Fa quasi effetto dirlo, eppure sabato l’abbiamo ripetuto più volte: “Lachlan Morton e Mattia De Marchi soli in testa a The Traka”. Chi era sulle strade di Girona, l’ha vista questa fuga, questo coraggio nell’andare via, lontano dagli altri, che è poi ciò che nel ciclismo si cerca sempre. Questo staccarsi dal gruppo, dalle sue abitudini, dalla sua “pancia”, dalla sua protezione, dal sentirsi sicuri, che prima ricerchi e poi, con l’anima del ciclista, respingi per ciò che ancora non conosci.

Due uomini, in realtà due idee, perché le idee assomigliano ai ciclisti e a tutti i loro chilometri, anche a questi 360 tra strade gravel, single track, salite, discese, curve e tratti tecnici. Le idee che nascono in un luogo chiuso, protetto, isolato, e che hanno questa spinta ad uscire fuori, a partire in fuga, anche se le ributti indietro, per volontà tua o di altri.
Lachlan Morton, Mattia De Marchi e i loro sguardi che cercano punti diversi da guardare per andare avanti, mentre il sudore appesantisce capelli e barbe e imprime il segno del casco. Da soli, davanti a tutti, in questo caso. Due idee che sono poi la stessa idea: un essere umano che parte in viaggio su una bicicletta è più vero che mai. Perde ogni maschera, molto pudore, non nasconde la fatica, il dolore, la felicità, non nasconde se stesso aspettando chissà cosa.

Pensiamo all’acqua che hanno bevuto, a quella che si sono spruzzati addosso, per il caldo o per levarsi di dosso la colla naturale che il sudore e la polvere costituiscono per intrappolarti. Al cibo che hanno mangiato, al pranzo dei ciclisti, a come le mani stringono quel cibo, alla pasta, al sugo, al ragù, a quel sapore che devi essere “finito” per tornare a sentire come la prima volta dopo esserti abituato. Alla fatica, alle smorfie, a qualche imprecazione: a quelle di Morton quando ha visto De Marchi andare via e si è ritrovato bloccato da un incidente meccanico. Tutto fuori, tutto allo scoperto.

È la loro idea: di De Marchi che vince per la seconda volta a “The Traka” e in tredici ore macina tutti quei chilometri, di Morton che arriva secondo e di tutti quelli dietro di loro. È l’idea dei ciclisti, un’idea in fuga come tante altre, per cercare qualcosa. Può essere un prato dove buttarsi, un getto d’acqua più forte per prendere a sberle la fatica o tutto quello che pensate vi serva. A loro serviva tutto questo e sono andati a prenderselo.