Dugnad, renne, corridori e sorrisi: la magia di un viaggio in Norvegia

Racconto e foto di Federico Guido

18 agosto 2017. Dopo aver trascorso le ultime ore più per aria, tra decolli e atterraggi, che coi piedi sulla terraferma, col terzo volo di giornata atterriamo delicatamente sulla pista dell’aeroporto di Tromsø, località dalla quale, stando al programma dell’agenzia di viaggio, inizieranno i nostri nove giorni alla scoperta delle Isole Lofoten e del Finnmark. Nell’attesa di espletare le solite pratiche burocratiche per il ritiro delle auto a noleggio, decido di fare due passi fuori dall’aeroporto dove, subito dopo il contorno definito dei monti e l’azzurro acceso del cielo, il mio sguardo viene attirato da un cartello giallo con una grossa freccia nera al centro appeso a un palo a qualche decina di metri da me. Un presentimento mi dice di averne già visti di simili da qualche parte e, avvicinandomi di qualche passo, i miei sospetti vengono confermati: è uno dei classici cartelli direzionali che gli organizzatori delle corse di ciclismo dispongono lungo il tragitto per indicare la via a corridori e mezzi al seguito. Incuriosito, decido di coprire la distanza che mi separa dal parallelepipedo di cartone e poco dopo, mettendo a fuoco l’inequivocabile dicitura riportatavi, diventa chiaro per quale manifestazione fosse stato sistemato lì quel cartello: Arctic Race of Norway. Senza che lo abbia chiesto, la mia memoria si affretta a riaprire un paio di files e, in men che non si dica, mi proietta davanti agli occhi le immagini dell’azione vincente di Gianni Moscon dell’anno prima e quelle, molto più fresche, del transito del gruppo vicino ad un aeroporto che, alzando nuovamente gli occhi e sommando gli addendi, realizzo essere quello che mi ha permesso poco fa di sbarcare a 69° 40’ di latitudine Nord. “Che peccato”, penso tra me, “sarebbe stato entusiasmante capitare quassù con la corsa ancora nei paraggi: chissà che spettacolo dev’essere seguire per più giorni un evento simile in un contesto ambientale del genere, così esigente e affascinante...”.

 

 

17 agosto 2023. Sto atterrando ad Alta e, mentre vengo rapito dalle chiazze cristalline dell’acqua nel fiordo sottostante, quell’episodio riaffiora nella mia testa. Sei anni dopo, l’interrogativo che mi ero posto fuori dall’aeroporto di Tromsø sta per trovare risposta. Alta, infatti, è sede del traguardo della prima tappa della decima, storica edizione dell’Arctic Race of Norway e da qui, per i prossimi tre giorni, partirò per toccare con mano l’atmosfera dell’evento, capire dal vivo dove risieda il suo fascino e, più in generale, assorbire appieno tutto ciò che questo potrà regalarmi.

22 agosto 2023. Quella del plateau di Sennalandet, passaggio obbligato per raggiungere via terra le isole di Kvaløya e Magerøya e, volendo, spingersi anche più in là verso Vadsø, Vardø e Kirkenes ai confini nord-occidentali della Norvegia, è una vastità che incanta, aspra, immobile, silenziosa, una vastità che lascia senza parole e che viene naturale, quando si transita da queste parti, riempire in qualche modo. Se gli occhi, da par loro, possono trovare occupazione contemplando gli spazi vuoti e cercando, ora a sinistra ora a destra, nuovi punti su cui fissarsi, la mente è inevitabile che prenda un’altra strada e inizi a vagare libera perdendosi tra riflessioni, istantanee e constatazioni di vario tipo. Le mie, tornando verso Alta, hanno tutte come oggetto quello che ho vissuto nelle giornate spese nella scia dell’Arctic Race of Norway, una manifestazione e un’esperienza che, per tutta la bellezza che mi è stata riversata negli occhi e nel cuore in 96 ore, non posso che definire che con un solo (ma abbastanza esemplificativo) termine: meravigliose. Meravigliosa è innanzitutto la cornice ambientale che, è proprio il caso di dirlo, ospita la corsa e non il contrario. Un esempio? Le numerose volte in cui ci siamo trovati a fermare l’auto di fronte al transito, isolato o in gruppo, sulla sede stradale dei tanti esemplari di renna che popolano questo angolo di Norvegia: sono loro qui, con il loro ritmo e le loro imprevedibili marce alla ricerca del miglior angolo in cui brucare, a dettar legge e a obbligare autisti e ciclisti ad adeguarsi prestando, sul mare, sulle montagne e a volte anche nei centri urbani, le attenzioni del caso.


Anche per questi incontri ravvicinati dell’animale tipo, si è portati a muoversi con rispetto e una leggera forma di timore all’interno di questo scenario che ti incanta, ti rapisce e ti stravolge a tal punto da farti dimenticare facilmente il motivo della tua presenza qui, ovvero una corsa di ciclismo. Percorrendo in lungo e in largo le strade del Finnmark nei giorni di gara, abbiamo visto giornalisti, soigneur, tifosi e persone dell’organizzazione non restare indifferenti di fronte agli spettacoli paesaggistici di quest’angolo di Norvegia e fermarsi per imprimere, nelle loro retine o nelle fotocamere dei loro cellulari, la bellezza di ciò che gli si parava davanti. Che si trattasse della sinuosità e dell’alternanza di spiagge sabbiose e ripide salite della Route 889, di altopiani brulli con le sembianze di passi alpini, del suggestivo avvicinamento a Nordkapp e dal susseguirsi di insenature e penisole attorno a esso, di un arcobaleno spuntato all’improvviso, di scogliere smussate dall’implacabile vento artico, di graziose e variopinte casette in legno dislocate nei punti più inospitali della costa, dell’odore di conifere miscelato all’aria salina del mare o semplicemente di quella natura rude e dai tratti quasi primordiali che non può non smuovere qualcosa dentro, in tanti tra corridori, addetti ai lavori e appassionati non hanno saputo resistere e sono rimasti stregati dal contesto scenografico in cui si è svolta l’ARN 2023 apprezzando oltremodo la scelta degli organizzatori di riportare la corsa in queste zone cinque anni dopo l’ultima volta.

Da Alta a Capo Nord, passando per Kvalsund e Hammerfest, ad impressionare positivamente tuttavia non sono stati solamente i panorami e le perle naturalistiche disseminate lungo il percorso di gara ma anche, se non soprattutto, il calore e la vicinanza espressi dalla gente del posto. Per quattro giorni, lungo le strade e i paesi interessati dal passaggio della corsa, abbiamo visto anziani, giovani, donne e intere famiglie mobilitarsi e spendersi nei modi più disparati per accogliere al meglio l’evento: c’era chi adornava con una sequela di bandierine il recinto di casa, chi dipingeva le proprie biciclette per poi disporle a bordo strada, chi costruiva simpatici fantocci, chi addobbava pali della luce e trattori con ruote e bici di seconda mano, chi offriva un (apprezzatissimo) bicchiere di caffe, chi organizzava balli, chi sorvegliava e incoraggiava i bambini nei piccoli circuiti cittadini allestiti appositamente per loro. Tale moltitudine di gesti e iniziative, sintomo di grande attaccamento all’evento, non poteva passare sottotraccia e, venendo dall’esterno, ci ha stupito a tal punto da chiedere in giro spiegazioni a riguardo. “È lo spirito del dugnad”, ci ha detto decisa una delle ragazze dello shop ufficiale della corsa ad Alta in attesa della conclusione della prima tappa. “Non è semplice da spiegare, è qualcosa di tipicamente norvegese: in pratica le persone si impegnano, su base volontaria, a fare qualcosa per il bene della comunità, in questo caso rendere una manifestazione sportiva ancora più grande di quello che è”. Da queste parole capisco, e capirò ancora di più una volta terminata la manifestazione, che l’Arctic Race rappresenta per le persone del posto “molto più che una semplice gara di ciclismo” (non a caso, uno degli slogan della corsa): sebbene a tutti gli effetti si tratti di un evento passeggero, anche se solo per qualche ora l’ARN è come se diventasse un gioiello di loro proprietà da lucidare, esibire e mettere in bella mostra, un diamante caduto sulla strada in grado di riflettere la bellezza del loro territorio, un prezioso da custodire con fierezza e contagioso entusiasmo. Un’autorevole conferma in questo senso ci è stata data, scendendo dalla ventosa collina di Havøysund (teatro della vittoria di Stephen Williams grazie alla quale il britannico della Israel-Premier Tech è andato poi a ipotecare il successo finale per 1” su Christian Scaroni), da Thor Hushovd, uno che, prima di diventarne ambassador, all’Arctic Race of Norway ha scritto pagine importanti. “Siamo in un posto in Europa e nel mondo dove non ci sono molti eventi sportivi” afferma il campione del mondo di Melbourne 2010. “Per questo, quando ne capita uno da queste parti, la gente se ne appropria e ne va molto orgogliosa. Il ragionamento che fanno è “Non possiamo dare per scontata la presenza di questo evento, dobbiamo dimostrare che la gara merita di venire da noi e quindi ce ne prenderemo cura”. Ecco perché si vedono le persone fare così tante cose”. Ed ecco perché chiunque, dai corridori ai ragazzi della carovana pubblicitaria fino a noi giornalisti, abbia incrociato anche fugacemente lo sguardo delle persone a bordo strada ha ricevuto sempre in cambio festosi saluti e, soprattutto, meravigliosi sorrisi, di quelli che ti rimangono dentro, che ti scaldano l’anima e che ti abbracciano, sorrisi che ti fanno venir voglia di contraccambiare con altrettanto calore e che portano a chiederti “Perché? Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo affetto?”.

A questa domanda purtroppo, come sempre accade quando ci si interroga sulla natura di gesti spontanei e genuini prodotti da quella sfuggente forza che è la sensibilità umana, non ho trovato risposta. A quella invece che mi ero fatto quel pomeriggio di sei anni fa fuori dall’aeroporto di Tromsø su come dovesse essere vivere en plein air e non davanti a uno schermo una corsa come l’ARN, ora posso rispondere usando sinteticamente un solo aggettivo. Sì, l’avrete capito, è proprio quello, lo stesso che può descrivere come sia stato vedere un’aquila di mare librarsi in cielo a pochi metri di distanza, sentire il ritmico tambureggiare dei tifosi sui cartelloni pubblicitari ad ogni arrivo di tappa, trovare conforto in un kanelbulle e un the caldo dopo esser stati presi letteralmente a schiaffi da raffiche taglienti, contemplare i giochi di luce al tramonto sugli irregolari profili delle isole di Måsøya e Hjelmsøya, osservare i corridori giungere e poi essere premiati a pochi metri dall’iconico Globo di Capo Nord con alle spalle nulla se non chilometri di grigio mare: semplicemente meraviglioso.


Il questionario cicloproustiano di Elena Pirrone

Il tratto principale del tuo carattere?
La testardaggine

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
L'onestà

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
La lealtà

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Il fatto che ci siano sempre

Il tuo peggior difetto?
La testardaggine

Il tuo hobby o passatempo preferito?
La lettura

Cosa sogni per la tua felicità?
Poter realizzare tutti i miei sogni

In che paese/nazione vorresti vivere?
Mi piace il mio paese, quindi dico Italia, senza dubbi

Il tuo colore preferito?
Azzurro

Il tuo animale preferito?
L'orso

Il tuo scrittore preferito?
In realtà non ne ho uno in particolare

Il tuo film preferito?
Anche qui non riesco ad individuarne uno in particolare

Un eroe nella tua vita reale?
Mio papà

Una tua eroina nella vita reale?
Mia mamma, sennò si offende -ride divertita- scherzo

Il tuo nome preferito?
Elena

Cosa detesti?
Le bugie

Un dono che vorresti avere?
Saper leggere nella mente delle persone

Come ti senti attualmente?
Bene

Lascia scritto il tuo motto della vita
Crederci sempre


Il questionario cicloproustiano di Erica Magnaldi

Il tratto principale del tuo carattere?
Gentilezza

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Umorismo

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
Sincerità

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Spensieratezza

Il tuo peggior difetto?
Eccessiva autocritica

Il tuo hobby o passatempo preferito?
Stare immersa nella natura

Cosa sogni per la tua felicità?
Raggiungere i traguardi per cui lavoro sodo

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Non poter più praticare sport

Cosa vorresti essere?
Più sicura di me

In che paese/nazione vorresti vivere?
La mia, Italia

Il tuo colore preferito?
Blu

Il tuo animale preferito?
Cane

Il tuo scrittore preferito?
Jack London

Il tuo film preferito?
Braveheart

Il tuo musicista o gruppo preferito?
The Cranberries

Il tuo corridore preferito?
Lizzie Deignan

Un eroe nella tua vita reale?
Il mio ragazzo

Una tua eroina nella vita reale?
Mia nonna

Il tuo nome preferito?
Nike

Cosa detesti?
Fallire

Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Hitler

L’impresa storica che ammiri di più?
La resistenza partigiana

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
La vittoria di Nibali a Sant’Anna di Vinadio

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Il mondiale

Un dono che vorresti avere?
La volata

Come ti senti attualmente?
Ambiziosa

Lascia scritto il tuo motto della vita
“Mens sana in corpore sano”


Il questionario cicloprostiano di Alice Maria Arzuffi

Il tratto principale del tuo carattere?
Determinazione

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Rispetto e positività

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
Intraprendenza

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Semplicità

Il tuo peggior difetto?
Fissarmi sul negativo quando qualcosa non va come dovrebbe - overthinking

Il tuo hobby o passatempo preferito?
Cucinare

Cosa sogni per la tua felicità?
Una famiglia felice e un lavoro che mi dia soddisfazione

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere i miei cari

Cosa vorresti essere?
Me stessa, più sicura o forse la nostra cagnolina Gina

In che paese/nazione vorresti vivere?
Italia

Il tuo colore preferito?
Rosa

Il tuo animale preferito?
Cane (bassotto)

Il tuo scrittore preferito?
Carlos Ruiz Zafón

Il tuo film preferito?
Harry Potter / A star is born

Il tuo musicista o gruppo preferito?
Rihanna - Lady Gaga - Cesare Cremonini - Vasco Rossi: difficile sceglierne uno

Il tuo corridore preferito?
Wout Van Aert

Un eroe nella tua vita reale?
Mio papà

Una tua eroina nella vita reale?
Mia mamma

Il tuo nome preferito?
Giulio / Adelaide

Cosa detesti?
Fare la valigia

Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Hitler

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Mathieu van der Poel, Amstel Gold Race 2019

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Mondiale /Olimpiade

Un dono che vorresti avere?
Teletrasporto

Come ti senti attualmente?
Bene, serena

Lascia scritto il tuo motto della vita
Soffrire/rinunciare oggi per godere domani


Granguanche Audax Road 2023

“It’s a demanding route for experienced riders as it includes serious climbs, high mountains, and remote areas. Experienced means well trained, technically skilled, and wisely equipped. Exhaustion, sleep deprivation, and night rides add even more risk to a challenging ride. Participants are fully responsible for their safety and logistics.”

Queste sono le prime parole che leggo sul sito. Affascinante vero? La descrizione prosegue...

“Granguanche is a cycling route across the Canary Islands. It’s a ride to the next ferry planned in three options for any choice of bike and terrain. From sandy beaches to snowy peaks, through empty deserts, enchanted rainforests, moon-like volcanic landscapes, lush tropical canyons, sand dunes, black lava fields and ancient pine forests. This archipelago seems to host every corner of the planet…and some sights from another world.”

Le isole in questione sono le Canarie, distanti solo 100 km dal Marocco, i cui i paesaggi spaziano da spiagge di sabbia nera, deserti, foreste tropicali, paesaggi vulcanici che sembra di stare sulla luna, canyons vertiginosi, e boschi di pini, e sullo sfondo l’oceano che si confonde con il blu del cielo.

Ma facciamo un passo indietro. Che cos’è la Granguanche Audax? La Granguanche è un evento di ultra-cycling che attraversa l’arcipelago delle isole Canarie. L'evento segue le classiche regole e i principi degli eventi senza supporto di ultra-cycling, ma nello spirito dell’Audax, e quindi i partecipanti possono fare gruppo e drafting, cioè pedalare dietro un altro ciclista approfittando del fatto che blocca il vento. Si può scegliere tra tre tipi di percorso a traccia fissa - trail, MTB oppure road - e diversi tipi di pace, cioè le andature. Chi riesce a mantenere l’Audax pace e completare il percorso in meno di 48 ore, riceve addirittura il rimborso dell’iscrizione! Gli altri pace vanno dai 3 ai 5 giorni. In realtà non c’è un vero e proprio limite di tempo. Le andature fornite sono delle risorse per pianificare. Il tempo limite è dettato solo dai traghetti per le isole. È una gara del tutto personale contro il tempo, non contro gli altri partecipanti. Il ritmo lo decidi tu e la competizione è solo con te stesso. Il concetto è semplice: pedala nel minor tempo possibile per prendere il traghetto per la prossima isola.

La cosa mi stuzzica abbastanza da iscrivermi senza troppi pensieri.
Scelgo la traccia Road che consiste in 600 km di percorso e 14000 metri di elevazione, 5 isole e 4 traghetti. Il mio obiettivo è quello di seguire il pace dei 3 giorni: non così veloce come nel passo suggerito dell’Audax (2 giorni) ma neanche troppo rilassato come quello del party pace (5 giorni). Voglio godermi i paesaggi e aggiungere un po’ di sfida all’impresa.
Non sono tanto i chilometri a spaventarmi quanto il dislivello. Sono sempre stata lenta a salire e a vederli così i numeri mi spaventano. Ma sì, dai, al massimo finirò per avere una super abbronzatura e una vacanza alle Canarie! In fondo è così. Ci si imbarca in un’impresa perché hai quel dubbio che si insinua nella testa. Ce la farò? C’è solo un modo per scoprirlo.

Day 1

Lanzarote. Ore 07:00. Wahoo dice 101 km e 15:30 m TO GO.

Dormito pochissimo. Tutta colpa dell’adrenalina che non vuole scendere. Fuori l’aria è tiepida e tira vento da Nord-Est. Ottimo penso. Spero che questo vento a favore ci accompagni fino alla fine. La partenza è a Orzola, sulla punta nord di Lanzarote. Tra il mio alloggio e Orzola c’è una discesa ed è tutto bagnato. Fa niente. Sono troppo adrenalinica per mettermi su i copriscarpe. Alla partenza c’è già il pulmino degli organizzatori dove ritiro il mio pacco, cap 66, con il tracker, il cappellino e gli adesivi per la bici. Noto con piacere la presenza numerosa di donne cicliste alla partenza. Si percepisce un mix di emozioni sui visi dei partecipanti: volti timidi, sorridenti, preoccupati, spavaldi. Io provo una gran voglia di salire sulla mia Cinelli e pedalare libera, inseguendo solo quella traccia di Komoot scaricata sul dispositivo. Non bado tanto ai numeri totali dell’evento. Inutile pensarci. Mi ripeto una frase di Omar di Felice: “Se pensi è la fine, se pedali arrivi”.

Ore 08:00. Partita. Lanzarote vola accompagnata da un forte vento a favore che spinge. E noi ci lasciamo trasportare. Si attraversa El Jable, con le sue dune di sabbia, e il parco di Timanfaya, risultato di un’esplosione vulcanica di qualche secolo fa. Che paesaggio lunare e primordiale! Il mio amico Joel mi sta dietro e facciamo già amicizia con alcuni partecipanti. Spingiamo sui pedali e in 4 ore abbiamo attraversato l’isola e siamo al traghetto.

Fuerteventura. Wahoo dice 137 km e 2030 metri TO GO.

Al porto mi accoglie la mia amica Anna. Mannaggia è un secolo che non la vedo eppure è lì che mi saluta e fa il tifo per me! Che sorprese alle volte la vita. Breve sosta cibo e poi si rimonta in sella. Lasciamo Corralejo e mi si aprono davanti dune di sabbia infinite attraversate da un unico nastro nero. Una strada dritta. La traccia del mio Wahoo però non è così dritta e punta a destra. Si sale per Tindaya, la montagna sacra di Fuerteventura. I colori dominanti sono nero, rosso e marrone. Solo il blu del cielo e del mare fanno da contrasto. Lo sguardo si perde in questo gioco di colori ma le gambe non si stancano e continuano con il loro ritmo.
Si sale ancora verso il Mirador del Risco de las Peñas con qualche goccia di pioggia. E si scende in una discesa tecnica, tutta a zig zag, tra pareti vertiginose di roccia rossa e nera. Devo stare attenta perché il vento soffia e mi spinge ad ogni curva. Il tramonto arriva e il cielo si tinge di rosa e arancione. Mancano 30 km al porto di Morro Jable e recuperiamo lungo la strada Irene e Sean. Qualche scambio di battute e si arriva al porto dove la strada si ferma. Mi sdraio a terra, chiudo gli occhi e distendo i muscoli. Primo giorno andato. Due isole attraversate.

Day 2

Gran Canaria. Ore 06:30. Wahoo dice 136 km e 3560 metri TO GO.

La vita dell’ultra-cyclist non è facile. Ma ancor meno lo è quando hai da combattere il mal di mare. Il traghetto per la Gran Canaria ha messo a dura prova tutti noi ma una volta arrivati a Las Palmas, la nausea passa e ci mettiamo sulla bici! Ormai il nostro gruppetto è formato dal mio amico Joel Scozzese, Harriet Australiana, Irene Austriaca e Sean Canadese. Ognuno di noi ha una storia diversa che ci ha condotto alla Granguanche. Ti ritrovi con sconosciuti di nazionalità diversa, spinti ognuno da una propria motivazione, a pedalare verso il Pico de Las Nieves. La vita è pazzesca! Ma la salita non perdona. Sia che spingi sia che pedali, la velocità non cambia. Wahoo segna 21%, 27%, 28% di gradiente, forse di più ma non voglio guardare. È troppo per me. Scendo e rimango indietro con i miei mostri nella mente: domande che mi pongo e dubbi che si insinuano. Non mollo. Metto su Spotify e controllo Komoot. Tra poco spiana mi ripeto. Mi fermo a mangiare un po’ di Polvorones, un dolce spagnolo, che mi da un po’ di forza e sono pronta a ripartire. Salgo non solo in sella ma anche di quota. Siamo a 1850 metri di elevazione, una nebbia umida mi avvolge mentre mi ritrovo nella foresta. Riprendo Sean che sta faticando. E finalmente ecco il cartello per il Pico de Las Nieves! Poco tempo per gioire perché si sta facendo tardi e il traghetto delle 18:00 non aspetta. Ricevo dei messaggi ma non posso distrarmi. Segue un saliscendi tosto con panorami mozzafiato. Lo sguardo non riesce a cogliere tutta la profondità del paesaggio tra monoliti, canyon, precipizi e villaggi rurali arroccati sulle rocce. La vertigine mi prende e allora mi concentro sulla strada. Si sale di nuovo e riprendo Joel e Harriet. “Forza!” Li incito! “Dobbiamo raggiungere il porto!” E così finiamo la salita e scendiamo a velocità incredibile. Ad un certo punto un raggio di sole squarcia la nebbia e illumina un colle con dei pini, una casetta e in lontananza il mare. Siamo senza fiato di fronte alla drammaticità della natura. Uno spettacolo gratuito così semplice ma potente. Alcune immagini ti rimangono nella mente e nel cuore. Che bello è il pianeta!

Continuiamo a scendere. Mancano solo pochi chilometri ma le 18:00 sono appena passate. Vediamo un traghetto che prende il largo mentre il sole scende all’orizzonte: mannaggia, l’abbiamo perso! Per fortuna il prossimo è alle 20:00. Però ci si pone davanti una domanda: come facciamo a recuperare queste due ore perse? Il piano prevedeva di proseguire per ancora un paio di ore sulla prossima isola ma avendo perso la coincidenza non si può fare. Quando capitano gli imprevisti succedono due cose. O ti arrendi. Oppure mangi e ripianifichi. Ed è proprio in quei momenti che capisci di aver trovato la compagnia giusta. Infatti Harriet, Ire ed io condividiamo la stessa ambizione: finire l’evento in 3 giorni! Siamo toste, abbiamo gambe e bici: non ci manca nulla! Basta svegliarsi presto e pedalare. Nel frattempo arriva la notizia che Laurens ten Dam e Guillaume Bourgeois sono arrivati, e Lael Wilcox, la prima tra le donne cicliste, è già sull’ultima isola. Grandi! Hanno completato l’evento con l’Audax pace in meno di 2 giorni dall’inizio dell’evento! Ispirati dai primi arrivati, il morale torna alto e prendiamo l’ultimo traghetto alle 20 con destinazione Santa Cruz, Tenerife. Tre isole attraversate. Ne mancano solo due.

Day 3

Tenerife. Ore 03:30. Wahoo dice 144 km e 3780 metri TO GO.

Quando partecipo ad un evento di ultra-cycling e tocca svegliarmi nel cuore della notte ripenso sempre ad un’intervista di un famoso ultra-cyclist. Tra le varie domande, gli chiesero quale fosse il suo set up per dormire e lui rispose più o meno così: “Dormire? Questa è una gara di ultra-cycling, mica si dorme!”

E così mi tiro su e anche i miei compagni. Le ragazze sono già in piedi e Joel e Sean decidono di seguirci. Si parte nel buio. La maggior parte dei puntini di Dotwatcher sono fermi tranne i nostri che si inerpicano su per il Parque Rural de Anaga. Salgo con i miei 8-10 km orari costanti. Non voglio spingere. Non ancora. L’alba arriva illuminando La Laguna e in lontananza il Teide. Boom! Il Teide... E chi se lo aspettava? Un gigante anche da così lontano! Facciamo rifornimento a La Esperanza: non ci saranno altre soste perché la salita al Monte Teide è lunga e il traghetto non aspetta. Ormai il sole è alto nel cielo e mi inerpico in solitaria tra i boschi con il profumo inebriante dei pini. Joel e Sean sono indietro e Harriet e Irene avanti. Guardo il telefono, rispondo a qualche messaggio. Che bello sentire le voci familiari delle persone a casa: fa stare bene sapere che c’è qualcuno che ti segue e ti pensa. I boschi si diradano e ora c’è solo roccia e sabbia. Harriet mi scrive e mi dice di far attenzione al vento in discesa. Le gambe sono stanche per via della salita costante. E poi c’è lui. Quel gigante del Teide con la neve in cima. Ma chi se lo aspettava così bello, maestoso e immobile. Tutti quei ciclisti che gli passano accanto e si allenano. Lui invece è li con la cima al cielo e le radici giù in profondità nel fuoco del cuore della terra, da millenni prima che costruissero le strade per osservarlo da vicino. Il grosso è fatto mi dico. Ora mancano solo due piccole alture e si scende. Sembra facile ma non è così perché le due salite sono brevi ma si fanno sentire. Controllo l’ora e mi accorgo che mancano solo 50 minuti al traghetto! Tocca menare! Mi sono persa come al solito davanti alla bellezza della natura. In discesa mi piego talmente tanto che ho paura di cadere con le borse della bici. I freni non li tocco più, gli occhi puntati sulla linea bianca della strada e le mani stringono il manubrio. Pochi chilometri ancora e sono al porto. 14:15. Forza ce la posso fare. 14:20 entro in città. Maledetto traffico. Manca pochissimo al porto ma il traghetto è già partito. Mi avvio verso la biglietteria un po’ delusa. E poi alzo gli occhi: davanti a me vedo due bici parcheggiate e due cicliste sedute a terra. Sono Harriet e Irene! Anche loro l’hanno perso. I nostri sguardi si incrociano e scoppiamo in una risata liberatoria! Avremo anche perso il ferry boat per pochi minuti di nuovo ma abbiamo comunque coperto l’intera isola di Tenerife e recuperato quelle due ore del giorno prima!

La Gomera. Ore 17:15 . Wahoo dice 98 km e 2970 metri TO GO.

Sbarchiamo a La Gomera con il traghetto delle 16:00. Ultima isola, paradiso subtropicale ricoperta di verde lussureggiante, foreste di laurisilva, palme e felci. Alcuni partecipanti sono avanti a noi e finiranno sicuramente prima della mezzanotte. Ma noi non molliamo: siamo piene di entusiasmo, abbiamo voglia di pedalare e di divertirci. Ci sono ancora diverse ore di luce e la notte è lunga. Ci fermiamo a mangiare dopo 25 km in un piccolo ristorante ancora aperto, gestito da una coppia di anziani che ci prepara tortillas, pane e succo d’arancia. Addirittura ci preparano delle tortillas da portarci dietro come se anche loro sapessero quali sono le nostre intenzioni. Il cielo è scuro e si riempie di stelle. Una coperta di puntini luminosi scintillanti e le pareti di roccia verticali che si stagliano sopra le nostre teste. Luci accese, la notte è cominciata. Ormai è chiaro che avremo finito insieme. Un’italiana, un’austriaca e un’australiana a fare una notturna attraversando il parco Garajonay su un’isola dell’oceano atlantico con il vento che soffia. Scherziamo, parliamo di bici, di set up, di viaggi passati, di sogni futuri, di amori, di delusioni, di meccanica, di cibo e di ultra cycling. Passata la mezzanotte la stanchezza comincia a farsi sentire. In fondo sono 20 ore che siamo sveglie e stiamo sulla bici senza dormire o riposare. Matteo, l’organizzatore, ci scrive e consiglia prudenza perché l’ultima discesa sarà molto esposta con raffiche di vento. Seguiamo le nostre luci che illuminano la strada e aprono il varco di nebbia e umidità che avvolge i picchi più alti dell’isola. Il vento è gelido ma ci scaldiamo salendo e le nostre chiacchiere alleviano la fatica e la salita.

Wahoo dice 22 km e 0 metri TO GO

Finalmente anche l’ultimo metro di salita è conquistato. Incredule, ci fermiamo, ci abbracciamo e ridiamo. Veramente ora è solo discesa? La traccia non mente. È ora di scendere.
E con le bici fianco a fianco, allineate nel buio, arriviamo infine al porto di San Sebastian.

San Sebastian, La Gomera. Ore 0253. Wahoo dice o km e 0 metri TO GO.

Ci sarebbe tanto da parlare dell’ultra-distance e di come questi eventi ti cambino profondamente. Ma una cosa c’è da dire. Per me, il vero spirito di questa Granguanche non è stata la competizione, quanto la condivisione. E ho imparato che le salite sono belle, anche di notte. Ma in compagnia sono ancora più belle.

Report di Guendalina Capone
Foto: @matminelli


Il questionario cicloproustiano di Ricarda Bauernfeind

Il tratto principale del tuo carattere?
Ambizione.

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Umorismo e onestà.

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Disponibilità, orecchio aperto all'ascolto, voglia di divertirsi.

Il tuo hobby preferito?
Cuocere al forno e cucinare

Cosa sogni per la tua felicità?
Raggiungere grandi cose nel ciclismo e creare una famiglia in futuro.

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Che succeda qualcosa di brutto a qualcuno della mia famiglia o dei miei amici.

Cosa vorresti essere?
In futuro mi piacerebbe lavorare come insegnante, ma per ora sono davvero felice di essere un ciclista.

In che paese vorresti vivere?
Mi piace vivere qui in Germania.

Il tuo colore preferito?
Beige.

Il tuo animale preferito?
Un riccio.

Il tuo scrittore preferito?
Mona Kasten.

Il tuo film preferito?
P.S. I love you

Il tuo musicista o gruppo preferito?
Al momento, Mackenzy Mackay.

Il tuo corridore preferito?
Sto ammirando la mia compagna di squadra, Kasia Niewiadoma.

Un eroe nella tua vita reale?
Mio padre.

Una tua eroina nella vita reale?
Mia madre.

Cosa detesti?
La disonestà

L'impresa ciclistica che ricordi di più?
Tour de France Femmes con Zwift 2023.

Da quale gara non vorresti mai ritirarti?
Tour de France Femmes con Zwift.

Un dono che vorresti avere?
Salute per tutta la vita.

Come ti senti attualmente?
Sto appena iniziando a rendermi conto di cosa è successo al Tour de France Femmes avec Zwift del 2023.

Scrivi il tuo motto di vita?
La tua mente è più forte del tuo corpo!


Il questionario cicloproustiano di Arianna Fidanza

Il tratto principale del tuo carattere?
Emotiva

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Saper ascoltare e comprendere

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
La trasparenza

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
La sincerità

Il tuo peggior difetto?
La testardaggine

Il tuo hobby o passatempo preferito?
Mi piace cucinare, quando ho tempo, e leggere

Cosa sogni per la tua felicità?
Niente di più di quello che ho ora: una famiglia unita, una casa, e un lavoro che è come un sogno, magari una mia famiglia, un giorno

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere una persona importante nella mia vita

Cosa vorresti essere?
Un ottimo esempio per i miei figli, se mai ne avrò uno, oppure una persona da cui qualcuno possa trarre ispirazione

In che paese/nazione vorresti vivere?
Amo l’Italia, in generale, ma Bergamo rimane la città in cui vorrei continuare a vivere, ho un legame speciale con questa città

Il tuo colore preferito?
Azzurro

Il tuo animale preferito?
Delfino

Il tuo scrittore preferito?
Nietzsche, non solo scrittore, ma anche filosofo e Giacomo Leopardi

Il tuo film preferito?
Pearl Harbor e Purple Hearts

Il tuo musicista o gruppo preferito?
Vasco Rossi e Ultimo

Il tuo corridore preferito?
Alessandro Petacchi

Un eroe e un'eroina nella tua vita reale?
Non ne ho, ma ammiro Ultimo per il successo che è riuscito ad ottenere nonostante quasi nessuno credesse in lui

Il tuo nome preferito?
Aurora

Cosa detesti?
La falsità

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
La Parigi Roubaix vinta da Boonen

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Da una corsa per cui mi sono preparata molto bene

Un dono che vorresti avere?
A volte, penso sarebbe il saper lasciar correre e accettare il fatto che non si possa avere sotto controllo ogni cosa

Come ti senti attualmente?
Stabile

Lascia scritto il tuo motto della vita
Hold on


Il questionario cicloproustiano di Rachele Barbieri

Il tratto principale del tuo carattere?
Socievole ed impulsiva

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Il portare rispetto

Qual è la qualità che apprezzi di più in una donna?
La generosità

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Il fatto di sentirli vicini anche quando sono lontani

Il tuo peggior difetto?
L'impulsività

Il tuo hobby o passatempo preferito
Fare shopping oppure stare in spiaggia

Cosa sogni per la tua felicità?
Una famiglia felice

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere le persone a me più care

In che paese/nazione vorresti vivere?
Ai Caraibi

Il tuo colore preferito?
Verde

Il tuo animale preferito?
Il cane

Il tuo scrittore preferito?
In realtà, non ho uno scrittore preferito, in particolare

Il tuo film preferito?
In generale i film d'azione, mi piacciono molto

Il tuo musicista o gruppo preferito?
Cesare Cremonini, Vasco Rossi, Luciano Ligabue, ma direi tutta la musica pop

Il tuo corridore preferito?
Ne ho davvero diversi per fare un solo nome

Un eroe/un'eroina nella tua vita reale?
Non saprei proprio

Il tuo nome preferito?
Filippo

Cosa detesti?
L'ingiustizia e la cattiveria

L'impresa ciclistica che ricordi di più?
L'Olimpiade dei ragazzi, a Tokyo

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
La Parigi-Roubaix

Un dono che vorresti avere?
Essere un poco più menefreghista, a volte

Come ti senti attualmente?
Felice, ma stressata

Lascia scritto il motto della tua vita
Tutto torna


Il questionario cicloproustiano di Alessia Vigilia

Il tratto principale del tuo carattere?
Penso di potermi definire altruista, cerco di aiutare sempre gli altri quando è possibile

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
L’umiltà

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
La passione e l’umanità

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
La semplicità con cui mi fanno stare bene

Il tuo peggior difetto?
Essere disordinata

Il tuo hobby o passatempo preferito?
Al momento curare l’orto e leggere

Cosa sogni per la tua felicità?
Riuscire a trovare la mia strada ed essere soddisfatta del mio percorso ogni giorno, nonostante gli alti e bassi che è normale che ci siano

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
È un poco scontato forse, però sicuramente perdere le persone a me più care

Cosa vorresti essere?
Mi piacerebbe poter diventare professionista al 100% e magari essere così un esempio per qualcuno

In che paese/nazione vorresti vivere?
Italia al 100%

Il tuo colore preferito?
Azzurro

Il tuo animale preferito?
Delfino

Il tuo scrittore preferito?
Nicholas Sparks

Il tuo film preferito?
Le pagine della nostra vita

Il tuo musicista o gruppo preferito?
In realtà non ho nessuno in particolare, ascolto tutto, però la musica non deve mai mancare

Il tuo corridore preferito?
Pogačar, mi piace il modo in cui corre e l’umiltà che nonostante tutto riesce a dimostrare

Un eroe nella tua vita reale?
Mio papà, che nonostante alcune sfide non si è mai arreso

Una tua eroina nella vita reale?
La mia mamma, perché ha una forza ed un’energia infinita

Il tuo nome preferito?
Giulia, infatti ho scelto io che mia sorella si chiamasse così

Cosa detesti?
Essere in ritardo, ma puntualmente poi lo sono sempre

Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Hitler

L’impresa storica che ammiri di più?
La lotta all’Apartheid

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Penso quella di Michele Scarponi, al Giro, quando ha aspettato Nibali, per poi fargli vincere il Giro

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Il Giro d’Italia

Un dono che vorresti avere?
Il teletrasporto, con la vita che facciamo a volte sarebbe bello poter tornare a casa in un attimo

Come ti senti attualmente?
Sono felice e motivata per il proseguimento di stagione

Lascia scritto il tuo motto della vita.
Conta chi resta, il resto non conta.
Tutto torna


Il questionario cicloproustiano di Katia Ragusa

Il tratto principale del tuo carattere?
Testardaggine

Qual è la qualità che apprezzi in un uomo?
Fedeltà

Qual è la qualità che apprezzi in una donna?
Autostima

Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
Sincerità

Il tuo peggior difetto?
Testardaggine

Il tuo hobby o passatempo preferito?
La possibilità di stare a contatto con animali e natura

Cosa sogni per la tua felicità?
Sentirmi realizzata

Quale sarebbe, per te, la più grande disgrazia?
Perdere qualcosa che mi è veramente caro

Cosa vorresti essere?
Vorrei diventare una atleta olimpica

In che paese/nazione vorresti vivere?
In Italia

Il tuo colore preferito?
Verde marino

Il tuo animale preferito?
Cavallo

Il tuo scrittore preferito?
Elena Ferrante

Il tuo film preferito?
No Time to Die-007

Il tuo musicista o gruppo preferito?
Maneskin

Il tuo corridore preferito?
Fabian Cancellara

Un eroe e un'eroina nella tua vita reale?
Penso di non avere eroi o eroine nella quotidianità

Il tuo nome preferito?
Dafne

Cosa detesti?
Fallire

Un personaggio della storia che odi più di tutti?
Adolf Hitler

L’impresa storica che ammiri di più?
L'impresa dei Mille

L’impresa ciclistica che ricordi di più?
Peter Sagan che vince il Mondiale per tre anni consecutivi

Da quale corsa non vorresti mai ritirarti?
Mondiale

Un dono che vorresti avere?
Talento

Come ti senti attualmente?
Determinata

Lascia scritto il tuo motto della vita
Vai bestia!