Se la gamba di Battistella la si potrebbe definire interessante, quella di Ganna invece (anche) oggi aveva qualcosa di irreale. Provate a vedere come da solo si mette a caccia di Bodnar negli ultimi chilometri di un’adrenalinica frazione al Tour de la Provence, tra vento e le meraviglie della Camargue, con i ventagli che spezzano il gruppo e rendono affascinante persino una gara a febbraio, in una piccola (nel senso di breve) corsa a tappe francese che dovrebbe servire appena appena a misurare il termometro della condizione. A togliere un po’ di polvere, a rodare, a farci conoscere qualche volto nuovo, le maglie in versione 2022, chi è già partito forte e chi più piano, eccetera…
Ed è tutta una questione di gambe, sempre. Per rimanere davanti quando il gruppo si mette a tirare e c’è il Mistral che diventa protagonista; è tutta una questione di gambe: la solita febbrile di Alaphilippe che ci prova pure nel finale, ma il vento è così forte che rimbalza, non Ganna, ma non esaltiamoci troppo, restiamo con i piedi per terra, siamo a febbraio, caspita! e c’è da tenere la condizione per altri due mesi (ci proviamo a tenere i piedi per terra ma quando vedi Ganna staccare il gruppo in quella maniera…).
Tutta una questione di gambe e allora in una volata di ventitré uomini dove c’è il nome di Viviani tra questi, uno scellino ce lo butteresti sul corridore veneto; Viviani, partito già forte come diversi pistard (l’obiettivo quest’anno è a fine stagione, si può fare tanto da subito) che vince già a febbraio cosa che negli ultimi due anni non gli era riuscito. Chissà se quelle parole di Vasseur, suo ex “capo” nella squadra francese, dette poche settimane fa («Elia si presentò al Tour con la pancetta») non abbiano stimolato Viviani.
E se c’è vento, banalmente Elia va forte (non abbiamo resistito), se c’è una volata Viviani è lì davanti a sgomitare e come oggi a vincere. Questione di velocità, non c’è dubbio, di compagni di squadra, assolutamente. Questione di fibre, sì. Comunque sempre una questione di gambe.