di van Aert e della sua possibile assenza.
Decido così di chiudere il giro e tornare a godermi le strade che faranno i corridori domenica, nonostante il freddo - e mentre scrivo in questo momento, mattina di venerdì 1 aprile, nevica e c'è un forte vento.
Qui il clima cambia repentinamente, e in dieci minuti c'è la possibilità di apprezzare a pieno tutte le sfumature: ghiaccio, freddo, cielo grigio e poi di nuovo blu quando un forte vento decide di spazzare vie le nuvole.
Su internet si susseguono le "ultime notizie" con i commenti di esperti, direttori sportivi che seminano il panico sulla corsa e sulla tattica, giornalisti che parlano del dramma di una possibile assenza di van Aert.
C'è anche chi spera possa essere solo una sorta di pretattica, magari giusto un leggero raffreddore, e oggi proprio perché nevica, Wout, te ne puoi stare al caldo a ricaricare e ci vediamo domenica perché ci aspetta qualcosa di magico, una sfida che aspettiamo da almeno un anno, come qui aspettano ogni anno questa corsa.
Inutile sottolineare come anche io, anche noi apparteniamo alla categoria degli speranzosi. O sognatori oppure ingenui, fate voi.